Recensione Blue Dragon Plus

L'ombra del drago blu su DS

Recensione Blue Dragon Plus
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Disponibile per
  • DS
  • Blue Dragon come Final Fantasy

    Potrebbe essere un'interessante nuovo trend quello lanciato da Square-Enix con Revenant Wings.
    Per quanto discutibile, non è priva di fondamento la teoria del sequel RTS se a lanciarsi nella mischia troviamo anche, dopo il poco convincente sequel di Seiken Densetsu, il figlio storpio di Sakaguchi Blue Dragon, tentativo di detronizzare Dragon Quest (con Final Fantasy ci pensa l'altrettanto assonante Lost Odyssey) poco riuscito in esclusiva per Xbox 360.
    Quello che arriva su DS è un seguito vero e proprio del gioco, questa volta in salsa strategica.
    Dove Vahn e compagni pirati dovevano lanciarsi all'esplorazione delle altitudini sconosciute di Ivalice, Shu e il suo gruppo di guerrieri ombra dovranno però scendere nelle profondità della terra. Guardacaso due destini opposti, guidati da un unico pennino.
    Mystwalker si fa accompagnare in questa nuova avventura da un nuovo, prezioso compagno con cui condivide il pedigree: Brownie Brown, che si occupa in quest'incarnazione portatile dell'aspetto cosmetico del titolo.

    Mondo di cubi

    La storia di Blue Dragon Plus riprende poco dopo il finale del fratello maggiore per la console Microsoft.
    Il mondo è andato distrutto, completamente aperto e diviso in tanti cubi fluttuanti nello spazio scaturiti dalle sue profondità. Malgrado questo la sconfitta del perfido e insignificante Nene ha ha fatto prosperare la pace, e l'umanità è riuscita a riorganizzarsi, non dimenticando nel frattempo di tentare di comprendere l'eredità degli antichi e la mutazione del globo.
    Re Jibral è persino riuscito a ricostruire Tszabo, riprogrammandolo e portandolo dalla parte dei "buoni".
    Ma, si sa, nel mondo dei giochi di ruolo, i malvagi piani per rovesciare i periodi di tranquillità sono sempre dietro l'angolo. E da uno dei cubi vicini Neo Gibral, i nostri vedono comparire una gigantesca ombra di drago a tre teste, rossa come il sangue. Ed è proprio da una spedizione in compagnia del pingue androide per verificare l'entità di questa apparizione che Shu e compagni scoprono di non aver affatto fatto fuori Nene.
    Il perfido antico riporta Tszabo alla normalità (malvagità), e fugge via, ma i nostri eroi non hanno il tempo di organizzarsi per una contromossa che subito un ulteriore problemino viene a galla. Dalle profondità del cubo da cui è scaturita l'ombra rossa, stanno risalendo mecha esplosivi che sembrano avere le intenzioni di distruggere un pò tutto.
    Tanti elementi buttati nel calderone e tante minacce da affrontare non potevano che portare come conseguenza un aumento esponenziale del cast. Dimenticate la scialbezza dell'episodio next-gen in cui i personaggi caratterizzati erano, diciamocelo, non più di una decina, i due schermi del portatile nintendo vedono più che raddoppiare il cast, che presenterà alcune ovvie aggiunte (Jibral, Fushira), prevedibili voltagabbana ma anche nuovi protagonisti.
    Inutile dire che la capacità di evocare ombre, nemmeno senza troppe giustificazioni, smetterà improvvisamente di essere una cosa così esclusiva.
    La qualità del dramma resta piattina e prevedibile, ma anche chi ha giocato Blue Dragon senza apprezzarlo particolarmente non potrà che restare quantomeno incuriosito dalle sufficienti vicende di questo seguito, impreziosite dall'assenza del doppiaggio italiano, o in qualunque altra lingua, grazie a cui evitare di perdere sangue dai padiglioni oculari per via dell'irritante Marumaro.
    Amiamo i paradossi.

