Recensione Darkwatch: Curse of the West

Un clone di Halo ambientato in un gothic-west o molto di più?

Recensione Darkwatch: Curse of the West
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Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Ritorno dall’oscuro cammino

    Non avremmo mai pensato che dopo lunghi rinvii, cambi di publishers e difficoltà innumerevoli, nonostante tutto Darkwatch, opera prima di High Moon Studios, riuscisse a raggiungere gli scaffali. Forse un potere oscuro ha sospinto il titolo pubblicato da Capcom (in USA) fino alle nostre lande desolate dove oggi è per noi possibile proporvi questa review. Seguiteci nell’avventura della scoperta di Jericho Cross e delle sue gesta, poiché il destino talvolta riserva sorprese inaspettate...

    Non vogliamo innanzitutto rivelarvi durante la review quella che sarà una trama interessante, con diversi colpi di scena che vi terranno con il fiato sospeso. Accenneremo solamente che impersonando Jericho Cross, il protagonista del videogioco in questione, dovrete rimediare ad un imperdonabile, tragico errore ( e capirete quasi subito quanto sarà difficile farlo).

    Eteree allucinazioni notturne

    L’ambientazione del nuovo sparatutto in prima persona apparso su Xbox e Ps2, ambiziosa ed originale allo stesso tempo, fonde elementi dei film western più classici con tematiche horror/splatter molto vicine ad uno stile gotico/vittoriano, e il risultato finale è strepitosamente interessante e coinvolgente. Traducendo graficamente questa fusione di tematiche egualmente allettanti, ci troviamo di fronte ad uno dei comparti grafici più perforanti mai apparsi su console. Senza troppi giri di parole, Darkwatch gira a 60 FPS senza la minima incertezza, con effetti grafici incredibili quali esplosioni a catena, effetti particellari, fuoco e fumo realistici come raramente ci è capitato di vedere. Il dettaglio presente negli schemi di gioco è curatissimo, e la presenza dell’engine Havok garantisce una fisica e un realismo dinamico a tratti stupefacente.

    La morte teme chi porta il distintivo

    L’originalità del design profuso in Darkwatch sarà immediatamente tangibile quando impugneremo le armi a disposizione per creare massacro e scompiglio nelle armate delle tenebre che ci ritroveremo ad affrontare. Jericho Cross infatti, una volta “arruolato” nei Darkwatchers, sarà l’ago della bilancia, o se volete, la punta del proiettile d’argento necessaria a sconfiggere il male supremo. In quest’opera di purificazione Jericho verrà aiutato da incredibili armi, che seppur tradizionali come concezione, nel design accurato e particolare troveranno la forza di essere devastanti anche con i colpi ravvicinati. Dall’ impugnatura di una qualsiasi pistola, al calcio del vostro shotgun, ogni arma è dotata di una letale lama d’acciaio che frantumerà letteralmente le ossa ai nemici che oseranno pararsi davanti a voi. E con quale soddisfazione, dato che l’impianto sonoro in 5.1 che supporta il gioco Capcom vi farà più di una volta accapponare la pelle dal realismo.

    Le urla dell’inferno, ecco cosa crederete di udire in alcune delle situazioni più caotiche. Ma il rinfrancante crepitare delle vostre armi talvolta supererà e cancellerà le odi di dolore intonate dalle schiere di non morti che affronterete. Le esplosioni sono corpose, il doppiaggio americano ben fatto (anche se Jericho, da buon duro dei film western non pronuncia una singola parola), e la colonna sonora spazia dal più classico dei temi western (riconoscerete immediatamente il main-theme di apertura del gioco) fino a temi d’atmosfera goticheggiante ed angosciante.

