A poco più di un anno dall’uscita del primo capitolo, Conflict Desert Storm II entra nella mischia dei third person shooter proponendo una blanda ma comunque fedele trasposizione della Guerra del Golfo. Il gioco venne annunciato non appena conclusa la distribuzione del primo capitolo, anche se non erano ben chiari i particolari che avrebbero costituito e reso credibile la sua trama e l’ambientazione destinata a fare da sfondo all’azione delle nostre squadre di incursori. Era inoltre stato promesso che i vari difetti riscontrati dall’utenza nel primo episodio della serie sarebbero stati corretti e che, particolare quantomai interessante, il gameplay sarebbe stato rivisto ed ampliato, in modo da garantire la migliore esperienza di gioco possibile. Sono state mantenute le promesse fatte un anno fa? Continuate la lettura e lo scoprirete.
Gameplay
Conflict Desert Storm è un action shooter in terza persona; pertanto, si discosta in maniera sostanziale dagli Fps di squadra come Ghost Recon o Rainbow Six. La scelta di utilizzare una telecamera che inquadri il corpo del nostro soldato deriva dalla volontà di rendere l’azione il più pianificata possibile: secondo il tutorial di gioco, peraltro ben fatto ed estremamente esaustivo, infatti, un’azione personale in territorio nemico non può che rivelarsi un inutile suicidio e la perdita di un uomo della nostra squadra potrebbe pregiudicare l’intero svolgimento della missione. Nel gioco potremo controllare due diverse squadre di incursione: gli US Special Forces oppure gli uomini del nucleo operativo Britannico SAS. Non ci sono sostanziali differenze nella scelta della squadra: semplicemente la questione si limita ad una preferenza nell’armamento in dotazione e ad un ovvio finale leggermente diverso. Come preannunciato, per la riuscita delle missioni dovremo necessariamente completare le varie azioni prestando attenzione a non perdere neppure uno dei 4 uomini al nostro comando: ogni soldato sarà infatti dotato di uno speciale equipaggiamento che lo caratterizza e che lo rende insostituibile; chi porterà con sé il C4 per le demolizioni o le trappole, chi sarà l’esperto in armi d’assalto e condurrà l’azione all’interno degli edifici o ancora colui che verrà quasi sempre lasciato nelle retrovie a coprire le spalle dei compagni, dotato com’è di un temibile fucile da cecchino. Sorge spontanea una domanda: tale differenziazione nell’armamento degli uomini è davvero così influente per l’esito delle missioni? La risposta è, con somma delusione e rammarico: no. Per quanto i programmatori si siano sforzati di implementare obiettivi secondari da portare a termine solo grazie all’intervento di alcuni uomini scelti, le quest principali sono tranquillamente completabili anche con due soli uomini. Spesso non è neppure necessario sforzarsi troppo per raggiungere l’obiettivo solo con un uomo dotato di fucile di assalto e un paio di kit medici. Questa grave pecca, una volta scoperta (e vi assicuro che ci metterete pochi minuti per comprenderlo) lascia immediatamente decadere ogni minimo stimolo a proseguire nell’avventura che diventa ripetitiva e poco coinvolgente. Se a ciò aggiungiamo l’impossibilità di variare l’approccio alle missioni (la strada da percorrere è una e non prevede deviazioni) otteniamo un gameplay estremamente limitato nella sua forma e nel suo contenuto, impoverito da disattenzioni dettate da una programmazione frettolosa e poco accurata. Unico pregio che va sicuramente sottolineato è il fattore imboscata: può capitare, infatti, di essere colti di sorpresa da un gruppo di nemici in pattuglia e di doversi frettolosamente riparare negli anfratti o negli edifici circostanti. Tali improvvisazioni, soprattutto nella modalità “Difficile” mettono a dura prova l’intuito e la prontezza di riflessi del giocatore, costretto momentaneamente ad interrompere il suo piano per eliminare gli inaspettati assalitori.
Aspetto grafico
Il primo Conflict Desert Storm non aveva convinto appieno sulle qualità del motore grafico messo in piedi dallo studio di programmazione dei Pivotal Games. Il successore, contrariamente a quanto promesso, sfoggia una versione leggermente corretta del vecchio motore grafico e non un motore ad-hoc. I risultati si leggono su schermo: un fastidioso flickering delle superfici che peggiora giocando a 60Hz ed un aliasing generale che investe non solo le ambientazioni, ma gli stessi militari da noi controllati. Inoltre, se a ciò aggiungiamo una paletta dei colori estremamente opaca, un uso quantomai discutibile dell’illuminazione artificiale e la presenza di texture in bassa risoluzione otteniamo un impatto visivo estremamente modesto, non più in linea con gli standard grafici raggiunti dai titoli di terza generazione. Altra pecca, indice di scarsa attenzione nella programmazione e gestione delle risorse dell’hardware Ps2, sono i frequenti cali di frame rate: da una situazione tranquilla ad una situazione concitata c'è uno scarto di circa una quarantina di frame. Durante uno scontro a fuoco, con un elicottero che vola sopra le nostre teste ed un paio di mitragliatrici che ci sparano addosso, il motore grafico non muove più di 15 frame al secondo: un quantità irrisoria che l’occhio umano distingue immediatamente. I cali di fluidità, inoltre, aumentano quando l’opzione 60Hz è attivata.
