Recensione Dualshock 4

Il joypad di nuova concezione Sony osservato al microscopio

DualShock 4: Back Button Attachment
Recensione: PlayStation 4
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La potenza è nulla, senza Controller.
Forse lo slogan non recitava proprio così, ma concedeteci questa revisione almeno in ambito videoludico, dove da sempre il Pad gioca un'importanza fondamentale per caratterizzare e supportare l'hardware di gioco. Ne sia una dimostrazione il fatto che per ben due generazioni Nintendo ha costruito le sue console attorno ad una nuova idea di controller, o le interminabili discussioni che hanno infiammato la community ai tempi del lancio di PlayStation 3. Dopo aver abbandonato l'infausta idea di una revisione integrale del pad, Sony se ne uscì nel 2007 con il criticatissimo Sixaxis, davvero troppo leggero e senza supporto per la vibrazione, venduto ad un prezzo sinceramente esorbitante se rapportato alla qualità costruttiva. Il Dualshock 3 riuscì, un anno più tardi, a sedare in parte il malcontento dei fan, che tuttavia hanno continuato ad avvertire il bisogno di un qualche cambiamento sul fronte dell'ergonomia, della solidità e della qualità dei materiali.
La risposta di Sony, in questa generazione decisa a partire alla grande (almeno per quel che riguarda hardware, potenza e interfaccia), è il Dualshock 4: un pad che rispetta le linee e le simmetrie del vecchio controller, ma che risulta interminabilmente più comodo, ben costruito, solido. Un gamepad eccellente, che si posiziona senza ombra di dubbio ai vertici della categoria, e massimizza la compatibilità con l'intento di diventare il nuovo punto di riferimento per tutti i giocatori.

Ergonomia perfetta

Con i suoi 210 grammi di peso, il Dualshock 4 supera di poco il predecessore (180g), ma resta comunque molto sotto la soglia del controller Xbox 360 (290g con Battery Pack). Preso in mano, i due "corni" del controller si adagiano in maniera molto naturale nell'incavo dei palmi, e le dita si stringono attorno al pad senza fatica.
Il controller è più largo del precedente, ed anche le leve analogiche sono più distanziate di qualche millimetro. Questo comporta molto meno stress nelle lunghe sessioni di gioco, dal momento che i pollici possono appoggiarsi senza fatica sulla punta dello strick, restando distesi e non contratti.
Ed è proprio dagli stick che si cominciano ad avvertire i primi cambiamenti. La superficie di gomma morbida ma soprattutto il bordo più spesso determinano un grip maggiore; le molle fanno finalmente più resistenza, e ne giova infinitamente il controllo "di fino". Sparisce del tutto il fastidioso "rimbalzo" oltre la posizione neutra che gli stick del Dualshock 3 facevano se venivano lasciati andare di scatto, ed anche alla pressione le leve analogiche restituiscono ottime sensazioni: la nicchia in cui sono collocati è più stretta e le leve restano sempre in sede.
Anche il D-Pad, ottimo come sempre, ha smesso di "tentennare", e risponde ottimamente alla pressione. I tasti frontali, poco più ravvicinati fra loro, si raggiungono facilmente.
Il lavoro di revisione ha interessato anche una delle parti dolenti del Dualshock 3, ovvero i trigger ed i tasti dorsali. Le plastiche dei grilletti sono finalmente meno scivolose, e la convessità facilita l'alloggiamento delle dita. Anche in questo caso le molle sono ben rigide, ma non diminuisce fortunatamente la corsa. I dorsali sono ben collocati e si premono con facilità, a differenza di quelli del pad Xbox One, che rappresentano forse il più evidente punto debole del controller della concorrenza.
Sulla superficie centrale del Dualshock 4 c'è, come saprete, un touchpad (capacitivo) di qualche centimetro: la vera magia del form factor del pad è che si riesce a raggiungerne la zona centrale senza problemi, restando sempre vicini agli stick analogici. La sensibilità è buona, ed il pannello riconosce senza problemi la direzionalità dei tocchi anche con un "slancio" di pochi millimetri. Questo permette, a conti fatti, di avere un altro sistema di input molto reattivo a portata di mano: in Killzone: Shadow Fall, ad esempio, le quattro abilità dell'Owl, il nostro drone da combattimento, si selezionano con uno swipe nelle quattro direzioni cardinali. Il touchpad può anche essere premuto (in Assassin's Creed 4 queste serve per richiamare la mappa di gioco).
I due tasti Share e Options, incassati nella scocca, sono un po' più difficili da raggiungere viste le ridotte dimensioni (ma forse è solo questione di abitudine): il secondo sostituisce di fatto il pulsante "Start", mentre il primo permette di accedere alla schermata di condivisione contenuti, per avviare lo streaming della partita o effettuare l'upload di filmati e foto.
Poco più in basso del touchpad, al centro degli stick, c'è uno speaker (mono) di qualità appena discreta, che viene sfruttato da certi giochi per aumentare l'immersività, riproducendo file audio o effetti particolari. Più sotto, decisamente più piccolo rispetto a quello del Dualshock 3, il tasto PS, con cui si torna all'interfaccia principale di PS4.

