Recensione Capcom Classics Collection

Finalmente una raccolta che vale il suo prezzo

Recensione Capcom Classics Collection
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Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Lezione di storia

    Siete mai riusciti ad affrontare i “Wingate Brothers”? Avete mai sconfitto il diavolo usando “lo scudo”? Che cosa accade quando Guy e Cody salvano la figlia di Haggar? Se vi trovate in imbarazzo nel rispondere a queste domande significa che non avete giocato ad alcuni dei pilastri della storia del videogame, come Gunsmoke, Ghosts'n Goblins o Final Fight; questi titoli sono solo alcuni dei tanti cavallli di battaglia della scuderia CapCom, una delle Softco più prolifiche del panorama videoludico di tutti i tempi; a celebrare questo mito contribuisce “Capcom Classics Collection Volume 1”, la prima corposa raccolta di successi del passato targati Captive Communications.
    Soltanto scorrendo la lista dei giochi presenti nel DVD ci si rende conto di quanto effettivamente questa Software house abbia influenzato il videogame in ogni sua epoca e genere: partendo dagli albori, per giungere fino alla metà degli anni '90, i ventidue titoli proposti dimostrano, a distanza di almeno dieci anni dalla loro nascita, di avere ancora fascino, di poter offrire un sufficiente grado di sfida e, in alcuni casi, di gratificare l'occhio e l'orecchio.

    Un lungo tuffo nel passato

    E' difficile dire quale sia il migliore gioco presente nella compilation, tali e tanti sono i generi e le epoche affrontate: di sicuro la trilogia di “Ghosts'n Goblins” si posiziona nei piani alti della graduatoria. I due giochi arcade e la versione potenziata di Ghouls'n Ghosts per Super Nintendo sono ancora oggi annoverati nell'olimpo delle sfide impossibili (e allo stesso tempo instancabili); i viaggi di Sir Arthur nei domini di Satana, infestati dagli zombi che emergono dal terreno, e sorvolati dai rossi e malvagi Gargoyle, hanno incollato al joystick almeno due generazioni di giocaotri e plasmato un nuovo genere di eroe: il cavaliere in mutande...
    Ad affiancarsi al prode guerriero dai boxer a pois troviamo altri tre giochi, il capostipite e i primi due sequel di una saga che ha aperto ufficialmente l'era moderna del picchiaduro “uno contro uno”: Street Fighter 2. Per quanto il genere sia evoluto in modo esponenziale e, per molti versi, inflazionato oltre i limiti, bisogna ammettere che il progenitore, con solo otto combattenti (dodici nelle versioni “Turbo” e “Hyper Fighting”), nessuna combo, counterattack, combo breaker o simili, continua a mantenere inalterato il suo fascino e la sua forte identità. Certo, Dualshock non si è mai dimostrato benevolo con i beat'em up 2D e la necessaria precisione di comando, ma la possibilità di usare lo stick analogico in modalità digitale lenisce, almeno in parte, la nativa insensibilità del pad di PS2.
    In questa raccolta è compreso anche quello che può essere definito “il re dei picchiaduro a scorrimento orizzontale”, “lo sfasciabottoni per eccellenza”, “il mangiamonete supremo”: Final Fight. Questo lungo, appassionante, difficile e snervante, beat'em up per due giocatori ha dato il via ad un filone paragonabile solo a quello dei cloni di Street Fighter, con relativa evoluzione del concetto e sovraffollamento del panorama. Come per Street Fighter 2, però, il ritorno a Metro City nei panni di Haggar, Guy e Cody mantiene inalterato il suo fascino, nonostante i quasi vent'anni del titolo.
    A seguire nella graduatoria fanno la loro comparsa 1942, 1943 e 1943 Kai, splendidi shooter ambientati durante il secondo conflitto mondiale che vedono il protagonista al comando di un caccia dell'aviazione statunitense impegnato in una lunghissima serie di conflitti. Tanta azione, frenesia, un livello di difficoltà settato sui gratificanti livelli della metà degli anni '80 (variabile tra il molto difficile e il quasi impossibile) ma senza quella odiosa buchetta mangiamonete...

