Recensione EA Replay

Un tuffo nel passato di Electronic Arts

Recensione EA Replay
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  • Psp
  • La febbre (portatile) del retrogaming

    Sul finire degli anni novanta, il mondo del videogioco fu scosso da un fenomeno del tutto nuovo legato probabilmente al momento di relativa maturità dell’industria videoludica: il retrogaming. Che si tratti di cinema, di musica o di letteratura, in ogni forma d’arte prima o poi si attraversa una fase di riscoperta del passato e delle proprie origini. Complice anche il fervore crescente di volenterosi coders, disposti ad immolarsi pur di realizzare emulatori sempre più completi di vecchi sistemi, i giocatori riscoprirono vecchi classici talvolta dimenticati nella gloriosa (im)perfezione delle versioni originali.
    Col passare degli anni molte software house hanno realizzato le lucrative implicazioni della ricommercializzazione di titoli che non soltanto conservano intatto un gameplay fresco ed originale ma sono in grado di esercitare un potente fascino sui videogiocatori di vecchia data. E così si sono moltiplicate collezioni di vecchi videogiochi, quasi una per ogni software house storica, a cominciare da Sega, passando per Namco ed Atari, fino ad arrivare ai fasti delle produzioni Capcom. E non c’è da stupirsi se queste raccolte sono fiorite soprattutto sulle console portatili, sufficientemente potenti da replicare alla perfezione i vecchi sistemi e allo stesso tempo già naturalmente adatte ai gameplay mordi e fuggi dei gloriosi arcade degli anni ’80 e ’90.
    In questo vortice di riedizioni, mancava ancora all’appello una software house storica, che proprio nel periodo interessato da questo revisionismo storico del videogioco gettava le basi di quello che sarebbe poi diventato uno dei più grandi imperi economici legati al videogioco: Electronic Arts.
    Questa lacuna viene oggi colmata dall’uscita di EA replay per PSP, una raccolta di 14 giochi, tra i quali spiccano capolavori come Ultima e Syndicate, riproposti per la gioia degli appassionati nella loro incarnazione per console a 16 bit. No, non è un errore di stampa: le versioni riproposte sono rigorosamente quelle viste su Super Nintendo e Sega Megadrive.
    Per chi non fosse ferrato in storia dei videogiochi val la pena ricordare come le produzioni che hanno reso celebre il marchio di Electronic Arts fossero prevalentemente pensate e sviluppate sui personal computer dell’epoca (i pionieristici 386 e 486 ed i mai dimenticati sistemi Amiga). Le successive edizioni console, qui riproposte su PSP, altro non sono che versioni “rivedute e corrette” (e spesso mutilate nel processo di conversione), destinate a quello che all’epoca Electronic Arts trattava come un mercato minore.
    Ma andiamo a vedere nel dettaglio i titoli riproposti, raggruppati per praticità in tre categorie.