    Piccoli draghi crescono

    Molto meno pretenzioso di Revenant Wings, Blue Dragon rimane più fedele alle sue radici RPG e rinuncia alla rappresentazione di battaglie di larga scala, concentrandosi su mappe grandi, ben articolate e popolate da un numero contenuto di nemici, che dovremo affrontare con un contingente piuttosto modesto, che raramente va oltre le dieci unità.
    La cosa che Blue Dragon fa bene, sbandierandolo immediatamente e senza troppi problemi, è crare situazioni in cui bisogna usare la testa. Mentre nel concorrente Square-Enix è sufficiente vomitare di continuo le proprie truppe contro il nemico, nella fatica Mistwalker occorerà dosare con attenzione gli scontri, concentrandosi sui punti di forza e le debolezze di ogni singolo personaggio.
    Ottimamente bilanciato, il cast è composto da membri molto settorializzati, specie nelle prime fasi di gioco. Kluke fa la maga, e quindi è utile sopratutto nel caso in cui ci sia da uccidere un gran numero di nemici non troppo resistenti tutti assieme, ma è indifesa ed inutile negli scontri diretti, Jibral è invece un attaccante specializzato nelle skill difensive. Shu attacca più unità vicine, Marumaro è un devastante frontman. Zola è veloce e agile, perfetta per muoversi da un lato all'altro dello schermo in poco tempo raccogliendo tesori ed aprendo scrigni.
    I programmatori si sono divertiti ad infarcire il progredire del gioco di situazioni in cui saremo costretti a separare a più riprese i protagonisti, creando tanti piccoli party che si muoveranno lungo la mappa di gioco come su un boardgame, con tanto di possibilità di passare il turno, di cercare tesori nella propria casella, o di fermarsi a fare un pò di shopping.
    Ben curata è anche la parte di gestione del gruppo: proprio come nel RPG omonimo, Blue Dragon Plus presenta una curatissima sezione di equipaggiamento. Ogni character è dotato di vari slot per orecchini, guanti, bracciali e quant'altro, utili tanto a modificare le varie statistiche (forza, difesa magica, etc) quanto a fornire resistenze agli attacchi elementali o agli status alterati e via dicendo.
    Ogni personaggio è anche dotato di slot da riempire con le abilità di classe apprese con i vari level up e gli item curativi e offensivi raccolti.
    Siamo dunque svariati gradini sopra gli altri titoli analoghi visti su DS, anche se l'esperienza di customizzazione e fruizione delle diversità del team è parzialmente rovinata da un'interfaccia di comando troppo macchinosa: l'obbligo di usare il pennino per tutto diventa ben presto seccante, specie a causa della progettazione poco intuitiva dei menu e delle risposte non proprio precise sullo schermo, che diventano a volte drammatiche nelle fasi di combattimento, complice un sistema di pathfinding non esattamente efficiente.

    Pathfinding, questo sconosciuto

    L'altro lato del gameplay, quello non gestionale, anzi rpgistico vista l'impostazione del titolo, è quello che avrebbe necessitato una cura maggiore.
    Ottimo è il level design, in grado di sopperire alla mancanza di varietà delle missioni con una serie di mappe ben congegnate, in alcuni casi dotati di interessanti elementi interattivi, come pareti distruggibili oppure cavi elettrici da attivare al momento giusto per folgorare i nostri avversari.
    Il primo aspetto che non convince è lo scorrere vero e proprio della battaglia. In ogni singola mappa, si viene troppo spesso interrotti, cosa che vanifica la velocità di penna, indispensabile tante volte per sopravvivere alle situazioni più ostiche. Nelle story map, spesso saranno i dialoghi a costringere lo schermo a brusche frenate, mentre sempre presenti sono i così detti time stop dovuti all'esecuzione dei vari incantesimi. Per ogni skill che attiveremo, riempita la barra di caricamento, la telecamera si sposterà sul caster e per qualche secondo ammireremo le varie magie offensive o difensive ed i loro risultati. Bello, però poi non lamentatevi se vi dimenticate dove volevate muovere Fushira, o se peggio ancora non riuscite a spostare la telecamera nella zona in cui il povero Jiro sta subendo esorbitanti danni dai mecha cattivi.
    Il secondo aspetto che non vi convincerà è il già citato pathfinding che porterà i personaggi a muoversi come fossero su caselle, incastrandosi e comportandosi in modo ben poco efficiente. Siamo davanti a qualcosa di simile a quanto accadeva in Heroes of Mana, anche se meno grave. L'incompenetrabilità dei personaggi e l'impossibilità di muoversi in diagonale faranno si che alcune situazioni particolarmente affollate trasformino alcuni protagonisti in idioti patentati, che si muoveranno in cerchio o staranno fermi in attesa che si sblocchi il passaggio necessario a portarsi sull'obiettivo che avremo puntato per loro sul touch screen.
    La mancanza di controllo va di pari passo con la grande difficoltà nel gestire le mosse speciali: gli attacchi sono tutti dotati di un area bersaglio, che varierà quasi sempre dal lato verso cui è diretto il personaggio in procinto di lanciarli. Non potendo gestire liberamente questo aspetto (il personaggio attacca automaticamente, e non si può fermare e girare sul posto), molte volte ci troveremo a lanciare un incantesimo senza che questo venga effettivamente eseguito, oppure venga eseguito sull'unità sbagliata, dovendo quindi aspettare che vostro mana si ricarichi per "ritentare".
    Prima che vi strappiate tutti i capelli, occorre fare un appunto. Blue Dragon Plus non è affatto ingiocabile, anzi. Questi difetti esistono, ma non minano perennemente l'esperienza di gioco inizialmente, si limitano a frustrare il giocatore di tanto in tanto, e costringono ad un costante volume di attenzione nelle fasi più avanzate della storia e nelle subquest più difficili.
    Volendo chiudere un occhio, si potrebbe quasi parlare di curva d'apprendimento, di necessità di acquisire la padronanza del titolo per poterlo apprezzare.

