Recensione Blacksite: Area 51

La cospirazione di Midway

Recensione Blacksite: Area 51
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • La missione ha preso una strana piega. Anche Grayson e Ambrose sembrano essersene accorti. Subito dopo essere sopravvissuti all'assalto del mezzo che ci trasportava una domanda si è affacciata nella mia mente. Ma non c'è tempo per soffermarsi, dobbiamo penetrare in questa base, sperduta nel deserto iracheno, per trovare prove della presenza di armi chimiche. I miliziani nemici non ci danno tregua, ma siamo una squadra troppo addestrata e preparata per farci fermare o impressionare, nonostante la cavalleria aerea ci abbia negato il suo supporto. Penetrati nel bunker ci ricongiungiamo con Somers e la Dottoressa Weis che ci parlano di strani esseri e di un cambio di obiettivo. Dopo qualche scambio di battute e una sospetta iniezione, la domanda sta per riaffiorare, ma anche questa volta viene ricacciata indietro a forza di piombo rovente, da far ingoiare ai malcapitati che tentano di sbarrarci la strada. Le squadre si sono mischiate. Procedo con Somers e la Dottoressa, che comincia a blaterare di strani eventi e del nostro vero scopo: trovare un manufatto di origine e funzione ignota celato nelle profondità del bunker.

    Altri nemici da liquidare, corridoi da attraversare, fino a quando giungiamo al cospetto di un sinistro portone di freddo acciaio. Lentamente penetriamo all'interno della stanza. Alcuni sinistri scricchiolii attraggono la mia attenzione. Il soffitto crolla lasciando entrare alcune abominevoli creature. A quel punto la domanda affiora con inaspettata veemenza: "Ma c'era davvero bisogno, nell'affollato mercato Next Gen, dell'ennesimo FPS basato sull'Unreal Engine 3?"


    Una storia di Natale

    Non è piacevole constatare come la domanda appena posta nella parodia del primo capitolo, sorga spontaneamente così presto in un titolo che, fino a qualche mese fa, sembrava destinato a settare nuovi standard su console. Questo perché Black Site: Area 51 prometteva di unire una realizzazione tecnica all'avanguardia con una storia affascinante capace di tenere incollati al joypad a lungo, scritta in collaborazione con Susan O'Connor, responsabile della sceneggiatura di Gears of War.

    Evidentemente qualcosa, durante la realizzazione del gioco, deve essere andato storto. Lo stesso Harvey Smith, lead designer del gioco, ha denunciato nel corso del Montreal Game Summit 2007 che il suo team ha incontrato una serie infinita di problemi tecnici durante lo sviluppo. Anche i Silicon Knights continuano a rimandare il loro Too Human per cause simili: quello Midway non è insomma il primo team a trovare difficoltà nell'utilizzo dell'Unreal Engine. Il problema è che pur di rispettare la scadenza natalizia, non appena i creativi sono stati in grado di assemblare una built che risultasse giocabile, questa è stata commercializzata, senza permettere ai ragazzi di Austin di intervenire per rifinire alcuni aspetti del gioco.

    Persino senza conoscere i retroscena che hanno caratterizzato lo sviluppo di Black Site ci si potrebbe accorgere di queste limitazioni. Va riconosciuto, comunque, come il primo impatto sia positivo: grafica pulita, personaggi dettagliati e buon doppiaggio in italiano, con voci ben caratterizzate e sincronizzate al labiale. Il gioco risponde in maniera ottimale ai comandi, la configurazione è quella classica da Fps con la possibilità di scegliere tra tre schemi diversi. La gestione dei movimenti della propria squadra è relegata al dorsale destro, mentre con la pulsantiera frontale si alterneranno le due armi che sarà possibile equipaggiare. Giunti al primo scontro con i nemici le limitazioni appena accennate si faranno sentire tutte. Gli avversari si "attivano" solo quando si attraversa un determinato punto della mappa o si compie una specifica azione, sintomo di un'IA i cui script non sono stati abilmente celati (come accade invece in COD4). Potrebbe capitarvi di osservare i soldati avversari apparire letteralmente dal nulla, o essere assolutamente innocui e per giunta invulnerabili fino al raggiungimento di una determinata posizione, oppure vederli uscire da una stanza chiusa che avevate appena visitato e che non presenta nessun altro ingresso oltre a quello utilizzato da voi.

