Recensione Evoland

Un videogioco per raccontare la storia dei videogiochi.

Recensione Evoland
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  • Pc
  • Da sempre dungeon e villaggi, in qualsiasi Gdr che si rispetti, sono costellati da scrigni che celano al loro interno tesori inimmaginabili. Chi li abbia attentamente collocati nei dintorni e perché non è dato saperlo. Semplicemente esistono: si mimetizzano con l'ambiente in attesa che qualche giovane avventuriero si appropri del loro contenuto, scoprendo oggetti che in mani sapienti divengono indispensabili per salvare il mondo o conquistare la gloria.
    Ed è proprio questo il concetto che Shiro Games, studio indipendente francese, ha saputo sfruttare egregiamente, trasformandolo in un elemento metaludico indispensabile all'interno di un progetto il cui fine è ripercorrere le diverse tappe che hanno reso il videogioco il media di riferimento di intere generazioni. 
Un lavoro sicuramente non facile, il cui frutto -opera prima di questa software house- porta l'evocativo nome di Evoland, ed è da poco disponibile su Steam.
    Un titolo che nel suo "evolversi" trae liberamente spunto da saghe celeberrime del mondo ruolistico, spaziando da Final Fantasy a The Legend Of Zelda, da Diablo a Dragon Quest, e generando una commistione di generi e gameplay più unica che rara.

    PLAGIO O ATTO D'AMORE?

    Trascorrere qualche minuto in compagnia di Evoland è un tuffo nella storia. La fase iniziale è a dir poco emblematica: un protagonista, apparentemente senza nome, giace immobile, al centro di una foresta, tra due scrigni collocati rispettivamente alla propria sinistra e destra. Il tutto rappresentato in veste grafica ad 8 bit. A differenza di quanto si possa immaginare però, i forzieri non contengono armi o accessori, bensì movimenti di base per il protagonista, la cui unica possibilità, inizialmente, è spostarsi verso destra.
    Ecco quindi svelato il concept di base di questo interessante progetto: ripercorrere, nelle sue numerose tappe, un trentennio di innovazioni videoludiche, attraverso migliorie grafiche e di gameplay contenute all'interno dei forzieri sparsi nel mondo di gioco. In uno dei molti scrigni si recupera addirittura, un po' malandato, il plot narrativo.
    La storia, dal canto suo, risulta un po' debole ed eccessivamente ispirata a Final Fantasy VII: il plot tende però a passare qui in secondo piano, soprattutto per l'abbondanza di idee su cui fa perno Evoland. Una di queste è l'alternanza di svariate tipologie di gameplay, sia all'interno dei dungeon, sia durante l'esplorazione della (seppur piccola) mappa del mondo circostante. I diversi stili di gioco di volta in volta rinvenuti all'interno degli scrigni, si dimostrano scarni, privi di alcune componenti che vanno a loro volta recuperare all'interno dei forzieri. Il passaggio da un genere all'altro avviene in maniera del tutto fluida e naturale, e la breve durata di ciascuna sezione di gioco rende l'esperienza estremamente varia e divertente.

    "Ogni sezione dispone di una diversa interfaccia, passando da un semplice riquadro per la selezione dell'inventario ad una schermata in stile RPG nella quale sono riportati gli oggetti posseduti, le icone e i punti vita dei personaggi"

