ELEX: Recensione del nuovo gioco degli autori di Gothic e Risen

Annunciato nel 2015, il nuovo progetto di Piranha Bytes si appresta ora a vedere la luce su PC, Xbox One e PS4: la recensione di ELEX.

ELEX: Recensione del nuovo gioco degli autori di Gothic e Risen
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Presentato per la prima volta nel corso della Gamescom del 2015, location più che familiare per i ragazzi di Piranha Bytes, Elex è senza dubbio il progetto più ambizioso mai sviluppato dal team teutonico. Non si tratta solo del primo gioco sci-fi prodotto dallo studio di Essen, ma anche del più grande open world realizzato finora dagli sviluppatori di Gothic e Risen. Un rischio non da poco, specialmente se si considera la parabola discendente disegnata dalla qualità generale degli ultimi giochi di Piranha.
    Dal canto nostro, il tempo passato in compagnia di Elex negli ultimi anni ci aveva sempre lasciato con più dubbi che certezze. Dubbi a proposito di una formula che, a prescindere dalle dimensioni della mappa, faticava a trovare posto nel moderno panorama degli Action RPG.

    Le dimensioni contano, dunque?
    Beh, non nel caso di Elex.

    Il "mostro" di Piranha Bytes

    La prima scena che vediamo, una volta avviato il gioco, ci racconta di un disastro immane, apocalittico. Lo schianto di un gigantesco meteorite ha trasformato il pianeta Magalan in uno scenario da incubo, decimando la popolazione. In cambio dell'obolo mortale, il meteorite ha però donato ai sopravvissuti il potere dell'Elex, un misterioso elemento al centro dei piani di tutte le fazioni di Magalan, ora divenuto il crocevia di quattro culture molto diverse tra loro, quasi agli antipodi.

    Se la premessa proteiforme del titolo di Piranha Bytes risulta immediatamente interessante, anche i virtù dei richiami narrativi a "robetta" del calibro della trilogia della Genesi di Shannara di Terry Brooks e al ciclo di Dune di Frank Herbert, nella pratica l'interesse si mantiene tonico e arzillo per un tempo molto inferiore a quello necessario a portare a termine l'avventura. Il fatto è che le dinamiche di questo mondo post apocalittico appaiono fin troppo arbitrarie, e il suo immaginario raffazzonato, come un mostro di Frankenstein concettuale tenuto assieme da legami logici fin troppo fragili. Da una parte abbiamo i Berserker, un gruppo di medievalisti convinti che ha trovato il modo di trasformare l'Elex in una risorsa salvifica, capace di ridare la vita alle lande devastate del pianeta Magalan, e di sfruttarne il potere per la propria magia. Poi ci sono i Fuorilegge, razziatori del deserto di Tavar armati fino ai denti con tecnologia di basso livello messa insieme alla bell'e meglio, nonché grandi appassionati delle proprietà "ludiche" dell'Elex. Le Albe e i Chierici sono due fazioni altamente tecnologiche, che però sfruttano l'elemento in modi radicalmente diversi. Mentre i Chierici ritengono che il dio Calaan abbia concesso loro l'Elex solo per alimentare i fuochi dell'industria e le armi per difenderla, le Albe credono che il minerale sia la chiave per il prossimo gradino dell'evoluzione, e intendono sfruttarlo per sacrificare le emozioni sull'altare del potere assoluto. Sostanzialmente tutti li odiano - a ragion veduta - e tra di loro non è che le cose siano troppo migliori. Il protagonista Jax è infatti un separatista delle Albe, piovuto in pieno territorio Berserker in seguito all'allontanamento dalla fortezza della sua gente.

    Le dinamiche dello schianto costringono Jax a liberarsi dalla propria dipendenza da Elex, e a tornare - almeno transitoriamente - a possedere un profilo morale degno di questo nome. Beh, si fa per dire, dato che il sistema di moralità del gioco di Piranha Bytes, nomenclatura a parte, non è altro che una rivisitazione del classico sistema "bipolare" che componeva la dotazione standard di ogni gioco di ruolo fino a qualche anno fa. In base alle risposte che il giocatore offre ai suoi interlocutori, il nostro buon Jax può migliorare la qualità del proprio spettro emotivo, diventando sempre più "umano". Di nuovo parliamo di una dinamica interessante che però, allo stato dei fatti, si rivela molto meno incisiva di quanto la premessa lasciasse intuire.
    Una concausa, in questo caso, è sicuramente il livello non proprio esaltante dei dialoghi, figlio di una scrittura che cade fin troppo spesso nella trappola del cliché di genere, e rende difficile stringere legami con i personaggi, compresi i compagni di Jax. A risentirne - come intuibile - è la qualità generale dell'immersione, già messa a dura prova dalla valanga di npc "generici" che riempono ogni angolo di villaggi, città e insediamenti. Una volta incontrato il 150° "Operaio" della vostra carriera in Elex, ovvero l'ennesimo, generico clone poligonale, non potrete fare a meno di desiderare la sua testa su una picca. Potreste anche farlo, visto che il gioco non vi pone alcun limite in tal senso, ma a che servirebbe?

