Recensione Eisenhorn: XENOS

Un Tie-In sbagliato su tutta la linea: poco convincente nel gameplay poco rispettoso dell'opera originale, e con un comparto tecnico terribile.

Recensione Eisenhorn: XENOS
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  • Chi scrive ha visto più di un tie-in videoludico, nella sua ultra ventennale carriera da videogiocatore. Come saprà chi frequenta regolarmente il mercato, non sempre si tratta di prodotti dai grandi valori produttivi: prima della "rivoluzione" inaugurata dalla serie Arkham, di tie-in spiccioli se ne sono giocati fin troppi, e i giochi su licenza erano spesso sviluppati male o afflitti da lacune abbastanza evidenti. Molto raramente, però, capita d'imbattersi in un tie-in che non è solo ha carenze piuttosto pesanti, ma non sembra neppure capace di cogliere lo spirito della fonte originale, risultando quindi profondamente sbagliato.
    È questo purtroppo il caso di Eisenhorn: XENOS, titolo sviluppato da Pixel Hero Games su licenza Games Workshop, ambientato nell'universo fantascientifico di Warhammer 40.000, che segue da vicino le imprese di Gregor Eisenhorn, Inquisitore dell'Imperium.
    In queste settimane abbiamo sviscerato l'escursione videoludica di Eisenhorn, alla ricerca di qualche elemento che potesse redimere il lavoro dello sviluppatore ma, alla fine, ci siamo arresi all'evidenza dei fatti e ratificato la sentenza di "Excommunicate Traitoris".

    Sulla via della dannazione

    Dan Abnett, maestro della Black Library

    Dan Abnett (1965) è uno scritto inglese che, dal 1988, ha lavorato per case editrici importanti come Marvel, 2001AD e DC Comics, e dal 1999 è impegnato stabilmente nell'opera di costruzione della complessa backstory di Warhammer 40.000, insieme agli altri autori della Black Library (la divisione letteraria di Games Workshop) come Aaron Dembski-Bowden, Matthew Farrer, Sandy Mitchell e Gav Thorpe. Le sue opere più famose sono, indubbiamente, la serie di romanzi "Gli Spettri di Gaunt", e quella dedicata agli Inquisitori, che raccoglie le trilogie dedicate a Eisenhorn e Ravenor. A differenza della letteratura BL dell'epoca, incentrata sulle epiche gesta degli space marine, il ciclo di Eisenhorn si distingueva per le atmosfere hard-boiled, in cui le indagini e le riflessioni dell'Inquisitore dettavano l'avanzamento dell'opera.
    Sfortunatamente le traduzioni italiane delle trilogie degli Inquisitori, così come buona parte dei romanzi della Black Library, sono attualmente fuori stampa e di difficile reperimento, ma se la lingua d'Albione non vi fa paura e preferite leggere Bolter invece di Requiem, ecco i codici ISBN con cui cimentarvi nella ricerca dei volumi di Eisenhorn e Ravenor, e delle relative raccolte "Omnibus", contenenti, fra l'altro, alcuni racconti di collegamento: Xenos (ristampa 2015, ISBN 9781849708739), Malleus (ristampa 2015, ISBN 9781849709620), Hereticus (ristampa 2015, ISBN 9781849709620), Eisenhorn: Omnibus (2005, ISBN 9781844161560), Ravenor (2005, ISBN 9781844160730), Ravenor Returned (2006, ISBN 9781844161850), Ravenor Rogue (2007, ISBN 9781844161850), Ravenor Omnibus (2009, ISBN 9781844167364).

    Nato dalla penna di Dan Abnett, Gregor Eisenhorn è un Inquisitore dell'Ordo Xenos, branca dell'Inquisizione la cui missione consiste nel catalogare le specie aliene incontrate dall'Umanità (definite collettivamente "xenos"), nonché nella repressione e distruzione di qualsiasi minaccia esterna all'Imperium, che siano funzionari che fanno patti con gli xenos, commercianti che ne trattano manufatti o qualcuno che protegga specie ostili dalla "Furia dell'Imperatore".
    Rinomato per la sua aderenza agli ideali Puritani, che sostengono la necessità di un approccio alla missione privo di segreti o sotterfugi, il protagonista viene coinvolto in una serie di eventi che metteranno a dura prova le sue convinzioni, al punto da spingerlo ad abbracciare i metodi più subdoli dei Radicali. Come nell'omonimo romanzo del 2001, XENOS narra l'inizio delle investigazioni di Eisenhorn, che coincidono con la fine della caccia alla sua nemesi dell'epoca, il terrorista Murdin Eyclone, sul pianeta ghiacciato Hubris.

    Una grossa delusione

    Come avevamo già intuito dopo i primi contatti con la produzione gli sviluppatori si sono presi molte libertà rispetto all'opera letteraria, allo scopo di rendere più dinamico lo svolgimento della trama e "semplificarne" alcune fasi, altrimenti troppo complesse da riproporre in chiave interattiva, oppure da realizzare e animare con la versione dell'Unreal Engine utilizzata, mirata principalmente al mercato mobile.

