Recensione Donkey Kong Country: Tropical Freeze

Il brivido tropicale di Donkey Kong ci trascina in un platform complesso e colorato

Donkey Kong Country: Tropical Freeze
Recensione: Wii U
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  • Wii U
  • Switch
  • Salutato dagli appassionati del genere come un genuino ritorno all'intransigenza dei platform a 128Bit, Donkey Kong Country Returns rappresentò, al tempo dell'uscita, una delle migliori proposte per la scorsa console Nintendo. Visto il successo così virulento delle nuove avventure dello scimmione, il team Retro Studios si è messo subito al lavoro su un secondo episodio, che arriva tre anni dopo sull'hardware Next-Gen della casa di Kyoto.
    Donkey Kong Country: Tropical Freeze recupera quindi la formula del predecessore, presentandosi come un platform a scorrimento bidimensionale molto classico nell'impostazione. Stavolta, però, l'obiettivo è quello di inseguire una maggiore varietà: sul fronte dello stile, del level design, e persino del gameplay, rinvigorito da qualche introduzione di spessore.
    Nell'ottica di quello che è senza dubbio uno dei più talentuosi team interni di Nintendo, resta indispensabile anche un elevato coefficiente di difficoltà, che si impenna dopo gli stage introduttivi per sostenere un grado di sfida degno della generazione SNES.
    Dopo aver esplorato a lungo i coloratissimi atolli dell'arcipelago dei Kong, non possiamo far altro che confermarvi le impressioni avute durante i primi playtest: Tropical Freeze è un altro colpo andato a segno, per una console che sembra davvero irrinunciabile per gli amanti dei platform. Pur senza lo spirito curioso e vibrante di Super Mario 3D World, o l'artigianalità calcolatissima di New Super Luigi U, il titolo riesce a far breccia, grazie ad una progressione regolare ma ben tenuta.

    Quattro Kong al prezzo di uno

    Non c'è pace per Donkey Kong. Proprio mentre sta cercando di godersi la sua festa di compleanno, un branco di pinguini-vichinghi venuti dalle fredde terre del nord spodesta lo scimmione e la sua famiglia dalla loro isola, congelando la preziosa scorta di banane. Comincia così una nuova avventura per il tormentato primate, che si vede costretto a schizzare da un livello all'altro affrontando trichechi ed orsi polari, foche assassine e gelidi volatili. Fin da subito Tropical Freeze appare molto più fresco (e non è un gioco di parole!) rispetto al suo predecessore, almeno sul fronte dello stile e dell'immaginario: abbandonata la tribù musicale dei Tiki Tak, si torna ad un platform tutto "animalesco", e pur rimpiangendo i vecchi Kremlings bisogna ammettere che il lavoro di Retro Studios è molto migliorato.

    Tropical Freeze, già nel corso dei primi stage, si mostra un platform movimentato e divertente, capace di coinvolgere ed incuriosire il giocatore, anche grazie alla vibrante voracità con cui "fagocita" un numero incredibile di registri e stili diversi.
    Le meccaniche di base sono quelle del vecchio capitolo uscito su Wii: i salti precisi, la possibilità di aggrapparsi a liane e tessuti erbosi, una capriola con cui travolgere i nemici e nessuna intenzione di mettersi a correre più del necessario. Una progressione, insomma, dai ritmi meno accesi rispetto quelli dell'ultimo Super Mario Bros U, ma stimolante proprio in virtù di questo rapporto costante con l'ambiente di gioco: che va esplorato, scalato, scoperto, lanciando casse e battendo i pugni a terra per rivelare passaggi segreti, bonus e collezionabili.
    Qui come nel vecchio episodio torna la presenza di una "spalla": un secondo membro della famiglia Kong che prontamente tiriamo fuori dalla cassa in cui è rinchiuso. Nella modalità a due giocatori (divertente ma non troppo) lo scimmione ed il suo compagno procedono separatamente, controllati da altrettanti player: quando si gioca in solitaria, invece, Donkey si carica l'amichetto sulle spalle e d'improvviso cambiano le dinamiche di salto.
    In Tropical Freeze non c'è solo il piccolo Diddy Kong a spalleggiare il protagonista, ma arrivano anche Dixie e Cranky. Ne guadagna così la varietà, dal momento che ognuno ha sostanzialmente un'abilità differente. Il Jetpack di Diddy funziona proprio come l'ultima volta, permettendo al duo di planare per qualche istante e quindi allungando le traiettorie dei salti. Anche Dixie, roteando la sua chioma, assolve sostanzialmente alla stessa funzione, solo che poi tutto finisce con un ultimo guizzo che sembra quasi quello di Yoshi, come ce lo ricordavamo in Super Mario World 2. Cranky, invece, vuole "scimmiottare" (è proprio il caso di dirlo) il Paperon de' Paperoni di Ducktales, e così rimbalza per gli stage sulla punta del suo bastone.