    Le occasioni sprecate

    Delle vere e proprie pietre miliari dell’intrattenimento elettronico, il cui nome fa tremare i polsi di qualsiasi appassionato. Questi giochi rappresenterebbero il principale motivo di acquisto di questa collezione, se non fosse per l’inspiegabile scelta di riproporli, come detto, in quella che è forse la loro peggiore incarnazione.
    Non c’è alcun dubbio che la serie di “Wing Commander” (riproposto qui con la relativa espansione, sviluppata esclusivamente per Super Nintendo, “Secret Missions”) sia un caposaldo del videogioco. La trama epica ed il gameplay perfettamente bilanciato tra simulazione ed arcade hanno reso questa epopea spaziale un modello da seguire per le future produzioni. Lo stesso X-Wing di Lucasarts deve molto alla serie di Electronics Arts, ma un po’ tutti i videogiochi in cui si impersona un pilota di caccia spaziale possono considerarsi debitori di Wing Commander. Tale è la fama ed il successo di questa serie che è stato addirittura tratto un film dalle vicende del videogioco. Purtroppo la versione SNES qui riproposta soffre delle limitazioni della console di casa Nintendo assolutamente inadatta a replicare epici scontri tra astronavi e, nonostante i miracoli del Mode 7 (adibito sulla console alla rotazione e ingrandimento degli sprite), il risultato finale era semplicemente ingiocabile e privo dello spessore della versione originale.
    Discorso analogo per “Ultima: The Black Gate”, riproposizione, ancora su SNES di un classico del gioco di ruolo. I comandi totalmente inadatti per la tipologia di gioco ed un ritmo completamente estraneo all’utenza console dell’epoca assieme ad una realizzazione tecnica di infimo livello rovinarono un’esperienza di gioco che su PC era assolutamente coinvolgente ed appagante.
    I puristi e gli appassionati della serie, invece, gioiranno nel sapere che “Road Rash” ed i suoi due seguiti, sono perfettamente riproposti, nella genuinità della versione Megadrive in EA REPLAY. Dei grandi classici presenti, questi tre titoli sono forse quelli che maggiormente beneficiano dell’esattezza della conversione, essendo sviluppati originariamente su console e solo successivamente riproposti su pc. In buona sostanza si tratta di gare motociclistiche (sulla falsariga di Hang On) in cui qualsiasi scorrettezza è lecita ed anzi, l’utilizzo di armi è caldamente consigliato. Il rammarico in questo caso è quello di non poter avere una riedizione al passo con i tempi e con l’hardware di PSP di una serie che, per quanto gradevole, soffre più delle altre presenti il peso degli anni.
    “Syndicate” sarebbe potuto essere il fiore all’occhiello di questa raccolta, ma si rivela, purtroppo, una cocente delusione. Su pc, il gioco è un vero capolavoro della strategia, parto della mente geniale di Peter Molyneux, in cui il giocatore è chiamato a gestire una squadra di terroristi Cyborg sullo sfondo di mega corporazioni in lotta, in perfetto stile Cyberpunk. La versione console qui riproposta non soltanto presenta una veste grafica imbarazzante se confrontata con l’originale ma sconvolge il gameplay strategico/gestionale che aveva decretato il successo della versione pc in uno scialbo arcade dalle meccaniche trascurabili.

    Le sorprese

    Fortunatamente, scavando negli archivi dell’UMD prodotto da EA, è possibile trovare quattro titoli che, pur non essendo dei capolavori, risultano quantomeno godibili, vuoi perché nati sulle console a 16 bit, vuoi perché il loro gameplay ben si adatta alla trasposizione da personal computer.
    ”B.O.B.” è un arcade adventure vecchio stile. Metà platform game, metà gioco di azione, altro non è che un onesto clone di contra in cui il giocatore è chiamato ad impersonare un simpatico robottino armato di tutto punto attraverso livelli zeppi di insidie e di pericoli. B.O.B. non si limita ad impegnare con la sua componente action ma costringe a modesti sforzi intellettivi nello scegliere l’abilità più adatta da una rosa di sei (spiccano trampolini elastici e scudi di energia) per raggiungere la fine del livello.
    “Desert Strike” ed il suo seguito “Jungle Strike”, sono titoli ampiamente ispirati alla prima Guerra del Golfo. Dovremo pilotare un elicottero Apache (e nel seguito perfino un jet), gestendone gli armamenti, il carburante e la corazza, abbattendo obiettivi di difficoltà crescente in scenari credibili e, purtroppo, ancora di estrema attualità. La sensazione di pilotare un mezzo bellico è ben trasmessa dall’inerzia applicata al veicolo mentre la scarsità di munizioni e carburante rendono necessaria una minima pianificazione delle azioni di gioco.
    “Hauntig Starring Polterguy” è forse il gioco meno conosciuto di questa collection ed al tempo stesso il più originale. Vestendo i panni di un simpatico ectoplasma dovremmo spaventare un’intera famiglia, costringendo ciascun membro a fuggire a gambe levate da una delle quattro ville del gioco. Non potendo interagire direttamente con gli occupanti della casa, saremo costretti a ‘possedere’ gli oggetti di arredo di ogni stanza, terrorizzandone così i malcapitati inquilini. La meccanica di gioco insolita e il tono scanzonato del gioco ne fanno forse il titolo più gradevole della compilation.