    Dal punto di vista delle routine comportamentali le cose non vanno molto meglio, con gli avversari che non cercheranno mai nuove strategie per affrontarvi, ma tenderanno sempre ad avanzare senza particolari variazioni sul tema. Cambiando il livello di difficoltà noteremo semplicemente un aumento della precisione dei tiratori avversari, oltre che una netta diminuzione della vostra resistenza e di quella del vostro team.

    Oltretutto, al livello massimo di difficoltà, si ha la sensazione che gli avversari "barino". Alcuni dei colpi, infatti, vi raggiungeranno comunque, anche dopo aver trovato riparo, andando a generare una sensazione di frustrazione.

    Come ultimo fattore si è constatato che i nemici, in determinate zone, non siano un numero prestabilito, ma arrivino ad ondate in base all'atteggiamento del giocatore. In altre parole con un approccio attendista non si può sperare di avanzare nel gioco, in quanto si verrà attaccati dagli avversari ad oltranza, fino al superamento fisico del luogo dello scontro.


    Un diamante grezzo

    In mezzo a tutti questi difetti Black Site rimane comunque un gioco piuttosto godibile, nella sua classicità. Si ha l'impressione che con un po' più di tempo a disposizione i programmatori avrebbero potuto confezionare un prodotto curato, divertente e giocabile. Solo che, in questo caso, la mancanza di rifiniture fa si che tutti i difetti più tipici degli Fps qui risaltino particolarmente all'occhio, minando il coinvolgimento.

    Il gioco sfoggia un comparto grafico convincente, con nemici ed alleati dettagliati e ben realizzati, impreziositi da ottime animazioni. Il motore grafico rimane fluido, tranne per qualche occasionale micro scatto, e garantisce un'ottima profondità del campo visivo senza accusare pop up, riuscendo a a gestire ottimamente anche alcuni mastodontici boss di fine livello. Occorre però sottolineare (in linea con l'idea di una certa "frettolosità" nello sviluppo) come le ombre si presentino spesso zigrinate, e manchino alcune animazioni di raccordo quali l'entrata e l'uscita dai veicoli. Si aggiunga qualche difetto concettuale, come ambienti molto lineari e piuttosto angusti, per avere un'idea di quelli che sono gli alti e i (molti) bassi del prodotto.

    Come abbiamo accennato, Black Site è un Fps classico: non vi sono enigmi o puzzle da risolvere, sessioni platform da superare o labirinti nei quali orientarsi. La strada è una sola e occorre solo sparare. Per evitare di scadere velocemente nella monotonia gli sviluppatori hanno provato a variare un po' il tema. Si passa dal comandare la torretta di un mezzo corazzato, al guidarlo lasciando l'incombenza del fuoco ai propri gregari, fino ad apposite sezioni da superare falciando i nemici grazie alla mitraglietta a bordo di un elicottero da guerra. Occorre anche sottolineare come quando si è alla guida del mezzo corazzato si possa decidere se affrontare il livello a piedi o a bordo del mezzo di trasporto, variando in questo modo l'approccio ala situazione.

    Dal punto di vista artistico il level design non è particolarmente ispirato, ed anche anche in questo non si discosta molto dal genere sci-fi d'impostazione militare. Il fascino generale, oltre che dall'evidente abuso di clichè stereotipati, resta inflazionato anche dalla succitata banalità strutturale, che impone di affrontare gli schemi seguendo un unico, determinato percorso, fatto di eventi scriptati e lunghi corridoi. L'unico motivo per esplorare le strutture è quello di trovare tutti i documenti, che approfondiranno un po' di più la trama.



