Recensione Disgaea 5 Alliance of Vengeance

Il quinto capitolo della saga Nippon Ichi mantiene la sua solida complessità, ma muta toni della narrazione e struttura di gioco. Addomesticando la bestia del Grinding e strizzando l'occhio ai novellini, la saga torna in carreggiata.

Recensione Disgaea 5 Alliance of Vengeance
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  • PS4
  • Switch
  • A quasi due anni dall'arrivo della nuova ammiraglia di casa Sony, i Nippon Ichi Soft. si sono finalmente decisi a rispettare una tradizione iniziata ben dodici anni fa deliziandoci, questa volta non senza una punta di ambizione, con la quinta installazione regolare di Disgaea, la loro serie tattico-ruolistica più amata, strampalata ed irriverente. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, nelle ostiche terre occidentali il brand ha saputo emergere dal fitto sottobosco videoludico, mostrando un carattere di tutto rispetto, spiccando per la profondità del gameplay e diventando, ben presto, un punto di riferimento imprescindibile per tutti i nostalgici cresciuti a pane e J-RPG tattici. Va detto che, nel corso degli anni, la serie è sempre rimasta fedele a sé stessa, mutando solo i protagonisti, le vicende (comunque sempre ai limiti dell'assurdo) e giusto qualche aggiustamento qua e là. Conscia dell'ottimo risultato iniziale, la software house nipponica ha pensato bene di non discostarsi da un sentiero così ben battuto ritoccando solo impercettibilmente la perfetta equazione proposta col primo capitolo. Al di là dell'indubbia qualità dei lavori proposti, questo ha però condotto la serie verso un progressivo rallentamento creativo. Il quinto episodio dunque, sembra all'apparenza giungere con tutti i pronostici a sfavore. Invece, smentendo le malelingue, Alliance of Vengeance si è rivelato la classica ventata d'aria fresca di cui la saga aveva bisogno.

    Tutti per uno...

    In apertura, abbiamo accennato al fatto che Nippon Ichi Soft. ha voluto fare le cose in grande stile. Disgaea 5 trasuda ambizione praticamente da ogni stringa di codice e il comparto narrativo non fa eccezione. I fan della prima ora non devono preoccuparsi, perché l'anima guascona, strabordante di amene situazioni no-sense e d'una ridda di altre esilaranti follie dal gusto tipicamente nipponico, è rimasta assolutamente immutata e, come al solito, irresistibile. Accantonata la dimensione "locale" che caratterizzava le precedenti incursioni del brand, l'intreccio narrativo sfuma i suoi confini sino a raggiungere un'estensione universale. I temi trattati, nonostante il classico utilizzo di toni estremamente leggeri, ora sottendono ad un'esperienza più matura. Come suggerisce il titolo, a dominare completamente la scena è il sentimento della cieca vendetta, il quale scaturisce dalla - buona - mescolanza di altre tematiche, come l'onnipresente guerra senza quartiere, il greve senso di smarrimento dovuto a perdite importanti, l'amicizia nel momento del bisogno ed il sempiterno onore. La congerie di mondi dell'oltretomba si trova, infatti, a dover fronteggiare la potentissima minaccia che arriva da Void Dark, sorta di distruttore di mondi che, col suo esercito di demoni e potenti scagnozzi, sta mettendo a ferro e fuoco ogni singolo regno del Netherworld. Questa, in sostanza, la scintilla che permette, al nascente esercito ribelle capitanato dal tenebroso Kilia e dalla viziatissima Seraphina, di raccogliere lungo il cammino i profughi dei vari Netherworld, riunendo così sotto un'unica improbabile bandiera gli overlord sbandati che, per le più svariate ragioni, cercano una meritata vendetta. La tragedia è immane, ma i toni caricaturali e la splendida caratterizzazione delle molte macchiette del cast ai limiti dell'assurdo, fortunatamente, rimangono quelle di sempre. Un appunto deve, però, esser fatto per Killia il quale rimane abbastanza in ombra, rispetto a personaggi di ben altra caratura, come Valvatorez e Laharl.

    V per Vendetta, S per Sardine

    Alliance of Vengeance, come ogni episodio della serie, risulta di una complessità tale da tenere il giocatore incollato per centinaia di ore, fosse anche per sbloccare solo la metà dei contenuti presenti. La libertà di personalizzazione e l'estrema profondità del gameplay costituiscono, da sempre, il marchio di fabbrica dei Nippon Ichi Soft.. Anche in questo caso gli sviluppatori non si sono lasciati sfuggire l'occasione di offrirci un titolo dalla longevità praticamente infinita, per qualcosa che si è rivelato esser molto più del "solito" more of the same a cui eravamo abituati e che rischiava di schiacciare la serie sotto il peso della ripetitività.
    Il quartier generale in cui viene gentilmente ospitato l'esercito ribelle questa volta è il Pocket Netherworld, pacchiana abitazione itinerante della vanesia Seraphina, da cui è possibile saltare da un mondo all'altro, gestire nel minimo dettaglio la composizione del party, studiare l'equipaggiamento, le skill ed in cui si trova ogni genere di servizio, dai più basilari (ovvero i vendor) a quelli più avanzati, come l'Item World, in cui ogni singolo oggetto può esser potenziato all'infinito attraverso un complesso sistema di dungeon generati proceduralmente. Torna il classico shop di Skill ed Evilities (speciali buff di varie resistenze e statistiche) che ogni personaggio può acquistare tramite una particolare moneta di scambio, il Mana, che in Disgaea serve un po' per tutto e che viene guadagnato a seconda dell'esperienza accumulata sul campo di battaglia. Torna anche l'ormai immancabile Cheat Shop, in cui si modificano a piacimento i parametri del gioco e la Strategy Assembly, la quale assolve alla stessa funzione, per intenderci, dei vecchi Dark Assembly e Dark Council.