    I livelli del primo mondo sono quasi un tutorial per farci prendere confidenza con tutte queste dinamiche, ma passati i primi tre stage Donkey Kong Country Tropical Freeze mette in chiaro che non ci sono limiti alla nostra libertà: quasi ogni livello può anzi essere affrontato in compagnia del Kong che preferiamo. Probabilmente Dixie sarà la più apprezzata, ma spesso e volentieri (per amor di varietà o per infilarsi in qualche stanza segreta altrimenti irraggiungibile) potremo preferire la compagnia dell'attempato Cranky o del giovane Diddy.
    Presa confidenza con le meccaniche di base, Donkey Kong comincia a fare sul serio, incantandoci con un level design esuberante e vigoroso: gli stage sono stracolmi di elementi in movimento, rovine che crollano, strani meccanismi, baobab mossi dal vento ed una stravagante fauna sottomarina che si ritira al passaggio dei Kong. E' proprio questa insolita e fervida "attività" che anima il level design, non sempre stratosferico ma comunque solido e ben ponderato anche nei livelli più regolari.

    Grande Varietà

    Un altro degli elementi distintivi di Tropical Freeze è poi questa marcata attenzione per i collectible e le zone segrete. I livelli sono veramente colmi di aree nascoste, zone bonus e oggetti con cui interagire per scovare uno dei nove pezzi del puzzle che ci permetteranno di completare il gioco al 100%. Un'impresa che consigliamo di prendere seriamente in considerazione: tornando nei livelli già visitati, cercando di portarli a termine con un altro Kong (magari alla ricerca delle uscite segrete), si scopre l'essenza più intima di Tropical Freeze. Di contro, correre fino alla fine tralasciando aree celate e lettere KONG sarebbe quasi un delitto, e non renderebbe merito al lavoro del team.
    E' ovvio che il gioco si può apprezzare anche senza impegnarsi così a fondo, divertendosi semplicemente a superare il buon numero di stage che compone un'avventura piuttosto varia. Ogni mondo ha il suo "leitmotive", e non mancano soluzioni brillanti e creative. Ci sono i classici livelli "in silhouette", quelli da affrontare cavalcando Rambi il rinoceronte, e poi quelli a bordo dei carrelli o della cassa-razzo, che in questo episodio si divertono persino a cambiare prospettiva. Ma anche spulciando fra gli stage più classici si scoprono belle trovate, nonostante la presenza di alcuni livelli soporiferi (certi stage sottomarini sono noiosi e mal pensati). Per la maggior parte i guizzi creativi sono condensati nel quinto mondo, in cui seguiamo il processo produttivo di una strana fabbrica di ghiaccioli. Scoprendo -livello dopo livello- la raccolta e la spremitura della frutta, il trattamento dei succhi e poi il congelamento dei gustosi gelati, ci troviamo ad esplorare stage veramente ben tenuti, coloratissimi e impegnativi.

    A pensarci bene è proprio qui che Tropical Freeze si trasforma, abbandonando le soluzioni più canoniche per dare il meglio di sé anche sul fronte della difficoltà. I primi mondi, da questo punto di vista, sono più regolari, non banalissimi ma neppure troppo difficili da superare, e sicuramente meno impegnativi rispetto a certi stage di Donkey Kong Country Returns. L'ultima parte dell'avventura, invece, impenna considerevolmente, tornando a spingere sul pedale della complessità senza far sconti a nessuno. Per arrivare alla fine, insomma, serve tanta dedizione ed una passione veramente viscerale per il platform d'antan. L'ultimo mondo è un concentrato di trovate spietate, meccanismi machiavellici, salti da calcolare al millimetro. Senza costanza e calma interiore, probabilmente finirete per maledire la cattiveria del team e lascerete Tropical Freeze ad un passo dalla conclusione. Ma se siete invece determinati estimatori di un livello di sfida superiore a quello tristemente considerato "normale", il titolo Retro Studio saprà regalarvi moltissime soddisfazioni.
    Complessivamente, bisogna comunque ammettere che Tropical Freeze resta un gradino sotto rispetto al già citato Super Mario Bros U (o meglio: all'incredibile DLC con protagonista il fratello Luigi): manca l'esibita "artigianalità" degli stage, la capacità "scomporli e ricomporli" in maniere sempre nuove, e quella limpida eleganza dei capolavori. Per fortuna queste "carenze" sono in parte sopperite dal gran lavoro sul colpo d'occhio e sullo stile.

