Recensione Dead Island Riptide

Techland propone un secondo episodio fortemente conservativo

Dead Island Riptide
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Uscito nel Settembre del 2011, Dead Island fu accolto in maniera contrastante dalla critica, che ne osannava le doti cooperative criticando però le tante similitudini al pur non recentissimo Dead Rising, nonché un comparto tecnico complessivamente non entusiasmante. Diversa la reazione del pubblico, completamente assuefatto dal mix tra le meccaniche da First Person Adventure e le velleità da RPG mostrate dal titolo Techland.
    Premiato come uno tra i Game of the Year, Dead Island fu in grado di creare un vero e proprio seguito di fan sfegatati, rimasti soddisfatti dal DLC Ryder White (che proseguiva le vicende dei quattro sopravvissuti) e ansiosi di vedere cosa la sucessiva avventura avrebbe riservato loro.
    Oggi siamo qui proprio per vedere cosa si nasconde dietro a Dead Island Riptide, presentato inizialmente come un prodotto "nuovo", quasi a se stante, e rivelatosi recentemente un seguito chiaramente indirizzato lungo i binari del primo episodio. Una definizione quanto mai calzante, come vedremo a breve, per una produzione dove con il minimo sforzo i ragazzi di Techland sono riusciti ad ottenere un soddisfacente risultato.
    Dead Island Riptide, disponibile per PC, Playstation 3 ed Xbox 360 dal 26 Aprile, ci ha infatti mostrato caratteristiche estremamente simili al suo predecessore. Sfruttando la solidità delle rodate meccaniche e l'appeal di una modalità cooperativa superata solo da Borderlands, Techland fa ancora una volta breccia, anche se in maniera non così potente come in passato.

    Cinque personaggi in cerca d’autore

    Le vicende di Dead Island Riptide iniziano esattamente dove quelle di Ryder White si erano concluse. Xian Mei, Sam B, Logan e Purna sono riusciti a scappare all'inferno di Banoi e si apprestano a tornare alla civiltà. La nave militare che li dovrebbe portare in salvo, tuttavia, cela una spiacevole sorpresa - la presenza di un pezzo grosso dell'industria farmaceutica intenzionato a sperimentare il loro grado di resistenza al virus. La situazione degenera quando il contagio si diffonde anche sulla portaerei apparentemente inviolabile, costringendo i protagonisti all'ennesima rocambolesca fuga. Tutto finisce con un tremendo naufragio e l'amaro risveglio sull'ennesima isola deserta. Si tratta di Palanai, altro "paradiso violato" dell'arcipelago che abbiamo imparato a conoscere un paio d'anni fa. Il contagio, ovviamente, è arrivato anche qui: a testimoniarlo l'ammasso di cadaveri sulla spiaggia dorata sulla quale ci risvegliamo, teatro d'incontro con i nostri nuovi alleati, oramai stabilitisi sull'isola. Nemmeno il tempo di fare le presentazioni che il capitano della ormai dispersa nave rivela i piani dell'esercito: nuclearizzare l'intera area. Il tempo stringe e non ci rimane che rimboccarci le maniche e lanciarci in una nuova avventura.
    Lo stile narrativo, inserito tra una quest e l'altra e a margine di tanta azione ammazza-zombie, è lo stesso del primo Dead Island. Una vicenda che svelerà pian piano alcuni nuovi retroscena del contagio, mentre sullo sfondo si susseguiranno una serie di personalità appena tratteggiate. Protagonisti e comprimari presentano una caratterizzazione piuttosto debole, abbozzata giusto per dare un pizzico di colore in più alla vicenda, esattamente come nel precedente capitolo. Questa, alla stessa maniera, si rivela piuttosto marginale all'esperienza ludica e, tra un sopravvissuto da salvare ed un folle missionario, si limiterà ad accompagnarci senza mai coinvolgerci completamente o entusiasmarci tramite colpi di scena.
    Un intreccio piuttosto lineare (ma comunque piacevole) per un'avventura dove a fare la parte del leone sarà l'azione; o meglio l'urgenza di agire in fretta e di sopravvivere per fuggire dal nuovo incubo. Queste sensazioni, in Dead Island Riptide, sono veicolate meravigliosamente. Per quanto i protagonisti siano ben capaci di difendersi ed abbiano a disposizione un bel numero di armi non convenzionali, il senso di instabilità acuito dall'alto numero di infetti e la fretta instillata dai sopravvissuti, riesce a ricreare l'atmosfera da perfetto survival game. A far da poderoso contorno il solito Paradiso Terrestre in rovina e putrefazione: un'immagine di forte contrasto e sempre d'effetto.

