Divinity Original Sin 2: Recensione del gioco di ruolo di Larian Studios

Divinity Original Sin 2 esce dalla fase Early Access: ecco la prima parte della recensione (senza voto, per il momento) del GDR di Larian Studios.

Divinity Original Sin 2: Recensione del gioco di ruolo di Larian Studios
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  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Meraviglia
    [me-ra-vì-glia] s.f.
    "Sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata."

    Per introdurvi in un attimo Divinity: Original Sin 2 avrei anche potuto scegliere una parola come "capolavoro" (molto in voga di questi tempi), dandovi così dei riferimenti e creando subito una precisa aspettativa; ovvero quella di un prodotto che si colloca inequivocabilmente in cima alla sua categoria. Eppure non mi sembrava abbastanza, mancava qualcosa. Non fraintendetemi: per il sottoscritto, dopo cinquantasei ore di giocato, il nuovo titolo dei Larian Studios è, e lo dico senza paura, il miglior rappresentante del suo genere, della serie "bigger, better, clever etc etc..." e con tutta probabilità anche il picco più alto mai toccato in termini di sceneggiatura CRPG fantasy. il punto però è che non si tratta solo di perfezionare il perfettibile, né di tappare le piccole falle di un primo capitolo già portentoso, si tratta di stupire.
    Perché se già con il primo Original Sin gli sviluppatori hanno cercato di innovare l'impossibile, inserendo ad esempio una modalità coop brillante e un'interazione ambientale straordinaria, questa volta sono volati ancora più in alto, grazie a un multiplayer PvP divertentissimo, il supporto per le MOD, ed addirittura una modalità Game Master, che è esattamente quello che sembra: un editor per la creazione e la condivisione delle vostre campagne personalizzate. Dare nuova linfa vitale ad uno dei generi videoludici più vecchi di sempre non è facile, eppure lo studio belga ce l'ha fatta, guadagnandosi la meritata stima dell'intero web, ma a voler scavare fino in fondo, il vero fascino della loro opera è un altro. A stracciare ogni mio più roseo pronostico, infatti, non sono state le nuove voci inserite nel menù iniziale o il fascino di un comparto tecnico potenziato, bensì la profondità ipnotica e peculiare raggiunta dalla campagna principale; quella magia che tutti i giochi di ruolo rincorrono, che non è fatta solo di matematica compulsiva da min-maxing o da momenti epici alla D&D, ma dai piccoli dettagli irripetibili, disseminati con ingegno e poi nascosti quanto basta a stuzzicare la curiosità del giocatore attento, regalandogli una sensazione di grandezza senza pari.

    Ricomincia il viaggio

    Original Sin 2 riesce a darti l'impressione del grande viaggio, quella sensazione -meravigliosamente- tremenda che ti investe quando non sai cosa fare, perché sei sovrastato da mille cose, e tutte interessanti. E mentre stai vivendo il tuo personalissimo percorso, ti accadono cose strane, situazioni che si incastrano, personaggi dimenticati che rincontri dopo decine di ore, e ti senti perso dentro un mondo sterminato ed insondabile. È un'avventura estremamente complessa, stratificata e talmente ricca di possibilità uniche da sembrare -realmente- sconfinata, che richiede al giocatore un'attenzione ed una concentrazione costanti, ma sempre ripagate. Dopo decine di ore di gioco, dopo aver ricominciato e sviscerato per l'ennesima volta il primo atto, ho ancora l'impressione di stare muovendo i primi passi, e non c'è la benché minima traccia di un finale, ma la cosa più importante è che in ogni situazione Divinity riesce sempre a stupirmi.

    Non c'è mai uno scontro uguale all'altro, non c'è un pattern di dialogo riconoscibile, né una vocazione caratteriale preferita, e nemmeno una situazione che sa di già visto. Al contrario, ogni volta che ricarico un salvataggio (e vista la difficoltà succede spesso), scelgo una via differente, un'opzione improbabile o qualcosa che non avevo notato prima, come una botola nascosta suggeritami da un dialogo improbabile con un topo parlante. Ecco, se dovessi eleggere la virtù di Original Sin 2 che preferisco, sarebbe certamente la sua capacità di sorprendermi con infinita naturalezza, senza costringere, senza far mai percepire la cosiddetta "mano dello sviluppatore".
    Come avrete già capito dal lungo preambolo, si tratta di una recensione dai toni molto personali, una recensione che abbiamo sentito la necessità di dividere in due parti, giacché ci sembrava impossibile (se non addirittura ingiusto) giungere ad un voto senza prima aver visto la fine di quella che si prospetta essere una delle più grandi avventure RPG di tutti i tempi. In questo primo momento tratteremo il combat system ed il comparto tecnico, mentre nei prossimi giorni arriverà la parte conclusiva, e sarà la volta della storia, della coop, e delle altre modalità secondarie come il multiplayer e il Game Master. Inoltre, avremo modo di approfondire alcuni degli aspetti più importanti della produzione anche con speciali dedicati, perché siamo convinti che un titolo del genere meriti la giusta attenzione. In fondo, da Larian non ci aspettavamo nulla di meno, eppure, nonostante la cosiddetta rinascita dei CRPG, dobbiamo ammettere che vedere una meraviglia del genere nel 2017 ci scalda il cuore...

