Recensione Forbidden Siren

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Recensione Forbidden Siren
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  • PS2
  • Il nuovo volto
    dell'orrore

    Film come Ringu, The Eye e tutta
    la più recente produzione cinematografica orientale dimostrano ancora una volta,
    se ce ne fosse bisogno, che la new age dell'horror ha origini nel lontano
    Oriente. All'orrore più classico occidentale, molto diretto ed esplicito nella
    maggior parte dei casi, si oppone un immaginario a tratti metafisico, fatto di
    creature originate da proiezioni distorte della mente e in grado di incarnare le
    paure più profonde dell'animo umano o di rappresentarne, fisicamente, la
    corruzione. Se questa sorta di rivoluzione che ha coinvolto l'immaginario
    cinematografico ha origini piuttosto recenti, con il remake americano The Ring,
    interpretato dalla bella e brava Naomi Watts, a segnarne l'inizio, in campo
    videoludico è ormai da parecchio tempo che le visioni “orrorifiche” orientali
    furoreggiano. Più precisamente dal lontano 1996, quando Capcom ha dato alla luce
    il suo capolavoro, quel Biohazard-Resident Evil che ha sancito definitivamente
    la nascita del filone del survival horror. Ma se gli orrori messi in atto dalla
    Umbrella Corporation avevano ancora un sapore molto occidentale, direi
    Romeriano, è con Silent Hill che il distacco stilistico si fa più marcato. La
    nebbia, all'epoca del primo episodio voluta più per reali necessità tecniche
    che per intuizioni drammaturgiche, avvolgeva tutta una serie di creature la cui
    essenza reale era messa più volte in discussione durante il dipanarsi della
    trama. Dallo stesso autore di Silent Hill, Keiichiro Toyama, ecco arrivare
    questo Forbidden Siren, titolo in grado di rappresentare una nuova piccola
    rivoluzione nel filone dei survival horror. Un po' come accaduto in Eternal
    Darkness, in Forbidden Siren al giocatore è richiesto di impersonare più
    personaggi, in questo caso gli unici superstiti ai fatti misteriosi avvenuti in
    quel di Hanuda, un villaggio tipico giapponese. Ma se nel titolo dei Silicon
    Knights, lo sviluppo è pur sempre scandito da un ordine cronologico
    preimpostato, in Forbidden Siren, una volta entrati nel vivo della storia, è
    possibile passare da un personaggio ad un altro in modo non lineare, per poter
    scoprire via via nuovi elementi in grado di far chiarezza sugli avvenimenti
    accaduti ad Hanuda.

    Dieci personaggi in cerca d'autore

    Hanuda, cittadina rurale giapponese i cui abitanti sono
    dediti ad una religione chiamata Mana, in una notte “da fine del mondo” è
    devastata da un terremoto; il suono di una sirena anti-aerea - un residuato
    bellico forse? - accompagna fragorosamente i rumori della catastrofe in atto e
    la popolazione è inghiottitita dallle onde di un mare rosso come il sangue. Ma
    il destino degli abitanti di Hanuda non è la morte bensì la non vita nei panni
    di Shibito, creature (in Kanji la parola letteralmente significa “persona
    morta”) non coscienti della propria natura e condannati, per quanto tempo ancora
    non si sa, a condurre un'esistenza simile a quella precedente la tragedia, alle
    prese con i propri compiti ripetitivi e quotidiani ma svuotati della propria
    anima di essere umano. Dieci persone sopravvissute all'ecatombe devono lasciare
    al più presto la cittadina e per farlo hanno solo tre giorni di tempo e uno
    strumento, il Sightjack, tramite cui potersi collegare mentalmente con uno
    Shibito o un altro essere umano e poter vedere attraverso i loro occhi. Come gli
    abitanti di Hanuda abbiano sviluppato tale capacità non è dato saperlo e, più in
    generale, le informazioni in possesso del giocatore all'inizio del gioco sono
    minime. Diversamente dai più classici survival horror, in Forbidden Siren non è
    previsto il filmato iniziale in grado di raccontare i dettagli e le vicende che
    hanno causato le situazioni che, di lì a poco, il giocatore si troverà a vivere
    in prima persona. Il primo personaggio di cui veniamo a conoscenza, Kyoya Suda,
    è uno studente di 16 anni testimone di uno strano rituale religioso. Al centro
    della scena due donne, entrambe vestite di rosso e dal volto coperto da un velo,
    accolte tra due file di persone. Una di loro, la più giovane, era stata
    precedentemente protagonista di una strana scena avvenuta nei pressi
    dell'altare sacrificale allestito per l'occorrenza. Kyoya la riconosce
    immediatamente ed è riconosciuto a sua volta dalla ragazza stessa. Il ragazzo,
    una volta scoperto, fugge inseguito ben presto da un poliziotto che si rivela
    sin da subito poco “umano” nei modi e nell'aspetto. Ed è a questo punto che i
    comandi passano al giocatore, braccato dal poliziotto-Shibito, il cui compito è
    quello di recuperare le chiavi di un furgoncino presente sul luogo appena
    raggiunto, in modo da poterlo mettere in moto e fuggire dall'indesiderato
    inseguitore.

