Call Of Duty 2 - Recensione PC

Sangue e gloria nella nuova epopea storica Infinity Ward: abbiamo provato la versione PC di Call of Duty 2.

Call Of Duty 2 - Recensione PC
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Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Xbox 360
  • NGC
  • Pc
  • Introduzione

    Palpabile è stato l'interesse con cui molti giornalisti specializzati hanno seguito la genesi e lo sviluppo del primo Call Of Duty. Le vicende legate a questo titolo sono conosciute dai più e trovano origine da un clamoroso divorzio.
    Il primo esempio di guerra simulata convincente e ben riuscito lo si è avuto con il lodevole Medal Of Honor Allied Assault, sviluppato da EA (Electronics Arts).
    Il team di sviluppo e il grande distributore americano, però, non si trovarono completamente in accordo per un seguito, così da scindere il team in due tronconi.
    20 programmatori fondarono Infinity Ward, e si affidarono ad Activion per la distribuzione: nacque così il primo Call Of Duty, che portava in seno la notevole prerogativa di estendere il concetto di singola unità contro il nemico verso una più convincente ipotesi di squadra.

    Ancora seconda guerra mondiale

    Lo scenario, come il primo titolo della serie e relativa espansione, tratta ancora il secondo conflitto bellico, spaziando dalla guerra in Russia, al D-day fino alle sabbiose lande del nord d'Africa.
    Diciamo subito che il principale affinamento che presenta Call Of Duty 2 riguarda l'aspetto tecnico.
    Le missioni, come vedremo, si sviluppano nel medesimo modo, offrendo sempre quel mix di coinvolgimento e spettacolarità che ne hanno fatto una serie vincente.
    Tornando all'ambientazione, come sempre, troveremo nel filmato di presentazione interessanti riferimenti all'epoca, agli uomini e ai mezzi che hanno fatto, letteralmente, la storia.
    Anche i menù e le musiche ben si adattano allo sfondo, restituendo una piacevole idea di continuità.

    Dalla prima schermata

    L'impatto con l'interfaccia che ci permetterà di destreggiarci con le varie opzioni ricorda sostanzialmente quanto già visto con i due primi lavori di Infinity Ward: semplice, chiara e completa.
    Non mancano le voci multiplayer, un completo e vario mezzo per l'impostazione grafica e sonora e, naturalmente, la campagna single player, divisa per livelli di difficoltà.
    Anche le schermate di intermezzo, con il loro stile volutamente retrò, contribuiranno a ricreare continuità.
    Non mancano frasi celebri classiche, napoleoniche e inerenti gli stessi protagonista del secondo conflitto mondiale.

    Al primo impatto con la guerra

    Sarà un tutorial ad aprire le danze del conflitto bellico tra grande Russia comunista e imperialismo tedesco.
    Fin da subito si percepisce quanto i parametri grafici abbiano fatto un prepotente passo in avanti: rispetto alla caserma del primo Call Of Duty, ci troveremo di fronte a una Stalingrado innevata, splendidamente riprodotta.
    L'addestramento Russo, rispetto a quello Americano, sarà più sbrigativo e rude, ma non per questo meno coinvolgente.
    Subito verremo chiamati all'obbligo (come da buon coscritto) difendendo una postazione vitale per la resistenza russa.
    La sensazione preponderante è di essere partecipi di fatti storici più che interpreti: come un grande fiume in piena la massa di soldati alleati ci trasporterà nelle varie locazioni assistendoci e coprendosi dall'artiglieria tedesca.
    Il rumore dei mortai, le urla e gli spari, l'odore di una città provata e decadente, la poesia di quella neve tanto candida, la musica sinfonica, ecco cosa c'è di Duty, cosa ci verrà chiesto di difendere e assalire.
    Un videogioco dovrebbe essere sempre piacevole da giocare, Infinity Ward ancora una volta pone le fondamenta per l'ennesima esperienza.

    La poesia insita nell'insieme

    Tralasciando il coinvolgimento emotivo che la musica classica, nelle due sue accezioni, violenta e delicata, può provocare nell'immaginazione comune, quello che emerge di straordinario nel vivere questo videogioco, risiede più nei particolari poetici, spesso difficili da scorgere nel dinamismo dell'azione, ma di cui è infarcito il titolo.
    Che dire di quelle moschee, di quelle mezzelune, dei dialoghi forti tra i soldati, da quel "Maiale comunista" espresso con tanto disprezzo dalle truppe tedesche.
    Anche solo l'abbigliamento, curato all'inverosimile, talmente realistico da sembrare un documentario storiografico.
    Poi i tramonti, le folate sabbiose del deserto, i soldati bagnati nel D-DAY, lo spettacolo atroce di alcune morti e l'invito degli inglesi ai soldati crucchi "Dite a Rommel chi vi ha battuti..."
    Anche solo la cura nel riprodurre le armi, con i loro pregi e difetti, ma con l'indubbio merito del realismo.

