Recensione Doctor Lautrec e i Cavalieri Perduti

Sulla scia di Layton, un altro investigatore giunge sui portatili Nintendo

Recensione Doctor Lautrec e i Cavalieri Perduti
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  • 3DS
  • Malgrado Level-5 abbia già annunciato un nuovo episodio di Professor Layton, in particolare il crossover con Phoenix Wright, la concorrenza non sta a guardare ed è Konami a fare il primo passo, proponendo un personaggio inedito e una struttura che, almeno in sede di preview, prende grande ispirazione dal re indiscusso delle avventure ad indovinelli su portatili.
    In realtà Doctor Lautrec cerca di imporsi con una propria identità, prendendo in parte le distanze dal rivale, risultando piacevole sin dal primo minuto ma perdendo lungo il percorso tutto ciò che di buono aveva accumulato.

    Paris, je t'aime

    Se Layton è un personaggio tipicamente britannico, le cui gesta hanno spesso come luogo di partenza una Londra del passato ben poco reale, il Dottor Lautrec affonda le sue radici nella Parigi del tardo diciannovesimo secolo, caratterizzata da un insieme di luoghi simbolo e quartieri simili a quelli odierni, con la Torre Eiffel ancora in costruzione.
    Il cast è nutrito e variegato ed è composto non solo dal protagonista, burbero e con la lingua particolarmente affilata, che non perde occasione di esternare i suoi pensieri in libertà senza curarsi delle conseguenze, ma anche dalla sua assistente Sophie, spesso impacciata ma dotata di un provvidenziale potere: riesce a sentire la presenza dei tesori animati di cui il sottosuolo di Parigi è ricco, dando i propri consigli sulla soluzione degli enigmi e risultando anche come una spalla comica, necessaria ad alleggerire i toni di Lautrec, troppo spesso pieno di sé ai limiti dell'arroganza.
    Il resto dei personaggi, tra comprimari ed avversari, ricorda in parte molta produzione d'animazione giapponese degli anni '90, con un occhio di riguardo per Nadia e Il Mistero della Pietra Azzurra, a causa della somiglianza di Parigi tra le due opere e da un antagonista, con i due scagnozzi al seguito, che metterà i bastoni tra le ruote a Lautrec, nella sua ricerca di un tesoro legato alla figura di Luigi XIV.
    Malgrado la somiglianza con altre opere la caratterizzazione è personale e si declina in tre stili differenti: l'animazione in 3D, con modelli che rispecchiano solo in parte il design dei personaggi visibile negli artwork, presenti invece nei dialoghi statici, durante i quali i mezzi busti degli interlocutori sono posti uno davanti all'altro in una modalità classica; i filmati di intermezzo, con uno stile da anime moderno, chiudono il trittico, riprendendo quanto proposto proprio da Layton ed espanso poi nel film L'Eterna Diva.
    La qualità è però altalenante e i tre approcci differenti non riescono a fornire una completa omogeneità di fondo, malgrado lo sfruttamento la terza dimensione che apporta una profondità gradevole ma limitata al solo aspetto estetico, senza alcuna velleità legata al gameplay.