    Vedo con gli occhi dei
    morti

    Forbidden Siren si presenta come un survival horror decisamente
    atipico, in cui le mosse del giocatore devono esser ben ponderate e spesso
    “pianificate”, quasi come in uno stealth-game. I 10 personaggi che saremo
    chiamati ad “interpretare” sono spesso indifesi o, nel migliore dei casi, muniti
    di oggetti rudimentali da utilizzare come strumenti di difesa e armi dotate di
    un esiguo numero di proiettili. Inoltre, in alcune circostanze, al personaggio
    comandato dal giocatore viene richiesto di attraversare una zona specifica
    insieme ad un secondo essere umano, situazione che rende ulteriormente
    difficoltosa la sopravvivenza a causa della necessità di mantenere in vita anche
    un secondo elemento, magari bersagliato da uno Shibito cecchino appostato sul
    tetto di un edificio. Considerando che le “forze oscure” che ci troveremo ad
    affrontare non possono essere definitivamente eliminate a suon di mazzate o
    colpi di fucile - gli Shibito, una volta atterrati, recupereranno in fretta le
    energie - e che le stesse creature non posso essere fermate semplicemente da una
    porta chiusa - memori della vita precedente, sono in grado di aprirle - ecco che
    abbiamo un visione piuttosto chiara delle difficoltà in cui incapperemo durante
    la nostra permanenza ad Hanuda. Se non bastasse, gli Shibito sono
    particolarmente sensibili a rumori vari e fonti di luce sospetti come il cono
    prodotto dalla torcia in dotazione ed è necessario poter percorrere il tragitto
    più sicuro non battuto dalle loro ronde continue. Questi zombie, infatti,
    normalmente sono soliti effettuare le stesse azioni ripetutamente e seguire gli
    stessi percorsi salvo allertarsi è precipitarsi a verificare la natura di un
    rumore o di una fonte luminosa non prevista. L'impossibilità di conoscere in
    anticipo le posizioni attuali degli Shibito - sulla mappa in dotazione non sono
    indicate - e la scarsa visibilità generale dovuta ad una fitta foschia e alla
    pioggia continua contribuiscono ulteriormente a rendere difficoltoso il compito,
    da parte del giocatore, di individuare il percorso migliore per non esser
    scoperti. Ecco che entra in ballo il Sightjack, una capacità che prima o poi
    viene acquisita da tutti e dieci i nostri personaggi e che li rende in grado di
    vedere attraverso gli occhi degli Shibito o di un altro essere umano. Tale
    particolarità consente di stabilire, seppur con il beneficio del dubbio a meno
    di non conoscere a menadito la morfologia della mappa, le esatte posizioni
    occupate dagli Shibito o i loro percorsi abituali, nonché individuare la
    posizione di oggetti indispensabili presenti nel campo visivo delle creature
    demoniache. L'utilizzo del Sightjack rende vulnerabile il personaggio che ne
    sta facendo uso, non essendo possibile muoversi nel momento in cui si ricorre a
    tale abilità. E' quindi opportuno centellinare o, comunque, far uso del
    Sightjack soltanto dopo essersi assicurati di esser al riparo dagli sguardi
    “indiscreti” degli Shibito. In modalità Sightjack gli esseri umani vengono
    visualizzati, se presenti nel raggio di azione, con una croce luminosa di due
    colori differenti: blu se il personaggio inquadrato è quello utilizzato dal
    giocatore, verde in tutti gli altri casi. Per potersi sintonizzare sulle
    “frequenze” di uno Shibito piuttosto che un altro, occore muovere lo stick
    analogico sinistro come un comando per un'ipotetica antenna parabolica e,
    eventualmente, memorizzare le varie frequenze associandole ad uno dei quattro
    tasti analogici del pad Sony.

