Recensione Bladestorm: The Hundred Years' War

Il Principe Nero o Giovanna D'Arco - Tu chi scegli?

Recensione Bladestorm: The Hundred Years' War
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • KOEI e l'amore per le battaglie campali

    KOEI non ha mai nascosto il proprio amore per le battaglie campali. Oltre allo sviluppo delle celebri saghe videoludiche di Dynasty Warriors e Samurai Warriors (riunite recentemente in Warriors Orochi), la casa giapponese ha deciso di dedicarsi ad un titolo del tutto nuovo destinato ai possessori di Playstation 3 e XBox 360: Bladestorm: La Guerra dei Cent’anni, uno strategico tridimensionale dalle forti tinte action. Come si evince dal titolo, KOEI abbandona il feudalesimo nipponico e le pianure cinesi per avventurarsi in un progetto ardito: portare su schermo uno dei conflitti più importanti e distruttivi della storia dell’umanità. Se a ciò aggiungiamo il fatto che le battaglie sono ambientate in Inghilterra e Francia, è facile comprendere come KOEI abbia dovuto “snaturarsi” pur di entrare nella mentalità del Vecchio Continente. Purtroppo, come vedremo, non con i risultati sperati.

    Giovanna D'Arco o il Principe Nero?

    Come anticipato in fase di introduzione, Bladestorm ripropone le cruente battaglie combattute da inglesi e francesi tra il 1337 e il 1453, un conflitto bellico reso celebre, tra le altre cose, anche dalla partecipazioni di personaggi illustri e quasi mitici come Giovanna D’Arco o Edoardo di Woodstock, anche detto il Principe Nero. Il titolo ci permette quindi di rivivere questa guerra lunga quasi un secolo vestendo i panni di un mercenario, da realizzarsi a nostro piacimento tramite un editor piuttosto spoglio e limitato. Una volta dato un volto, una voce e un nome al nostro alter ego digitale, conosceremo l’oste della locanda in cui ha inizio la nostra avventura, che ci darà tutte le informazioni necessarie per parlare con gli avventori o gestire i contratti di guerra. Grazie alla prima opzione potremo ottenere informazioni sul conflitto e sulla nostra fama, nonché acquistare dell’equipaggiamento speciale per incrementare le nostre capacità; con i contratti di guerra, invece, si entra nel vivo del conflitto. L’oste ci presenterà una lista di battaglie caratterizzate da difficoltà, durata (da pochi giorni a settimane) e un compenso in denaro, alle quali poter partecipare tra le fila francesi o inglesi. Ed è proprio questa particolarità il punto di forza di Bladestorm: l’opportunità di decidere da quale parte stare non solo allunga la longevità, ma dona un pizzico di varietà all’intero titolo.

    Tempo di combattere

    Una volta selezionata la battaglia alla quale partecipare, accederemo ad un menu dal quale potremo verificare le caratteristiche del conflitto, lo schieramento delle truppe e l’equipaggiamento del nostro alter ego digitale. Fatto ciò, decideremo da quale accampamento partire ed infine scenderemo sul campo di battaglia. A differenza dei già citati Dynasty Warriors e Samurai Warriors, in Bladestorm dovremo indispensabilmente contare sulle nostre truppe e su una strategia ben strutturata per vincere; agire in solitaria, come inducevano spesso e volentieri gli altri picchiaduro Koei, significherebbe perdere la vita dopo pochi minuti. Per interagire con le singole truppe basterà avvicinarsi e premere il tasto X: il nostro mercenario prenderà quindi in mano un arco nel caso comandassimo degli arcieri, salirà in groppa ad un cavallo nel caso assumessimo il controllo della cavalleria, e così via. Ogni gruppo di guerrieri avrà a propria disposizione tre attacchi, gestiti dai tasti quadrato, triangolo e cerchio. I primi due controllano mosse d’attacco (quindi una selva di frecce o una carica selvaggia, nei due esempi summenzionati). Il tasto cerchio, invece, potenzia la difesa delle truppe o permette ai nostri alleati di difendersi con uno scudo.
    Le diverse tipologie di truppe presenti in uno o l’altro esercito ci costringono a modificare le nostre strategie di volta in volta: attaccare una cittadella protetta da degli alabardieri, ad esempio, renderà inutili i nostri cavalli, obbligandoci ad attaccare dalla lunga distanza con cannoni o arcieri. Man mano che avanzeremo nel gioco, potremo apprendere nuove funzioni e attacchi, nonché pagare a nostra volta dei mercenari per poter richiamare in ogni momento (tramite i tasti dorsali) delle truppe specifiche: un ottimo metodo per essere pronti ad ogni evenienza e ad ogni tipo di difesa nemica.