    Non serve molto perchè nel giocatore si manifesti l'idea che il team di sviluppo abbia voluto "compilare" una sorta di enciclopedia del platform classico, andando a celebbrare gli immaginari di quei videogame che hanno fatto la storia del genere. In Tropical Freeze, quindi, troviamo livelli in cui dobbiamo saltare su enormi foglie autunnali che sembrano uscite dalla foresta dei misteri di Castle of Illusions, o ancora stage sottomarini con le bolle d'aria che servono per respirare, proprio come succedeva nei vecchi Sonic. Siamo di fronte, insomma, ad una una nostalgica raccolta di suggestioni, che saprà risvegliare insolite emozioni nei giocatori di vecchia data.
    Ovviamente il platform di Retro Studio non dimentica le sue proprie origini, ed anzi le mette dichiaratamente in mostra, con boschi di conifere che sembrano usciti da Vulture Culture e altri stage liberamente ispirati a Tree Top Town.
    Impossibile is Nothing?Terminando il gioco e tutti i livelli segreti è possibile accedere all'Hard Mode. Si tratta di una modalità per veri masochisti: qui gli stage vanno completati con un solo cuore, scegliendo quale dei quattro Kong vogliamo impersonare. L'impresa potrebbe essere persino interessante, se non fosse per l'assenza dei Checkpoint, che rende questo game mode veramente impari, al limite della pura frustrazione.
    Meglio dedicarsi al Time Attack, per guadagnarsi le medaglie ma anche per scalare le classifiche online.
    Anche i livelli sottomarini, nonostante la novità del "fiato corto" di Donkey e compagni e l'assenza del pescespada Enguarde, chiaramente si rifanno a quelli classici: lo dimostra lo splendido arrangiamento di Aquatic Ambiance, ancora oggi uno dei brani più avvolgenti, misteriosi e affascinanti della soundtrack di Tropical Freeze.
    Restando in tema di musiche, si segnala la presenza di alcune tracce veramente evocative, alternate però ad altri brani meno convincenti. Le sonorità più malinconiche e quelle invece che esibiscono percussioni e ritmi tribali sono riuscitissime, ma ci sono purtroppo altri pezzi molto meno riusciti e e memorabili.

    Donkey Kong Country: Tropical Freeze Donkey Kong Country: Tropical FreezeVersione Analizzata Wii UDonkey Kong Country: Tropical Freeze è un platform solido e brillante. Pur senza raggiungere alcuni suoi congeneri disponibili su Wii U, il titolo Retro Studio diverte ed appassiona. Il merito è di questa sua vivace riscoperta di un immaginario classico, ma anche di una varietà accentuata, che si riflette nello stile degli stage. Pur mancando qualcosa sul fronte del level design, ed anche mettendo in conto la presenza di alcuni livelli poco ispirati, Tropical Freeze mostra molti guizzi e tante buone idee, sostenute da una difficoltà risoluta ed alle volte persino piccata. Indispensabile per chi è cresciuto con le prime avventure dello scimmione (ai tempi della mitica Rare), Tropical Freeze è un ottimo seguito, che non inventa nulla di nuovo e non rivoluziona, ma che riesce a convincere: è come se fosse una “collezione” di dinamiche appartenenti ai capostipiti della categoria, un ponte fra passato e presente pieno di citazioni e reminiscenze, ma anche proteso ad esplorare nuove soluzioni. Aspettiamo quindi un terzo capitolo, che recuperi magari la struttura “aperta” di Donkey Kong Country 3 per consacrare definitivamente la reinterpretazione di Retro Studio.

    8.5

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