    Draghi blu e folletti marroni

    Con l'aiuto di Brownie Brown, Mistwalker ha messo in piedi un motore grafico classico ma efficace. Le arene sono realizzate interamente in 3d, piuttosto dettagliate e molto colorate. E' possibile ruotare la visuale a piacimento per evitare di lasciarsi confondere dalle strutture ambientali più complesse, o anche solo per assistere agli scontri da un punto di vista migliore.
    Gli sprite dei personaggi sono molto piccoli, ma riescono a catturare perfettamente lo spirito del cast, riuscendo a non far rimpiangere i modelli tridimensionali della versione 360. Completamente poligonali invece sono le shadow che sbucheranno dai piedi dei combattenti; ben realizzate puntano molto sull'effetto scenico e su un buon comparto texture, piuttosto che sulla mera forza di un elevato numero di poligoni.
    Gli incantesimi sono semplici ma ben realizzati da effetti 2d in perfetto stile Brownie Brown (ricordate Magical Starsign?).
    I menu, come già detto, sono invece piuttosto confusi, sia per quanto riguarda la posizione dei pulsanti che per le scelte cromatiche non proprio sobrie. La quantità di blu e rosa vi creerà un misto di nausea e confusione.
    La storia è portata avanti da dialoghi in game, accompagnati da ritratti dei personaggi non disegnati ma ricavati dai modelli del titolo per 360, molto espressivi e vari.
    Abbondanti anche cutscene pre renderizzate realizzate con un motore praticamente identico a quello del primo Blue Dragon, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Questioni stilistiche a parte, quello che non convince è proprio la qualità della compressione, forse un pò troppo elevata, che rende lo sforzo Mistwalker vano difronte ad altre produzioni viste su ds, tra cui è impossibile citare ancora una volta Final Fantasy in molte delle sue incarnazioni a due schermi.
    La colonna sonora, curata da Nobuo Uematsu, è composta in gran quantità dagli stessi brani sentiti su Xbox360, ridotti a semplici midi (a volte piuttosto cacofonici) con risultati altalenanti. Molto gradevoli invece le nuove tracce composte esclusivamente per Plus.
    Totalmente assente qualunque tipo di doppiaggio, mentre svolgono degnamente il proprio lavoro gli effetti sonori.
    Il titolo è interamente tradotto in italiano.

    Blue Dragon Plus Blue Dragon PlusVersione Analizzata Nintendo DSBlue Dragon Plus è un calderone di buone idee condito con gli ingredienti sbagliati. Un'interfaccia più accessibile ed un sistema di gioco sviluppato con più attenzione avrebbero potuto valorizzare le tante feature indovinate che si propongono quasi regolarmente tra una missione e l'altra. Il comparto tecnico gradevole e la storia senza troppe pretese ma dal ritmo incalzante lo rendono perfetto per i giocatori più giovani, quelli che, siamo sicuri, sono il target principale del progetto multimediale made in Mistwalker. E non è da escludere che anche i giocatori più esigenti possano trovare in questa nuova avventura di Shu e compagnia una piacevole digressione tra tanti titoli più impegnativi e pretenziosi.

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