    Si tratta, in sostanza, di una delle regole non scritte di Elex: ogni elemento funziona sì, ma fino a un certo punto. E in effetti, pur partendo da presupposti intriganti, anche la storia del dissidente Jax finisce col muoversi lungo un percorso segnato da forti, fortissime fluttuazioni nella qualità della narrazione, tra le maglie di una storia che, in linea generale, perde presto di mordente. C'è la consueta pletora ruolistica di intrighi, tradimenti, alleanze di comodo e cospirazioni in agguato, ma il tutto finisce nel perdersi tra le maglie di una mole contenutistica sì massiccia, ma anche altamente dispersiva, che rende la diluizione della trama portante praticamente inevitabile.

    Un mondo meraviglioso... dalla giusta distanza

    Pur non riuscendo a scrollarsi di dosso i fantasmi del proprio passato curricolare, con annessi canoni di sviluppo, c'è un fronte sul quale i ragazzi di Piranha Bytes hanno sempre mostrato un gran talento: il world building. Seppur dissonante dal punto di vista narrativo, il mondo multiforme di Elex sa offrire scorci altamente evocativi, caratterizzati in maniera convincente sia dal punto di vista strutturale, sia da quello del "feel", potenziato da un sistema di illuminazione ambientale piuttosto convincente. Fatta eccezione per l'ultima nota, però, si tratta di constatazioni che riguardano più il "colpo d'occhio" che il reparto tecnico della produzione, che si attesta su livelli piuttosto miseri, sia dal punto di vista delle texture che della mole poligonale coinvolta nella modellazione. A far storcere il naso è in particolare la qualità delle animazioni, sostanzialmente indietro di una generazione.

    Nella gran parte dei casi sembra di osservare la versione rimasterizzata di un gioco uscito al tramonto della scorsa tornata di macchine da gioco. Questo si riflette - manco a dirlo negativamente - sulle dinamiche che animano il sistema di combattimento, in particolar modo quando i contendenti si ritrovano ad agitare furiosamente armi bianche di diversa fattura. Gli scontri seguono quindi ritmiche tutt'altro che entusiasmanti, e la classica alternanza di colpi leggeri, pesanti, schivate e parate risulta afflitta da una legnosità di fondo piuttosto inappagante, che mina lo spessore action del titolo.

    Anche il sistema di mira delle armi da fuoco, seppur in maniera meno evidente, soffre dei medesimi problemi e offre al giocatore un feedback che raramente sembra concordare con l'aspetto minaccioso di alcune delle bocche da fuoco. Le cose vanno un po' meglio sul versante delle abilità "magiche", ma anche in questo caso il gioco non offre mai sensazioni genuinamente esaltanti. Il sistema di progressione, che segue i canoni classici delle produzioni ruolistiche dello sviluppatore tedesco, impiega qualche ora a carburare e si dimostra particolarmente premiante per i "massimizzatori" compulsivi. L'acquisizione di nuove abilità avviene quindi, come da tradizione, sfruttando i servigi di uno dei tanti maestri di fazione, dopo aver ovviamente soddisfatto i requisiti statistici necessari allo scopo. Si tratta di un sistema che non invecchia mai, la cui godibilità dipende interamente dai gusti del singolo.
    La stretta correlazione che spesso intercorre tra l'accesso ai servizi di un insegnante di alto livello ed il completamento di un incarico aumenta il senso di appagamento percepito, sebbene raramente si tratti di missioni indimenticabili. Una considerazione che è facile estendere a buona parte delle quest secondarie, sebbene Elex non ceda troppo spesso a una formulistica eccessivamente abusata.

    Quella del "massacra quello" o del "recupera quell'altro", per intenderci. C'è di buono che raramente il titolo obbliga il protagonista a seguire un singolo approccio per completare una determinata missione, e l'opzione dialogica rimane quasi sempre una strada percorribile, ammesso che si voglia o si possa assecondarla.
    Va poi considerato che, al netto dei problemi di scrittura citati in testa all'articolo, buona parte delle missioni offrono al giocatore graditi pretesti per avventurarsi (in ogni direzione, grazie al jetpack per protagonista) nel ricchissimo mondo aperto di Elex, che esercita sugli istinti da esploratore di ogni buon ruolista un fascino cui è difficile resistere. C'è materiale a sufficienza per perdersi nell'abbraccio del gioco per almeno un centinaio d'ore, malgrado tutti i difetti della produzione.
    Un bottino che potrebbe far gola a più di un appassionato.

    ELEX ELEXVersione Analizzata PlayStation 4Elex non è sicuramente la svolta che il team di Piranha Bytes cercava da tempo, ma si tratta probabilmente di un piccolo passo nella direzione giusta. L’impianto narrativo messo in piedi dal team di Essen non riesce a soddisfare appieno le aspettative generate dalla premessa, tutto sommato intrigante, del titolo, e finisce per cedere sotto il peso di un immaginario troppo frammentario e disuguale. Eppure l’open world di Elex è senza dubbio il migliore mai creato dallo studio tedesco, tanto da brillare quasi di luce propria, a prescindere dalle magagne della storia. I resti di Magalon sono un costante invito all’esplorazione, cosa che però rende ancor più amare le carenze tecniche del titolo, in particolar modo sul fronte delle animazioni. Carenze che si riflettono anche sulla qualità di un combat system eccessivamente legnoso, che raramente riesce ad appagare appieno. Nel caso siate grandi fan del lavoro di Piranha, magari sin dal primo Gothic, allora Elex saprà donarvi una mole decisamente abbondante di ore di divertimento. Per tutti gli altri il consiglio è di aspettare, eventualmente, che il titolo scenda di prezzo.

    7

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