Recensione Dungeon Siege 2

Torna l'rpg di Chris Taylor, migliorato ed immenso

Recensione Dungeon Siege 2
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  • Pc
  • Estetica dell'rpg

    Vi sono 2 strade, due indirizzi caratterizzanti, che hanno da sempre delineato il mondo dei giochi di ruolo, così come le rispettive trasposizioni su PC.
    Di prima indole, come non descrivere quei complessi modelli che di dado in dado, osservano distaccati realtà immaginarie fatte di statistiche, complessi meccanismi di attacco e difesa, schede del personaggio che appaiono tanto imponenti quanto fitte?
    Alcuni chiamano questi segni “purismo”, altri semplicemente affascinati da tanto profugare di energia restano abbagliati dalla perizia di alcuni giocatori che, spesso o quasi, sfocia nel patologico.
    Vi sono poi coloro che rischiano di divertirsi veramente nell'interpretazione dell'RPG, dando maggior risalto alla narrazione e il giusto peso alla componente “tecnica”.
    Dungeon Siege 2, in condivisione col predecessore, vuole essere un RPG per tutti, un RPG con una storia narrata, molte cose da fare e un complesso schema di sviluppo del personaggio, senza penalizzare il giocatore attento all'estetica, così come alla sostanza.

    Collocazione storica

    Dungeon and Dragons, soprattuto la versione avanzata delle regole, è spesso fonte di ispirazione per creare le basi di un RPG. Fu così con Baldur's Gate, Neverwinter Nights e Ice Wind Dale.
    Completamente slegati da esso, RPG come Diablo,Gothic, Morrowind, il primo Dungeon Siege.
    L'indizio che questa dinamica ci offre è prezioso e significativo: c'è chi sceglie di adattare delle regole a un tipo di gamplay e chi costruisce il gameplay sulle proprie regole.
    Questo principio stabilisce intrinsecamente la nascita di un videogioco leggero e veloce, o un prodotto complesso e lento: certo, vi sono le vie di mezzo, ma spesso sono risultati esperimenti fallimentari, prodotti che nel cercare l'equilibrio perfetto perdono gran parte del proprio carisma.
    Il primo Dungeon Siege fu seguito per le doti tecnologiche del suo motore, risultanto un RPG estremamente soggettivo, certamente ricco, ma forse troppo scarno di contenuti narrativi per poter far breccia nel cuore di tutti.
    Inoltre, seppur graficamente fu apprezzato, l'azione risultava dinamica ma ridondante, estremamente ripetitiva fino a sfociare nel noioso.
    Anche il periodo storico in cui si collocò non favorì di certo il suo affermarsi, senza contare la voglia di complessità che i primi titoli Bioware avevano instaurato.

    Dalle ceneri alla gloria

    Gas Power Games, quindi, dopo essersi dedicata a un'espansione per il primo Dungeon Siege, ha accolto le lamentele e i suggerimenti della comunità videoludica per fondare le basi al nuovo progetto, mantenendo i cardini ma rivoluzionando il resto.
    Scopriremo, infatti, come Dungeon Siege 2 sia un gioco completamente diverso, sembrando paradossalmente identico.
    Il motore grafico, pur essendo ormai “normale” agli occhi dei più, ha subito un'ottimizzazione e qualche minore upgrade agli effetti speciali delle magie, conservando la perpetua assenza di caricamenti tra i livelli, stabilendo record di abbondanza e pienezza poligonale.
    Questo non vuol dire modelli estremamente ricchi di dettagli, ma moltissimi elementi su schermo ed un'invidiabile fluidità (considerando che è tutto 3d).
    Le texture ora sembrano più definite, le ombre già implementate degnamente prima lo sono ancora di più ora, tutto si muove fluidamente su un computer di media potenza (5700 ultra), senza abbassare il dettaglio, comunque molto scalabile.
    Anche la parte sonora, per la verità un tantino monotona, descrive comunque bene l'azione, senza eccellere in stile, ma primeggiando in funzionalità.
    Rispetto al primo Dungeon Siege vi sono moltissimi dialoghi in più, completamente in italiano, anche se, come al solito, la madrelingua conserva un'espressività migliore.
    E' proprio questa abbondanza di dialoghi che ci introduce alla più evidente e riuscita sterzata che Gas Power Games potesse dare alla serie: mentre prima il pathos e la teatralità facevano da spettatori passivi alla vicenda, i nostri pellegrinaggi per le terre di Aranna saranno adesso giustificati da una ben più complessa trama, introdotta con filmati (che solitamente si riferiscono ai ricordi o alle leggende), da sequenze in game e da altri particolari più che altro psicologici.
    Come in KOTOR (Knights of the Old Republic) i membri del nostro gruppo spesso si fermeranno a parlare tra di loro esponendo dubbi, perplessità e, alcune volte, quasi litigando.
    Seppur questo loro agire sia del tutto automatico, riesce nell'impresa di offrire dinamismo alla vicenda.
    Ma non solo: ora le quest secondarie sono vere e proprie storie nella storia, che non servono solo ad accumulare esperienza e artefatti, ma a rendere un quadro generale della situazione (naturalmente non tutte) che aggroviglia le terre e le vicende narrate.
    Così come la stasi creativa si è evoluta in ambiti graditi, il ritmo di gioco ha assunto spunti meno emergenziali, con molte più pause, soste, letture di apologie insite nel gioco, documentazioni, quasi come estrapolati dalla realtà e catapultati in un mondo fatto di poligoni e magia.