    Il comparto sonoro è probabilmente l'aspetto meglio riuscito: i dialoghi sono recitati in un buon italiano, gli effetti speciali sono discreti e la musica accompagna bene l'azione su schermo. I dialoghi non saranno mai composti da uno sceneggiatore decente, risultando invero poveri di pathos, ma ciò non è imputabile a demeriti dei doppiatori.

    La trama, per quanto presenti personaggi un po' stereotipati e abbia qualche "buco nero", è piuttosto godibile e lascia spazio per un possibile seguito. In qualche spunto riesce persino a fare della critica sulla situazione internazionale attuale (come per esempio il fatto che in Iraq non si cercavano le armi chimiche ma il misterioso manufatto attorno al quale ruota tutto il gioco) o alle azioni poco trasparenti dell'esercito statunitense.


    Problemi di intelligenza

    Una delle idee innovative presentate da Black Site è quella di abbinare all'azione un parametro capace di monitorare il morale della propria squadra. Questa caratteristica influenzerà l'aggressività dei vostri gregari e persino la loro precisione. Un approccio aggressivo esalterà i vostri compagni, mentre lasciare tutto il lavoro a loro, rimanendo nelle retrovie, determinerà un abbassamento della determinazione. Il reale problema è che questo parametro risulta molto penalizzante ai livelli di difficoltà maggiori. L'unico pulsante con il quale governare la propria squadra risulta infatti insufficiente a garantire un buon controllo sulle azioni dei propri compari, i quali tenderanno immancabilmente a disobbedire alle semplici indicazioni che è possibile impartire loro. Essi tenderanno ad abbandonare il luogo assegnato per andare a farsi crivellare di colpi in anfratti assolutamente ininfluenti ai fini della battaglia.
    Il problema è che ogni "decesso" (provvisorio) dei membri della squadra farà colare a picco il morale, e di conseguenza causerà un'ulteriore diminuzione delle prestazioni dei compagni nel momento in cui si riprenderanno. Viene dunque da domandarsi il motivo per cui è stata introdotta la possibilità di gestire il team, dato che tale opzione si rivela assolutamente inutile ed ingestibile, anche a causa del fatto che i propri compagni non possono essere rianimati a proprio piacimento, ma si riprenderanno autonomamente dopo un po' di tempo, spesso ancora nel bel mezzo degli scontri e quindi destinati a morire nuovamente.



    Per trovare finalmente una sfida degna di questo nome ci si può concentrare sulla componente online del titolo. Questa parte del gioco è quella riuscita decisamente meglio, con modalità che, per quanto non originali (si parla sempre di deathmatch, cattura la bandiera...), sono sicuramente ben strutturare e divertenti, con la presenza di power up vari che inspessiscono il gameplay. Gli unici difetti sono riscontrabili nel povero arsenale a disposizione, retaggio del gioco in single player, e nel numero di persone che si potrebbero incontrare nel gioco, a causa dello scarso successo dello stesso e dell'arrivo nei negozi di pezzi da novanta quali Call of Duty 4.


    Blacksite: Area 51 Blacksite: Area 51Versione Analizzata Xbox 360Black Site (Area 51) risulta essere una delusione cocente. Perché dietro tutti quei problemi elencati finora si nasconde un titolo potenzialmente buono, che si lascia giocare volentieri dagli appassionati di FPS, con una modalità online soddisfacente. La poca ispirazione del level design, la scarsa longevità, i difetti di programmazione, l'IA irrilevante di compagni ed avversari fanno si che titolo non emerga dalla massa (sia su console Microsoft, ricca di esponenti illustri, sia su console Sony, che propone un FPS Sci-Fi decisamente più valido e corposo). La speranza è che, dato l'ampio spazio che la trama concede ad eventuali approfondimenti o seguiti, Midway utilizzi le basi tecniche e stilistiche di Blacksite per concedere una seconda chances (e tutto il tempo necessario) agli sviluppatori.

    5.5

    Che voto dai a: Blacksite: Area 51

    Media Voto Utenti
    Voti: 120
    5.3
    nd