    "I Yield to None"

    Non è Pillars, non è Torment e nemmeno Wasteland. È Divinity, e oramai è un punto di rifermento per l'intera categoria, e in questo secondo capitolo le cose non potevano che migliorare. In termini di combat system, ritornano infatti tutti gli elementi fondamentali della saga, come i turni, gli AP, la telepatia "spostabarili", l'interazione ambientale e il gioco della combinazione elementale sulle superfici, ma tutto è stato ovviamente ampliato e raffinato, supportato da un level design curatissimo ed estremamente profondo. Partiamo proprio dalle appena citate arene, ovvero gli infiniti campi di battaglia su cui fronteggeremo i nostri nemici. Nel primo Original Sin, il talento degli sviluppatori era già chiaro a tutti, ma in questo secondo capitolo si sono decisamente superati; la verticalità è aumentata notevolmente, così come anche la complessità delle superfici e delle piattaforme, ed il risultato è un ispessimento sostanzioso delle possibilità tattiche, che ci permette di gestire ogni scontro in una miriade di modi sempre diversi. Tutto ciò è possibile sia per via degli enormi miglioramenti tecnici ottenuti con il nuovo engine, sia per l'introduzione di alcune skill apposite, pensate proprio per aumentare la dinamicità degli scontri (del tutto geniali e assolutamente indispensabili per muoversi agilmente sono Teleport e "Spread your Wings", che permette letteralmente di spiccare il volo).
    Le sinergie elementali, marchio di fabbrica della saga, ritornano con furore anche questa volta, ma qui le possibilità si sono moltiplicate. Se prima gli effetti ambientali erano solamente sei, ora si aggiunge anche la variabile void, che a seconda dell'elemento base con cui è mischiata può ottenere effetti diversi (necrofire su tutti). Dopo le superfici, gli status dei personaggi seguono a ruota, ed ecco che oltre ai vecchi Poison, Bleeding, Frozen e via dicendo, arrivano anche Acid, Athropy, Suffocating ed altri ancora (ci sono circa 10 nuovi status). Vi lasciamo solo immaginare tutte le possibili nuove combinazioni, e come se non bastasse, anche la lista delle Skill è stata ampiamente rinfoltita, e le sue categorie riorganizzate. Oltre all'arrivo delle abilità esclusive dei personaggi Origins, ci sono anche tre nuove tipologie di abilità davvero ispiratissime, ovvero Summoning, Necromancy e Polymorph (qui una menzione d'onore spetta a Medusa Head, Bull Horns e Spider Legs).

    Altra grande novità, anche se già nota da tempo grazie all'early access, è la ristrutturazione della statistica Armor, ora suddivisa in Physical Armour e Magical Armour, da combinarsi ovviamente con tutte le altre resistenze elementali già esistenti. Il risultato di quest'ultima introduzione è interessantissimo, perché da un lato permette una gran varietà di approcci al nemico, da sperimentare e modificare con il tempo, dall'altro, impone, soprattutto nelle fasi avanzare del gioco, una specializzazione ben ponderata del proprio personaggio, pena: la quasi inutilità di questo contro alcuni nemici. Ci sarebbero anche tutti nuovi talenti, come Torturer (che aumenta la durata degli effetti debilitanti), oppure Duck Duck Goose (che permette di evitare gli attacchi di opportunità), oppure la riorganizzazione delle Civil Abilities e degli attributi, ma a questo punto abbiamo già reso l'idea. Divinity Original Sin 2 è l'esempio di come non c'è mai limite al miglioramento, anche quando si parla già di eccellenza. I combattimenti non solo solo più dinamici e variegati, ma diventano più liberi nell'approccio, e lo fanno nel modo giusto, quello della libertà tattica totale e mai imprevedibile. Non ci sono percentuali invisibili contro cui imprecare. Quasi tutto ciò che accade è calcolabile, analizzabile, e si ha sempre la piena responsabilità delle proprie azioni, il che, se da un lato aumenta la difficoltà percepita, dall'altro restituisce un appagamento sincero, che vi farà ricordare a memoria ogni scontro. In più, c'è da dire che in termini di inventiva i Larian si sono proprio sbizzarriti e ci hanno regalato alcune delle trovate migliori mai viste in un gioco di ruolo a turni. Un difetto? Ecco, forse alle volte con tutti gli status che ci sono a terra non si riesce neanche a clickare sull'hitbox dei personaggi...

