Recensione DarkSpore

Maxis ci stupisce con il suo Hack'n'Slash Spaziale

Recensione DarkSpore
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  • Prima di aggiungere altro: Darkspore ha poco a che fare con Spore. Preambolo assolutamente d’obbligo, visto il grande numero di giocatori che eviteranno l’acquisto solo per quel titolo ‘scomodo’.
    Dimenticate i colori sgargianti e le creaturine tanto carine di Spore, dimenticate l’indefinita mescolanza di generi: Darkspore è totalmente su un altro pianeta.

    L'origine della Specie

    Per più di un millennio i Crogenitors, la razza aliena scientificamente più evoluta, ha vagato per l’intera galassia alterando geneticamente il DNA delle forme di vita incontrate sui diversi pianeti, garantendo loro nuovi poteri e abilità; la scoperta del cosiddetto “DNA esponenziale” (E-DNA) ha portato gruppi di Crogenitors estremisti alla creazione di supersoldati sempre più potenti e pericolosi.
    L’E-DNA si è presto dimostrato, com’era facile aspettarsi, instabile ed incontrollabile, fino ad arrivare all’inevitabile rivolta degli abomini creati, i Darkspores. Dopo anni di sanguinose guerre, i Darkspores hanno avuto la meglio sui Crogenitors, decimandone la popolazione. Nei panni di un fuggitivo Crogenitor, il nostro compito sarà quello di guidare un esercito formato da eroi, creati utilizzando una sintesi più stabile dell’E-DNA, alla riconquista della supremazia galattica.
    Dopo il contestatissimo Spore, Maxis ci ritenta, con un progetto alquanto ambizioso (tanto per cambiare). L’idea è quella di donare al genere RPG/hack and slash una varietà di personaggi e scenari mai vista prima, sfruttando in parte il character editor già collaudato con Spore.
    In Darkspore è possibile ‘collezionare’ e personalizzare fino a 100 diversi eroi modificati geneticamente, suddivisi in 5 razze -Bio, Cyber, Necro, Plasma e Quantum- combinabili con 3 diverse classi -Sentinel, Ravager e Tempest-, queste ultime accostabili rispettivamente ai canoni dei già collaudati ruoli di tank, dps e healer/ranged.
    Ogni giocatore può far scendere in campo tre eroi diversi per ogni partita, opportunamente personalizzati grazie all’editor, e può scegliere di switchare fra loro in qualsiasi momento, in base alle diverse situazioni di gioco. L’equilibrio fra le diverse razze e classi scelte per comporre il proprio team è spesso determinante per la riuscita di ogni missione; comporre un team di soli combattenti melee può essere rischioso, ad esempio, in alcune sezioni di gioco in cui è più sicuro restare a distanza per evitare gli attacchi a zona.
    Ognuno dei 100 supersoldati reclutabili ha a disposizione tre diverse abilità più un’abilità speciale condivisibile con gli altri due eroi in gioco; combinando sapientemente i diversi tipi di attacco è possibile eliminare enormi ondate di nemici senza subire perdite; in questo ambito, però, Darkspore mostra il suo lato più grezzo e meno convincente. Alcune abilità infatti si rivelano troppo potenti, minando l’equilibrio fra le varie classi: una leggerezza che potrebbe portare, più in là nel tempo, all’inflazionarsi di determinate tipologie di personaggi.
    L’editor dei Crogenitors è parecchio differente da come ce lo aspettavamo; le modifiche sui modelli dei supersoldati possono essere effettuate, almeno per ora, solo partendo da basi preimpostate, e solo sulla posizione e le dimensioni dell’equip e di alcuni dettagli del corpo. Una brutta notizia per chi ha apprezzato l’editor di Spore (un po’ meno per Electronic Arts, che non dovrà assistere all’inevitabile invasione dei propri server da parte di improbabili creature dalla forma fallica). L’editor, tuttavia, raggiunge lo scopo per il quale è stato progettato, cioè garantire una varietà quasi infinita di personalizzazioni: sarà davvero improbabile imbatterci, soprattutto nelle fasi più avanzate del gioco, in giocatori che schierano Crogenitors identici ai nostri.
    Giocando in singolo o in cooperativa, ci si ritrova spesso spiazzati dall’infinita varietà di unità nemiche presenti nel gioco, anch’esse suddivise nelle diverse razze già citate; le unità nemiche hanno punti di forza e di debolezza, nonché abilità speciali uniche: in questo modo ogni attacco, specie nelle sessioni di gioco cooperative e nelle battaglie coi boss di fine livello, richiederà prontezza ed improvvisazione.
    Nonostante il primo impatto con la velocità di movimento dei personaggi possa far pensare diversamente, l’azione di gioco in Darkspore è quasi sempre frenetica e richiede spostamenti rapidi e continui click del mouse; molto spesso saremo attaccati da tutte le direzioni, sopraffatti da un massiccio spawn di ostili. Il più delle volte la scritta “Horde incoming” genererà una scarica adrenalinica non indifferente. Il sistema di controllo assegna i comandi relativi a movimento e attacco al mouse, mentre abilità e cambio di personaggio possono essere richiamati comodamente da tastiera. Per muoversi all’interno delle mappe è sufficiente cliccare sulla destinazione, ma spesso risulterà di gran lunga più comodo trascinare il mouse tenendo premuto il tasto sinistro, per evitare eccessivi click, visti quanti ne serviranno per effettuare gli attacchi. In definitiva, il sistema di controllo è semplice ed efficace, se non si prendono in considerazione alcune imprecisioni nel puntamento, alle quali ci si abitua nel giro di poche ore di gioco.

