Recensione Drakensang: The Dark Eye

UN nuovo RPG da FX Interactive

Recensione Drakensang: The Dark Eye
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  • Pc
  • Coloro che sono cresciuti con i primi giochi di ruolo in scatola hanno sempre trovato artificiose e inadeguate le tra trasposizioni videoludiche operate dalla varie software house, vuoi per la troppa semplicità di questi titoli o per i gusti troppo difficili dei giocatori di vecchia data. Solo la grande Bioware ha saputo unire il “vecchio“ con il “nuovo“, creando una serie di prodotti con una qualità assoluta, che ricordano in qualche modo le complesse meccaniche dei veri giochi di ruolo (cartacei). Titoli come Baldur’s Gate (1998) e NeverWinter Nights (2002) sono l’esempio del classicismo applicato al videogioco, ma sono anche due prodotti che non hanno avuto un lascito in questa generazione, scomparendo del tutto dalla scena videoludica, divorati da pseudo GDR piatti, semplicistici, e decisamente alla portata della massa. A riportare l’old style in questi tempi così “popolari” ci ha pensato FX Interactive, proponendoci “Drakensang“ trasposizione videoludica del vecchio “The Dark Eye“ (uno scatolato che non ha riscosso successo in Italia e che assomiglia vagamente a Dungeons & Dragons).

    Classico ad ogni costo

    La narrazione del gioco è un misto di clichè delle più classiche storie fantasy, ma tutto sommato risulta di ottima fattura. La terra su cui si svolgerà la nostra storia si chiama Adventuria. Il nostro alter-ego è un rinomato eroe a cui viene fatta richiesta d’aiuto da un suo vecchio amico di nome Ardo. Parte così la missione principale, nella quale incontreremo centinaia di personaggi, sfideremo bestie, demoni, incontreremo varie corporazioni, sette e soprattutto Draghi. Una buona parte della trama, come lascia presagire anche la titolazione, è incentrata proprio sulla presenza degli squamosi sputafuoco. Pur non lesinando qualche colpo di scena interessante, la trama si prefigura come un pretesto per creare, quasi meccanicamente, una serie di situazioni-tipo da affrontare con il protagonista, per esplorare fino in fondo il mondo di gioco e tutte le sue sfaccettature. Insomma, come nei più classici giochi di ruolo, la voglia di avventura è il motore stesso della progressione.

    Classica è la trama e classico è anche il gioco. Dopo il filmato introduttivo in computer grafica potremo affrontare la selezione del personaggio: questa non prevede un editing completo (quindi niente personalizzazione fisica e facciale); al contrario potremo scegliere il genere (maschio, femmina), la razza (nano, umano ed elfo) e la classe. Proprio quest'ultima selezione sarà fondamentale: le classi, seppur molto “standard” risultano varie e ben diversificate: ad affiancare il solito guerriero, mago ed arciere troveremo anche l’amazzone, il pirata, l’esploratore, il ciarlatano, il ladro. Tutte saranno caratterizzate al meglio, e influiranno efficacemente sullo stile di gioco da adottare. Questo editor “ristretto“, comunque, può risultare antipatico ai più, e soprattutto la mancanza di personalizzazione è una grave pecca per chi ama costruire l’alter-ego “a propria immagine”. A conti fatti, tuttavia, la modifica fisionomica ci pare comunque marginale, nell'economia di un gioco davvero (e profondamente) ruolistico. Se si cerca la profondità, basti sapere che Drakensang si concentra ancora una volta sulle modifiche legate ad aspetti di gameplay: usando la “modalità esperto“ potremo infatti decidere le abilità iniziali da dare al nostro personaggio.
    Una volta cliccato su “inizia la partita“ saremo subito catapultati nel mondo di Adventuria e potremo iniziare la nostra storia.

