Recensione Dead or Alive Dimensions

Tecmo raddrizza la curva discendente di interesse per il 3DS con un picchiaduro sorprendente

Recensione Dead or Alive Dimensions
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Disponibile per
  • 3DS
  • Un passo falso ed ecco che ci si ritrova a precipitare nel dimenticatoio. 
    Dalle lussuose copertine patinate delle riviste dedicate a Dreamcast e Playstation agli scaffali più polverosi dei giochi usati di un Gamestop.
    Trasformare Dead or Alive in un’esclusiva Microsoft non è stata la migliore delle idee di Tecmo. La serie si era conquistata una posizione di tutto rispetto tra gli adoratori dei picchiaduro, e la bontà dei capitoli tre e quattro purtroppo non ha potuto incontrare la benevolenza di un mercato inadatto al genere: dopotutto l’utenza Xbox è stata per anni ubricata da FPS, senza contare la diffusione piuttosto limitata della console, discorso estendibile anche alla potente 360, che per una buona metà del suo ciclo vitale è rimasta legata dalle stesse catene della nera antenata.
    La rinascita dei picchiaduro cominciata qualche anno fa ha poi coinciso con l’abbandono di Mr Itagaki, avvolgendo di totale silenzio il sovente chiacchierato quinto episodio.
    Il colpo finale è stato lo sfruttamento del brand che ha visto Dead or Alive trasformarsi da glorioso picchiaduro ad un concentrato di fanservice, con gli imbarazzanti spin off a base di bikini e sangue pompato verso flaccidi corpi cavernosi.

    Alive

    La paralisi di Tecmo, durata davvero la quasi totalità della generazione corrente, sembra essersi arrestata grazie a Nintendo e all’inutilmente controverso Other M. La collaborazione con la casa di Kyoto ha spinto la software house giapponese a tornare in attività con rinnovata energia. 
    Energia riversata con grande intensità verso il nuovo portatile 3D.
    Assente tra i titoli di lancio ma protagonista di un’uscita puntuale in grado di risollevare quanto basta l’interesse verso lo sfortunato esordio del giovane handheld, Tecmo resuscita Dead or Alive con Dimensions, un nuovo capitolo che vuole essere anche un best of dei quattro precedenti.
    Malgrado la concorrenza dell'acclamato Street Fighter IV, Dead or Alive: Dimensions è dotato di un potenziale enorme ed è meritevole di essere trattato non solo come un ottimo picchiaduro, assolutamente imperdibile per gli appassionati del genere, ma anche come uno tra i migliori titoli disponibili sulla console.
    Scopriamo assieme perchè.

    High Counter

    Non si può certo dire che con questo Dimensions Tecmo abbia lesinato sui contenuti. 
    Le modalità di gioco sono davvero numerose e variegate: alcune classiche, come training, arcade mode (dotato di sei course differenti), time attack e versus, altre più più elaborate.
    E’ il caso del Chronicles mode che, ricco di filmati ed incontri basati su QTE, ripercorre in modo confuso la storia di tutta la serie sin dalle origini, fungendo al tempo stesso da ottimo tutorial, oppure le Tag Challenge, venti sfide che vedranno scendere sul ring fino a quattro personaggi contemporaneamente alle prese con compiti di difficoltà crescente da affrontare affiancati dalla (stupidissima) CPU.
    Il supporto del gioco in rete è altrettanto ricco, e permette di cimentarsi in partite singole o doppie sia con sconosciuti da tutto il mondo che con amici registrati sulla console. 
    Dead or Alive: Dimensions fa ottimo uso delle potenzialità della console, non solo offrendo scontri online praticamente privi di imput lag, preferendo il sacrificio, seppur raro, del framerate, ma anche sfruttandone i sensori di movimento, lo street pass e le Play coin.
    La modalità Showcase, ad esempio, ci trasformerà in provetti fotografi, alle prese con fondali e modellini dei protagonisti da fotografare spostando fisicamente il 3DS e utilizzandolo come una macchina fotografica grazie ai suoi sensori di movimento.
    Le foto potranno poi essere ammirate nell’apposita galleria, mentre per ottenere nuovi pupazzetti dei personaggi basterà vincere sfide su sfide oppure semplicemente utilizzando la modalità street pass.
    Anche la modalità Throwdown fa buon uso dello street pass, catturando i profili di altri giocatori in possesso del gioco nelle nostre vicinanze e trasformandoli in speciali incontri evento che si andranno ad unire quelli distribuiti online dalla stessa Tecmo.