    La campagna prevede un innovativo sistema di “loot a catena”; i giocatori, a fine livello, potranno scegliere se raccogliere subito gli oggetti bonus e tornare alla propria navicella o rischiare tutto e lanciarsi subito nella missione successiva, a difficoltà maggiorata, e avere così la possibilità di ricevere oggetti più rari.

    Cooperazione Totale

    Pensato principalmente come titolo prettamente co-op, Darkspore non riesce ad offrire una modalità single player valida, grazie anche allo storytelling molto presente e ben realizzato. Collezionare tonnellate di loot di vario genere e potenziare all’inverosimile i nostri soldati mutanti perde però di significato, se non si ha modo di sfoggiare gli oggetti più rari nelle bizzarre scorribande in co-op. Le sezioni in cui è suddivisa la campagna di gioco sono affrontabili, quindi, con l’aiuto di giocatori umani, invitabili direttamente dalla propria lista amici o selezionati casualmente grazie all’ottimo sistema di matchmaking, che raggrupperà Crogenitors dello stesso livello. Per promuovere l’utilizzo della modalità cooperativa, Maxis ha pensato bene di inserire nemici e boss di fine livello esclusivi per questa modalità; essi avranno accesso ad alcune abilità in grado di incapacitare temporaneamente uno o più membri del gruppo, rendendo indispensabile il gioco di squadra.
    La cooperazione è ridotta, purtroppo, da un level design che prevede mappe di ampiezza limitata, e dal numero massimo di giocatori per ogni partita, che è quattro. In questo senso Maxis ha scelto di sacrificare il numero massimo di giocatori per ridurre le situazioni di caos puro, frequenti anche in partite co-op con 3-4 partecipanti.
    Il loot viene suddiviso fra i partecipanti in modo imparziale, con il metodo del “roll”, ossia il lancio -virtuale- del dado; non è prevista, a tal proposito, la possibilità di vendere o scambiare con gli altri giocatori gli oggetti in surplus; scelta opinabile, vista l’importanza che gioca il loot in titoli del genere.
    Oltre alla modalità co-op era giusto aspettarsi un’adeguata modalità di gioco che prevede lo scontro diretto con altri giocatori (PVP); Darkspore offre la possibilità di affrontare altri giocatori in sfide 1 vs 1 o 2 vs 2; quest’ultima, in particolare, risulta essere la più divertente ed appagante. E’ richiesta, infatti una sostanziale dose di affinità con il nostro alleato e l’utilizzo di uno schieramento ‘complementare’ dei crogenitors in campo.

    L’universo è bello perché è vario

    Lo stile di Darkspore è ben distante da quello coloratissimo e sgargiante di Spore; i toni cromatici più cupi rendono bene il clima delle guerre galattiche e si sposano bene con lo stile aggressivo dei nuovi personaggi. Il conteggio poligonale è di gran lunga superiore alle altre produzioni targate Maxis e il massiccio utilizzo del bump mapping garantisce una resa grafica più che discreta. Gli effetti di luce, nei quali non avrebbe guastato una maggiore varietà cromatica, sono ben realizzati, così come le animazioni, davvero fluidissime e molto convincenti. Poco da dire invece sulla varietà dei modelli 3d, concetto totalmente rivoluzionato da Maxis a partire da Spore.
    La colonna sonora, con le sue lunghe digressioni psichedeliche, garantisce un suggestivo sottofondo, ma spesso manca di quei tipici crescendo che dovrebbero accompagnare i momenti più concitati delle battaglie.

    DarkSpore DarkSporeVersione Analizzata PCUn sanguinoso hack and slash ambientato nello spazio era l’ultima uscita da aspettarsi dai Maxis di Sim City, The Sims e Spore. Eppure Darkspore ci ha lasciati piacevolmente sorpresi, grazie all’enorme varietà di personaggi giocabili e nemici e ad una soddisfacente modalità di gioco cooperativa online. Nonostante alcune imperfezioni, Darkspore ha tutte le carte in regola per attirare un numero ragguardevole di giocatori online, vista anche la penuria di nuove uscite nell’ambito degli hack and slash, almeno fino al ritorno del demone cornuto di Blizzard.

    8

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