Dark Souls 3: The Ringed City Recensione

Arriva The Ringed City, secondo e ultimo DLC di Dark Souls III, un contenuto aggiuntivo di assoluta qualità, che vi raccontiamo nella nostra recensione.

Dark Souls 3: The Ringed City
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Crolla -alla fine di ogni cosa- anche il mondo senza futuro di Dark Souls 3, rovina verso un abisso scuro. Spaccato, infranto, bruciato; finendo per comporre un indistricabile Cumulo di Rifiuti.
    Comincia proprio qui, il secondo ed ultimo DLC del titolo targato From Software: in un ammasso informe di resti monumentali, di edifici rotti, di creature piagate e inservibili. Una discarica ai confini del tempo, in cui si intravedono, di tanto in tanto, frammenti dei luoghi che abbiamo calcato. I muraglioni difensivi dell'insediamento dei non-morti, le guglie di Anor Londo, gli scaffali inceneriti dell'Archivio Centrale. Le tracce del loro antico splendore sono però estinte, e tutto precipita verso l'oblio.
    Anche il giocatore, che si lancia da altezze vertiginose, atterra senza soffrire, concedendo il corpo vacuo del suo alter ego ad un movimento entropico e discendente. La prima parte di The Ringed City è esattamente questo: una discesa agli inferi, grave e precipitosa. Attraverso rovine instabili, e paludi velenose, e intrecci di radici che un nuovo centro di gravità ha strappato dalle profondità della terra.

    È un "incipit" evocativo, affascinante soprattutto dal punto di vista delle atmosfere (decolorate, polverose, sospese), ma al contempo doloroso. Perché in questo breve viaggio che poi ci porterà all'area centrale del DLC, verremo costantemente martoriati da lugubri angeli luminosi, che come spietate sentinelle pattuglieranno i cieli plumbei del grande immondezzaio in cui la Cosmogonia di Dark Souls 3 trova la sua (in)giusta fine. Le prime ore di gioco vengono spese insomma scappando da un riparo all'altro, nel tentativo disperato di schivare mortiferi dardi di luce, alla ricerca dei deformi supplicanti che evocano le nemesi alate. È una soluzione poco efficace, frustrante. Non c'è tempo di esplorare, di orientarsi, di intuire la planimetria dell'area, e si muore in maniera sciocca e imprevedibile, anche senza colpe.
    Ben presto si finisce per tralasciare persino il recupero delle anime, dedicandosi ad un meccanico "trial & error", nella speranza di raggiungere un nuovo falò. Non è certo questa, insomma, l'idea di difficoltà che vogliamo vedere nei Souls, e assieme ad un pizzico di sconforto si fa strada l'idea che Miyazaki abbia calcato un po' troppo la mano, puntando su una cattiveria sostanzialmente gratuita.
    Tutto - per fortuna - si aggiusta di lì a dopo: non tanto per via di una Boss Fight piacevole anche se non indimenticabile, ma grazie soprattutto all'apparizione della location principale del DLC. Protetta da un immenso costone roccioso, salvata in qualche maniera dallo sconquasso, se ne sta infatti la Città ad Anelli, ammasso meraviglioso di guglie bronzee e terrazzamenti fioriti.
    La scoperta di questa nuova zona è un'emozione costante per il giocatore, travolto non solo da un level design magistrale (con alcune scorciatoie brillanti e pareti illusorie capaci di nascondere turpi segreti), ma anche incuriosito dalle chiacchiere degli NPC e martoriato dai nuovi nemici.

