Recensione Dead Trigger

Dopo Shadowgun il team Mad Finger torna con un FPS a base di zombie

Recensione Dead Trigger
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  • Il team Mad Finger Games è riuscito a guadagnare le luci della ribalta attraverso la pubblicazione di Shadowgun, sparatutto in terza persona per iOS e Android che ha fatto dell’aspetto grafico il suo asso nella manica per scalare le classifiche online dell’App Store e di Google Play.
    Il comparto visivo, reso possibile dal sempre più versatile Unity, engine che si sta ormai affermando non solo all’interno della comunità degli sviluppatori indie ma anche grazie a team più blasonati, che hanno deciso di utilizzarlo per i propri titoli, ultimo dei quali è il nuovissimo Formula 1 Online di Codemaster, non è stato però spalleggiato da un design altrettanto buono, relegando quindi Shadowgun nel ristretto insieme dei titoli di successo ma non nell’olimpo dei giochi multi milionari, ancora appannaggio dei puzzle game basati sulla fisica.
    Il team Mad Finger, quindi, ci riprova con Dead Trigger, scambiando l’inquadratura in terza persona con la soggettiva, aggiungendo uno degli ingredienti di maggior successo degli ultimi anni: un’orda di insaziabili zombie.

    La fine dell’umanità

    Il presupposto di Dead Trigger è fin troppo banale: l’umanità è ormai estinta e trasformata in un esercito di famelici non morti che dominano le strade.
    Solo un gruppo di sopravvissuti cerca di resistere, tra i quartieri di un comune città statunitense, almeno a giudicare dalla mappa di gioco strutturata in maniera simile ai celebri block che caratterizzano le metropoli americane.
    Il protagonista, impersonato dal giocatore, verrà immediatamente buttato nella mischia, in modo da capire le meccaniche di gioco, armato di un mitragliatore che, almeno inizialmente, gli renderà la vita molto semplice.
    Le prime missioni, quindi, hanno l’onere di far assimilare il gameplay, molto classico e praticamente chiaro sin dal primo minuto a chi ha già avuto l’occasione di provare un first person shooter su un device mobile dotato di schermo touch.

    I controlli sono quelli abituali: il pollice sinistro per muoversi e quello destro per mirare, con due icone da toccare per far fuoco e ricaricare l’arma; nessun salto, corsa o possibilità di abbassarsi, quindi, in modo da dare la massima attenzione a missioni di tipo survival, nella quale gli zombie riusciranno a raggiungere il giocatore sfruttando ogni punto di spawn possibile, dal fondo di un corridoio particolarmente scuro ai tombini di un vicolo pieno di spazzatura, cercando sempre e comunque di accerchiarlo, in modo da non lasciargli alcuna possibilità di fuga.

    Missione disperata

    Se il gameplay è abbastanza classico, la sovrastruttura a missioni è ciò che distingue Dead Trigger dalla massa: la mappa della città viene utilizzata come un grande menu sulla quale appaiono missioni sempre più complesse in base ai giorni di sopravvivenza all’interno del centro abitato, nelle quali sarà necessario portare a termine obiettivi differenti, dal sopravvivere ad un’ondata particolarmente agguerrita, al recupero di un oggetto utile per proseguire o per convincere un altro sopravvissuto a fare qualcosa per noi.
    Come collante tra le missioni è presente anche una struttura narrativa, sebbene non del tutto originale, che però ha il pregio di non rendere Dead Trigger una semplice sequenza di battaglie contro i non morti, sfruttando armi sempre più sofisticate e letali.

    Malgrado la trama, comunque, la struttura delle missioni non eccelle e il gameplay, mancando di profondità e basando tutto il suo appeal sulle meccaniche di fuoco, non riesce a mantenere alto l’interesse a lungo, anche a causa di controlli non del tutto precisi, che necessitano assolutamente di essere tarati, aumentandone la sensibilità, in modo da riuscire a mirare con precisione alla testa e agli arti dei nemici, massimizzando i punteggi e riducendo al minimo il rischio di venire raggiunti.

    Pay and repay

    Dal punto di vista tecnico, invece, Dead Trigger è una riconferma: su iOS riesce ancora a stupire, con un’ottima modellazione poligonale degli zombie, ben animati e dotati di una fisica ragdoll molto realistica, soprattutto in presenza delle esplosioni provocate dai comuni barili di cui i livelli sono infarciti.
    Molto buona anche l’effettistica e l’illuminazione, con zone buie che creano molta atmosfera e numerosi tocchi di classe, come l’acqua che cola sull’obiettivo della camera quando si passa sotto una tubatura che perde.
    Bocciata invece l’idea con la quale è stato concepito il gioco: il download è ormai posizionato sulla fascia più bassa per quanto riguarda l’App Store, che corrisponde quindi ai canonici settantanove centesimi di Euro, mentre non è stato ancora comunicato il prezzo della versione Android, in arrivo a brevissimo.
    L’abbassamento rispetto al costo base di Shadowgun, fissato intorno ai quattro Euro, ha però obbligato il team ad includere ben due valute, da accumulare giocando o tramite l’acquisto diretto tramite in-app purchase.
    Tutta l’economia di gioco, quindi, rimane pesantemente sbilanciata in modo da favorire l’acquisto diretto e i prezzi di armi, equipaggiamento e upgrade del personaggio sono a dir poco onerosi, obbligando il giocatore ad affrontare ripetutamente numerose missioni anche solo per abbandonare la pistola in dotazione dopo la fase di tutorial iniziale.
    Alcuni elementi, infine, possono essere sbloccati solo tramite acquisto, rendendo quindi l’esperienza ben poco allettante, facendo rapidamente rimpiangere il prezzo pieno di Shadowgun.

    Dead Trigger Dead TriggerVersione Analizzata iPhoneAnche con la seconda uscita il team Mad Finger continua a non convincere: se dal punto di vista tecnico non può essere fatto alcun appunto, il gameplay soffre di numerosi problemi, soprattutto relativi ai controlli, tallone d’Achille anche di Shadowgun, che soffriva di numerosi glitch nell’uso delle protezioni. Dead Trigger ha dalla sua una struttura a missioni accattivante, benché ripetitiva, e il fascino sempre verde degli zombie, in questo caso ben rappresentati ed animati, ottenendo un mix di indubbio interesse che traspare già dai screenshot presenti sull’App Store. Alla prova dei fatti, però, il meccanismo quasi forzato dell’in-app purchase demolisce quasi del tutto l’interesse, riuscendo nella non semplice impresa di far colare a picco il giudizio su un titolo altrimenti ben realizzato e mediamente divertente.

    5.5

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