    Squadra che vince non si cambia

    Dal punto di vista ludico Dead Island Riptide non cambia quasi nulla della struttura del suo predecessore, a partire dalla scelta dei protagonisti. Ad affiancarsi a quattro soliti noti ci sarà però anche un nuovo arrivato: John Morgan, ex marine ed esperto del combattimento corpo a corpo. Si va così a completare un cast molto eterogeneo, ideale per le combinazioni di due, tre o quattro eroi che caratterizzeranno le partite multigiocatore. Al videoplayer di vecchia data, infine, sarà data anche la possibilità di importare il salvataggio da Dead Island, in maniera da mantenere skill ed esperienza già guadagnate nella precedente avventura. Una scelta molto intelligente, quella di Techland, che non penalizza, in questo senso, nemmeno i nuovi arrivati. L'avventura, infatti, vedrà il nostro beniamino (chiunque esso sia) iniziare già forte di quindici livelli d'esperienza e con la possibilità di distribuire a piacere (o lasciando fare alla CPU) altrettanti punti abilità. Oltre alla facoltà di personalizzare il proprio alter-ego sin dal principio, questa soluzione facilita leggermente le cose per i novellini, garantendo anche a chi tentasse l'avventura in solitaria un approccio leggermente meno punitivo. E la sensazione è proprio quella di un'avventura in generale più user friendly, a partire da un certo snellimento di alcune routine d'attacco. Il team ha lavorato di cesello, rendendo alcune animazioni un po' più fluide, snellendone altre e limando la ruvidità di un combat system che affascina anche rimanendo pressoché identico agli esordi. Smembrare o sfracellare zombie utilizzando coltelli, machete, asce, mazze, martelli, tubi di ferro e chi più ne ha più ne metta non ha semplicemente prezzo; soprattutto se il tutto viene gestito dal giocatore in completa autonomia, grazie all'ingegnoso sistema che, sfruttando lo stick analogico sinistro, permette i brandire l'arma in completa libertà. I "tatticismi" che avevamo imparato ad interiorizzare (tagliare le braccia o le gambe per rendere l'infetto inoffensivo, ad esempio) tornano in pompa magna, dandoci la facoltà di affrontare ogni battaglia come più ci aggrada - o sfruttando le debolezze del nemico.

    "Dead Island Riptide è troppo simile al suo predecessore per sfondare e fare il salto di qualità che tutti ci aspettavamo"

