Sacro e profano, dolce e salato, arcade e simulazione: è possibile unire due concetti agli antipodi? Beh, sembrerebbe di no, o meglio, quando qualcuno ci ha provato non sempre ha ottenuto risultati degni di nota. Come dovremmo dunque classificare l'ultimo sforzo di BugBear intercative ed Empire? Arcade mozzafiato o simulazione meticolosa? Probabilmente il 90% di voi saprà già la risposta, ma Flat Out paradossalmente tenta di guarnire la torta con una componente di realismo che si rivelerà forse il tallone di achille del gioco. Esperimento fallito, dunque? No di certo, perché, come recita la canzone di apertura del gioco, che accompagna un filmato ricco di gare all'ultima sportellata: "Just want to beat the boys"...
A volte ritornano
I corsi e i ricorsi di Vico insegnano che prima o poi determinate situazioni si ripresentano nell'arco della nostra vita. Senza scomodare però eventi così importanti per l'umanità, e scendendo, per così dire, a livelli più popolari, non è difficile osservare come anche nel campo videoludico la teoria si possa applicare alla lettera. Qualche inverno or sono eravamo tutti presi dalla nuova frontiera dei giochi in 3D e screditavamo d'un tratto i cari e vecchi arcade bidimensionali. L'ultimo titolo che sposava i moderni progressi della grafica con la vecchia equazione che videogioco=divertimento era, forse, proprio quel Destruction Derby del quale, col tempo, si è sentita forse un po' la mancanza. Perché? Forse perché oggi siamo su Xbox Live! e vogliamo divertirci in sfide multiplayer senza pensare troppo prima di agire, scaricando la tensione e l'adrenalina accumulata nell'arco di una giornata di lavoro o di studio. Flat Out ripropone finalmente un gioco senza troppi fronzoli, immediato e coinvolgente, inglobando due concept semplici e vincenti come quelli del succitato DD e del moderno Burnout, risultando al tempo stesso divertente e coinvolgente, ma riproponendo il vecchio modello politicamente scorretto delle macchine da sfasciare.
Il gioco
L'esperienza di gioco inizia nella maniera più comune e scontata: un uomo (voi), un budget e una macchina da comprare. Un vecchio autosalone stile America del Texas o, se vogliamo, anni '50, è quello che ci vuole per partire: prezzi bassi e macchine da battaglia. Comincia così la vostra avventura fatta di scontri e voli mozzafiato. Le prime gare alle quali potrete accedere appartengono all'entry level (bronzo), una categoria fatta di 10 percorsi nei quali dovrete piazzarvi almeno tra i primi 3. La prima cosa che salta all'occhio è il motore grafico, semplicemente perfetto. Xbox mette al servizio degli sviluppatori tutte le sue caratteristiche grafiche che lo contraddistinguono dalle dirette rivali, e non si può certo dire che alla Bug Bear si siano tirati indietro. Già in fase di preview avevamo sottolineato come i modelli delle auto fossero ben realizzati grazie a texture definite e una fisica ben calibrata. La cura maniacale dei poligoni rende davvero l'idea di scontro, ad esempio, non lasciando nulla al caso. La nostra auto si sfascerà ma in maniera realistica e quello che ne rimarrà sarà ancora ottimamente reso e definito. Chapeau. Nota dolente, invece, può rappresentare in un certo senso l'apparente macchinosità delle vetture, con un conseguente sgravo sullo stile di guida, non sempre fluido e immediato. E' un po' la sensazione che si ha nel guidare una macchina senza servosterzo, in particolare se rapportata a modelli di guida puramente arcade e immediati come, ad esempio, quello visto in Burnout 3.
Chi rompe non paga...guadagna!