    Pensavate fosse finita qui? Ebbene, di carne al fuoco ce n'é ancora tanta. Sotto questo profilo, fortunatamente il giocatore non viene bombardato sin da subito senza pietà con una mole di informazioni difficili da digerire. Molte feature vengono, infatti, introdotte in modo molto graduale, ad esempio solo dopo aver superato un determinato numero di scenari. Tra questi spicca lo Squad Shop, in cui è possibile suddividere il proprio esercito di sottoposti in innumerevoli squadre di specialisti, ognuna caratterizzata da un tratto specifico, con a capo un leader che sovente condividerà punti esperienza con i commilitoni. A seconda della squadra d'appartenenza, poi, gli stessi combattenti ricevono un bel po' di benefici, come perk (ad esempio l'abilità attacco di squadra), altre abilità peculiari e decisi boost alle statistiche.
    Per potenziare il proprio party, poi, sono state aperte quattro nuove vie. Il Quest Shop si commenta da solo e propone sotto-missioni (con ottime ricompense) slegate dal resto dell'avventura. Maggiore attenzione, invece, deve esser dedicata alla triade Research Shop, Chara World ed Interrogation Room. Il primo consente di lanciare spedizioni d'esplorazione verso altri netherworld. La squadra di esploratori selezionata farà tutto in automatico, riportando alla base bottino, oro, prigionieri e - soprattutto - punti esperienza. Un ottimo modo per alleggerire dalle spalle del giocatore l'annoso problema del leveling e del connesso grinding selvaggio.

    Il Chara World, invece si trasforma in modo deciso rispetto alla precedente installazione, divenendo un mini board game in pieno stile "Gioco dell'Oca", che consente (se si riesce a giungere alla conclusione del tabellone) di potenziare in modo significativo una skill del personaggio selezionato. Infine, l'Interrogation Room rappresenta una sorta di evoluzione di quel Punishment System già visto nel quarto capitolo. I nemici, catturati durante gli scontri dall'apposita squadra speciale oppure arresisi spontaneamente, verranno imprigionati in attesa di esser "interrogati". Dalla tortura potranno scaturire diverse opzioni, che variano dal liberare i prigionieri ad arruolarli, sino ad eliminarli per raccogliere l'utile essenza utilizzabile in diversi modi.

    Full Metal Prinny

    Il cuore pulsante del titolo, ovvero il combat system collocato su scacchiere isometriche tridimensionali, è il vero more of the same di cui parlavamo in precedenza. Anche in questo caso, però, il gameplay beneficia di aggiunte di rilievo che svecchiano, in parte, una struttura rimasta sostanzialmente granitica nella sua impostazione. La parola d'ordine dell'intera serie è, come sempre, "grinding" ma, in questo episodio, lo si percepisce in maniera molto più attenuata e flessibile, grazie alle molte novità che hanno contribuito a stemperare un peculiare tratto del titolo capace di mandare in bestia anche il fan sfegatato. Come di consueto è possibile livellare ogni singolo personaggio sino al livello 9999 e le ore passate a studiare le modifiche, i bonus alle statistiche e la formazione delle decine di squadre ormai non le contiamo nemmeno più.

    Non ci dilunghiamo più del necessario sugli aspetti ricorrenti della saga come, ad esempio, gli spettacolari attacchi combinati eseguibili posizionando i combattenti in caselle attigue, il ritorno del Geo System (ora più fantasioso e complesso che mai) che aggiunge una pesante componente strategica andando a modificare le statistiche, i bonus e i malus del terreno di scontro a seconda del colore e le altre migliaia di combinazioni strategiche ed abilità dei personaggi. Concentrando, invece, la nostra attenzione sulle novità e sui graditi ritorni, abbiamo potuto constatare con una certa soddisfazione, anzitutto, il ritorno del Magichange System, ora ulteriormente migliorato ed approfondito sotto ogni aspetto, che permette di combinare due (o più) demoni assieme per formare un mega demone, oppure un umano ed un demone per creare una super arma potenziata e così via. L'esercito ribelle beneficia, poi, di alcuni nuovi innesti, ampliando notevolmente il novero delle classi disponibili e delle relative, potenti, classi di prestigio. Queste ultime, ora, sono più semplici da sbloccare e consentono di arruolare, in cambio di molta moneta sonante (a seconda del livello prescelto), il relativo combattente nella Hire Room.