    Gestione del personaggio e del party

    La prima ora abbondante di gioco ci servirà per prendere totale confidenza con l’interfaccia e con il sistema di gioco. Molto approfondito è infatti l'aspetto che regola la crescita del personaggio, ricco di variabili e possibilità.
    Il menù del personaggio ci presenterà le varie skill e le statistiche. Notiamo subito che oltre ai normali punti esperienza avremo a disposizione anche i punti avventura. I primi serviranno per potenziare gli attributi, i valori di base, i talenti (divisi in fisico, natura, conoscenza, sociale, artigiano), nonché i talenti di combattimento o quelli magici, a seconda della nostra classe. I secondi segneranno il nostro livello, importantissimo perché traccia un limite entro il quale non si può potenziare un certo talento. Nel “foglio” del personaggio troveremo anche le abilità speciali, che potranno essere acquistate con soldi e punti esperienza dal maestro della nostra classe. L’ultima voce invece riguarda il libro dei metodi, diviso in forgia, alchimia e arcieria: rappresenterà le nostre abilità lavorative che potranno essere acquistate dai vari vendor sparsi per Adventuria.
    Insomma, si capisce fin da subito che l'esplorazione e l'adempimento di Sub Quest sono elementi fondamentali nell'economia di gioco, ora per reperire personaggi chiave in grado di svelarci i segreti del combattimento e della magia, ora per aumentare il proprio livello, regolato non soltanto dall'uccisione di nemici, ma dalla risonanza delle nostre gesta.

    Ovviamente, per mettersi subito all'opera, non si dovrà faticare molto. Basta girare per la prima cittadina per incontrare una cospicua serie di abitanti del villaggio, pronti ad offrici le più disparate missioni secondarie. Cercando di proseguire nella trama principale, si scoprirà subito che per raggiungere Fedok e rispondere all' “invito di un vecchio amico”, avremo bisogno della “raccomandazione“ di almeno due rispettabili cittadini della città di Avestrue. Il consiglio è dunque quello di cercare da subito dei compagni con i quali far gruppo. Drakensang, infatti, permette id gestire un party di quattro personaggi (protagonista incluso), com'è opportuno per un titolo del genere. Nonostante questo limite durante la nostra avventura troveremo tantissimi personaggi che vorranno intraprendere il cammino con noi, e gli sviluppatori hanno ben pensato di aggiungere un “nascondiglio“ dove potremo depositare i compagni che non sono utili in quel momento: per mandare i membri del party in eccesso al nascondiglio basterà parlargli e chiedere loro di farsi da parte. Questa scelta sembra opportuna per assicurare anche una discreta varietà, stimolando il ricambio continuo del proprio gruppo.

    Non passa molto tempo, insomma, affinchè si delinei un profilo ludico decisamente sopra le righe, ricchissimo e molto gradevole per chiunque abbia vissuto a pane e D&D. Esplorazione meticolosa, grande ricchezza di SubQuest, personalizzazione efficacissima dei caratteri ruolistici sono i punti di forza del titolo. L'unica pecca in una struttura eccellente è la pessima organizzazione della mappa (che si fa sentire proprio per il peso dei viaggio nell'economia di gioco): affatto intuitiva e al contrario molto dispersiva e poco dettagliata, necessita di molta esperienza per potersi muovere con cognizione di causa.

    Combattiamo fino alla morte

    Il combattimento è senza dubbio il fiore all'occhiello di Drakensang. Il sistema di gioco non si discosta molto da quello pensato per il prossimo Dragon Age, e si rivela infatti davvero ben strutturato. Nella barra delle abilità potremo aggiungere i colpi speciali, pozioni curative e altri oggetti che saranno selezionabili velocemente con i tasti numerici.
    Ma per allontanare un'impostazione da Hack 'n' Slash e rendere più tattico possibile il battle system, il team ha ben pensato di lasciare spazio anche alla pianificazione. Premendo la barra spaziatrice avremo a nostra disposizione la pausa tattica, con la quale dare ordini al nostro party: questi eseguiti puntualmente una volta che riprenderemo il gioco. Questa funzione è fondamentale data la mole impressionanti di comandi a nostra disposizione, e rende l’esperienza di gioco più profonda e varia. Grazie a questo metodo possiamo avere il totale controllo dell’azione di combattimento, e non dovremo massacrarci le dita di Click.
    Interessante, poi, il sistema che regola il successo o l'insuccesso delle azioni, davvero vicino a quello che accade in un GDR cartaceo. Quando sferreremo un attacco o eseguiremo un’azione (come il furto) verrà lanciato virtualmente un dado a 20 facce: a seconda dell’esito del dado il nostro attacco o la nostra azione vedrà successo o meno.