    L'inizio dell'avventura ricalca le orme della celebre saga The Legend of Zelda, proponendo combattimenti in tempo reale a colpi di spada che, col passare delle evoluzioni, acquisiscono un dettaglio sempre maggiore. Persino l'indicatore della barra della vita viene sostituito dai canonici cuori "Nintendiani" di Link.
    Abbandonata la foresta nella quale si muovono i primi passi, il gameplay varia rapidamente, trasformandosi in un RPG tipicamente giapponese, con combattimenti a turni dove, almeno nelle fasi iniziali, non è possibile acquisire punti esperienza. Bisognerà ancora una volta ricorrere alla metodica esplorazione per trovare i contenitori delle feature necessarie a completare il nostro sistema-gioco.
    Non manca, naturalmente, la presenza di stili quali l'Hack 'n Slash, perfettamente incarnato all'interno di un apposito dungeon in stile Diablo. Schermate, dinamiche e indicatori ricalcano alla perfezione quanto messo a punto in questi anni da Blizzard, inondando il giocatore con orde di nemici dai quali cadaveri è possibile raccogliere denaro e nuove parti d'equipaggiamento - utilizzabili però esclusivamente in questo livello.
    Ogni sezione dispone di una diversa interfaccia, passando da un semplice riquadro per la selezione dell'inventario ad una schermata in stile RPG nella quale sono riportati gli oggetti posseduti, le icone e i punti vita dei personaggi.
 Gli scrigni costituiscono quindi il fulcro dell'intera esperienza di gioco: un strumento narrativo che consente al giocatore di ripercorrere, attraverso il loro contenuto, la storia del Videogioco per mezzo di un videogioco. Gli stessi NPC, negozi e luoghi di riposo all'interno dei villaggi, necessitano di essere "attivati" in questo modo, nonostante la loro utilità sia marginale e il numero di oggetti acquistabili estremamente limitato. Le evoluzioni si succedono molto rapidamente, accompagnate da ironici commenti degli sviluppatori che evidenziano come standard ormai svalutati ed elementi grafici del tutto dismessi fossero, all'epoca della loro comparsa, meravigliose conquiste concettuali e tecnologiche. Esempi lampanti sono l'utilizzo del Mode 7 o dei fondali pre-renderizzati. Ma paradossalmente sono proprio le "anticaglie" presenti in Evoland che più compiacciono: la maggior parte dell'esperienza viene rappresentata di fatti una grafica 3D che, anche se col passare delle ore introduce numerose migliorie, non risulta mai ispirata come le controparti 8 o 16 bit.
    Oltre a questo, uno dei problemi principali di Evoland è che ben presto l'incondizionata dimostrazione d'amore per il videogioco tende a sfiorare il plagio. Numerosi sono i riferimenti alle saghe sopracitate, in particolar modo a quella targata Square Enix da cui Shiro Games prende a prestito personaggi, elementi e parte della narrazione. L'introduzione di un gioco di carte identiche al Triple Triad di Final Fantasy VIII è soltanto uno dei possibili esempi, e insomma nonostante il concept alla base sia brillante, nel corso dell'avventura l'aderenza a canoni e stilemi non solo rodati, ma recuperati integralmente e senza variazioni, tende ad assottigliare leggermente l'interesse del giocatore.

    OTTO, SEDICI, TRENTADUE...

    L'evoluzione grafica che si sussegue in Evoland è ottimamente caratterizzata ed ogni stile riproduce fedelmente le atmosfere tipiche di ciascuna "epoca". Pixel e palette cromatiche si ampliano ad ogni scrigno rendendo zone già esplorate completamente differenti al nuovo passaggio e consentendo al contempo di superare ostacoli precedentemente insormontabili. Peccato che l'ultima veste grafica, quella 3D, non goda dello stesso carisma e attenzione per i particolari di quelle ad 8 e 16 bit, risultando a tratti priva di mordente.
    Il comparto audio accompagna fedelmente ogni passaggio grafico, evolvendosi parallelamente a quest'ultimo. Peccato che le musiche stesse risultino monotone e poco incisive, incapaci di lasciare un segno nella mente del giocatore.

    Evoland EvolandVersione Analizzata PCEvoland si fa carico di un obiettivo importante: riassumere con una manciata di pixel trent'anni di storia videoludica. Un progetto estremamente interessante ma che riesce nel suo intento solo a metà a causa di alcune scelte poco condivisibili che, a tratti, lo rendono più simile ad un remake mal riuscito di Final Fantasy VII che a un titolo a sé stante. Un gioco capace di evocare sentimenti nostalgici nei giocatori di vecchia data ma che probabilmente lascerà interdetti i più giovani, nonostante un gameplay ibrido estremamente divertente.

    8

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