Abbiamo introdotto Burnout non a caso, in quanto una delle caratteristiche in comune che permette di accostare i due titoli è proprio la possibilità di sfruttare a dovere un turbo, o nitro che dir si voglia, che aggiunge una componente strategica allo stile di guida del giocatore, in base al quale decidere, quindi, quando e come sfruttarlo, o se rischiare al fine di riceverne un po'. Già, perché in Flat Out, così come nel titolo prodotto da EA, il turbo va conquistato guidando. La piccola differenza è che, mentre in Burnout veniva premiata l'audacia seguita da esiti positivi, qui, al contrario, verrà premiata se seguita da esiti negativi! Si, avete capito bene: più sfasciate la vostra auto, più boost otterrete. Un momento però: anche in questo c'è un arte. Non basta distruggersi, bisogna anche distruggere, infatti. Non servirà dunque farsi tamponare, ma una bella sportellata vi farà salire l'indicatore di un tantino, così come uno schianto frontale con un albero vi darà la magra consolazione di avere un po' di nitro in più nel vostro Mayhemeter, l'indicatore preposto a tale scopo. In occasione di scontri del genere, inoltre, Flat Out introduce una delle animazioni più originali e stravaganti del mondo dei videogiochi: il volo del pilota. Vedrete, infatti, nelle rare (bugia!) occasioni di scontri catastrofici con altre vetture o oggetti circostanti, il vostro pilota venire lanciato attraverso il lunotto fuori dall'abitacolo alla velocità di un razzo, per poi schiantarsi in malo modo, dandovi almeno la consolazione di assistere ad un siparietto che dovrebbe addolcire la pillola. Questo sarcasmo è addirittura amplificato nelle modalità bonus che faranno da contorno alle vostre gare, e che vi permetteranno di aumentare il vostro capitale a disposizione, da spendere per potenziare la vostra autovettura o acquistarne una nuova. Ad ogni gara, infatti, riceverete un premio in denaro a seconda del vostro piazzamento, nonché un bonus derivante dai danni riportati dall'auto. Avete capito bene: i danni non si pagano, bensì vi portano moneta! Sfasciate e sarete ricompensati, ma non ditelo in giro.
Le olimpiadi del masochismo
Una delle features più pubblicizzate da Empire è proprio la presenza di una modalità Ragdoll Olympics (bonus), nella quale metterete alla prova le capacità di volo del vostro autista, che verrà usato, ora come dardo, ora come palla da bowling. Ma le soddisfazioni personali non gli mancheranno: farà da soggetto-oggetto per il salto in lungo, più che altro una sorta di lancio del giavellotto, o per quello in alto, dove vi verranno i brividi a vederlo cadere a velocità naturale. Già, perché premendo il trigger destro attiverete una sorta di modalità slow-motion grazie alla quale potrete osservare al rallenty i voli del vostro malcapitato alter-ego. Le olimpiadi del masochismo comprendono sport di ogni genere, come detto, che vanno dalle freccette al bowling, passando per i più classici lanci e salti di natura olimpica, il tutto eseguibile grazie al mayhemeter, che fungerà il più delle volte da indicatore di pendenza, oltre che potenza. Nella modalità principale, la carriera, tali prove, se sufficientemente valide, serviranno ad arricchire il vostro budget. A queste vanno affiancate dei test più classici come le competizioni su tracciati ovali o a forma di otto, o le mitiche sfide gladiatorie nelle arene dove l'ultimo a sopravvivere vince. Destruction Derby docet, ma Flat Out si avvale di una modalità multiplayer online che può essere il valore aggiunto di un titolo che, altrimenti, si attesterebbe nella media.
Il ritmo del divertimento
Dal punto di vista sonoro Flat Out è davvero eccellente: ottime musiche orecchiabili e adrenaliniche, effetti curati e ben calibrati. La colonna sonora, in particolare è una chicca che testimonia le aspettative che la Empire nutre per questo titolo; se da un lato sono state utilizzate auto non su licenza (la Ferrari non avrebbe voluto vedere le proprie auto sfasciarsi con piloti che volavano via dal parabrezza), gli artisti che accompagnano il gioco sono degni di tale nome.
