Recensione Dragon Quest IV

Comincia l'invasione in grande stile della saga Enix su DS

Recensione Dragon Quest IV
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Disponibile per
  • DS
  • PS1
  • Il settimanale Square Enix

    Cari utenti Nintendo, benvenuti al consueto appuntamento settimanale con Square Enix.
    Come altro se non con un pizzico di sarcasmo potremmo presentare l'ennesimo responsabile del tracollo finanziario degli amanti dei giochi di ruolo che, con inaspettata regolarità e timore, si recano nei weekend dal negoziante di fiducia per acquistare uno dopo l'altro i prolifici frutti dell'indiscusso colosso dei RPG nipponici.
    Questa volta il sodalizio tra casa degli slime e casa dei chocobo ci propone niente di meno che un episodio regolare della serie Dragon Quest, il quarto per la precisione.
    Proprio come Final Fantasy, anche la saga Enix per eccellenza sta vivendo un momento di grande popolarità su DS: complice l'annuncio del nono capitolo regolare in esclusiva sul portatile Nintendo, SquareEnix ha pensato bene di spremere al meglio la sua gallina dalle uova d'oro, realizzando i remake di ben tre capitoli tra i più apprezzati, affidandone lo sviluppo alle abili mani di Arte Piazza.
    L'apripista del progetto è Chapters of the Chosen, pubblicato originariamente su NES nel 1990.
    Non è la prima volta che questo capitolo viene riproposto. Nel 2001, infatti, già su Playtation ne era stato realizzato un remake, disponibile unicamente su territorio giapponese.
    Quello che davvero importa, però, è che Dragon Quest Chapters of the Chosen è il secondo episodio regolare della serie a giungere in Europa. Per questo motivo e a causa di una campagna pubblicitaria che ha conferito al titolo una scarsissima visibilità, potreste pensare di lasciarlo sullo scaffale, magari prediligendo l'acquisto di un nome più blasonato quale Final Fantasy IV (dopotutto sono usciti praticamente in contemporanea).
    Errore! La serie di Dragon Quest, per quanto ancora fin troppo poco conosciuta dalle nostre parti, vanta tra le sue schiere svariati capolavori (non è un caso che sia la saga di RPG più popolare in assoluto in madrepatria, alla faccia di Final Fantasy). Chapters of the Chosen è uno di essi.

    Four rooms?

    La veneranda età del titolo non priverà i giocatori del gusto di scoprire un comparto narrativo davvero particolare, quasi unico ed in grado di offrire un approccio inedito ed interessante anche a chi di storielle a base di cappa e spada ne ha masticate fin troppe.
    La storia di Dragon Quest IV è divisa in vari capitoli: dopo un brevissimo prologo che ci illustrerà la vita pacifica e bucolica del silenzioso prode di turno, verremo chiamati nei panni di diversi altri eroi, tutti alle prese con la propria, personalissima avventura. Nel primo capitolo, ad esempio, impersoneremo Ragnar McRyan, valoroso cavaliere del regno di Burland invischiato in un misterioso caso di sparizioni di bambini.
    Nel terzo capitolo, invece, saremo Torneko Taloon, un mercante stanco di servire i clienti dietro un bancone ed assetato di fama, avventura ed, ovviamente danaro.
    I primi quattro capitoli ci presenteranno, come avrete intuitio, i vari party member che si uniranno più avanti al gruppo dell'eroe. La cosa davvero bella è che le storielle di cui saranno protagonisti, sufficientemente lunghe e ben articolate e congegnate (con tanto di guest e personaggi joinabili), caleranno il giocatore in situazioni sensibilmente diverse: investigazione, tornei di arti marziali, investimenti economici. Questo ed altro ci aspetta nelle prime dieci ore di gioco.
    Ovviamente la validità della sceneggiatura, davvero ineccepibile, sarà confermata da una serie di divertenti colpi di scena e cliffhanger alla fine di ogni capitolo (ogni mistero risolto vi lascerà con un mistero ancora più grande, che potrà essere risolto solo una volta che tutti i protagonisti avranno unito le forze.)
    A valorizzare il tutto contribuisce anche una localizzazione in lingua inglese in grado di donare colore al vasto mondo di gioco, diviso ovviamente in vari regni, ognuno caratterizzato da un diverso dialetto. I conoscitori dell'idioma straniero potranno dunque godere appieno del titolo, mentre chi non può far altro che affidarsi all'italiano potrà fortunatamente fruire di una buona localizzazione nella lingua nostrana, rovinata in parte però dall'inspiegabile ennesimo turpiloquio ai danni dei nomi di molti dei protagonisti.