    Con il procedere dell'avventura, che ci ha impegnati per circa 9 ore (di cui più della metà giocata a difficoltà Difficile), abbiamo purtroppo constatato che l'opera di "snellimento" effettuata dallo sviluppatore ha influito negativamente sulla trama, creando buchi narrativi e incongruenze fra le azioni compiute in gioco e i frammenti di romanzo inseriti, riprodotti sottoforma di monologhi del protagonista e di data-slate sparsi in improbabili anfratti della mappa.
    In termini ludici, il gioco è un action-adventure sui generis, in cui si è sempre al comando dell'omonimo Inquisitore, accompagnato saltuariamente dai membri del suo seguito, che lo aiutano in maniera diversa a seconda delle proprie capacità. Le fasi esplorative si svolgono principalmente in zone circoscritte e guidate: lo scotto da pagare per rendere il gioco fruibile dai processori mobile; questo non significa che mancheranno scorci d'ambientazione interessanti, almeno per chi ha letto la trilogia letteraria o apprezza l'iconografia dell'Imperium.
    L'avanzamento è scandito dalla possibilità di interagire con l'ambiente grazie ale capacità psioniche di Eisenhorn. Alcune trovate sono ben integrate nel gameplay, come la possibilità di individuare gli esseri che lasciano una traccia nel Warp e di forzarli a raggiungere la nostra posizione (e cadere così in trappola), mentre l'uso di altri poteri è molto limitato, in quanto ci permette esclusivamente di interagire con gli oggetti "metallici" per attivarli, scassinare serrature e recuperare informazioni dai datapad rilevanti.
    I combattimenti si svolgono in modo piuttosto sommario, con il nostro Eisenhorn capace di affettare i nemici con la spada potenziata e bersagliarli dalla distanza con una varietà di armi da fuoco. A causa delle animazioni grezze e imprecise, questo aspetto del gioco sembra il meno interessante, e il sistema di combo, basato su una ritmi e tempistiche davvero troppo lenti, è proprio il massimo.
    XENOS, insomma, è abbastanza tremendo su tutti i fronti: ad un gamelay generalmente fallace affianca un adattamento poco rispettoso. Non solo il gioco presenta una serie di combattimenti che non trovano riscontro nel romanzo, per lo più viziati da un sistema di controllo basilare e da animazioni legnose e poco reattive, ma ha banalizzato l'utilizzo dei poteri psichici del protagonista, creando dal nulla inesistenti "spinte" di starwarsiana memoria, viste "radar", e trasformando l'utilizzo delle suggestioni mentali in un minigame senza vere conseguenze, di fatto inutile.
    È evidente, insomma, che XENOS non renda giustizia alla sua fonte letteraria; il tie-in, probabilmente, avrebbe avuto un diverso destino scegliendo altri generi ludici. A patto di avere, per altro, una realizzazione tecnica di tutt'altro respiro e budget.

    Tecnicamente passabile

    Ad aggiungere ulteriore danno alla beffa, del resto, troviamo una realizzazione tecnica terribile.
    Pur riconoscendo l'assenza di bug gravi, non possiamo soprassedere sulle già citate animazioni (davvero troppo ingessate), sugli effetti speciali antidiluviani, sul level design poco impegnato e sulla qualità infima dei modelli di quasi tutti i personaggi, dei quali si salvano a stento quelli di Eisenhorn "anziano" e quello giovane in abiti "civili". Pixel Hero Games aveva promesso l'introduzione di migliori effetti e texture in risoluzione 2K e 4K nella versione PC finale, ma nel codice in nostro non abbiamo trovato nulla di tutto ciò.

    Concludiamo citando il lavoro fatto, o meglio non fatto, sul comparto sonoro: a parte le occasioni in cui i suoni non vengono riprodotti affatto, durante i combattimenti, gli effetti audio di Eisenhorn: XENOS non convincono in nessun caso, dai rumori dei passi a quelli delle armi, che non rispecchiano affatto la già esigua varietà di scelta. Anche il doppiaggio soffre di una generale mancanza di entusiasmo da parte degli interpreti, dei quali si salva solo il protagonista, interpretato da Mark Strong (fatichiamo per altro a comprendere le circostanze che lo abbiano portato a prestarsi a un lavoro del genere). Se qualcuno pensava di salvare la produzione scegliendo un nome "famoso" per il protagonista ha sbagliato di grosso.

    Eisenhorn: XENOS Eisenhorn: XENOSVersione Analizzata PCPrima di valutare Eisenhorn: XENOS sul piano ludico, va fatta un'importante premessa: lo sviluppatore aveva promesso migliorie rilevanti per la versione PC del gioco, come effetti volumetrici e texture con risoluzioni 2K e 4K. Ebbene, nonostante la presenza di numerose opzioni grafiche nei menù, la qualità generale del prodotto è inferiore alle aspettative. Modelli poligonali molto primitivi, animazioni carenti e legnose e un comparto audio ridotto ai minimi termini affossano irrimediabilmente l'unico aspetto tecnico che si salva, ovvero l'interpretazione del protagonista, ad opera dello stesso Mark Strong che, un lustro fa, prestò la sua voce al Capitano Titus di Warhammer 40.000: Space Marine. Detto questo, il titolo di PixelHero Games rappresenta un nuovo esempio di tie-in sbagliato in pieno, dal genere alla realizzazione tecnica. Da fan dell'universo fantascientifico di Games Workshop, chi scrive era disposto a chiudere un occhio su alcune licenze prese nella realizzazione del gioco, pur di poter vivere in prima persona le vicende finora lette su carta. Di fronte all'ennesima trasformazione di sequenze di infiltrazione in sterili combattimenti, e al progressivo "deterioramento" della trama (al punto che i passaggi trascritti dal romanzo non trovano più riscontro su schermo), abbiamo però capito che lo sviluppatore non aveva probabilmente intenzione di fare veramente giustizia all'opera cartacea, preferendo confezionare un prodotto elementare, basato su una costosa licenza che, di solito, si "vende" da sola, soprattutto su mobile. Uno studio più serio avrebbe quasi certamente fatto di meglio, partendo dalla scelta del genere ludico e dalla direzione artistica.

    5.2

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