Sul comparto grafico ci siamo già espressi, ma vale la pena soffermarsi sugli scenari, tutti ben curati, sebbene poco vari e un po' ovattati. Flat Out ricorda per certi versi l'ambientazione di Rallisport Challenge, ovviamente con le dovute differenze, mettendo alla prova la nostra abilità su strade sterrate il più delle volte. Difficile spesso diventa seguire la giusta strada e, a tal proposito, una pecca è rappresentata dal veto di rimettersi in carreggiata qualora si esca fuori di pista al punto tale da far scattare la segnalazione a video. In un gioco dalla natura prettamente arcade ci si poteva aspettare qualcosa del genere. Ancora, dimenticatevi di scorciatoie: qui si corre e si lotta, ma senza imbrogli.
Colpisci e schiva
Sembra di parlare di un gioco di box, ma una delle tecniche di gioco più importanti in questo Flat Out sarà proprio quella di acquisire turbo per poi giocarselo al momento giusto, evitando di andare a sbattere a causa dell'elevata velocità. Col passare del tempo non avremo più i "macchinoni" da battaglia del vecchio rivenditore all'angolo, ma mostri potenti (e potenziabili) che raggiungono velocità elevate, facendo quasi svanire l'effetto di sterzo che si nota di primo acchito. Si può andare a sbattere quasi subito e finire ultimi, per poi tentare di recuperare con una guida sporca che ci permetti di racimolare turbo a sufficienza per lo sprint finale, oppure tentare di vincere in maniera pulita, ma in tal caso vi conviene cambiare gioco. Una nota negativa, tuttavia, è data dalla mancata possibilità di cambiare visuale, opzione quasi di serie in un racing game che si rispetti: davvero inspiegabile la scelta di Bug Bear, che influenza, e non poco, le traiettorie di guida facendo correre il rischio di finire fuori strada (vedi sopra). In generale, ad ogni modo, la modalità carriera è appetibile e divertente, ed ogni gara si farà sempre più avvincente col crescere del livello di difficoltà, progredendo attraverso le categorie disponibili, grazie anche all'intelligenza artificiale dei vostri rivali, ben calibrata e degna dei più comuni gesti di frustrazione, che di certo non mancheranno, vista la natura del gioco.
Il commento
La produzione europea che si accinge ad invadere il mercato dei racing game è senza dubbio un'ottima alternativa nel pur vasto catalogo disponibile per Xbox. Grazie ad un giusto mix tra titoli sulla cresta dell'onda come Burnout 3 e classici indimenticati come Desturction Derby, Flat Out può davvero rappresentare una lieta novità per i possessori della console di casa Microsoft, risultando immediato, semplice e, soprattutto, divertente, componente che spesso manca nelle produzioni più complesse. La presenza di una modalità online che dà l'opportunità a più utenti di cimentarsi in una delle chicche del titolo, ossia la modalità olimpica con le sue prove bonus (l'arena del massacro su tutte, parlando in termini di divertimento in multiplayer), è di certo un valore aggiunto per un titolo complessivamente godibile e coinvolgente. A dispetto delle apparenze, inoltre, Flat Out mette a dura il giocatore, imponendo un controllo di guida che ricorda molto i più sofisticati giochi di rally che hanno battuto la strada prima di lui. In definitiva, sebbene abbia qualche piccola pecca e sarebbe potuto essere un capolavoro assoluto, vale certo l'acquisto, anche se la concorrenza è molto agguerrita. Certo, merita di essere giocato in singolo, ma raggiunge il top in multiplayer, quindi valutate bene quanto vi cimenterete da soli in un gioco nel complesso simile a tanti nel suo genere, se si eccettuano le prove bonus, in caso non disponiate di un accesso ad Xbox Live!.
FlatOut: recensione della versione Xbox
Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco FlatOut: recensione della versione Xbox - 488
Beat The Boys!
