Recensione Bullet Witch

Cosa può fare una strega se la magia non basta? Imbracciare un cannone...

Recensione Bullet Witch
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Un gioco dal Giappone

    Al momento uno degli argomenti più discussi tra gli appassionati di videogiochi è quello di capire perché le console Microsoft proprio non riescano ad avere successo in Giappone. Dipende forse dallo sciovinismo dei nipponici? Oppure sono le strategie di Microsoft ad essere errate? O, ancora, è il parco titoli a risultare lacunoso, infarcito com’è di prodotti pensati prevalentemente per un’utenza occidentale?
    Dando credito a quest’ultima tesi, con la sua Xbox 360 Microsoft ha lavorato duramente per far uscire giochi che potessero interessare anche il pubblico di quello che rappresenta il terzo mercato mondiale per i videogiochi. Le vette più alte sono state raggiunte con titoli come Blue Dragon o Lost Odissey, ma assieme a questi capolavori più o meno annunciati sono usciti tutta una serie di titoli minori come il qui presente Bullet Witch.

    Alicia la strega

    Con la consueta fantasia che contraddistingue i giapponesi, i programmatori di Cavia sono riusciti a mescolare in un colpo solo tutta una serie di elementi che normalmente poco hanno a che fare tra di loro.
    Cominciamo da Alicia, la protagonista. Alicia è una strega all’ultima moda: niente cappellacci neri, lunghi mantelli, vestiti sbrindellati o scope volanti. La ragazza è dotata di un look cool/dark, con tanto di abitino di pelle attillato e spacco vertiginoso, che la rende molto simile ad un’idol nipponica. Un tipico esempio di protagonista femminile che colpisce subito la fantasia del videogiocatore medio, anche grazie alla presenza di tutta una serie di look alternativi scaricabili direttamente dal Live (al momento il download è però riservato ai soli utenti Gold), ininfluenti in termini di gameplay, ma decisamente stilosi.
    In quanto strega Alicia è ovviamente in grado di compiere magie. I suoi poteri sono di natura essenzialmente offensiva: la ragazza può usare una sorta di telecinesi per scagliare oggetti anche di grandi dimensioni contro i nemici, come barili o automobili, può evocare lance acuminate che trafiggono chi le si para innanzi, oppure convocare stormi di neri corvi a confondere il nemico. Di più, può evocare fulmini, tornadi e persino piogge di meteoriti per colpire con una furia senza precedenti avversari ed ambientazione, che verranno letteralmente spazzati via, come raramente capita di vedere. In caso di necessità Alicia può anche evocare muraglie protettive o donare parte della propria energia per curare persone ferite, ma questa è l’unica concessione a poteri di natura protettiva.
    I programmatori, tuttavia, non si sono limitati a queste “banalità” da strega, ma hanno pensato bene di variare l’offerta dotando la protagonista di una scopa molto particolare. A partire dal fatto che il Gun Rod - così si chiama l’oggetto - tutto sembra fuorché una scopa. Si tratta di un bizzarro attrezzo molto stiloso nel design e grande quanto Alicia, ma che la protagonista utilizza senza particolare difficoltà (forse proprio in questo consiste la magia). Il Gun Rod altro non è che un’arma da fuoco, potenziabile a piacere e che dal misero sparo a ripetizione di inizio gioco può diventare, una volta acquistati gli opportuni potenziamenti, un fucile, un cannone o una devastante mitragliatrice.

    Un futuro oscuro

    Ma a cosa servono tutte queste abilità offensive ad una strega? Bè, già Harry Potter insegna che i mondi fantastici in cui questi esseri si muovono non sono poi così idilliaci e tranquilli come si suol credere. La povera Alicia vive sei anni nel futuro rispetto a noi, nel 2013 d.C., in un mondo molto diverso da quello che conosciamo: nei sei anni che ci separano dalla data fatidica ci aspettano guerre, rivolte ed epidemie che porteranno la razza umana sull’orlo dell’estinzione, un dramma aggravato dal fatto che apparentemente dal nulla sono comparse armate di demoni decisi a portare a compimento l’opera iniziata dagli uomini stessi.
    Chi può risolvere la situazione? Ma naturalmente una strega solitaria di poche parole e con un demone come consigliere, magari con qualche piccolo aiuto da parte della resistenza umana: Alicia!
    Sulle spalle della protagonista grava buona parte della trama ideata dai programmatori di Cavia. Detto molto onestamente, la storia non è particolarmente originale, e le vicende vengono narrate mediante filmati non interattivi realizzati col motore grafico del gioco. Buona parte del fascino di Bullet Witch risiede proprio nella protagonista, una dura di poche parole e dal look molto accattivante: senza di lei ci troveremmo di fronte ad uno sparatutto piuttosto anonimo, con nemici privi di carisma ed ambientazioni ormai sovra sfruttate in questo genere di prodotti, che spaziano da cittadine post-apocalittiche ad oscuri scorci bucolici.