    Tra le sorprese più gradevoli di questa raccolta troviamo Forgotten Worlds, uno sparatutto a scorrimento orizzontale per due giocatori tanto bello quanto particolare. In questo erede morale di “Side Arms” impersoneremo due nerboruti eroi volanti in lotta contro le divinità della guerra; a differenza del progenitore e della maggioranza degli spara e fuggi fino a quel momento concepiti, in Forgotten Worlds i comandi erano piuttosto differenti dai consueti due o tre bottoni: il joystick permetteva il movimento dell'eroe mentre per sparare in una determinata direzione bisognava orientare un “paddle”. Le molte conversioni e adattamenti che hanno popolato il mercato del videogame negli anni a seguire non hanno mai reso completa giustizia all'arcade, proprio a causa della mancanza dell'essenziale strumento di controllo. Ora, grazie al Dualshock 2 e all'ottimo adattamento realizzato in questa compilation abbiamo la possibilità di rigiocare Forgotten Worlds assaporandone lo spirito arcade al cento percento.
    Non manca di regalare forti emozioni anche Bionic Commando, un bizzarro action/platform in cui un soldato meccanico, armato di fucile e dotato di un braccio telescopico, deve penetrare all'interno di una fortezza nemica in cui sono stivate una gran quantità di armi nucleari. Il riuscitissimo mix di acrobazie con il rampino, esplorazione e combattimento con i soldati nemici, ha decretato il successo di questo originale gioco; il suo unico vero difetto derivava dalla bassa longevità: i soli cinque livelli di cui è composto un round (al termine del quale il gioco ricomincia da capo) possono essere completati in meno di mezz'ora, e l'aumento di difficoltà della missione successiva difficilmente risulterà un valido motivo di interesse nel lungo termine.
    Altri due indimenticabile shooter a scorrimento verticale a cui potrete avere giocare possedendo Capcom Classics Collection, sono Commando e il suo lontano sequel per tre giocatori Mercs. La semplicità dell'azione unita ad una certa dose di strategia che caratterizzavano il primo di questi due “Hit” del passato, sono tramutati, con “Mercs”, in pura frenesia, decine di power up da collezionare e di monete da inserire nell'apposita ferritoia. Come contropartita il nipotino di Commando offre una grafica di ottimo livello e una struttura di gioco varia ed appagante.

    I soliti ignoti..

    Ci sono poi i titoli meno famosi, ma non per questo meno belli, come Gunsmoke, l'originale shooter a scorrimento verticale ambientato nel Far West, uno degli ossi più duri (anche a causa della cospicua lunghezza) della storia di Capcom. In questa raccolta Gunsmoke è presnete con il sistema di controllo “integrale”. A causa della generale diffusione di “Jamma” (i cabinati da sala giochi standardizzati) con due soli due tasti, avvenuta nella metà degli anni '80, questo gioco ha subito, in passato, una semplificazione del sistema di comando originale; ora, grazie ai molti tasti dei Joypad moderni, il nostro sceriffo preferito è nuovamente in grado di sparare in avanti, ma anche a destra, sinistra o su entrambi i fianchi contemporaneamente.
    Va sicuramente citato, tra i giochi meno noti ma molto gradevoli, Trojan, Section Z e Legendary Wings; il primo è un action game a scorrimento orizzontale, ambientato in un prossimo futuro simile a quello di “Interceptor - il guerriero della strada”; in questo medioevo moderno un guerriero armato di spada e scudo affronta una banda di criminali che si annida all'interno di una città in rovina.
    Section Z invece è uno shooter a scorrimento orizzontale/verticale. Il protagonista è un soldato dotato di jetpack e fucile, calato all'interno di una struttura sotterranea infestata da creature aliene; il lungo conflitto condurrà il nostro eroe in un viaggio attraverso i 25 settori in cui è diviso il dedalo sepolto, dalla Sezione A fino alla profonda e pericolosa Sezione Z.
    Conclude la carrellata Legendary Wings, un atipico shooter “ellenico”, in cui due guerrieri dotati di ali in puro stile “Icaro” sorvolano i cieli della Grecia infestati dalle arpie, facendo irruzione saltuariamente in installazioni terrestri. In questi casi l'azione cambia e Legendary Wings si trasforma in un platform game a scorrimento orizzontale.

    E i "fanalini di coda"...

    Rimangono tre titoli, i più antichi, che non riservano una giocabilità paragonabile a quella del resto della compilation, pur mantenendo la loro indiscutibile dignità: Vulgus, per esempio, è stato il primo gioco in assoluto programmato in Capcom, un gioco che trasuda “Capcomianità” da tutti i pori, sia per le ambientazioni che per il design, le tinte dei fondali.. un antipasto di quelli che sarebbero stati i successi a venire.
    Il titolo di “fanalino di coda” della compilation tocca a SonSon e Pirate ship Higemaru; il primo è uno semplice ma efficace shooter a scorrimento orizzontale basato sulla antica favola Hsi Yu Chi (Viaggio ad Occidente) in cui Son Goku, Hakkai, e Gojo accompagnarono il bonzo Sanzo Hoshi fino al paradiso Occidentale. Higemaru, invece, è un vecchio action game che ricorda molto Pengo; il giocatore impersona un mozzo imbarcato su una nave infestata dai pirati, che vanno abbattuti a barilate in testa

    Capcom Classics Collection Capcom Classics CollectionVersione Analizzata PlayStation 2Capcom Classics Collection contiente gran parte della storia del videogame, quella migliore, fatta di grande giocabilità, spirito creativo e voglia di intrattenere; dei ventidue giochi presenti nel DVD buona parte sono in grado ancora di magnetizzare l'attenzione e di far passare parecchie ore liete, solo un paio di titoli hanno un gameplay schematico ed obsoleto che limita l'interesse alla pura curiosità. Ciò che inoltre impressiona è l'assoluta mancanza di una gran quantità capolavori prodotti da Capcom, nonostante l'indubbia robustezza del parco giochi della compilation: Side Arms, Strider, Area 88 e decine di altri giochi manifestano, con la loro assenza, la grandezza di questa software house che riesce a regalare divertimento anche con giochi di vent'anni fa. A questo punto non resta che divertirsi con questo piacevole primo viaggio nel passato, attendendo fiduciosi l'annuncio del secondo capitolo, con al suo seguito i "clamorosi assenti"

    7.5

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