    Alla prima linea contro il nemico

    Se si escludono alcune migliorie all'intelligenza artificiale e a un'icona che ci segnala quando nelle vicinanze c'è un ordigno che sta per esplodere, pochissime sono le novità strutturali.
    E' scomparsa, innanzitutto, un'icona che ci segnali lo stato di salute del personaggio (prima vasili, poi John e infine David), sostituita dalla percezione visiva alterata e dall'invito a coprirsi: automaticamente, così, l'energia sarà ripristinata.
    Scelta discutibile, indubbiamente, ma abbastanza funzionale. Siamo ancora lontani dagli splendori del primo Deus Ex come gestione dei danni.
    Le migliorie al comparto "furbizia del Pc" invece, sono notevoli e di indubbio pregio: le unità si copriranno, se ferite continueranno a sparare, tenteranno di aggirarvi e useranno un cospicuo quantitativo di bombe a mano per stanarvi.
    Certo, ci saranno ancora i punti morti fisiologici e le uccisioni facili, ma spesso si suderanno le proverbiali sette camicie per ottenere la supremazia.
    Ogni movimento, ogni via d'accesso, sarà sorvegliata da fucilieri scelti o da mitragliatrici fisse, con le sole voci dei nemici a segnalarci il loro imminente contatto.
    Durante la campagna single player, per la verità molto varia e ben strutturata, sarà possibile equipaggiarsi, come succedeva in Halo, di sole 2 armi, non importa se alleate o nemiche: anche le bombe a mano e quelle fumogene saranno limitate rispettivamente a 4 e 4.
    Queste caratteristiche, votate al realismo, sono ben implementate e ogni giocatore sarà tenuto a portare con se un fucile di precisione e un'arma di prossimità.
    I nostri compagni sono dotati di una buona IA e, teoricamente, potrebbero fare quasi tutto loro, ma mancano di iniziativa e in questo aspetto faremo sempre da apripista.
    I percorsi da seguire sono in gran parte obbligati con rare eccezioni di minima importanza (più che altro strategica), caratteristica che spesso rende i giochi lineari.
    Questo Call Of Duty 2 in effetti lo è ed è formato da tante micro arene collegate fra loro in cui ci sarà chiesto di combattere per la supremazia: nessun oggetto sarà dotato di fisica, tranne un minimo accenno nella caduta dei corpi, mentre tutto il resto spazia dall'infrangibile al precalcolato.

    Evidenza storiografica

    L'assedio di Stalingrado, El Alamein, gli Africa Korps, sono tutte entità che abbiamo letto più che altro nei libri di scuola: la riproduzione visiva di tali dinamiche, così come è successo in Medal Of Honor Allied Assault, provoca un certo grado di partecipazione e interesse che va oltre il puro videogioco.
    Certo vedere i coscritti, i mezzi, le divise, vivere quasi il calore infernale del deserto, sintetizza un istinto di partecipazione, di sentimento che oseremo dire quasi patriottico.
    La musica classica sinfonica poi sfocia nell'epico, ed è forse questa la caratteristica che oltre le prerogative di linearità sfocia in un immenso titolo partecipativo.

    Divertimento oltre la trincea

    Prima di parlare dell'aspetto tecnico e sonoro, vorremmo soffermarci su alcune semplici constatazioni di fatto: a volte descrivere l'insieme di caratteristiche ludiche può sfociare in immagini fuorvianti.
    Prendere in mano, invece, mouse e tastiera, iniziare l'inverno Russo, crediamo sia il miglior manifesto che il gioco abbia da offrire: un vortice che man mano sa trasportare la fantasia oltre le granate e i colpi di mortaio, verso un moto popolare di difesa della libertà, del dovere che negli anni fu così sentito.
    Insomma divertimento, oltre una certa linearità, ma divertimento vero.

    Tecnica

    L'aspetto che questo nuovo Call of Duty cura maggiormente è sicuramente quello tecnico: ampio uso delle Dx9, superfici complesse ovunque, riflessi, fumo volumetrico, una semplificazione dell' HDR di Half Life 2 Lost Coast (Blooming), moltissimi soldati a schermo contemporaneamente e una resa veramente ben riuscita.
    Spesse volte ci siamo fermati a osservare i volti, i particolari dello scenario che strabocca di dettagli, la neve come le distorsioni del calore, i riflessi sugli elmetti e le migliorie apportate alle animazioni.
    Un lavoro pregevole, ben oltre la demo uscita qualche mese fa.
    Tutto questo computo di beltà ha però un prezzo con i requisiti di sistema, almeno per gustarlo in Dx9 (le dx7, infatti, sono ampiamente gestibili da qualsiasi computer con almeno un Nvidia Geforce 4 Mx)
    Sul Pc di testing (Athlon 3000+, 1,5 Gb ram e Geforce 6800) ha mostrato frame rate variabili da 20-30 fps negli esterni e sui 30-50 negli interni, comunque mostrando sbalzi tutto sommato contenuti: l'esperienza di gioco che ne è derivata è stata del tutto soddisfacente senza problemi di scatti o di mira. (a 1024x768 tutto al massimo e FSAA 4x e filtro anisotropico attivato).

    Sonoro

    Come sempre la serie Call Of Duty segna l'eccellenza in questo aspetto supportando pienamente le schede Audigy di creative per l'audio posizionale, restituendo un coinvolgimento e una spazialità degli spari del tutto paragonabile a quanto mostrato da Doom3 di ID.
    La struttura stessa del titolo si presta a valorizzare impianti 2+1 o, ancora meglio, 5+1, ma anche con un buon paio di cuffie si ottengono dei risultati del tutto appaganti.

    Call Of Duty 2 Call Of Duty 2Versione Analizzata PCNon è un'espansione del primo Call Of Duty, non è nemmeno un gioco che espande marcatamente quanto Infinity Ward ha già mostrato, è forse lineare come il predecessore, graficamente bello ma pesante, curato e ricamato. Non ha la fisica di Fear e nemmeno la sua IA, non ha il fascino di un Half Life 2, ma nell'insieme proietta la fantasia in un'epopea storiografica facendo vivere un unicum mai provato: la guerra di gruppo, la pedina di Stalin, la guerra in Africa, nuovamente il D-Day. Un titolo che vorticosamente coinvolge, che insegna e che merita.

    8.5

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