    In quest'ottica s'inserisce anche il nuovo sistema di respawn, che porta anche in single player le velleità del multi. Ad ogni morte non verremo riportati all'ultimo checkpoint o costretti a ricominciare dall'ultimo salvataggio: dopo una decina di secondi il respawn avverrà a breve distanza dal luogo del decesso, rendendo possibile un secondo assalto ai nemici già indeboliti. Non è però il caso di lasciarsi fuorviare. Se è vero che si tratta senza ombra di dubbio di una meccanica in grado di abbassare il tasso di sfida, bisogna ammettere che la massiccia presenza di nemici in ogni dove rende, soprattutto in single player, necessaria tale aggiunta. I più estremisti, probabilmente, storceranno comunque il naso; tutti gli altri sappiano che, a nostro modo di vedere, questo espediente elimina gran parte della frustrazione sorbita già nel primo Dead Island.
    Anche se leggermente facilitata, inoltre, l'avventura non perde un briciolo di quello che è stato ed è il suo punto di forza: la varietà. Notiamo prima di tutto un rimpinguarsi delle fila nemiche, che vedono il ritorno di tantissimi "volti noti" e l'aggiunta di qualche new entry particolarmente interessante. Tra i tanti, come al solito, spiccano i Campioni - infetti particolarmente pericolosi perché dotati di forza straordinaria, costituzione particolarmente robusta o particolari "poteri" che ci daranno veramente del filo da torcere. Dalla nostra, sempre in termini di varietà, un arsenale di tutto rispetto. Come abbiamo già sottolineato, tra coltelli, pistole sparachiodi, mazze, vanghe e artigli alla Wolverine avremo veramente l'imbarazzo della scelta. Ogni pezzo d'equipaggiamento con la sua resistenza, le sue caratteristiche in termini di danno ed affaticamento per il fruitore e, naturalmente, la possibilità di essere riparato e potenziato ai classici tavoli da lavoro. Le abilità da piccolo ferramenta dei nostri, in questi casi, ci verranno in aiuto anche per creare nuovi accrocchi partendo dai progetti recuperati sull'isola e mettendo assieme le materie più strane (sempre reperite in loco). Dalle mazze chiodate ai coltelli da lancio avvelenati, man mano che progrediremo nell'avventura avremo un sempre maggior imbarazzo nella scelta. A corredo tutti i talenti (singoli e di gruppo) che hanno già reso grande il primo Dead Island: tre skill tree (Furia, Combattimento e Sopravvivenza) in cui investire i punti guadagnati livello dopo livello per rendere sempre più pericoloso il nostro alter-ego. Specifichiamo, per chi non avesse mai avuto a che fare con Dead Island, che ognuno dei cinque avrà peculiarità differenti, soprattutto nell'abilità con le armi. La bella Xian Mei, ad esempio, è un'esperta delle armi da taglio; il rapper Sam B, come da copione, ben più abituato alle pesanti armi contundenti. In ciascuno skill tree, dunque, troveremo diversi talenti che sfrutteranno tale predilezione per acuire le capacità offensive di ciascuno, rendendo la progressione sempre molto dinamica. Si chiude con la Furia, una sorta di modalità berserk comune a tutti e cinque i protagonisti ed in grado di massimizzarne le statistiche fisiche per una manciata di secondi.
    Tutta quest'intelaiatura da il meglio di se, esattamente come nello scorso episodio, quando declinata nella modalità cooperativa. Di tipo drop-in drop-out questa consentirà fino a quattro giocatori contemporaneamente di affrontare l'intera campagna, intrecciando le peculiarità di ciascuno per avere la meglio sulle folte orde di zombie - tanto numerose proprio per questa forte inclinazione alla cooperazione. Un'inclinazione sottolineata ancor più dalle diverse abilità di squadra: talenti da sfruttare rigorosamente all'unisono per ottenere effetti benefici diretti e indiretti ed aumentare il numero delle variabili in gioco. Da questo punto di vista, come già detto, non c'è veramente di che lamentarsi: sfruttando la presenza di amici in carne ed ossa potremo inoltrarci ancor più nei meandri tattici che Techland ha imbastito in Dead Island, sfruttando la maggior quantità di armi da fuoco a disposizione in Riptide per organizzare assalti degni della S.W.A.T. ai piccoli villaggi infettati.

    Il più grande pregio (coop esclusa) di Dead Island Riptide è purtroppo anche il suo più grande difetto. Techland, limitando al minimo lo sforzo produttivo, è riuscita sì a produrre un titolo forte dell'esperienza del predecessore, ed ugualmente divertente, ad un costo contenuto (la versione retail verrà venduta nuova a 49,99 €); così facendo però ha anche evitato di correggere molti dei difetti. L'esagerata quantità di nemici, ad esempio, impedisce ancora una volta di godere -in singolo- della libertà esplorativa che l'enorme ambientazione completamente aperta concede. Così tanti avversari (e così ricettivi) non danno inoltre alcuna possibilità d'agire furtivamente - un'opzione richiesta a gran voce, che avrebbe potuto aumentare notevolmente il coinvolgimento. E la lista non finisce qui. La stessa esplorazione viene raramente premiata come si conviene: progetti extra e qualche collectible di dubbio gusto ed utilità sono in buona sostanza le uniche ricompense al notevole dispendio che la meticolosa esplorazione richiede. Le quest risultano sempre abbastanza anonime, prive del mordente che ci si aspetterebbe da un'avventura di questa portata. A livello tecnico, infine, si assiste ad un mini disastro. Lasciando perdere quanto descriveremo nel paragrafo dedicato ci troviamo di fronte ad una folta serie di problemi legati alle collisioni ed alle compenetrazioni poligonali, che sfociano in glitch visivi di varia natura. Zombie incastrati, zombie che cadono senza motivo da rampe di scale, collisioni che non si verificano come dovrebbero e così via. Queste problematiche, oltre a rendere decisamente meno bello il "colpo d'occhio" complessivo, penalizzano per certi versi anche il gameplay. L'hitbox a volte impreciso, ad esempio, mina le certezze del giocatore in combattimento, lasciandolo a volte in completa balia del nemico. La gestione del combattimento "Analogico" (quello totalmente gestito con lo stick) presenta i soliti limiti: la necessità di mantenere la pressione sul grilletto sinistro come "modificatore" appare scomoda e una certa macchinosità nell'implementazione stessa, rende tale sistema fruibile da subito solo ai veterani della saga. Per tutti gli altri sarà obbligatorio un certo periodo di adattamento: non frustrante come per il primo Dead Island (lo abbiamo detto, alcune meccaniche sono state snellite) ma nemmeno gradevole.
    In conclusione possiamo dire che Dead Island Riptide è troppo simile al suo predecessore per sfondare e fare il salto di qualità che tutti ci aspettavamo. Basandosi sulle stesse solide radici, il titolo Techland si presenta senza ombra di dubbio come un buon First Person Adventure, molto divertente e coinvolgente soprattutto se affrontato in cooperativa con uno o più amici. In singolo, invece, tutti i difetti affiorano inesorabilmente, lasciando un pizzico d'amaro in bocca a chi si aspettava un sequel potenziato. Gli stessi fan, allo stesso tempo, non vengono delusi dalla pedissequa ripresa di una formula collaudata e funzionale. Una produzione controversa insomma, che metterà probabilmente d'accordo molti grazie al particolare fascino delle sue caratteristiche uniche, al prezzo molto abbordabile e alla release in un periodo quasi completamente privo di uscite di valore.