    Magie e proiettili

    Bullet Witch è sostanzialmente uno sparatutto in terza persona in cui l’azione prevale su ogni altro elemento. Il giocatore avanza lungo livelli più o meno lineari, sparando a tutto quello che si muove, oppure facendo ricorso agli incantesimi per variare un poco l’azione oppure per superare gli ostacoli più ardui.
    Alicia è dotata di due barre energetiche: la prima rappresenta l’energia vitale e si ricarica automaticamente col tempo, la seconda è l’energia magica, che si incrementa ogni volta che si abbatte un avversario. L’energia magica, inoltre, serve non solo a lanciare incantesimi, ma a ricaricare le munizioni del Gun Rod, rendendole dunque virtualmente infinite.
    Le mosse a disposizione, oltre al tasto di fuoco e ad un non troppo comodo sistema di magie (con LB e RB si richiamano dei menù nei quali selezionare l’incantesimo desiderato) non sono moltissime: la protagonista può saltare per evitare i colpi avversi, accovacciarsi oppure usare il Gun Rod come arma da mischia ogni qual volta i nemici si siano fatti troppo sotto. Esiste anche una specie di zoom, che permette di mirare con più precisione con le armi da fuoco, ma rallenta i movimenti di Alicia.
    La vita all’interno del mondo di Bullet Witch non è comunque tanto difficile: tutti i nemici sono afflitti da una I.A. lacunosa, così può capitare che reagiscano tempestivamente alla nostra presenza, oppure che non si accorgano di noi, né dei nostri proiettili, lasciandosi crivellare senza reagire. Anche la tipologia di avversari non è molto varia: boss a parte, si segnala la presenza di soldati demoniaci (con tanto di divisa militare), dei giganteschi Giga -colossi in grado di occupare buona parte dello schermo, e delle Teste-Noci. Tutti piuttosto facili da uccidere, anche se alcuni di loro dispongono di attacchi in grado di freddare Alicia all’istante.
    I livelli si dipanano in maniera piuttosto lineare, senza alcun momento dedicato al puzzle solving. Purtroppo l’esplorazione è quasi inesistente, anche perché non esistono oggetti da raccogliere: tutto quel che le serve per proseguire Alicia se lo procura da sola. I livelli sono disseminati di checkpoint dai quali ripartire dopo ogni morte; al termine di ogni livello un sistema di valutazione giudicherà la nostra prestazione, assegnandoci un voto e conseguenti punti da spendere nei potenziamenti. E’ praticamente impossibile potenziare tutte le abilità di Alicia alla prima partita, occorre rigiocare il tutto almeno una seconda volta per riuscirvi, puntando sempre ad ottenere i punteggi migliori, il che può rappresentare un invito alla rigiocabilità.

    Tecnica e longevità

    Occupiamoci ora dell’aspetto tecnico. L’impressione è quella che Bullet Witch sia un gioco della passata generazione con solo l’aggiunta dell’alta definizione. In particolare gli ambienti sono poco definiti, per nulla interattivi (magie distruttive a parte) ed afflitti da un evidente fenomeno di pop-up. Non ci sono casse da rompere e oggetti da raccogliere, l’unico modo per interagire è quello di far saltare tutto in aria con una magia, anche se - bisogna riconoscerlo - l'opera blastatoria è fonte di non poca soddisfazione. Abbondano invece gli effetti di traslucenza: basta che la protagonista venga sfiorata da una luce che si illumina come un albero di Natale: molto bello a vedersi, anche se irrealistico.
    Il personaggio di Alicia sprizza carisma da ogni poro, ma appare anche piuttosto statica nelle movenze e lenta a rispondere ai comandi: in particolare mirare non è operazione sempre comodissima, perché se si usa lo zoom i movimenti risultano rallentati, se non lo si usa mirare a distanza non è sempre agevole (naturalmente dipende anche dai pollici del vostro televisore). Decisamente più anonimi i nemici, che tra l’altro soffrono di un’inspiegabile penuria di varietà: praticamente dall’inizio alla fine del gioco si affrontano semplici variazioni degli stessi modelli.
    Il sonoro appare discretamente in tema ma non certo indimenticabile, mentre i pochi dialoghi in inglese appaiono ben interpretati.
    La longevità varia a seconda dell’approccio con cui si affronta l’avventura: portare a termine il gioco una prima volta richiederà non più di sette ore, un termine tutto sommato congruo per un gioco d’azione. A questo punto occorre valutare caso per caso se sussistano stimoli alla rigiocabilità: si può rigiocare l’avventura ad un livello di difficoltà più alto, puntando a sbloccare tutti i poteri di Alicia e a migliorare i propri punteggi, ed in questo caso ci si troverebbe impegnati per qualche ulteriore pomeriggio.
    Non esiste purtroppo una modalità multiplayer, off-line o on-line, ma sul Live sono già disponibili alcune missioni aggiuntive, scaricabili a pagamento.

    Bullet Witch Bullet WitchVersione Analizzata Xbox 360Bullet Witch appare come un titolo simile a molti altri, figlio di un'eredità abusata e dedicato alla pura azione, senza elementi di spicco. Eppure superato l'impatto iniziale (anche quello visivo), il titolo riesce a divertire. L’importante è essere ben consapevoli di cosa ci si aspetta dal titolo Atari, perché se si cerca innovazione o pieno sfruttamento delle potenzialità del 360 si rischia di rimanere decisamente delusi. Ma quei giocatori irrimediabilmente attirati da quelle eroine tutte giapponesi, dai modi altezzosi e dell’abbigliamento un po’ fetish non potranno che apprezzare l’approccio tutto nipponico ad un genere - quello degli sparatutto - già abusato in casa Microsoft.

    6.5

    Quanto attendi: Bullet Witch

    Hype
    Hype totali: 0
    ND.
    nd