    Sceglierai tra il bene ed il male

    Non abbiamo riscontrato un’eccessiva linearità negli schemi di gioco, sebbene alcuni ambienti tendano ad incanalare il giocatore, mentre altri molto ampi danno libertà di scelta e di strategie di azione. Dovrete più di una volta giocare “alla Halo” senza pensare di essere immortali (a dispetto di tutte le apparenze). La citazione del capolavoro Bungie non è stata casuale dato che gli stessi High Moon Studios hanno detto di aver voluto omaggiare Bungie nella loro opera prima. E da quanto abbiamo visto ci sono riusciti in pieno. I controlli del joypad, se settati sul tipo Chieftain (notate il gioco di parole?) sono identici ad Halo sia come pattern di comandi che come feeling. Avete capito bene: Darkwatch è l’FPS che come giocabilità e risposta dei comandi più si avvicina e quasi ricalca l’esperienza di Halo.

    Non è tutto oro ciò che luccica

    Sebbene quasi tutto il materiale presente in Darkwatch sia di una qualità elevata, mancano alcuni elementi che avrebbero potuto consegnarlo alla memoria storica dei titoli d’eccellenza. La magnificenza grafica ha un prezzo da pagare, tradotto in un discreto numero di punti in cui il gioco verrà spezzato per permette qualche decina di secondi di caricamento. Nulla di trascendentale, ci mancherebbe, ma l’eccessiva presenza soprattutto all’inizio di queste schermate di attesa rischia di spezzare l’azione frenetica che il gioco richiede e che rende elettrizzante l’esperienza. I filmati che scandiscono la trama e introducono il gioco (troppo insistenti ancora una volta nell’incipit), non sono tra i migliori esistenti: talvolta sembrano affrettati o poco curati, frutto forse della travagliata genesi del titolo. La longevità del titolo varia estremamente in base ad una delle quattro difficoltà da selezionare all’inizio dell'avventura. Consigliamo caldamente ai più esperti giocatori di FPS di scegliere la penultima opzione. Così facendo, una dozzina di ore di gioco in single player sono quasi assicurate.

    Dispensare doppiamente la Morte

    - X Box -
    Il multiplayer online del titolo Capcom non è stato testato dato che la review si è focalizzata su una copia NTSC USA del gioco. Quello che possiamo garantire è che lo splitscreen fino a quattro giocatori su una singola console lavora molto bene, con leggero calo di dettaglio grafico ma pari fluidità. Consentendo battaglie all’ultimo sangue ( è proprio il caso di sottolinearlo...), il gioco di High Moon prova anche ad inserire qualche novità, come ad esempio offrire le stesse mappe in due versioni diverse (giorno e notte), e a seconda del setting sarà possibile o meno usare i poteri sovraumani di Jericho, variando conseguentemente le strategie e tecniche di gioco. Una bella idea ben implementata che regalerà soddisfazioni ai giocatori in multiplayer.

    - Ps2 -
    Purtroppo la versione PS2 è molto più limitata sotto questo aspetto. L'esperienza di gioco non offre il servizio online, e la modalità Party vive solamente graze alla divertente opzione "Cooperativa". Molto riduttivo. La longevità del titolo si abbassa non poco per questa mancanza.

    Darkwatch: Curse of the West Darkwatch: Curse of the WestVersione Analizzata XboxConcludendo, Darkwatch si è rivelato una graditissima sorpresa, non solo per le capacità tecniche di tutto rispetto che ha voluto regalarci ma anche per l’intensità e la dose di azione che permette di affrontare senza eccessivi pensieri, risultando sempre coinvolgente e vario. L’originalità delle ambientazioni, dei protagonisti e dell’atmosfera che riesce a creare sono uno degli stimoli che ci ha portato a finire il titolo e ad accantonare anche giochi più blasonati e conosciuti su altre consoles. L’approccio quasi identico ad Halo come feeling generale e la corposa componente multiplayer completano un titolo che con due tre mesi di ulteriore affinamento avrebbe potuto davvero diventare un cult. Speriamo di vederne presto un seguito sulle console next-gen.

    8

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