    La Città ad Anelli è un luogo crudele, abitato da enormi giudici in grado di darvi il supplizio, e pattugliato da spietati cavalieri animati dal potere della fiamma. E ancora da panciuti giganti divorati dall'oscurità, e da blatte schifose a cui è rimasto appena un briciolo di senno.
    In questa seconda parte del DLC riemerge quindi quella difficoltà, stimolante e "corretta", tipica dei Souls più riusciti. Si muore spesso, in The Ringed City, e ferocemente; ma ogni volta si impara qualcosa di nuovo, avanzando lentamente, e sempre coi nervi a fior di pelle: perché le anime che abbiamo accumulato sono sufficienti a farci sudare freddo ad ogni errore. Il dolente viaggio nella Città ad Anelli, sulle tracce di Gael e del colore purpureo necessario per soddisfare la misteriosa pittrice di Ariandel, è insomma di quelli che non si dimenticano. Faticoso, pieno di segreti, e capace di dispensare grandi soddisfazioni: sia agli instancabili indagatori della "lore", sia a chi cerca qualche nuovo pezzo di equipaggiamento. In questo DLC ci sono dei set meravigliosi, armi utili e distintive per quasi tutte le build; persino oggetti magici che sembrano usciti da Bloodborne.

    La nuova avventura, per altro, vi terrà impegnati per oltre cinque ore, conducendovi fino alla fine dei tempi, oltre l'Eta della Fiamma: quando, in un mondo ormai coperto dalla cenere, desolato, privato persino delle ultime tracce di non-vita, si consumerà uno degli scontri più brutali e intensi di tutta la saga. Una battaglia meravigliosa dal punto di vista scenico e perfetta in quanto a ritmo, che farà riaffiorare i ricordi indelebili della lotta furiosa con Artorias. È un peccato, forse, che il DLC decida di non sconfessare quell'ermetismo narrativo che caratterizza Dark Souls 3, rinunciando ad un finale forte, perentorio, e lasciando così che come sempre siano l'immaginazione e la memoria dei giocatori a dover lavorare. Poco male, tuttavia, perché anche se manca una conclusione esplicita, The Ringed City non delude sul fronte della quantità di contenuti, proponendo non solo un nuovo patto e due arene PvP, ma anche un disumano boss opzionale, che rende il pacchetto ben più corposo e interessante rispetto ad Ashes of Ariandel.
    Se The Ringed City non "vince" su The Old Hunters (ad oggi il miglior contenuto aggiuntivo mai sviluppato da From Software), la "colpa" è proprio della separazione dei due DLC, che una volta di più ribadiscono in maniera molto decisa l'esistenza di un legame. Tuttavia, per estensione, durata e ispirazione siamo anche in questo caso dalle parti dell'espansione di Bloodborne, in quello che rappresenta un eccezionale commiato alla saga dell'Anima Oscura.

    Dark Souls 3: The Ringed City Dark Souls 3: The Ringed CityVersione Analizzata PlayStation 4The Ringed City comincia nel peggiore dei modi. Punta su una difficoltà praticamente insensata, si muove sull'orlo della frustrazione, inciampa e cade. Crollando come il suo fragile universo. Chi avrà la pazienza di superare questa iniqua “prova di fede”, tuttavia, verrà abbondantemente ripagato con un contenuto aggiuntivo solido, sostanzioso ed efficace. Le meraviglie della Città ad Anelli bastano del resto a perdonare un incipit forse troppo affrettato: tra i muraglioni di Londor (?) e i silenzi lugubri della chiesa di Filianore si riscoprono infatti tutti i punti di forza della saga. Il level design intricato e calcolatissimo, la difficoltà incalzante, la capacità di forgiare un immaginario fantasy d'impatto: misterioso e in qualche modo familiare, deforme eppure umano, intriso di un fascino arcaico e oscuro. The Ringed City incanta anche perché ha una sua piccola “mitologia in miniatura”, quasi indipendente da quella del capitolo principale, e perché propone una buona diversità di armi e armature inedite, tutt'altro che inservibili. Una coppia di Boss Fight da antologia ed una serie di segreti che metteranno in crisi anche gli indagatori più attenti chiudono il quadro su un'espansione eccellente e irrinunciabile. Peccato solo per una conclusione sommessa, flebile come l'ultima scintilla di un tizzone. Avremmo gradito, per quello che rappresenta l'atto finale di una saga epocale, un'uscita più rombante. Ma nel mondo di Dark Souls, lo sappiamo, le storie non finiscono bene. E quindi dovremo accontentarci di restare immobili, in silenzio, di fronte alla promessa di un “luogo freddo, scuro e accogliente”. Lo stesso che, per così tanto tempo, tutti noi abbiamo chiamato casa.

    8

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