Recensione Codename: Panzers - Cold War

StormRegion torna in guerra

Recensione Codename: Panzers - Cold War
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  • Ritornano i carri armati di Codename

    Parlando del mercato videoludico dedicato al Personal Computer, si può dire che il 2009 sia l’anno degli strategici.
    Basti pensare alla mole di titoli usciti: Men of War, Dawn of War 2, Empire Total War e lo stesso Codename: Panzers Cold War, ed a quelli in arrivo nell'immediato futuro: Starcraft II, Stormrise, Demigod e chi più ne ha più ne metta.
    Il titolo Atari in analisi quest'oggi dovrà quindi farsi spazio fra tutti questi prodotti, cercando di ritagliarsi quantomeno un “angolino” nel cuore dei fedelissimi della strategia fatta di mouse e tastiera.
    L'impresa non pare delle più facili ma il titolo, terzo capitolo della fortunata serie Codname: Panzers, ha alle spalle un team di sviluppo navigato e con un'immensa voglia di riscatto.
    Si tratta degli ungheresi StormRegion che, dopo aver rischiato il fallimento, sono rinati grazie all'acquisizione ATARI, distributore italiano del gioco, presente sugli scaffali dal 13 Marzo.

    La Guerra Fredda secondo Stormregion

    Siamo nel 1949, il mondo è appena uscito dalla Seconda Guerra Mondiale e le due grandi potenze “vincitrici” -America e Russia- si sono spartite i territori Europei.
    I rapporti fra le due grandi potenze sono molto tesi: la cosiddetta “Guerra Fredda” è nel suo fulcro ed il mondo sembra essere ad un passo dal precipitare nuovamente nella violenta ed autodistruttiva spirale conosciuta con il nome di “conflitto Mondiale”.
    Contrariamente a quanto accaduto nella realtà dell'epoca, in Codename Panzers: Cold War le forze belliche sovietiche e statunitensi scenderanno in battaglia, l'una contro l'altra, nella suggestiva cornice di una Berlino fortemente segnata dalla Seconda Guerra Mondiale.
    L’ 8 Aprile 1949 un aereo da carico C-47 americano si scontra in volo con un caccia MiG-9 russo, proprio sopra l’aeroporto di Tempelhof a Berlino.
    L’incidente viene sfruttato dalla Russia come pretesto per invadere il territorio americano nel vecchio continente.
    Codename: Panzers Cold War propone quindi una reinterpretazione - nemmeno troppo improbabile- della Guerra Fredda.

    Linearità disarmante

    Prima di buttarsi nel pieno del conflitto si potrà scegliere di prender parte ad un tutorial sottoforma di semplici missioni, obiettivo delle quali sarà principalmente recarsi da un punto A ad un punto B e distruggere un determinato bersaglio.
    Questa sezione servirà principalmente per acquisire una certa familiarità con le unità in campo, i loro potenziamenti e con i controlli di gioco che, seppur di semplice fruizione, non risultano immediati per coloro i quali si cimentassero per la prima volta con uno strategico in tempo reale.
    Completato il tutorial sarà giunto finalmente il momento dell'esordio nella guerra vera e propria.
    Ogni missione verrà introdotta da un breve briefing seguito da un filmato durante il quale verranno brevemente introdotti gli obiettivi della missione: sebbene questi pochi minuti filmati non presentino un'eccelsa qualità realizzativa, la loro implementazione risulta funzionale allo scopo di coinvolgere il giocatore nell'atmosfera belligerante.
    Le diciassette missioni componenti l'intera avventura vedranno, purtroppo, il giocatore impersonare sempre le forze della NATO, in un ripetitivo continuum costituito dalla formula di cui sopra: muoversi da A a B, distruggere il nemico e, alcune volte, proteggere la posizione.
    Insomma niente di troppo complicato, ma nemmeno nuovo: uno strategico sì alla portata di tutti ma talmente lineare da risultare quasi meccanico; non ci sarà bisogno neppure di cercare le risorse e costruire la classica postazione dove creare il nostro esercito, come accade in buona parte degli strategici.
    Il fulcro del gioco starà, infatti, nella conquista dei punti di controllo presenti in ogni missione, che faranno salire il prestigio del giocatore, unica vera “risorsa” tramite la quale sarà possibile chiamare rinforzi o potenziare unità.
    Lodevole, se non altro, lo sforzo di StormRegion nell’inserimento di obiettivi secondari e segreti, al fine di rendere varia l’esperienza di gioco, anche alla luce di quella che, a conti fatti, risulta poco più d'una schiera di missioni-fotocopia.
    Purtroppo Cold War non riesce, nemmeno a livelli di difficoltà elevati, ad offrire un grado di sfida tale da “giustificare” -se così possiamo dire- l'estrema linearità della campagna principale, viste soprattutto le lacune che caratterizzano l'IA computerizzata.
    Gli algoritmi che regolano il movimento delle unità nemica sembrano spesso meccanici, predefiniti ed incapaci di mettere davvero il giocatore in qualche difficoltà, rendendo quindi l'esperienza di gioco decisamente meno interessante.
    Non sarà perciò richiesta una grande abilità strategica, quanto piuttosto una minima capacità d'osservazione con la quale studiare e controbattere le mosse “standardizzate” del nemico.
    Anche a livelli di difficoltà elevati, infatti, basteranno non più di due tentativi per superare qualsiasi situazione, vista la completa mancanza di flessibilità nei sopracitati algoritmi, assolutamente non studiati per adattarsi alle scelte del giocatore umano.
    Nonostante questi difetti la giocabilità di Cold War ha una base solida e collaudata, grazie anche ad una discreta profondità d’azione ed all’immediatezza dei comandi.
    L’interfaccia di gioco, molto agile ed intuitiva, sembra non voler distaccarsi troppo dalla semplicità che contraddistingue l'intera produzione ungherese, il che porta il giocatore ad avere piena padronanza dei comandi in pochi minuti.
    Anche le tipologie di unità che il giocatore potrà utilizzare saranno piuttosto limitate; fortunatamente lo stesso non si può dire per le loro possibilità di personalizzazione: i carri armati, ad esempio, potranno disporre di diversi tipi di torrette (antiaeree, lanciafiamme...) e sarà possibile modificare addirittura le verniciature.

