Recensione Coffin Dodgers

Sette vecchietti scatenati in gara con la Morte. Da Mario Kart ai Wacky Races, l’opera Milky Tea mescola stilemi di genere per puntare allo scettro di kart game di riferimento su PC. Ce la farà?

Recensione Coffin Dodgers
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  • Nel leggere il nome di Milky Tea, studio creativo con sede a Liverpool, è molto probabile che su ben poche delle vostre teste -o su nessuna, più verosimilmente- si sia accesa una pur tenue lampadina. Il che è assolutamente comprensibile: il gruppo, che pur ha all'attivo un portfolio ben assortito, colmo di lavori di design aziendale e video promozionali in CGI per noti brand internazionali, si è dato seriamente al medium videoludico soltanto da qualche anno a questa parte. Mossi i primi passi nel mobile gaming, il team ha scelto d'impiegare le proprie capacità professionali e artistiche in progetti interattivi un po' più sostanziosi solo di recente, dedicando lo scorso anno e mezzo allo sviluppo di Coffin Dodgers, kart game per PC, Mac e Linux evidentemente debitore nei confronti dei grandi classici di genere. Il titolo, che ha vissuto gli ultimi mesi della sua crescita nell'Early Access di Steam, ha beneficiato fin da subito di un apparente interesse da parte dell'utenza. Merito certamente del medesimo spirito festaiolo e guascone che da sempre caratterizza i racing arcade suoi maestri -Mario Kart, ovviamente, su tutti- ma anche di un concept sulla carta originale, che aggiunge alla congenita spinta a mantenere saldo il vertice della classifica un più funereo meccanismo alla homo homini lupus tra contendenti sintetici. Per inscenarlo i developer si sono serviti di un manipolo di arzilli pensionati, i quali si troveranno loro malgrado l'uno contro l'altro in una folle corsa su quattro ruote con nientemeno che la Morte personificata, anch'essa pronta a solcare l'asfalto con tanto di falce e tunica nera d'ordinanza. Che l'anziano posto sotto la nostra egida sia destinato a cavarsela in qualche modo è scommessa già vinta in partenza; al contrario, che il gioco possegga sufficiente vigore per primeggiare sui suoi consimili è questione assai meno scontata.

    Falce e randello

    È una notte come tante quella che avvolge la cittadina di Sunny Pines quando, come da sua pressante routine, il Sinistro Mietitore si palesa d'improvviso per reclamare ciò che gli è storicamente dovuto per natura. Questa volta gli sfortunati interessati sono i sette stravaganti vegliardi del quartiere, che, tuttavia, si sentono ancora troppo giovani per cedere al sonno eterno e tentano quindi il tutto per tutto, stringendo un patto con il loro mesto ospite. Si decreta infine che i veterani, alla guida di scooter elettrici truccati per l'occasione, si sfideranno direttamente lungo le strade del placido paesino. Sarà proprio la Morte -anch'essa sempre in pista, ché non se ne metta mai in dubbio lo spirito partecipativo!- ad aver diritto al riscatto delle vite degli ultimi classificati al termine del set di tracciati di volta in volta pattuito. Tutti i partecipanti saranno dunque destinati al trapasso, eccezion fatta per colui il quale riuscirà a occupare sempre la parte alta della graduatoria, oltre che a sconfiggere il molesto persecutore in un inevitabile testa a testa conclusivo. È bene segnalare come la premessa del racconto sia in realtà poco influente in termini di meccaniche di gioco. Infatti, tra tutti i personaggi in campo solo quello comandato dal giocatore potrà ambire alla salvezza -in caso di game over prematuro sarà semplicemente costretto a ripartire dalla prima pista dell'ultimo cluster di tracciati sbloccato- laddove, al contrario, gli altri perdenti risorgeranno progressivamente sotto forma di morti viventi, putrefatti eppur sempre in sella al proprio bolide anche durante le sfide successive. Lo Story Mode di Coffin Dodgers si articola su un totale di tredici percorsi, a loro volta suddivisi in quattro tornei ambientati ognuno in una porzione di Sunny Pines, dal centro alla periferia, dalla fattoria al cimitero. Selezionato uno dei sette pimpanti protagonisti si viene subito gettati all'interno di un tutorial atto a spiegare brevemente un control scheme ai limiti del semplicistico. Di base si accelera con pressione prolungata di un singolo pulsante, si direziona il kart tramite levetta analogica del pad o tasti A e D della tastiera e si fa retromarcia -funzione che vi renderete presto conto essere sostanzialmente inutile- con un ulteriore input. Unica novità rispetto ai cugini corsistici più titolati è la possibilità di sferrare un attacco melee contro gli avversari, caricando il colpo col proprio bastone da passeggio e infine rilasciando il tasto in prossimità del malcapitato di turno. Inoltre, come da prassi, anche nell'opera Milky Tea sono previsti diversi power up da intercettare direttamente in-game e impiegare poi per sbaragliare la concorrenza. L'arsenale, derivativo rispetto a quanto già visto soprattutto in Diddy Kong Racing, spazia dai canonici missili a ricerca calorica alle chiazze d'olio da piazzare su strada, dalle sfere energetiche protettive ai propulsori per il boost, e in più aggiunge buffe alternative quali il defibrillatore, utile a disarmare i corridori alle calcagna, e la mitragliatrice Uzi, poco devastante ma dagli effetti offensivi più duraturi. Quel che si nota fin dai primi minuti di singleplayer è un sistema di gioco che evita a tutti costi qualsiasi forma di tecnicismo. Scordatevi la possibilità di sfruttare la derapata per beneficiare del turbo, cifra distintiva delle corse in casa Nintendo divenuta poi ricorrente in molti capisaldi del corsistico di matrice arcade. Qui imboccare le curve senza intoppi è spesso semplice questione di una sterzata poco convinta o del picchiettio spasmodico sull'acceleratore. Più in generale, scordatevi qualsivoglia stratagemma di level design per rendere i tracciati meno lineari; di shortcut, ad esempio, non ce n'è quasi l'ombra, e i pochi ostacoli mobili sparsi per le vie -si avrà a che fare con fasci laser da scansare e orde di zombi prive di una ragion d'essere, se non per farsi investire e restituire al giocatore qualche chiazza di sangue a video- che non sono minimamente in grado di rendere la competizione pur lievemente più piccantina.