    Gli ignorabili

    Sconosciuti ai più, sia perché titoli di nicchia che per una realizzazione tecnica già all’epoca scadente, gli ultimi tre titoli non vantano certo schiere di nostalgici appassionati ed anzi, contribuiscono ad abbassare il già non elevato livello tecnico e artistico della collezione.
    “Budokan” è una raccolta di arti marziali che vorrebbe replicare la semplice profondità dei controlli di un classico come International Karate Plus, estendendola a discipline come il Kendo, la lotta con il Bo (bastone di bambu) ed i Nunchaku. Il risultato purtroppo è estremamente macchinoso e non riesce in nessun modo a replicare l’immediatezza e la complessità del gioco da cui trae ispirazione.
    Interpretazione in chiave fantasy del football americano, “Mutant League Football” non è altro che un’edizione della ben più blasonata serie di Madden priva delle licenze ufficiali di lega. Gli schemi e le strategie di base sono riproposte con adeguata precisione, ma la resa grafica insufficiente ed un character design assolutamente non ispirato ne compromettono il valore.
    Chiude questa impietosa carrellata “Virtual Pinball”, un flipper dichiaratamente arcade dotato di una resa visiva imbarazzante, il cui unico pregio risiede nella possibilità di editare le proprie tavole componendole con elementi fantasiosi e assolutamente irreali.

    EA Replay EA ReplayVersione Analizzata PSPUna raccolta che avrebbe potuto riproporre su PSP delle serie storiche come Syndicate, o Wing Commander ma che fallisce miseramente proponendo, inspiegabilmente, le peggiori conversioni su console dei titoli più blasonati. Come in tutte le compilation, non stupisce trovare una serie di titoli dallo scarso valore come Virtual Pinball o Mutant League Football, quello che sorprende invece è che ad alzare il livello medio della produzione siano giochi assolutamente sconosciuti il cui unico pregio è quello di essere stati sviluppati nativamente sulle console a 16 bit, da cui Electronic Arts ha stranamente deciso di attingere per questa sua prima raccolta. Probabilmente realizzare emulatori di questi sistemi era una soluzione rapida ed economicamente vantaggiosa, ma resta l’amarezza di chi avrebbe volentieri calcato di nuovo le terre di Britannia sul proprio handheld o guidato una squadra di cyborg assassini seduto in un vagone della metropolitana. Sarebbe bastato molto poco per elevare questa raccolta a vera e propria gemma per appassionati e per tutti gli intenditori di un periodo storico in cui i personal computer avevano da offrire una varietà stilistica e concettuale che oggi possiamo solo rimpiangere. Il rimpianto più grande è pensare a come capolavori del calibro di Syndicate o Wing Commander potrebbero apparire se opportunatamente adattati all’hardware del portatile di casa Sony. Purtroppo dobbiamo accontentarci di adattamenti ‘snaturati’ che già all’epoca della loro prima uscita raccolsero più critiche che consensi e sperare che con il prossimo EA REPLAY (già annunciato) la casa americana sappia imparare dai propri errori. Skate or Die, California Games, Powermonger sono solo alcuni dei titoli di un passato glorioso che meriterebbe di essere conosciuto dall’attuale generazione di videogiocatori nella bellezza delle sue prime edizioni. Su certe conversioni, che già hanno compiuto il loro triste dovere di mutilare e snaturare il gameplay e l’appeal di titoli storici, dovrebbe essere lasciato il pietoso velo steso dallo scorrere degli anni.

    4

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