    Non è tutto oro ciò che luccica

    Nonostante le ottime prerogative Bladestorm delude, soprattutto per motivi legati al comparto tecnico e grafico. Un’intelligenza artificiale di mediocre qualità (i nemici ci circondano, ma spesso non osano attaccare), unita ad un sistema di telecamere particolarmente mal congeniato (specie in prossimità di muri e pareti dove, puntualmente, il nostro punto di vista si “incastra”) rovinano una giocabilità di buon livello e, a tratti, esaltante: caricare con il proprio battaglione di cavalleria una schiera nemica, ad esempio, offre una notevole gratificazione. Inoltre, dopo poche ore di gioco si può notare come le diverse missionisi assomiglino una con l’altra: sia che si tratti di inglesi o francesi, dovremo quasi sempre conquistare una cittadella o un accampamento nemico sconfiggendo delle truppe e il loro comandante.
    Dal punto di vista grafico, Bladestorm rasenta l’insufficienza. Il modello poligonale del nostro alter ego digitale è ben realizzato e visivamente accurato, ma le animazioni dei nostri nemici risultano obsolete e poco verosimili. Il character design di questi ultimi, inoltre, risulta essere troppo “giapponese”: una particolarità che stona con l’ambientazione europea del titolo. L’aspetto visivo di Bladestorm, insomma, non corrisponde minimamente agli standard grafici presentati in questa generazione videoludica; lo confermano anche i campi di battaglia, spogli e afflitti da saltuari pop-up. In alcune ambientazioni, infine, avremo a che fare con brutte collisioni tra poligoni e texture slavate. Una nota positiva proviene invece dagli effetti speciali: se gli effetti di luce sono nella media, il blur che avvolgerà i soldati in alcune situazioni (specie negli attacchi più concitati) è di ottima fattura.
    Il comparto audio di Bladestorm non stupisce eccessivamente. Se alcune tracce audio emozionano per qualità e realizzazione, altre annoiano ben presto le orecchie del giocatore (specie nelle battaglie più lunghe). Gli inevitabili gridolini di soddisfazione o costernazione che riempiono le bocche dei personaggi del gioco (in un discreto doppiaggio in inglese), invece, vi risulteranno ripetitivi e inutili dopo pochi livelli.
    Come già anticipato, la longevità del titolo si attesta su ottimi livelli. Le due differenti fazioni e l’opportunità di cominciare una singola battaglia da almeno una decina di postazioni diverse rendono unico ogni scontro; se non si dà troppa importanza alla ripetitività delle varie missioni (e relativi obiettivi), Bladestorm potrà tenervi impegnati per ore e ore di gioco.

    Bladestorm Nightmare Bladestorm NightmareVersione Analizzata PlayStation 3Bladestorm: La Guerra dei Cent’Anni è innanzitutto un titolo coraggioso: dopo i molti beat ‘em all (Dynasty Warriors e Samurai Warriors), KOEI ha voluto riproporre uno dei conflitti storici più famosi in una salsa ben più incline alla strategia. Purtroppo le buone idee non sono state supportate da un comparto tecnico all’altezza: la grafica non raggiunge gli standard di questa generazione videoludica, un’intelligenza artificiale scadente affligge una giocabilità altresì interessante e l’audio non presenta sufficienti tracce musicali in grado di conferire a Bladestorm quel tocco di epicità richiesto nelle battaglie campali. Acquistatelo ad occhi chiusi solo se siete appassionati di storia o se l’esame di maturità incombe sulla vostra prossima estate; per tutti gli altri, consigliamo di provarlo prima di decidere se sia un gioco fatto per voi.

    6

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