Sacro e profano, dolce e salato, arcade e
simulazione: è possibile unire due concetti agli antipodi? Beh, sembrerebbe di
no, o meglio, quando qualcuno ci ha provato non sempre ha ottenuto risultati
degni di nota. Come dovremmo dunque classificare l'ultimo sforzo di BugBear
intercative ed Empire? Arcade mozzafiato o simulazione meticolosa? Probabilmente
il 90% di voi saprà già la risposta, ma Flat Out paradossalmente tenta di
guarnire la torta con una componente di realismo che si rivelerà forse il
tallone di achille del gioco. Esperimento fallito, dunque? No di certo, perché,
come recita la canzone di apertura del gioco, che accompagna un filmato ricco di
gare all'ultima sportellata: "Just want to beat the boys"...
A volte
I corsi e i ricorsi di Vico insegnano che prima o poi determinate situazioniritornano
si ripresentano nell'arco della nostra vita. Senza scomodare però eventi così
importanti per l'umanità, e scendendo, per così dire, a livelli più popolari,
non è difficile osservare come anche nel campo videoludico la teoria si possa
applicare alla lettera. Qualche inverno or sono eravamo tutti presi dalla nuova
frontiera dei giochi in 3D e screditavamo d'un tratto i cari e vecchi arcade
bidimensionali. L'ultimo titolo che sposava i moderni progressi della grafica
con la vecchia equazione che videogioco=divertimento era, forse, proprio quel
Destruction Derby del quale, col tempo, si è sentita forse un po' la mancanza.
Perché? Forse perché oggi siamo su Xbox Live! e vogliamo divertirci in sfide
multiplayer senza pensare troppo prima di agire, scaricando la tensione e
l'adrenalina accumulata nell'arco di una giornata di lavoro o di studio.
Flat Out ripropone finalmente un gioco senza troppi fronzoli, immediato e
coinvolgente, inglobando due concept semplici e vincenti come quelli del
succitato DD e del moderno Burnout, risultando al tempo stesso divertente e
coinvolgente, ma riproponendo il vecchio modello politicamente scorretto delle
macchine da sfasciare.
Il gioco
L'esperienza di gioco inizia nella maniera più comune e scontata: un uomo
(voi), un budget e una macchina da comprare. Un vecchio autosalone stile America
del Texas o, se vogliamo, anni '50, è quello che ci vuole per partire: prezzi
bassi e macchine da battaglia.
Comincia così la vostra avventura fatta di scontri e voli mozzafiato.
Le prime gare alle quali potrete accedere appartengono all'entry level
(bronzo), una categoria fatta di 10 percorsi nei quali dovrete piazzarvi almeno
tra i primi 3. La prima cosa che salta all'occhio è il motore grafico,
semplicemente perfetto. Xbox mette al servizio degli sviluppatori tutte le sue
caratteristiche grafiche che lo contraddistinguono dalle dirette rivali, e non
si può certo dire che alla Bug Bear si siano tirati indietro. Già in fase di
preview avevamo sottolineato come i modelli delle auto fossero ben realizzati
grazie a texture definite e una fisica ben calibrata. La cura maniacale dei
poligoni rende davvero l'idea di scontro, ad esempio, non lasciando nulla al
caso. La nostra auto si sfascerà ma in maniera realistica e quello che ne
rimarrà sarà ancora ottimamente reso e definito. Chapeau. Nota dolente, invece,
può rappresentare in un certo senso l'apparente macchinosità delle vetture, con
un conseguente sgravo sullo stile di guida, non sempre fluido e immediato. E'
un po' la sensazione che si ha nel guidare una macchina senza servosterzo, in
particolare se rapportata a modelli di guida puramente arcade e immediati come,
ad esempio, quello visto in Burnout 3.
Chi rompe non paga...guadagna!