    Gameplay titanico

    Dungeon Siege 2 è un gioco enorme. Con enorme non intendiamo l'enorme che si pensa solitamente, ma un enorme titanico. Non esageriamo dicendo che per completarlo al 100% si dovranno spendere almeno 100-150 ore di vita, ma questo indice è potenzialmente insufficiente.
    Finire tutte le quest, scoprire tutti i segreti, esplorare tutti gli angoli; per questo riteniamo che la grandezza di Gas Power sia stata l'amalgama.
    Pensare alla ridondanza è comprensibile: ogni grande progetto rischia di non curare il particolare se diventa troppo esteso, eroico.
    Ed ecco qui la magia: un gioco plasmato sulla volontà del videogiocatore: si può scegliere il diretto o arricchire il contesto di informazioni, estrapolare dal 3d ricordi e vicende passate come succede nel dire e non dire di Half Life 2, seguire solo le quest secondarie, trovarsi alla ricerca di artefatti in una giugla o tesori in un deserto.
    In Dungeon Siege 2, così come nel primo episodio, è bello osservare una locazione per il gusto di scoprire corrispondenze con quello letto negli appunti sparsi per le biblioteche e dungeon, così da dare luce a rovine e miti.
    Il gameplay è caratterizzato da battaglie gestite tramite il tasto destro del mouse e dalla cura della crescita strutturale del personaggio.
    In questo senso le classi sono selezionabili all'inizio, e ogni specialità escluderà altre strade, così da delineare una serie di “specialisti” che diventano fondamentali nell'equilibrio di un gruppo.
    Infatti, parte focale dell'azione, sarà la gestione di diverse personalità in grado di attaccare, indebolire e difendere all'unisono facendo gioco di squadra.
    Si potrà scegliere se specializzarsi nel combattimento corpo a corpo, con spade a una o due mani, se diventare abili nell'arte di difendersi con lo scudo, intraprendere la strada “magica” di attacco o ripristino, rosso o verde, fuoco o foresta.
    Ogni membro del gruppo avrà la propria distinta specialità: saranno figure che troverete sul vostro cammino perfettamente caratterizzate, uniche, con i loro nomi e le loro arti ben in evidenza: per assoldarli basterà andare dall'oste della locanda e pagare per ampliare il vostro party.
    Lo schema di sviluppo è poi riuscitissima: salendo di grado si potranno assegnare punti alle caratteristiche speciali, superato il quinto livello si potrà accedere a tutta una serie di abilità ulteriormente potenziate ma più specialistiche, al 12 vi saranno indirizzi ancora più specifici e così via.
    Questo amalgama il gruppo, che farà dei personaggi figure indispensabile e scelte importanti nell'equilibrio della vicenda, pedine uniche a cui ci si affeziona.
    Focalizzandoci sugli armamenti, poi, si nota come anche questo aspetto sia stato curato: non abbiamo idea di quante varianti vi siano, ma anche in questo caso molti oggetti rappresentano un'espressione specialistica dell'insieme.
    Ci saranno quindi archi e armature per il ranger, così come spade e scudi per il guerriero, oltre che guanti, stivali, elmi, ciondoli, anelli. Molti unici -adatti solo per un personaggio specifico- altri che portano nomi di casate e famiglie, le stesse che troverete nei tomi, dove si parlano di battaglie e rovine (fra le quali troverete gli oggetti stessi).
    Un'aggiunta importante rispetto al predecessore è la presenza di elementali, piccoli compagni magici che saranno uniti al gruppo: questi figuri si nutriranno di artefatti e oggetti per crescere e diventare sempre più potenti.
    Si instaura così un triplo livello di dipendenza: armi e armature per i personaggi principali, materiale sacrificabile per le “creature” e oggetti di scambio.
    Non manca una modalità di cooperativa, che eleva il titolo ulteriormente.

    Antitesi ludica

    Vi sono aspetti che contribuiscono a delineare i contorni di un titolo ottimo, quei dettagli che ci fanno zoomare dalla visone d'insieme fino alla minuta particella insignificante, ma che stupisce per la cura profusa.
    Ecco, Dungeon Siege 2 ci piace ricordarlo così, immenso e con il rischio di perdersi al suo interno, ma allo stesso tempo dotato di aspetti che lo proiettano verso la magnificenza di un titolo Blizzard.
    Anche lui, come tutti i progetti, ha delle note negative.
    Il motore grafico, prima di tutto, seppur funzionale e agile nel gestire molti personaggi su schermo, perde colpi, troppi colpi, rispetto alla concorrenza: in questo caso è chiaro come la scelta di concentrarsi sulla sostanza abbia sacrificato un rinnovamento tecnologico.
    Inoltre, mancano punti di salvataggio, ma sono sparsi per il territorio dei teletrasporti, utili a evitare di rifare continuamente zone già esplorate, anche per la presenza di un parziale respawn di mostri “minori” già sconfitti.
    Questo sistema rischia di irritare il videogiocatore e costringerlo a prolungare una sessione di gioco solo per arrivare al teletrasporto successivo. In caso di sconfitta dell'intera squadra si ripartirà, infatti, dall'ultimo punto utile sbloccato.

    Dungeon Siege 2 Dungeon Siege 2Versione Analizzata PCChi si appresta ad acquistare Dungeon Siege 2, non solo si divertirà, ma avrà tra le mani un “pacchetto” molto più grande di quello che si immagina. Sono stati inseriti talmente tanti contenuti da risultare oltremodo epico, valevole di tutti quei 44,90 euro spesi. Irritante è solo il sistema di salvataggio e la grafica non di ultima generazione, a favore di un contenuto di primo livello. Certamente migliore del predecessore, conserva un gameplay leggero nella forma ma arricchito di trama e dialoghi, nonché di una componente investigativa che fa dell'intreccio la sua arma vincente. Titanico.

    8.7

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