    Come il vino

    Quello che tutti si aspetterebbero da un gioco vecchio quasi vent'anni è un gameplay pesante, sorpassato.
    Se questo è vero con la stragrande maggioranza dei remake (e non solo) in circolazione, Dragon Quest IV fa eccezione: merito di un motore di gioco estremamente agile e veloce, che permette di risolvere gli incontri casuali in pochissimi minuti, pur mantenendo un piacevole approccio strategico.
    I combattimenti sono governati dal tipico motore a turni, in cui assegneremo un'azione ad ogni personaggio per poi vedere lo svolgimento dell'azione secondo la velocità di alleati e nemici, il tutto illustrato in prima persona, proprio come nei bei vecchi rpg di una volta (o in Etrian Odyssey, per citare un titolo recente). Quel che previene l'avvento della noia è innanzitutto la diversificazione dei vari personaggi, dotati di abilità sufficientemente uniche, e la presenza di un buon numero di opzioni per lasciare all'occorrenza il controllo alla cpu. Potremo infatti dare delle direttive ai nostri compagni e limitarci a decidere l'azione del protagonista, oppure ancora cambiare al volo i membri dell'avanguardia (che consta di quattro personaggi). Ma sopratutto, ciò che giova maggiormente è la velocità degli scontri, che lasciano il giocatore inattivo ad ammirare lo schermo per pochi secondi.
    Tutto sommato non si tratta di nulla di rivoluzionario, ma considerando ancora una volta che il titolo ha davvero molti anni sulle spalle, è eccezionale vedere come sia invecchiato perfettamente, senza lasciare il giocatore in preda al bisogno di aggiunte di sorta.
    E' un peccato che non sia possibile personalizzare in alcun modo la crescita dei vari protagonisti, se non tramite equipaggiamenti e oggetti di potenziamento permanente alle statistiche. Nulla da fare per magie e abilità secondarie.
    Quanto all'esplorazione, tutto scorre liscio e piacevole, merito di una presenza di incontri casuali affatto fastidiosa ed un level design semplice ma efficace, che si rivela ben presto perfetto per la natura portatile del titolo: torri, grotte e dungeon sono sempre della giusta dimensione, mai noiosi da passare al setaccio grazie alla presenza di scale, ascensori, pulsanti e piccoli enigmi, bilanciati da una difficoltà degli scontri perfetta.
    E' raro vedere un titolo in cui la sfida si presenti sempre stimolante senza mai rischiare di sfociare nella frustrazione: di quando in quando un boss particolarmente ostico richiederà di passare qualche minuto ad accumulare esperienza o denaro (per acquistare equipaggiamenti migliori), o semplicemente di essere affrontato con una determinata formazione del party, ma anche in caso di fallimento verremo penalizzati semplicemente dalla perdita di metà dei nostri fondi. Certo, dovremo spendere molti soldi per resuscitare i compagni caduti nella chiesa più vicina, ma almeno avremo salva la vita e l'umore.
    La conformazione e la popolazione delle varie aree di gioco varierà sensibilmente in base al passaggio tra giorno e notte: al calare delle tenebre i mostri più potenti sbucheranno fuori dalle loro tane, mentre i cittadini più chiassosi si concederanno una birra al pub locale dopo una giornata di faticoso lavoro.
    Proseguire nella trama non sarà sempre facile: come i giocatori più maturi sapranno, i titoli di una volta non erano teleguidati come quelli moderni. Ciò implica che toccherà spesso ingegnarsi utilizzando in modo creativo i key item faticosamente guadagnati a nostra disposizione e parlare con i png più insospettabili in cerca di indizi, sfruttando intelligentemente il ciclo giorno-notte per passare inosservato alle spalle di una guardia troppo assonnata per resistere vigile durante il turno notturno. Com'è tutto sommato giusto che sia.
    Vivere in un mondo in cui basta premere lo stick analogico per salvare il mondo è un lusso che gli eroi dei bei tempi andati non potevano concedersi.
    Quest'impostazione retrò sarà il massimo punto di gradimento per i giocatori nostalgici, che metteranno da parte dei "difetti concettuali" come la mancanza di ability point, storielle d'amore tra i protagonisti o lunghissime sessioni di patetico dialogo. Al tempo stesso, chi cerca un grande racconto epico a base di fighetti in pellicciotto e pistolascia, magiche carte da gioco assassine e navi volanti in quantità, resterà probabilmente profondamente deluso.
    Dopotutto l'eye candy è fatto per chi non è in grado di usare il potere dell'immaginazione.