    Gameplay multiplo

    Se l'aspetto estetico si declina in stili differenti, anche il gameplay non è da meno: il primo approccio con il Doctor Lautrec è affascinante, in quanto si respira subito un'atmosfera differente da quella attesa, che faceva pregustare un Layton in salsa differente.
    In realtà le prime ore di gioco mettono sul piatto tipologie di interazione molto diverse tra loro che stupiscono per eterogeneità ma che sul lungo periodo non riescono a soddisfare, né prese singolarmente, né all'interno del mix che il gioco cerca di confezionare.
    La trama introduce una Parigi il cui sottosuolo è ricco di tesori animati, reperti che al loro interno ospitano creature a metà strada tra fantasmi di energia e Pokemon, suddivisi per categoria: da quelli umanoidi ai volatili e agli esseri acquatici.
    La ricerca di tali tesori porterà Lautrec al locale segreto nascosto sotto al teatro dell'opera, luogo di rifugio per gli avventurieri della città e mercato in cui contrattare l'acquisto e lo scambio di mappe, veri e propri indovinelli che porteranno il protagonista a muoversi all'interno della mappa di Parigi, in modo da trovare l'accesso al labirinto sotterraneo, da esplorare per tornare con il bottino.
    La sezione sotto al teatro dell'opera è strutturata a dialoghi, durante i quali difficilmente si può intervenire per modificare il flusso degli eventi; una volta ottenuta una mappa si uscirà all'esterno e si assisterà ad un secondo scambio di battute nel quale Lautrec e Sophie discuteranno sui passi da seguire per trovare il prossimo indizio, nuovamente senza poter interagire direttamente sui loro ragionamenti; il vero controllo verrà offerto al giocatore subito dopo e potrà muovere il duo sulla mappa della città, visitando progressivamente le varie locazioni che verranno segnalate. Una volta risolto l'enigma si potrà osservare con una visuale in soggettiva il luogo che rappresenta la soluzione, alla ricerca del simbolo che aprirà il passaggio per il sottosuolo.
    L'approccio ai labirinti sotterranei modifica ancora il gameplay, proponendo un'esplorazione di stanze collegate da passaggi, con una visuale isometrica che favorisce meccaniche stealth, in modo da cercare di evitare gli agenti di polizia che presiedono i luoghi di scavo. Alcune stanze, poi, sono bloccate da porte la cui apertura è subordinata alla risoluzione di semplici indovinelli, simili in parte a quanto proposto da Layton ma molto meno brillanti, rientrando tutti in una manciata di tipologie differenti, tra semplici cruciverba e varianti del tangram, fino ad arrivare a ben poco esaltanti minigiochi in cui cercare le differenze tra due fotografie a prima vista identiche.
    Le stanze principali dei labirinti, infine, ospitano i tesori, da raccogliere solo dopo aver domato l'essere animato nascosto all'interno, con un puzzle game che mima il combattimento e nel quale porre su alcuni piedistalli i tesori già acquisiti, in modo da farli scontrare con quello che si vuole domare.
    Gli scontri sono in realtà molto banali e la variabilità è data dalla struttura del tabellone sul quale si svolgono, formato da piedistalli differenti sui quali posizionare i reperti per attaccare il nemico. L'intelligenza artificiale, inoltre, è prossima allo zero in quanto gli avversari da domare risponderanno colpo su colpo alle azioni del giocatore, senza imbastire alcuna strategia ma applicando direttamente le regole matematiche alla base del gioco per risolvere un attacco, calcolando danni e bonus.

    Doctor Lautrec and the Forgotten Knights Doctor Lautrec and the Forgotten KnightsVersione Analizzata Nintendo 3DSIl tentativo di Konami per sbalzare Layton dalla sua vetta di popolarità si presenta al giocatore con tutti i migliori propositi: un cast non del tutto originale ma comunque interessante e con un character design personale, una città bellissima da esplorare, alternando l'uso di una mappa interattiva di ottima fattura e di molti punti di interesse da gustare in soggettiva, una struttura a missioni che fonde stealth, gioco di ruolo e combattimenti in stile Pokemon. Lentamente, però, si inizia a notare che i vari elementi sono tutt'altro che ben amalgamati tra loro e che, soprattutto, se presi singolarmente non sono dotati della profondità necessaria per soddisfare le varie tipologie di utenti che potrebbero avvicinarsi al gioco, da chi ama i puzzle, decisamente troppo semplici e banali, a chi è in cerca di un'avventura dinamica e fuori dagli schermi, a causa del ripetuto format di esplorazione e ritrovamento del dungeon, banale e senza la possibilità di effettuare scelte proprie. Anche i combattimenti falliscono nel tentativo di porre una sfida soddisfacente, a causa delle sequenze di mossa e contrattacco che mortificano l'applicazione di ogni strategia, riducendosi ad un semplice diversivo. Lautrec potrà moderatamente piacere a chi è disposto ascendere a compromessi, senza però ottenere in cambio un gameplay solido e ben strutturato, risultando invece un insieme poco coeso di generi differenti, tenuto insieme da un comparto visivo e sonoro di buon livello.

    6

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