Telecamera
Elemento che non disturba l’azione e che non eccelle per precisione o prontezza è la telecamera: il motore di gioco non ci consente di modificarla per mezzo della rotazione della levetta analogica destra ma la mantiene fissata alle nostre spalle. Non ci è inoltre permesso zoomare -se non imbracciando un fucile da cecchino- ma è possibile limitare l'inquadratura ad una provvisoria visuale in prima persona, che, tuttavia, non fa altro se non togliere dallo schermo la figura del soldato. Unica nota dolente: in alcune situazioni la telecamera assuma posizioni di difficile comprensione impedendo per qualche istante la visione parziale dell’ambiente circostante.
Sonoro
Un colonna sonora poco ispirata ma comunque sufficientemente varia ci accompagna nelle varie missioni. Sono composizioni principalmente orchestrali, inserite, per chi lo potesse sfruttare, nell’ottimo formato Dolby Pro Logic II. I vari brani mutano tono e ritmo a seconda dell’azione da compiere e dei nemici su schermo e garantiscono quindi un buon livello di coinvolgimento.
Conclusioni
Conflict Desert Storm II non può che essere considerato come un gioco appena sufficiente, privo di novità o caratteristiche che lo elevino ad titolo di punta. Un gameplay ripetitivo e estremamente macchinoso, una grafica scarna ed un motore di gioco per nulla al passo con i tempi fanno il resto. Un titolo che mi sento di consigliare solamente ai fan del primo capitolo che probabilmente riconosceranno in lui un semplice data disk.
Recensione Conflict Desert Storm II
Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco Conflict Desert Storm II - 1069
Tutti alle
A pocoarmi!
più di un anno dall’uscita del primo capitolo, Conflict Desert Storm II entra
nella mischia dei third person shooter proponendo una blanda ma comunque fedele
trasposizione della Guerra del Golfo. Il gioco venne annunciato non appena
conclusa la distribuzione del primo capitolo, anche se non erano ben chiari i
particolari che avrebbero costituito e reso credibile la sua trama e
l’ambientazione destinata a fare da sfondo all’azione delle nostre squadre di
incursori. Era inoltre stato promesso che i vari difetti riscontrati dall’utenza
nel primo episodio della serie sarebbero stati corretti e che, particolare
quantomai interessante, il gameplay sarebbe stato rivisto ed ampliato, in modo
da garantire la migliore esperienza di gioco possibile. Sono state mantenute le
promesse fatte un anno fa? Continuate la lettura e lo scoprirete.
Gameplay
Conflict
Desert Storm è un action shooter in terza persona; pertanto, si discosta in
maniera sostanziale dagli Fps di squadra come Ghost Recon o Rainbow Six. La
scelta di utilizzare una telecamera che inquadri il corpo del nostro soldato
deriva dalla volontà di rendere l’azione il più pianificata possibile: secondo
il tutorial di gioco, peraltro ben fatto ed estremamente esaustivo, infatti,
un’azione personale in territorio nemico non può che rivelarsi un inutile
suicidio e la perdita di un uomo della nostra squadra potrebbe pregiudicare
l’intero svolgimento della missione. Nel gioco potremo controllare due diverse
squadre di incursione: gli US Special Forces oppure gli uomini del nucleo
operativo Britannico SAS. Non ci sono sostanziali differenze nella scelta della
squadra: semplicemente la questione si limita ad una preferenza nell’armamento
in dotazione e ad un ovvio finale leggermente diverso. Come preannunciato, per
la riuscita delle missioni dovremo necessariamente completare le varie azioni
prestando attenzione a non perdere neppure uno dei 4 uomini al nostro comando:
ogni soldato sarà infatti dotato di uno speciale equipaggiamento che lo
caratterizza e che lo rende insostituibile; chi porterà con sé il C4 per le
demolizioni o le trappole, chi sarà l’esperto in armi d’assalto e condurrà
l’azione all’interno degli edifici o ancora colui che verrà quasi sempre
lasciato nelle retrovie a coprire le spalle dei compagni, dotato com’è di un
temibile fucile da cecchino. Sorge spontanea una domanda: tale differenziazione
nell’armamento degli uomini è davvero così influente per l’esito delle missioni?