    Finesse +100

    Parliamo un poco della veste grafica, e già che ci siamo anche della direzione artistica e delle musiche. Quando circa un anno fa incontrammo i ragazzi di Larian, lassù in quel Colonia, eravamo già più che convinti dagli ottimi risultati raggiunti riguardo alla tecnica, ma all'epoca avevamo assaporato solo il primo capitolo, avevamo visto una sola location che, per quanto strepitosa, non rendeva minimamente l'idea di quello che abbiamo assaporato oggi. Una volta lasciato Fort Joy ed approdati sul continente, ci si trova davanti ad un mondo immenso, coloratissimo e incredibilmente ispirato, ricco di aree tutte diverse fra loro, che rimaneggiano tutti gli archetipi dell'immaginario fantasy senza privarsi però di qualche tocco d'autore. C'è l'immancabile cimitero, il bosco del nord, la costa rocciosa, i campi di grano baciati dal sole, la zona un po' più desertica ed ovviamente la città, ma in ognuno di questi c'è una stranezza, un dettaglio inaspettato, una nota stridente che non è stata messa lì con un editor per mappe, ma è voluta appositamente dagli sviluppatori. Estro. E pure una buona dose di ironia. È questa la sorpresa di cui parlavamo in apertura, ed è una di quelle cose che ti riesce solo quando hai classe da vendere.
    Poi c'è ovviamente la grafica dura e pura e l'immancabile conta dei poligoni, ed anche qui Divinity si difende benissimo. Il livello del dettaglio è praticamente triplicato rispetto al vecchio capitolo, e non c'è una una sola texture fuori posto. Neanche se zoomate al punto da farlo diventare un TPS. Neanche l'ombra. A proposito di ombre; non c'è traccia di effetti in DX12, ma i risultati dell'effettistica sono davvero encomiabili, soprattutto quelli elementali, ed anche se non c'è una vera e propria luce dinamica o un ciclo giorno/notte il risultato complessivo è ottimo, grazie anche ad una simulazione dell'effetto glow (bagliore, riflesso di luce) davvero molto intelligente. La cura riposta in ogni superficie, in ogni armatura, spada, martello o qualsiasi altra chincaglieria è stupefacente, e trasmette tutta la passione di un team artistico dotatissimo, capace di confezionare ogni modello realizzato con una descrizione che può rivaleggiare con quelle storiche made in Blizzard. Visto In 4K, Original Sin 2 è qualcosa di meraviglioso: un universo scintillante di colori, dallo stile simpatico e leggermente stilizzato, realizzato con l'attenzione propria solo del migliore artigianato. Le Prestazioni sembrano buone, e solo in rare occasioni abbiamo sperimentato cali di framerate consistenti, ma in ogni caso state tranquilli, ci sono tutte le opzioni per scalare l'immagine a vostro piacimento.

    E infine c'è l'audio, che non è solo quella OST strepitosa composta da Borislav Slavov (il talentuoso Ex-Crytek), ricca di marce epiche, jingle e temi che ti rimangono in testa neanche fossero evergreen, e nemmeno il sistema di colonne sonore medioevali personalizzate. Per la prima volta, infatti, è presente anche un doppiaggio in inglese di qualità, che non copre ovviamente le più di 72.000 linee di dialogo dell'opera, ma si occupano di dare colore ai personaggi principali ed alle situazioni clou del gioco. Oppure con le tipiche chiacchierate random che fanno i personaggi del party mentre siamo in giro per una scampagnata in mezzo ai boschi fuori Driftwood. Insomma, in Original Sin 2 c'è tutto, come in un delizioso e immenso diorama da ammirare dall'alto, o se preferite, in prospettiva isometrica...

    Divinity: Original Sin II Divinity: Original Sin IIVersione Analizzata PCDivinity Original Sin 2 è un’opera fantasy immensa, portentosa, così straripante di segreti e preziose minuzie che riesce perfino a spiazzare gli amanti più hardcore dei CRPG. Fino ad ora, ovvero alla soglia delle sessanta ore di gioco, non c’è un solo aspetto negativo, o una défaillance che meriti di essere annotata. Forse, l’unico difetto riscontrato è un piccolo bug, che affligge il pathfinding del party mandandolo spesso a gambe all’aria. L’impressione è quella di aver a che fare nuovamente con titolo profondissimo, immediato nelle basi, eppure estremamente impegnativo anche a difficoltà non elevate, capace di trascinare il giocatore in un’avventura che va ben oltre le 100 ore. Per il momento ci fermiamo qui, rimandando solo di pochi giorni il nostro giudizio complessivo che, non lo nascondiamo, è già indirizzato verso la vetta. Ad ogni modo, c’è ancora molto di cui parlare, come la storia e le nuove modalità, perciò, se volete sapere chi è il prossimo Divino, vi invitiamo a restare con noi...

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