    Nel foglio del personaggio potremo anche sistemare l’equipaggiamento (il nostro e quello del party), mentre nella selezione dei personaggi decideremo se tenere il gruppo con un atteggiamento difensivo o aggressivo. Fondamentalmente ogni personaggio può usare qualsiasi arma, a patto che ne apprenda i segreti dal master adatto.

    Buonissima la varietà di mostri che incontreremo: nelle fasi avanzate, dovremo studiarne le debolezze e le routine, se vorremo venire a capo degli scontri, riducendo progressivamente l'influenza del fato.

    Un gioco d'elite

    Data la complessità che si è cercato di descrivere nei paragrafi precedenti, in molti avranno capito che ci troviamo di fronte ad un prodotto per pochi. Trattandosi di un GDR vecchio stampo, che richiede molta dedizione ed attenzione, i nuovi videogiocatori potrebbero scoraggiarsi, alle prese con una gestione molto complicata e che richiede parecchie ore di pratica. Il macchinoso sistema di combattimento potrà non piacere a coloro che sono abituati ai titoli moderni, caratterizzati da molto più azione e meno tattica.
    Possiamo dunque definire Drakensang un “gioco d’elite”, che catturerà sinceramente l’attenzione e le simpatie dei videoplayer affezionati ad un genere in via d’estinzione.

    Grafica e problemi

    Graficamente il titolo risulta piacevole, ed i requisiti sono alla portata di tutti computer medi, segno di un’ottimizzazione operata veramente bene. Punto forte del titolo sembrano essere i fondali. Boschi, foreste, città, grotte risultano curati e con un’ottima gamma dei colori, richiamando perfettamente le ambientazione fantasy più classiche. Se lo sfondo convince appieno, ciò che invece fa storcere il naso sono i personaggi. Stereotipati, piatti, poco carismatici e con una qualità molto bassa delle texture.
    Tra gli altri problemi sicuramente annoveriamo le animazioni dei personaggi, decisamente sotto gli standard medi e molto legnose. Anche la gestione della telecamera è da buttare. Anzi, quest’ultima sembra essere il più grande problema del gioco: specialmente all’inizio vi ritroverete spesso in difficoltà con la visuale, tanto che dovrete esercitarvi più volte, coordinando perfettamente movimento del personaggio e movimento della telecamera.
    La parte sonora è decisamente notevole: una colonna sonora epica si integra alla perfezione con l’ambientazione fantastica, ciò aiuterà il giocatore a immergersi alla perfezione nell’atmosfera del mondo di Adventuria. Il doppiaggio, operato da doppiatori professionisti, è decisamente buono, ma nei dialoghi il parlato si ferma ala prima battuta, lasciando il resto del discorso solo in forma scritta. Una scelta discutibile e apparentemente senza alcuna motivazione (se non il budget ridotto).

    Drakensang: The Dark Eye Drakensang: The Dark EyeVersione Analizzata PCFX Interactive ha fatto le cose per bene. Drakensang non sfigura di fronte ai vecchi titoli del passato e ripropone una formula che ormai credevamo perduta. Qualche imperfezione generale e la totale assenza di innovazione lo pongono al di sotto dei capolavori del genere. Se fosse uscito nello stesso periodo dei “grandi“ sicuramente avrebbe potuto rivaleggiare alla pari, oggi si può accontentare di essere un ottimo titolo e l'unico esponente del suo genere a figurare nella cosiddetta next gen.

    8

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