Recensione Dynasty Warriors DS

I guerrieri di Koei sbarcano su DS: vittoria o disfatta?

Recensione Dynasty Warriors DS
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  • DS
  • Koei: una poetica contro l'innovazione.

    Tra spin-off, serie parallele, episodi “Extreme” e “Advance”, la saga di Dynasty Warriors ha dimostrato di saper sopravvivere alle epoche, ai cambi generazionali e, soprattutto, agli attacchi sempre più avvelenati della critica. All’alba del post-lancio di Dynasty Warriors 6, non si può fare a meno di sottolineare la mancanza di reali innovazioni rispetto al passato: nuovi personaggi, qualche poligono in più, supporto all’alta definizione e ovviamente il caro vecchio gameplay basato sullo sbudellamento di centinaia di migliaia di poveri quanto inutili soldatini.
    Tuttavia i dati vendita danno da sempre ragione a Koei.
    I cambiamenti sono minimi e la stampa specializzata è sempre meno incline a perdonare la mancanza di originalità della saga, ma il successo commerciale di ogni capitolo spinge per forza di cose a chiedersi da una parte come siano possibili queste ottime vendite e dall’altra se l’approccio della critica verso Dynasty Warriors sia quello giusto.

    La dinastia dei guerrieri si sposta sui fertili territori dei portatili.

    Nonostante queste premesse, però, è difficile definire Dynasty Warriors DS: Fighter’s Battle utilizzando un termine diverso da "mediocre". Forse si riuscirebbe a farlo sostituendolo con quello ugualmente disonorevole di "noioso", ma il succo della questione non cambierebbe più di tanto.
    Una volta scelto il nome del vostro esercito, che mistero dei misteri non comparirà mai da nessuna parte, dovrete selezionare il vostro personaggio. Sorvolando sulla mancanza di grande fantasia del character design, questi sono solo tre e, come c’era da aspettarsi, si rifanno alla più classica delle tradizioni: c’è il forzuto, quello veloce ma debole e infine quello senza lacune e punti di forza specifici.
    Successivamente sarete introdotti alla mappa della vecchia Cina Imperiale, naturalmente divisa in diversi territori. Ogni regione rappresenta un livello e già da questa rapida schermata si può presagire uno dei difetti della produzione Koei: la scarsa longevità. Possedendo uno stomaco molto resistente e una calma interiore da monaco buddhista, infatti, è possibile portare a termine tutte le undici missioni nel giro di un paio di pomeriggi.
    Ad ogni modo, una volta selezionato il territorio che si vuole conquistare, vi ritroverete alle prese con la schermata in cui dovrete scegliere i generali che vi accompagneranno in battaglia. Ogni livello è infatti diviso in diverse zone. Alcune di esse saranno presiediate da fortini la cui difesa verrà per l’appunto affidata a uno di questi personaggi. Inizialmente gli alleati saranno pochi e molto deboli, ma progredendo nell’avventura ne sbloccherete di nuovi e sempre più potenti. In totale sono 120 e anch’essi fanno riferimento ai più abusati topoi del caso.
    Questa parte, in linea teorica, dovrebbe rappresentare l’anima strategica del titolo.
    Già, perché ad ognuno di questi generali saranno legati determinati poteri e un certo quantitativo variabile di uomini che difenderanno la zona. Come intuibile anche l’avversario di turno che dovrete fronteggiare possederà un certo numero di forti e il vostro compito consisterà nel conquistarli tutti, compreso il campo principale, prima che questo sconfigga i generali messi a difesa dei vostri territori. Sebbene ogni livello cambi morfologia e numero di campi base disponibili, il gameplay di Dynasty Warriors DS: Fighter’s Battle, rimarrà sempre fedele a questa formula, che spinge il videogiocatore, di fatto, a una gara di velocità contro la sua nemesi. Zona dopo zona, dunque, non dovrete far altro che uccidere un certo numero di soldati nemici per poter proseguire e, nel caso, assaltare l’edificio che presiede il territorio per dare il via a uno scontro 1 VS 1 con il generale di turno.
    Può succedere che il vostro diretto avversario capiti nel vostro stesso quadrante. In questo caso il tutto si risolverà con un classico scontro a due. Il perdente si rimaterializzerà in un’altra zona scelta a caso. Anche qui non si può fare a meno di sottolineare la poca intelligenza della scelta: a volte perdendo lo scontro con l’avversario si verrà resuscitati in un punto della mappa strategicamente vantaggioso, magari posta vicino a un fortino nemico prima molto distante. Se la cosa può essere utile nel caso sia il giocatore a trarne vantaggio, diventa frustrante se è la vostra nemesi a beneficiarne.