    Arte piazza ci spiazza

    Responsabile del restyling grafico del titolo è Arte Piazza, che già aveva lavorato al remake uscito su Playstation.
    Si potrebbe ritenere la versione DS un'edizione riveduta e corretta di quella PSX a causa delle numerose similitudini del comparto grafico. Ambedue le edizioni utilizzano un motore tridimensionale per gli ambienti e degli sprite bidimensionali per i personaggi, sia in campo che in battaglia. I miglioramenti in questa versione portatile sono però talmente numerosi da permettere al questa incarnazione portatile di essere giudicata in modo autonomo e slegato dal passato.
    Ogni location (fatta eccezione per la mappa del mondo), è realizzata in un delizioso e pulitissimo 3d. Alberi, cespugli ed alcuni altri elementi sono comunque bidimensionali, ma l'impatto visivo è notevole, sopratutto grazie ad una cura particolare riposta nella scelta dei colori, estremamente caldi e brillanti. Il ciclo giorno-notte, poi, conferisce gran varietà ad ogni ambiente, regalando scorci particolarmente memorabili sopratutto durante al tramonto e di notte. Quasi sempre, poi, è possibile ruotare la telecamera utilizzando i pulsanti dorsali, per poter ammirare meglio i dettagli o, più semplicemente, inquadrare la scena nel modo più appropriato.
    Durante l'esplorazione gli sprite dei personaggi sono estremamente semplici, animati in modo elementare. Il 2d, globalmente sufficiente in questi frangenti, fa un enorme balzo di qualità durante i combattimenti: il mostruario di Dragon Quest, si sa, è tra i più belli e caratteristici di sempre, e vedere così tante creature realizzate con tanta dovizia non può che lasciare piacevolmente colpiti. Gli sprite dei mostri sono grandi, vari, e sopratutto animati in modo eccezionale, sia per quanto riguarda il mero numero di frame che in quanto a caratterizzazione. Ogni creatura è dotata di un set di movimenti piuttosto vario: generalmente un'animazione "da fermo", una per gli attacchi e una per le magie.
    Durante i combattimenti, come anticipato, l'inquadratura è in prima persona, e questo implica che purtroppo non sarà possibile vedere i protagonisti direttamente in azione (comunque illustrati in modo più che piacevole dall'abile mano di un buon vecchio Akira Toriyama ancora ispirato). Piuttosto si alterneranno sullo schermo vari effetti speciali, ancora una volta ben concepiti e realizzati, che, grazie ad una commistione di elementi 2d, 3d, e a qualche abile movimento della telecamera renderanno particolarmente dinamico e divertente da vedere anche lo scontro con le creaturine più deboli.
    Quanto al comparto sonoro, è stato svolto un ottimo lavoro di adattamento per la macchina portatile Nintendo, dalle cui piccole casse ora si diffonde una colonna sonora varia, completamente orchestrale.
    La compressione delle musiche è ottima, e gli amanti della serie che già hanno avuto modo di provare l'originale saranno sicuramente soddisfatti dal lavoro di arrangiamento.
    L'ottima colonna sonora è supportata da effetti vari e soddisfacenti.

    Dragon Quest IV Le cronache dei prescelti Dragon Quest IV Le cronache dei presceltiVersione Analizzata Nintendo DSProbabilmente sarà messo in ombra dall'uscita troppo vicina a quella di Final Fantasy IV, ma Dragon Quest Chapters of the Chosen è un titolo che non deve assolutamente essere dimenticato, e anzi meriterebbe un posto in prima fila nella softeca di tutti gli amanti dei giochi di ruolo. Si tratta infatti di un titolo "old school" ricco di fascino e carisma, dotato per altro di un comparto tecnico decisamente al passo coi tempi. Questi aspetti, assieme all'impostazione generale e alla bellezza della sceneggiatura, rendono il tolo Square-Enix forse il miglior gioco di ruolo "classico" attualmente disponibile su Nintendo DS. Mettete dunque da parte i pregiudizi e dategli una chance: invecchiando, questo Dragon Quest IV è diventato un titolo ancor più prelibato, un vero diamante ben levigato.

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