La risposta è, con somma delusione e rammarico: no. Per quanto i programmatori
si siano sforzati di implementare obiettivi secondari da portare a termine solo
grazie all’intervento di alcuni uomini scelti, le quest principali sono
tranquillamente completabili anche con due soli uomini. Spesso non è neppure
necessario sforzarsi troppo per raggiungere l’obiettivo solo con un uomo dotato
di fucile di assalto e un paio di kit medici. Questa grave pecca, una volta
scoperta (e vi assicuro che ci metterete pochi minuti per comprenderlo) lascia
immediatamente decadere ogni minimo stimolo a proseguire nell’avventura che
diventa ripetitiva e poco coinvolgente. Se a ciò aggiungiamo l’impossibilità di
variare l’approccio alle missioni (la strada da percorrere è una e non prevede
deviazioni) otteniamo un gameplay estremamente limitato nella sua forma e nel
suo contenuto, impoverito da disattenzioni dettate da una programmazione
frettolosa e poco accurata. Unico pregio che va sicuramente sottolineato è il
fattore imboscata: può capitare, infatti, di essere colti di sorpresa da un
gruppo di nemici in pattuglia e di doversi frettolosamente riparare negli
anfratti o negli edifici circostanti. Tali improvvisazioni, soprattutto nella
modalità “Difficile” mettono a dura prova l’intuito e la prontezza di riflessi
del giocatore, costretto momentaneamente ad interrompere il suo piano per
eliminare gli inaspettati assalitori.
Aspetto
Il primo Conflict Desert Storm nongrafico
aveva convinto appieno sulle qualità del motore grafico messo in piedi dallo
studio di programmazione dei Pivotal Games. Il successore, contrariamente a
quanto promesso, sfoggia una versione leggermente corretta del vecchio motore
grafico e non un motore ad-hoc. I risultati si leggono su schermo: un fastidioso
flickering delle superfici che peggiora giocando a 60Hz ed un aliasing generale
che investe non solo le ambientazioni, ma gli stessi militari da noi
controllati. Inoltre, se a ciò aggiungiamo una paletta dei colori estremamente
opaca, un uso quantomai discutibile dell’illuminazione artificiale e la presenza
di texture in bassa risoluzione otteniamo un impatto visivo estremamente
modesto, non più in linea con gli standard grafici raggiunti dai titoli di terza
generazione. Altra pecca, indice di scarsa attenzione nella programmazione e
gestione delle risorse dell’hardware Ps2, sono i frequenti cali di frame rate:
da una situazione tranquilla ad una situazione concitata c'è uno scarto di
circa una quarantina di frame. Durante uno scontro a fuoco, con un elicottero
che vola sopra le nostre teste ed un paio di mitragliatrici che ci sparano
addosso, il motore grafico non muove più di 15 frame al secondo: un quantità
irrisoria che l’occhio umano distingue immediatamente. I cali di fluidità,
inoltre, aumentano quando l’opzione 60Hz è attivata.
Telecamera
Elemento che non disturba
l’azione e che non eccelle per precisione o prontezza è la telecamera: il motore
di gioco non ci consente di modificarla per mezzo della rotazione della levetta
analogica destra ma la mantiene fissata alle nostre spalle. Non ci è inoltre
permesso zoomare -se non imbracciando un fucile da cecchino- ma è possibile
limitare l'inquadratura ad una provvisoria visuale in prima persona, che,
tuttavia, non fa altro se non togliere dallo schermo la figura del soldato.
Unica nota dolente: in alcune situazioni la telecamera assuma posizioni di
difficile comprensione impedendo per qualche istante la visione parziale
dell’ambiente circostante.
Sonoro
Un colonna sonora poco ispirata ma comunque
sufficientemente varia ci accompagna nelle varie missioni. Sono composizioni
principalmente orchestrali, inserite, per chi lo potesse sfruttare, nell’ottimo
formato Dolby Pro Logic II. I vari brani mutano tono e ritmo a seconda
dell’azione da compiere e dei nemici su schermo e garantiscono quindi un buon
livello di coinvolgimento.
Conclusioni
Conflict Desert Storm II non può che essere
considerato come un gioco appena sufficiente, privo di novità o caratteristiche
che lo elevino ad titolo di punta. Un gameplay ripetitivo e estremamente
macchinoso, una grafica scarna ed un motore di gioco per nulla al passo con i
tempi fanno il resto. Un titolo che mi sento di consigliare solamente ai fan del
primo capitolo che probabilmente riconosceranno in lui un semplice data
disk.
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