    Nine lives, live for tell

    Dead or Alive è un picchiaduro inusuale, che bilancia il gameplay su un concetto di una semplicità disarmante ma implementato in modo sopraffino.
    Il cuore del gioco è il cosiddetto sistema triangolare, una sorta di morra cinese che determina la priorità degli attacchi dividendoli tra tre categorie: prese, contromosse e colpi.
    Ovviamente ognuno dei 26 personaggi disponibili è dotato di una movelist profonda e varia, garantendo un sistema di gioco impegnativo e mai banale, in cui per una volta il bilaciamento notevole tra i guerrieri e la conoscenza di combo e trucchetti non sono abbastanza a garantire la vittoria.
    Perchè Dead or Alive è un picchiaduro che si combatte sopratutto con la testa, unendo alla prontezza di riflessi e alla conoscenza dei vari personaggi anche la necessità di saper leggere le mosse e l’indole dell’avversario. Ogni colpo può esserci letteralmente ritorto contro e questo obbliga il giocatore a variare continuamente pattern offensivo o, perchè no, a non farlo di proposito creando situazioni in cui sarà il bluff a portarci alla vittoria.
    Una quantità di tecniche avanzate vengono in contro ai giocatori più esperti, come la possibilità di rallentare le combo per mandare in tilt il timing delle counter degli avversari, la presenza di stance alternative per ogni personaggio, possibilità di sbizzarrirsi con lunghe sequenze di juggling. Al tempo stesso Tecmo ha pensato a chi per la prima volta si avvicina alla serie, disponendo una serie di combo consigliate sul touch screen che potranno essere attivate con la semplice pressione dello stesso, trasformando il schermo inferiore in una sottospecie di menu context-sensitive da cui gestire la battaglia in modo strategico e affatto faticoso.
    Ovviamente, se state pensando che questo semplifichi di troppo il gameplay, non state considerando che eseguire in modo meccanico le combo implica anche che sia facilissimo interromperle con una counter o schivarle lateralmente e terminarle con una brutale presa alle spalle.

    La varietà di situazioni, com’è facilmente intuibile, è praticamente infinita, complice anche l’ottimo design dei livelli che non solo sono tridimensionali e completamente esplorabili, ma anche incredibilmente interattivi.
    Alcune arene sono dotate di ostacoli naturali come alberi o cumuli di neve, altri sono disseminati di casse o stalagmiti. Ogni irregolarità dell’ambiente può essere usata in modo creativo, sia semplicemente aggirandolo e utilizzandolo come copertura per gli attacchi degli avversari, sia semplicemente trasformandolo in una superficie contro cui sbatterli con violenza e, perchè no, causare qualche esplosione.
    Eseguire una presa contro un muro o un albero, ad esempio, la renderà più spettacolare e letale, e allo stesso modo scaraventare un avversario attraverso una vetrata o la ringhiera di un palazzo lo farà cadere al piano di sotto, dove l’incontro procederà senza interruzioni.

    Turn on the lights

    Dimensions non è un seplice patchwork di elementi riciclati, un best of privo di novità.
    E’ chiaro già dal cast, il più folto di sempre, in cui tutti i vecchi lottatori (tranne la Spartan inclusa nel capitolo 360, per ovvie ragioni) incontrano nuovi letali boss inediti.
    Lo sforzo di Tecmo per proporre qualcosa di più di un semplice port è anche dimostrato dall’ottimo lavoro svolto per portare sulla stessa console elementi provenienti da macchine di diversa potenza, che vanno dalla prima Playstation all’Xbox 360.
    Che si tratti degli eccellenti brani della colonna sonora, dei modelli poligonali dei personaggi o dei fondali, ogni piccolo dettaglio del gioco è stato curato e remixato in modo da creare un insieme omogeneo e di qualità incredibile.
    Non è difficile ammettere che Dead or Alive Dimensions sia un titolo di lancio davvero soddisfacente dal punto di vista tecnico, tantopiù che l’implementazione del 3D è realizzata a puntino. I fondali sono dotati di una profondità incredibile e di una gran quantità di elementi animati in grado di renderli vivi ed interessanti, mentre i personaggi portano gli arti verso la telecamera quasi minacciando di uscire dallo schermo in modo discretamente realistico.
    Unico neo, attivando la visuale 3D il gioco sacrificherà il framerate assestandosi sui 30 fps. Nulla di grave, anche se guardare le donzelle del cast muoversi sinuose a 60fps e darsele di santa ragione nel buon vecchio stile 2D è un incentivo cui è difficile resistere.

    Dead or Alive Dimensions Dead or Alive DimensionsVersione Analizzata Nintendo 3DSSe si volessero isolare i difetti di Dead or Alive Dimensions, basterebbe meno una mano per contarli. L’IA della cpu nella modalità tag è irritantemente stupida, il gioco soffre di rari cali di framerate negli scontri online contro gli avversari più distanti, attivare il 3D non permette di godere dell’azione a sessanta FPS, la musica di Helena non è Blazed Up Melphomene. Nessuno di questi difetti è significativo, tantomeno impedisce di godere dell’incredibile lavoro svolto da Tecmo. Se questo è il suo esordio su 3DS, e se questo non è altro che un semplice titolo di lancio, è difficile non provare un certo entusiasmo per il futuro della console, malgrado il suo claudicante esordio. In questi giorni l’E3 e l’apertura dell’eshop chiariranno qualche dubbio sul futuro imminente del 3DS, nel frattempo lasciarsi sfuggire questo titolo perfetto per ingannare l’attesa con stile è praticamente un crimine per gli appassionati di picchiaduro.

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