Design accattivante

Al di là delle ottime sensazioni restituite da leve, pulsanti e trigger, quello che colpisce del DualShock 4 è il design. Le linee più morbide, i corni più pieni e tondeggianti, la disposizione simmetrica degli elementi ci mette di fronte ad un pad bello da vedere e comodissimo da tenere in mano. Sul retro c'è un led luminoso che permetterà al pad di interagire con la PlayStation Camera, ma che rappresenta un tocco di classe indipendentemente da EyeToy 2.0. Giocando di notte la luce si riflette sulla punta delle dita protese sui tasti dorsali, e l'effetto del pad appoggiato su un tavolo è semplicemente fantastico.
La scelta più intelligente di Sony è stata quella di optare per una doppia superficie: la plastica zigrinata che ricopre la parte posteriore del Pad aumenta la presa, e si sporge fino alle punte del pad per garantire anche alla faccia frontale una gradevole bicromia. La transizione fra le due superfici quasi non si avverte, tanto ottimamente è "saldato" il pad: segno questo di una qualità costruttiva eccezionale, che si avverte immediatamente e galvanizza l'esperienza utente.
Gli ultimi appunti per la connettività: il pad si ricarica tramite porta micro-usb (non più Mini-Usb, quindi i cavi che usate per il Dualshock 3 non vanno bene). In basso c'è invece l'ingresso per il microfono ed un'Extension Port che sarà usata probabilmente per qualche accessorio.
Brevemente citiamo che nella confezione di PS4 è inclusa anche una piccola cuffia con microfono integrato, da attaccare al pad per le partite online. A parte il discutibile punto di blu delle rifiniture, si tratta evidentemente di un accessorio realizzato in fretta e qualitativamente poco interessante. Il filo troppo sottile trasmette la stessa sensazione di fragilità dell'headset, della clip e del microfono. La cuffia è molto scomoda da infilare nell'orecchio, e la qualità del suono non può dirsi eccellente: in molti vorranno acquistare qualcosa di più interessante per le loro "gaming night".

PlayStation 4 PlayStation 4Versione Analizzata PlayStation 4Il DualShock 4 è un pad eccellente. Sony ha disinnescato con metodo tutte le problematiche che i giocatori hanno imputato al vecchio controller in questi sette anni. Le leve analogiche rispondono bene, i dorsali ed i grilletti sono finalmente ottimi, la presenza del touchpad apre nuove interessanti prospettive per i game designer. Ma sono soprattutto il design e l'ergonomia che convincono: il pad trasmette una buona sensazione di solidità, è comodo, e tutti i pulsanti si raggiungono senza fatica. Il DualShock 4 rappresenta, insomma, un tassello importante della Next-Gen firmata Sony, superando di diverse lunghezze il suo predecessore e rivendicando una validità costruttiva che lascia impressionati.