    Cold War, come abbiamo visto, non regala certo un’emozionante campagna in single-player, vista soprattutto la longevità limitata e la linearità di fondo. Fortunatamente il giocatore potrà sbizzarrirsi in un multiplayer davvero ben realizzato.
    Nonostante sia presente una sola modalità (il classico deathmatch), il gameplay in questo particolare frangente trae nuova e vigorosa linfa vitale da una struttura ludica funzionale e ben bilanciata, capace, seppur con scelte molto “conservatrici”, di offrire un'esperienza davvero longeva e profonda.
    Non da poco, infine, la quantità di mappe presenti per il settore competitivo: ben venti.

    Ottimo comparto tecnico...ma a che prezzo?

    Stormregion ha fatto un ottimo lavoro nel curare l’aspetto tecnico del titolo, anche se, a dirla tutta, il Gepard Engine brilla solo a metà.
    Le ambientazioni sono realizzate a regola d'arte, ricche di particolari ed arricchite da una sapiente gestione degli effetti luce ed un'implementazione davvero ben riuscita e credibile di effetti particellari, atti a simulare, in maniera spettacolare, fumo, fuoco e quant'altro.
    Cold War vanta, inoltre, un'interattività con gli ambienti non comune in questo genere: grazie ad un motore fisico molto avanzato sarà infatti possibile distruggere gran parte degli edifici e degli arbusti ed addirittura deformare realisticamente il terreno.
    Meno brillante -come anticipato- la realizzazione dei modelli poligonali, molto riuscita per quel che riguarda i mezzi (vedi carro armati) ma non del tutto soddisfacente per quel che concerne gli umani, non molto curati e meno definiti rispetto alle truppe meccanizzate.
    Una nota stonata viene anche dall'implementazione delle ombre alle quali, probabilmente, non è stato applicato un appropriato filtro anti aliasing e che quindi mostrano vistose ed anti-estetiche scalettature in ogni loro parte.
    La bontà generale del comparto visivo ha però un prezzo in Codename Panzers: Cold War: il frame rate. Soprattutto nelle azioni più concitate e con macchine di non ultimissima generazione gli “scatti” si mostreranno in maniera molto vistosa, compromettendo in parte l'esperienza ludica.
    Ineccepibile, infine, il comparto sonoro, caratterizzato da una colonna sonora sempre a tema ed un'ottima campionatura per quel che riguarda gli effetti sonori.

    Codename: Panzers - Cold War Codename: Panzers - Cold WarVersione Analizzata PCCodename: Panzers Cold War paga senza alcun dubbio la mastodontica concorrenza presente sul mercato, con la quale la produzione ungherese non è in grado di competere. Detto ciò, il titolo, pur non esente da difetti tutt'altro che accettabili (vedi linearità profusa e intelligenza artificiale rivedibile), risulta gradevole, soprattutto per chi si volesse avvicinare a piccoli passi al genere. La sua forza risiede infatti in una struttura di gioco solida, in un gameplay immediato ed accessibile e, perchè no, in un comparto tecnico per nulla al di sotto delle ultime e ben più blasonate produzioni del genere. Assolutamente da non sottovalutare, infine, l'apporto di una modalità multiplayer ben congegnata ed in grado di aumetare considerevolmente la longevità del titolo. Anche senza stagliarsi su particolari vette d'eccellenza, insomma, l'ultimo pargolo nato tra le braccia di ATARI risulta discreto e consigliabili a chi cerchi qualche ora di divertimento disimpegnato, nonché, come già detto, un blando approccio alla strategia in tempo reale.

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