    Tech-land

    A livello tecnico Dead Island Riptide è mosso dallo stesso motore di Dead Island. E per lo stesso, in questo caso, non intendiamo solo di nome ma anche di fatto. Se per quanto riguarda il gameplay mantenere l'intera struttura praticamente intatta può essere vista come una scelta in gran parte vincente, dal punto di vista tecnico questo è senza ombra di dubbio un clamoroso autogoal. Riptide è sostanzialmente due anni indietro rispetto alle ultime produzioni e, per quanto il colpo d'occhio sia spesso piacevole (grazie all'ambientazione molto evocativa), le problematiche tecniche non tardano a farsi notare. La texturizzazione si mostra spesso sotto tono, così come la modellazione di protagonisti e comprimari che, nei primi piani, palesano una inespressività che ha del clamoroso. Fanno meglio gli avversari, modellati non con gran ricchezza di dettagli ma in molti casi più particolareggiati dei protagonisti. A questo proposito sempre affascinante il design e la varietà, tra le fila nemiche: tra i normali infetti, le new entry e i Campioni ci sarà veramente l'imbarazzo della scelta.
    Per nulla ben implementate, invece, le animazioni: spesso dinocolate, meccaniche, scattose e prive dei frame extra che garantirebbero la completa fluidità di movimento. Qualche bug e glitch visivo di troppo, unito a rallentamenti ed un certo quantitativo di tearing, chiudono il cerchio di un'opera visivamente sotto tono. Si salva, come si diceva, l'ambientazione. Da questo punto di vista, per quanto il riciclo di asset sia piuttosto visibile, il team riesce a presentarci l'ennesimo Paradiso Terrestre dai panorami mozzafiato, contrastato dalla totale desolazione, dalla putrefazione dei cadaveri e dal sangue raffermo che intacca le spiagge. Un'immagine di grande impatto che si rivela ancora una volta vincente.
    Dal punto di vista sonoro si registra un doppiaggio (completamente inglese) di decente fattura e convincenti campionature ambientali. La soundtrack è composta proprio da queste ultime, senza vere e proprie musiche a fare da sottofondo, per una maggior immersione nell'ambientazione.

    Dead Island Riptide Dead Island RiptideVersione Analizzata Xbox 360Nonostante i reiterati difetti ed un comparto tecnico, almeno su console, da dimenticare, Dead Island Riptide si conferma un prodotto di discreto valore, bissando in parte il successo del predecessore. La commistione di struttura open world, varietà e grande libertà d’azione, fanno di quella Techland l’ennesima opera da non perdere per tutti i fan del genere survival e delle avventure cooperative. Un titolo sicuramente meno d’impatto rispetto al predecessore ma, in ultima analisi, ugualmente funzionante. Per quanto lo sforzo produttivo (praticamente inesistente) non possa passare inosservato, Dead Island Riptide rimane un videogame da consigliare a chi abbia amato il primo Dead Island e a chi voglia un’esperienza cooperativa anche solo vagamente simile a quanto offerto da Borderlands (che rimane inarrivabile).

    7.6

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