Recensione Castlevania - Harmony of Dissonance

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Recensione  Castlevania - Harmony of Dissonance
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  • Gba
  • Un pò di storia...

    E' ormai dal lontano 1987 che la saga di Castlevania della Konami riscuote consensi su qualsiasi sistema esca, anche se probabilmente il suo capitolo migliore è quello uscito nel 1997, il celebre “Castlevania: Simphony of the Night” per PSOne.
    Il GBA può già fregiarsi di due titoli di questa serie: l'ottimo “Castlevania: Circle of the Moon” e questo “Castlevania: Harmony of Dissonance”.
    La trama che caratterizza anche questo nuovo capitolo è la solita: la famiglia Belmont è da generazioni impegnata a fronteggiare Dracula ogni volta che questi tenta di insediarsi nel mondo umano (pare infatti che, nonostante venga ogni volta sconfitto, il vampiro sia in grado di risorgere all'incirca una volta per ogni secolo, con tanto di castello personale al seguito). Questa volta però c'è qualcosa di diverso: siamo nel 1748 e il prode Juste Belmont si troverà a dover salvare gli amici Maxim e Lidie rimasti imprigionati in un maniero che pare proprio quello di Dracula...

    Il gameplay

    Il protagonista Juste è praticamente la copia dell'indimenticato Alucard di “Simphony of the Night” eccezion fatta per l'arma utilizzata (una frusta al posto della spada).
    Il gioco, come di consueto, è un'avventura 2D con elementi RPG (livello di esperienza, magie, equipaggiamento intercambiabile) e dove l'elemento esplorativo è preminente rispetto ad ogni altro: vi troverete a dover visitare più di una volta ogni stanza del castello prima di venire a capo dell'intera faccenda.
    Ogni stanza è difesa di un'infinita varietà di mostri, più o meno difficili da sconfiggere, e che si rigenerano automaticamente ogni volta che vi ritornerete, mentre saltuariamente potrete incontrare alcuni “boss di fine livello” che devono essere sconfitti prima di poter accedere ad una nuova area, oppure per potersi impadronire di determinati artefatti, essenziali per proseguire nell'avventura.
    L'unica arma a disposizione del nostro Juste è la sua micidiale “Vampire Killer”, l'arma tradizionale della famiglia Belmont, variamente potenziabile con gli item che troverete nel castello; inoltre potremo fare affidamento anche su una delle classiche (per la serie) armi secondarie quali l'Acqua Santa, la Croce, la Bibbia e così via, tutte magicamente potenziabili mediante l'oculato utilizzo dei punti magia e di specifici “spell books” (ognuno di essi, combinato con l'arma secondaria, dà vita ad inediti incantesimi, parimenti utili e spettacolari, uno diverso dall'altro quanto ad effetti).
    I castelli da esplorare, come di consueto sono due, l'A ed il B, l'uno speculare all'altro (ma su piani di esistenza differenti) entrambi vasti, insidiosi e complessi quanto ad architettura; occorrerà visitarli interamente prima di venire a capo di ogni mistero, acquisendo man mano nuovi poteri (doppio salto, scivolata, potere di rompere le pietre...) che ci permetteranno di visitare aree altrimenti inaccessibili.

    Grafica e sonoro

    Graficamente il titolo è davvero ben realizzato: lo sprite di Juste è riccamente animato e dettagliato (con i capelli ed il mantello che si muovono mentre il nostro eroe cammina) ed anche la maggior parte dei nemici risulta essere particolarmente curata.
    Rispetto al precedente “Circle of the Moon” gli sprite sono stati ingranditi e sono stati abbandonati quei colori troppo scuri, sostituiti da tonalità brillanti che ci permettono, finalmente, di godere il gioco senza bisogno di consumarci la vista!
    Meno attenzione sembra essere stata, purtroppo, dedicata al sonoro: se gli effetti sono da considerarsi nella norma, le musiche risultano invece decisamente più anonime e meno coinvolgenti rispetto al capitolo precedente.

    Giocabilità, controlli e chicche...

    Un secondo appunto che si può muovere a questo titolo riguarda la relativa facilità dello stesso. Intendiamoci, il gioco è lungo ed occorrono svariate ore per portarlo a termine; ma se l'elemento esplorativo risulta, come di consueto, ottimamente realizzato, altrettanto non si può dire dei combattimenti con i boss, spesso nulla più di una mera formalità e che difficilmente vi impegneranno più di qualche minuto.
    I controlli sono pochi ma bene implementati: con i tasti A e B saltiamo e colpiamo con la frusta, col direzionale ci muoviamo oppure utilizziamo l'attacco speciale, ai dorsali è deputato il “movimento veloce” di Juste, Start apre l'inventario e Select la mappa del castello.
    E' stat inoltre implementata la possibilità di salvare direttamente su cartuccia, dotata all'uopo di 4 slot differenti.
    Da segnalare, infine, alcune chicche come la possibilità di impersonare (una volta terminato il gioco almeno una volta) Maxim oppure Simon Belmont, il protagonista del primissimo Castlevania; esiste anche una modalità “Boss Rush” nella quale affrontare in sequenza tutti i boss del gioco.
    In sostanza questo “Castlevania: Harmony of Dissonance” è un gioco forse un pò troppo facile ma sufficientemente vasto e ben realizzato da consigliarne caldamente l'acquisto a chi non abbia ancora provato nessun titolo di questa mitica serie: gli appassionati dovrebbero innanzitutto domandarsi se valga la pena giocare un'altra volta ad un ottimo titolo che però non offre praticamente nessuna novità rispetto ai capitoli precedenti...

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