Abbiamo introdotto Burnout non a caso, in quanto una delle caratteristiche in
comune che permette di accostare i due titoli è proprio la possibilità di
sfruttare a dovere un turbo, o nitro che dir si voglia, che aggiunge una
componente strategica allo stile di guida del giocatore, in base al quale
decidere, quindi, quando e come sfruttarlo, o se rischiare al fine di riceverne
un po'. Già, perché in Flat Out, così come nel titolo prodotto da EA, il turbo
va conquistato guidando. La piccola differenza è che, mentre in Burnout veniva
premiata l'audacia seguita da esiti positivi, qui, al contrario, verrà premiata
se seguita da esiti negativi! Si, avete capito bene: più sfasciate la vostra
auto, più boost otterrete. Un momento però: anche in questo c'è un arte. Non
basta distruggersi, bisogna anche distruggere, infatti. Non servirà dunque farsi
tamponare, ma una bella sportellata vi farà salire l'indicatore di un tantino,
così come uno schianto frontale con un albero vi darà la magra consolazione di
avere un po' di nitro in più nel vostro Mayhemeter, l'indicatore preposto a
tale scopo. In occasione di scontri del genere, inoltre, Flat Out introduce una
delle animazioni più originali e stravaganti del mondo dei videogiochi: il volo
del pilota. Vedrete, infatti, nelle rare (bugia!) occasioni di scontri
catastrofici con altre vetture o oggetti circostanti, il vostro pilota venire
lanciato attraverso il lunotto fuori dall'abitacolo alla velocità di un razzo,
per poi schiantarsi in malo modo, dandovi almeno la consolazione di assistere ad
un siparietto che dovrebbe addolcire la pillola. Questo sarcasmo è addirittura
amplificato nelle modalità bonus che faranno da contorno alle vostre gare, e che
vi permetteranno di aumentare il vostro capitale a disposizione, da spendere per
potenziare la vostra autovettura o acquistarne una nuova. Ad ogni gara, infatti,
riceverete un premio in denaro a seconda del vostro piazzamento, nonché un bonus
derivante dai danni riportati dall'auto. Avete capito bene: i danni non si
pagano, bensì vi portano moneta! Sfasciate e sarete ricompensati, ma non ditelo
in giro.
Le olimpiadi del
Una delle features più pubblicizzate da Empire è proprio la presenza dimasochismo
una modalità Ragdoll Olympics (bonus), nella quale metterete alla prova le
capacità di volo del vostro autista, che verrà usato, ora come dardo, ora come
palla da bowling. Ma le soddisfazioni personali non gli mancheranno: farà da
soggetto-oggetto per il salto in lungo, più che altro una sorta di lancio del
giavellotto, o per quello in alto, dove vi verranno i brividi a vederlo cadere a
velocità naturale. Già, perché premendo il trigger destro attiverete una sorta
di modalità slow-motion grazie alla quale potrete osservare al rallenty i voli
del vostro malcapitato alter-ego.
Le olimpiadi del masochismo comprendono sport di ogni genere, come detto, che
vanno dalle freccette al bowling, passando per i più classici lanci e salti di
natura olimpica, il tutto eseguibile grazie al mayhemeter, che fungerà il più
delle volte da indicatore di pendenza, oltre che potenza.
Nella modalità principale, la carriera, tali prove, se sufficientemente valide,
serviranno ad arricchire il vostro budget. A queste vanno affiancate dei test
più classici come le competizioni su tracciati ovali o a forma di otto, o le
mitiche sfide gladiatorie nelle arene dove l'ultimo a sopravvivere vince.
Destruction Derby docet, ma Flat Out si avvale di una modalità multiplayer
online che può essere il valore aggiunto di un titolo che, altrimenti, si
attesterebbe nella media.
Il ritmo del divertimento
Dal punto di vista sonoro Flat Out è davvero
eccellente: ottime musiche orecchiabili e adrenaliniche, effetti curati e ben
calibrati. La colonna sonora, in particolare è una chicca che testimonia le
aspettative che la Empire nutre per questo titolo; se da un lato sono state
utilizzate auto non su licenza (la Ferrari non avrebbe voluto vedere le proprie
auto sfasciarsi con piloti che volavano via dal parabrezza), gli artisti che
accompagnano il gioco sono degni di tale nome.
