Recensione Brothers in Arms: D-Day

La seconda guerra mondiale finalmente in formato portatile

Recensione Brothers in Arms: D-Day
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  • In questi mesi stanno uscendo anche su PSP i primi FPS basati sulla seconda guerra mondiale; questo genere videoludico, dopo essersi affermato sulle console domestiche con titoli del calibro di Medal of Honor e Call of Duty, tenta la tortuosa strada del gioco portatile incontrando non poche difficoltà. Questo ultimo episodio di Brothers in Arms si svolge durante l’invasione della Normandia e vede come protagonisti i Sergenti Baker e Hartsock alla guida della loro squadra di paracadutisti. Il sergente Baker sarà impegnato in una missione in Carentan mentre Hartsock dovrà portare a termine la sua missione lungo St Sauver. Ce la faranno i nostri eroi a sbarazzarsi dei tedeschi e conquistare il pubblico del piccolo schermo?

    Vecchie glorie o minestra riscaldata?

    Sebbene la presenza dei personaggi divenuti famosi nei prequel può aver suscitato un attimo di eccitazione negli appassionati della serie è bene non scaldarsi troppo, perché questo ultimo capitolo risulta fin troppo legato ai precedenti. Fin dalle prime schermate si avrà la sensazione di essere davanti a qualcosa di già visto e ci si rende subito conto che questo versione per PSP altro non è che un riadattamento dei primi due titoli con alcune piccole modifiche.

    Brothers in Arms Road to Hill 30 e Earned in Blood hanno avuto una grossa influenza nella creazione di questo titolo: si possono addirittura riconoscere medesime ambientazioni ed è bene non trascurare questo aspetto perché se per alcuni il poter giocare su PSP un titolo che ricordi i precedenti sia già un traguardo, per altri, che si aspettavano qualcosa di nuovo, può essere una vera delusione; nessun problema se è il primo titolo della serie con cui giocate.

    Vi sono comunque delle modifiche non indifferenti a partire da un’intelligenza artificiale migliorata fino ad arrivare ad un sistema di comandi del tutto rivisto. Il gioco è molto più tattico rispetto ad altri e vedrà il giocatore costretto ad attuare vere e proprie strategie di attacco per non vedersi eliminato dal nemico. Basterà un solo colpo ben assestato per far comparire la scritta Game Over sullo schermo e proprio questo ci costringerà a calcolare ogni nostra mossa. A tal proposito ci giunge in aiuto il tasto select che “freezerà” la situazione di gioco e mostrerà una panoramica dall’alto dell’area di combattimento. Il paesaggio diverrà bianco, sarà possibile individuare facilmente tutti i compagni ed avversari ed elaborare al meglio la nostra strategia. Sarà possibile guidare un altro soldato oltre il proprio al quale si potranno dare i più svariati ordini (dal dirigersi in un luogo ad attaccare). Particolare anche la presenza di un'icona sopra la testa dei nemici che ci informerà sempre dello stato di copertura del nemico in modo da permetterci spostamenti non rischiosi quando i suddetti si stanno riparando. Tutto ciò può sembrare complesso ma alla fine risulta molto più appagante di infuriare in mezzo ad orde di nemici muniti di un mitra e di una barra energetica pressoché infinita. Proprio questo elemento strategico porterà alcuni videogiocatori a preferire il suddetto titolo ai due citati concorrenti dove la componente realistica e strategica è presente ma nettamente inferiore. Da sottolineare anche la presenza di elementi di gioco soggetti ai colpi delle armi da fuoco: praticamente è necessario prestare attenzione a dove ci si ripara perché il riparo potrebbe essere facilmente perforabile da una pallottola e non garantire quindi un’adeguata copertura. La frequenza dei checkpoint, inoltre, si dimostra di gran lunga superiore ed è in grado di garantire sessioni di gioco anche di breve durata; una caratteristica questa che si sposa alla perfezione con i requisiti del gioco portatile.