    Race in peace

    Proprio così: il problema più evidente della modalità storia di Coffin Dodgers è la pressoché totale mancanza di un livello di sfida tangibile. L'IA avversaria è per la verità abbastanza aggressiva e potrebbe creare in prima battuta qualche leggero grattacapo, ma è altresì molto facile arginarne l'efficacia concorrenziale nel momento in cui l'utente viene chiamato a customizzare il proprio veicolo.

    Completare ogni tracciato consente infatti di accumulare punti esperienza, poi tramutati in automatico dal software in abbondante denaro utile a potenziare motore, riduttore e corpo dello scooter - mezzo, peraltro, unico e condiviso da tutti i personaggi selezionabili- nonché ad aumentare la capienza del cestino per le armi. Bastano pochi upgrade per rendere il nostro beniamino una scheggia capace di far mangiare la polvere agli antagonisti senza difficoltà, il che porta inevitabilmente a concludere l'avventura principale con estrema semplicità e in pochissimo tempo, poco meno di due ore. Si aggiunga che tra i vari character vi è differenziazione meramente in termini di design, fattore che sotterra ulteriormente un replay value già di per sé esiguo. Contenuti extra per i gamer solitari in realtà ce ne sono, ma sono talmente poveri e inconsistenti che è quasi naturale perderne presto interesse. Oltre a un tradizionale Time Trial, il titolo propone una modalità denominata Open World, nella quale è necessario raccogliere quanti più collezionabili possibili in ogni anfratto di Sunny Pines in quella che è a tutti gli effetti una corsa a cronometro.

    Si tratta forse del contenuto più insipido dell'intero pacchetto, probabilmente aggiunto forzatamente per rimpolpare in qualche modo un'offerta modesta, ma superfluo fin dalla prima prova e facilmente dimenticabile. Abbiamo dedicato parecchio spazio del nostro scritto alle opzioni previste per giocatore singolo non perché il multiplayer sia assente, ma in quanto, all'atto pratico, quest'ultimo si è rivelato piuttosto problematico da testare in sessioni prolungate. È anzitutto possibile giocare da due a quattro persone in split screen locale, pratica che non annulla tutti i difetti summenzionati, ma che, in virtù della sintomatica caciara che il genere d'appartenenza tende sovente a generare, riesce di certo a regalare attimi di divertimento collettivo sufficientemente sostanziosi. Poi c'è l'online, che, al solito, dovrebbe consentire il faccia a faccia tra gamer di tutto il pianeta. Il condizionale è d'obbligo, poiché la realtà dei fatti è che entrare in una lobby di Coffin Dodgers equivale più o meno a farsi un giro nella più desolata delle città fantasma. Trovare piloti in rete è ad oggi fortuna rara, e i pochissimi match che siamo riusciti ad avviare e disputare non ci hanno fatto per nulla ben sperare sulla prosperità futura di un'utenza neppur vagamente delineata. E se anche il conteggio poligonale e la generale resa visiva lasciano indifferenti, per non dire insoddisfatti, rimane soltanto da farsi quattro risate con l'umorismo slapstick che permea fin da principio la produzione, che ci ha ricordato alla lontana le "Corse Pazze" dei celebri show televisivi targati Hanna & Barbera. Che per € 9,99 è comunque poco, pochissimo.

    Coffin Dodgers Coffin DodgersVersione Analizzata PCCoffin Dodgers paga lo scotto di una superficialità diffusa, che parte da un gameplay scevro di finezze e giunge malamente a una resa artistica del tutto spoglia e impersonale. Non c’è peccato volontario in una community che mostra enorme fatica nel consolidarsi, seppur non sia affatto possibile tacere sull’argomento; il peccato di Milky Tea, semmai, è quello di aver trascurato completamente ogni forma di contenuto esterno a uno Story Mode francamente troppo fiacco e condensato, bucando le ruote di chiunque possa mostrarsi pur minimamente interessato a prolungare l’esperienza di qualche tempo. Il Tristo Mietitore ha infine riscattato il proprio tributo, che tuttavia non risponde al nome di uno dei rugosi protagonisti, ma, più dolorosamente, a quello di Coffin Dodgers.

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