    Le cause della disfatta.

    I difetti che minano la qualità di Dynasty Warriors DS: Fighter’s Battle, purtroppo non sono finiti qui.
    Il principale detrattore al divertimento, è infatti un sistema di controllo avaro di possibilità unito a una IA dei soldati nemici semplicemente sbalorditiva nel suo eccesso di stupidità.
    Nemmeno le peculiarità del DS vengono minimamente sfruttate. Il doppio schermo serve solo per orientarsi tra le varie zone della regione, ma né touch-screen, né microfono vengono minimente chiamati in causa. Con la croce direzionale si muove il personaggio, con la X si utilizza un attacco speciale, disponibile solo dopo aver riempito la rispettiva barra, la B attiva l’attacco normale, la A serve per sferrare un colpo più potente, mentre con la R si attiva la parata. Alla Y è invece legato un potere magico, che va dallo scatenare un potente terremoto al far crollare sui nemici un meteorite, disponibile solo dopo aver raccolto un certo numero di anelli d’oro. Il sistema di input, visto così, non parrebbe nemmeno tanto spoglio. Il problema sorge quando ci si accorge che il metodo migliore per abbattere i soldati semplici è quello di premere a più non posso il pulsante A. Discorso diverso per i generali, tutti dotati di pattern di attacco elementari, scontati e ripetitivi. In questo caso è sufficiente aspettare la prima mossa dell’avversario per poi passare alla solita ossessiva pressione del tasto di cui sopra.
    Se a questi difetti aggiungiamo anche l’assoluta inutilità dei generali in difesa dei nostri fortini, che verranno puntualmente battuti dal nostro avversario anche a livello di difficoltà semplice, ci si rende conto come in realtà, la flebile anima strategica di Dynasty Warriors DS: Fighter’s Battle, non esista affatto.
    Del resto anche a livello tecnico non si può far altro se non lamentarsi. Koei ha optato per un mix di ambientazioni in 3D e personaggi in 2D. La scelta poteva anche funzionare, sia chiaro, ma i soldati nemici sono tutti identici tra loro e le battaglie paiono avvenire sempre negli stessi tre o quattro luoghi ripetuti all’infinito. Menzione particolare per le animazioni: poche, slegate tra loro e malamente caratterizzate.
    Anche il sonoro lascia ampiamente a desiderare non tanto perché il rock pare avere ben poco da spartire con la Cina Imperiale, ma perché i brani si contano sulle dita di una mano e sono talmente brevi da essere mandati in loop ogni trenta secondi circa.

    Dynasty Warriors DS Dynasty Warriors DSVersione Analizzata Nintendo DSCon tutta la buona volontà possibile è difficile trovare un solo aspetto che possa salvare Dynasty Warriors DS: Fighter’s Battle. Ripetitivo, tecnicamente desolante e accompagnato da una IA che non trova giustificazioni di esistere. La produzione Koei delude tanto più se si pensa alla console che lo ospita. Il DS ha dimostrato più e più volte di come sia capace di impreziosire con nuovi ingredienti anche la più tradizionalista delle saghe. Eppure il titolo non si sforza di sfruttare il touch-screen nemmeno per la navigazione dei menù. Svogliato e anacronistico il gioco non può essere consigliato nemmeno agli amanti della saga. Insomma, questa volta ci sono pochi dubbi e poche domande da porsi: Dynasty Warriors DS: Fighter’s Battle è da evitare a tutti i costi.

    4.0

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