    Per quanto concerne a longevità, il titolo è diviso in 12 missioni di variabile difficoltà, totalmente rigiocabili attraverso la modalità “Schermaglia”. Sarà possibile ripercorrere alcune missioni con un amico in cooperativa e ciò aumenterà di un pò la durata del titolo; peccato invece per l’assenza di una modalità online, ma probabilmente ci sarà da aspettare una versione nata appositamente per PSP per vederne l’implementazione.

    Un sergente deve sempre avere il controllo della situazione

    Veniamo ora ad un punto dolente: il sistema di controllo. Era inevitabile un riadattamento per il tipo di console ma ci sono un paio di aspetti che possono rendere il gameplay di questo titolo poco piacevole. Primo fra tutti è l’impossibilità, durante la normale fase di gioco, di alzare il mirino verso l’alto e il basso. L’unico modo per muovere il mirino in verticale consiste nell’aprire la modalità mira o quella camera libera. Non rimane che impostare la mira a mezza altezza attraverso questi due metodi, ma rimane molto frustrante il non poter colpire una determinata parte del corpo se se non aprendo la modalità mira e causando, di conseguenza, un notevole rallentamento di gioco. Sarebbe stato molto più pratico un sistema di comandi simile a quello adottato in Syphon Filter: Dark Mirror che attribuisce alla croce tasti il movimento del mirino, delegando le funzioni motorie alla leva analogica. C’era da aspettarsi una maggiore cura considerando vista l’importanza dei comandi nei titoli di questo genere; la scarsa attenzione rivolta ad un elemento così rilevante non va che a inficiare la giocabilità e godibilità del titolo stesso.

    Aspetti tecnici

    La grafica è sicuramente sopra la media ma si rimane comunque un po’ delusi per la caratterizzazione scarna di alcune ambientazioni a volte addirittura al di sotto dei precedenti titoli. Ciononostante ci troviamo dinanzi ad un comparto grafico di buon livello considerando che è sviluppato su una console da gioco portatile. I personaggi sono tutti ben realizzati fin nei minimi dettagli, lo si nota fin da subito dagli spezzoni in-game che introducono ogni missione e dove addirittura i personaggi muovono le labbra durante i dialoghi. Le textures e i modelli poligonali sono ben realizzati e riescono a svolgere egregiamente il proprio lavoro in particolar modo garantendo una buona fluidità di gioco. Ottimo il sonoro; finalmente è possibile notare un impegno da parte della Software House di garantire la traduzione di qualità dell’intero titolo: tutti i dialoghi sono parlati e sottotitolati in italiano con voci e cadenze di buon livello. Gli effetti sonori sono meno realistici ma tutto sommato accettabili e la differenziazione tra il rumore delle varie armi attesta già di suo una certa cura su questo aspetto. Impossibile non notare invece la totale assenza di musica durante lo svolgimento del gioco, gli unici brani di sottofondo sono presenti durante i video in CG mentre nello scorrere delle missioni ci si deve accontentare delle imprecazioni dei tedeschi e del sordo rumore delle esplosioni

    Brothers in Arms: D-Day Brothers in Arms: D-DayVersione Analizzata PSPIl giudizio finale su questo titolo viene fortemente penalizzato da alcuni aspetti che sono stati tralasciati o “alleggeriti” per permettere l’esistenza di questa versione portatile. Sebbene il sistema di controllo non sia perfetto, la grafica appaia a volte un pò scarna e l’esigua presenza di elementi innovativi portino ad un severo verdetto bisogna anche apprezzare i numerosi aspetti positivi che porteranno quasi sicuramente gli appassionati del genere e della serie all’acquisto del titolo senza riserve. Titoli concorrenti vantano una cura maggiore su alcuni dettagli ma sta alle esigenze del videogiocatore prediligere certi aspetti e tralasciarne altri. Vivere un’esperienza di gioco che è pervasa dalla possibilità che la partita termini da un momento all’altro può risultare frustrante per alcuni, ma proprio in questo risiede il punto forza del titolo ed è bene tenerne conto. Consigliato a chi non ha giocato i prequel e preferisce l’azione strategica; tutti gli altri potrebbero rimanere delusi.

    7.5

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