    Una vendetta bella da vedere

    Dal punto di vista prettamente stilistico dobbiamo riconoscere ai ragazzi di Nippon Ichi Soft. il merito di aver lavorato molto bene per levigare gli spigoli relativi a tale aspetto. Il team ha, infatti, migliorato ancora rispetto alle precedenti fatiche, smussando ulteriormente un problema ricorrente, ossia la difficile gestione della telecamera e della visuale in generale. Tramite la semplice pressione dello stick analogico destro si passa in un baleno dalla visuale isometrica a quella a "volo d'uccello", appianando in questo modo i dislivelli del terreno di gioco, rendendo palesi non solo tutti i nemici ma anche ogni potenziale opportunità strategica. I modelli poligonali e la grafica in-game risultano, in generale, maggiormente definiti rispetto al passato grazie all'ulteriore passo verso un full HD oramai più che gradito.
    Gli sprite "anime style" dei protagonisti si confermano, ancora una volta, magistralmente realizzati e trasudano tutti grande carattere e personalità sebbene, in qualche occasione, il voler per forza estremizzare lo stereotipo appiattisca sin troppo il personaggio di turno. Ad ogni modo, il titolo si presenta davvero ben curato, salvo qualche calo di pulizia dell'immagine e frame rate che si verifica, al solito, durante il tripudio di solite, esagerate, super mega combo. Il tutto si attesta comunque su ottimi livelli, a riprova del grande lavoro svolto di Nippon Ichi Soft. con questa loro prima incursione next gen. Secondariamente, trama e dialoghi non potevano non esser citati.

    Meritano infatti assoluta menzione non solo per quell'assurdità e quell'irriverenza che da sempre costituiscono il tratto caratterizzante degli sviluppatori, ma anche per il fatto che anch'essi risultano ben studiati e curati grazie ad un buon doppiaggio, ad una orecchiabile soundtrack (nella seconda metà un tantino ripetitiva) e ad un'ottima regia generale. Il pretesto della guerra totale consente agli sviluppatori di consentire l'esplorazione di diversi Netherworld - tra i più strampalati mai visti nella lunga vita della serie - e, più si gioca (anche dopo la fine della campagna), più si sbloccano nuovi mondi, personaggi, commilitoni e squadre speciali. L'hardware più potente ha, inoltre, permesso la contemporanea presenza di molti più personaggi a schermo, rendendo gli scenari ancora più movimentati e godibili.

    Disgaea 5: Alliance of Vengeance Disgaea 5: Alliance of VengeanceVersione Analizzata PlayStation 4Non ci sono scuse che tengano. Se siete fan sfegatati delle opere dei ragazzi di Nippon Ichi Soft. non potete assolutamente farvi mancare questa loro ultima, folle, fatica. Disgaea 5 Alliance for Vengeance non si crogiola, come peraltro ha già fatto sino al quarto capitolo, nell'immobilismo della propria nicchia evolutiva limitandosi a raccogliere l'affetto incondizionato dei soliti fan della prima ora. Evitando una pericolosa china che rischiava di trascinarla sempre più in basso, Disgaea ha rialzato la testa respirando, una volta tanto, una boccata di sano ossigeno. L'anima guascona ed irriverente è rimasta quella di sempre, anche se il protagonista non è esattamente il Valvatorez di turno che riesce, da solo, a tener in piedi l'intera sceneggiatura e la campagna principale soffre di un ritmo forse un po’ troppo compassato. Come ogni altro capitolo, Alliance of Vengeance risulta essere non solo infinito, ma anche di una complessità tale da riuscire, senza grande sforzo, a tenere il giocatore incollato letteralmente per centinaia di ore, grazie all'estrema libertà di personalizzazione e alla profondità del gameplay, come comanda l’antica filosofia dei tactical J-RPG. Chi, leggendo queste poche righe, pensa che il titolo sia il "solito" more of the same a cui siamo abituati, si sbaglia. Le novità, infatti, non si limitano ad aspetti secondari e trascurabili. Mutano, anzi, i toni della narrazione, pur sempre sopra le righe; muta anche la sensibilità e l'apertura verso un potenziale pubblico di “rookie” spaventati dalla complessità della serie. La bestia nera del grinding selvaggio viene finalmente addomesticata, alleggerendo così il processo di leveling; classi e sottoclassi possono esser sbloccate ed utilizzate con minor dispendio di energie e di tempo e l'introduzione del concetto di "squadre" dai tratti distintivi permette di razionalizzare al meglio la gestione e l'utilizzo del proprio esercito, altrimenti sin troppo dispersivo. Maggiore accessibilità, però, non vuol dire “facile” o “scontato”. Il titolo rimane pur sempre molto complesso, impegnativo ed un ottimo esempio di quello che dovrebbe essere un tactical J-RPG di grande qualità.

    8.8

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