Sul comparto grafico ci siamo già espressi, ma vale la pena soffermarsi sugli
scenari, tutti ben curati, sebbene poco vari e un po' ovattati. Flat Out
ricorda per certi versi l'ambientazione di Rallisport Challenge, ovviamente con
le dovute differenze, mettendo alla prova la nostra abilità su strade sterrate
il più delle volte. Difficile spesso diventa seguire la giusta strada e, a tal
proposito, una pecca è rappresentata dal veto di rimettersi in carreggiata
qualora si esca fuori di pista al punto tale da far scattare la segnalazione a
video. In un gioco dalla natura prettamente arcade ci si poteva aspettare
qualcosa del genere. Ancora, dimenticatevi di scorciatoie: qui si corre e si
lotta, ma senza imbrogli.
Colpisci e schiva
Sembra di parlare di un gioco di box, ma una delle tecniche di gioco più
importanti in questo Flat Out sarà proprio quella di acquisire turbo per poi
giocarselo al momento giusto, evitando di andare a sbattere a causa
dell'elevata velocità. Col passare del tempo non avremo più i "macchinoni" da
battaglia del vecchio rivenditore all'angolo, ma mostri potenti (e
potenziabili) che raggiungono velocità elevate, facendo quasi svanire l'effetto
di sterzo che si nota di primo acchito. Si può andare a sbattere quasi subito e
finire ultimi, per poi tentare di recuperare con una guida sporca che ci
permetti di racimolare turbo a sufficienza per lo sprint finale, oppure tentare
di vincere in maniera pulita, ma in tal caso vi conviene cambiare gioco.
Una nota negativa, tuttavia, è data dalla mancata possibilità di cambiare
visuale, opzione quasi di serie in un racing game che si rispetti: davvero
inspiegabile la scelta di Bug Bear, che influenza, e non poco, le traiettorie di
guida facendo correre il rischio di finire fuori strada (vedi sopra).
In generale, ad ogni modo, la modalità carriera è appetibile e divertente, ed
ogni gara si farà sempre più avvincente col crescere del livello di difficoltà,
progredendo attraverso le categorie disponibili, grazie anche all'intelligenza
artificiale dei vostri rivali, ben calibrata e degna dei più comuni gesti di
frustrazione, che di certo non mancheranno, vista la natura del gioco.
Il
La produzione europea che si accinge ad invadere il mercato dei racing game ècommento
senza dubbio un'ottima alternativa nel pur vasto catalogo disponibile per Xbox.
Grazie ad un giusto mix tra titoli sulla cresta dell'onda come Burnout 3 e
classici indimenticati come Desturction Derby, Flat Out può davvero
rappresentare una lieta novità per i possessori della console di casa Microsoft,
risultando immediato, semplice e, soprattutto, divertente, componente che spesso
manca nelle produzioni più complesse. La presenza di una modalità online che dà
l'opportunità a più utenti di cimentarsi in una delle chicche del titolo, ossia
la modalità olimpica con le sue prove bonus (l'arena del massacro su tutte,
parlando in termini di divertimento in multiplayer), è di certo un valore
aggiunto per un titolo complessivamente godibile e coinvolgente. A dispetto
delle apparenze, inoltre, Flat Out mette a dura il giocatore, imponendo un
controllo di guida che ricorda molto i più sofisticati giochi di rally che hanno
battuto la strada prima di lui.
In definitiva, sebbene abbia qualche piccola pecca e sarebbe potuto essere un
capolavoro assoluto, vale certo l'acquisto, anche se la concorrenza è molto
agguerrita. Certo, merita di essere giocato in singolo, ma raggiunge il top in
multiplayer, quindi valutate bene quanto vi cimenterete da soli in un gioco nel
complesso simile a tanti nel suo genere, se si eccettuano le prove bonus, in
caso non disponiate di un accesso ad Xbox Live!.
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