    Il navigatore

    Data la natura non lineare di Forbidden
    Siren, è presente e consultabile in qualsiasi momento uno strumento
    particolarmente utile - anzi, indispensabile - chiamato Navigatore. Il
    Navigatore si presenta ai nostri occhi come una tabella. Sull'asse orizzontale
    le colonne sono occupate dai nomi dei dieci personaggi coinvolti nelle vicende
    narrate nel titolo Sony, mentre quello verticale rappresenta l'ordine
    cronologico con cui vengono scandite le varie missioni di gioco. Ciascuna
    casella costituisce uno stadio che non necessariamente corrisponde ad un'unica
    missione da compiere. In alcuni casi, infatti, ciascuno stadio può esser
    rappresentato da due missioni diverse, da portare sempre a compimento in due
    momenti diversi utilizzando lo stesso personaggio. Gli stadi sono concatenati
    fra di loro in modo non lineare e la soluzione della missione principale,
    unitamente a quella secondaria, permette di sbloccare ulteriori stadi; lo stadio
    sbloccato in seguito al compimento della missione principale è denominato
    “prossimo stadio standard”, mentre quello collegato alla soluzione della
    missione secondaria è chiamato “prossimo stadio alternativo”. Questa struttura
    concatenata e non lineare è dovuta al fatto che le azioni intraprese durante una
    missione possono condizionare gli sviluppi e l'evoluzione di situazioni in cui
    si possono trovare altri personaggi in un diverso momento.

    Più stile, meno
    poligoni

    Forbidden Siren,
    tecnicamente, non stupisce, e di sicuro non è da annoverarsi fra i titoli
    visivamente più impattanti per PS2 da questo punto di vista. Ciò che colpisce
    della sua cosmesi, però, è la cura con cui sono stati realizzati i volti dei
    personaggi che ci troveremo ad interpretare. Pur non potendo contare su una
    modellazione poligonale ai livelli di un Silent Hill 3, i volti degli abitanti
    di Hanuda sembrano reali grazie alle texture foto-realistiche che li ricoprono.
    Premendo il tasto R2 è possibile zoomare la visuale e accorgersi di quanto
    stiamo affermando. Così facendo ci si potrà anche rendere conto della surreale
    natura delle animazioni facciali - in Forbidden Siren tutto è “fuori dal reale”
    - non fluide come ci si potrebbe aspettare, ma realizzate secondo una stile
    quasi da “Stop motion” - tecnica di animazione piuttosto anzianotta, utilizzata
    anche in film come L'armata delle tenebre di Sam Raimi - caratteristica che non
    fa altro che rendere le atmosfere di gioco particolarmente “sospese”, compito a
    cui assolvono pienamente anche i vari Shibito con le loro sembianze e il loro
    incedere inesorabile. Per quanto riguarda il dettaglio degli ambienti, il tutto
    è stato realizzato con cura, anche se le occasioni per poter vedere chiaramente
    ciò che ci circonda sono molto rare, data la presenza continua di foschia e
    pioggia a limitare la visuale. La palette di colori, salvo rarissimi casi, è
    all'insegna del grigiore più totale, caratteristica che maggiormente permette
    di far risaltare il contrasto con le tonalità vermiglie tipiche delle acque di
    Hanuda. Per quanto concerne il commento sonoro, accanto a rari accompagnamenti
    musicali piuttosto sinistri, è sempre presente il rumore incessante della
    pioggia unito a quello dei passi degli abitanti, umani e non, di Hanuda.
    Particolarmente utili ai fini del coinvolgimento emotivo i lamenti e le frasi,
    talvolta indecifrabili, pronunciate dagli Shibito. Purtroppo è da segnalare la
    presenza di una completa localizzazione dei dialoghi implementata attraverso un
    doppiaggio non certo della massima qualità. In alcune situazioni si sfiora quasi
    il comico involontario, come nel caso della frase “oh, ma quella è una pistola,
    professore” pronunciata dalla studentessa Yoriko di fronte al professor
    Takeuchi, alla vista dello “strumento” di offesa sfoderato da quest'ultimo.
    L'interpretazione ha ricordato molto al sottoscritto un doppiaggio tipico di
    certe produzioni soft-pornografiche, non di certo in linea come atmosfera con il
    titolo Sony.

    Conclusioni

    Forbidden Siren è un titolo che riesce a creare un'atmosfera di
    pericolo costante come solo pochi altri sanno fare. L'atmosfera che
    caratterizza il titolo Scej è angosciante ed opprimente, l'immaginario creato
    degni dei peggiori incubi. Risulta evidente la promozione a pieni voti della
    nuova creazione dell'autore di Silent Hill, anche se il gioco non è consigliato
    a chi cerca un'esperienza facile e all'insegna della fluidità. Forbidden Siren
    è un titolo che richiede una buona dose di costanza e tempo per poter esser
    apprezzato e sviscerato fino in fondo. Alcune missioni, se non affrontate
    unicamente con l'intenzione di salvare la pellaccia al personaggio comandato,
    possono richiedere anche parecchio tempo per essere completate, ed il fatto di
    poter effettuare un salvataggio solo ad impresa conclusa non fa altro che
    aumentare le difficoltà riscontrabili. L'impressione iniziale è piuttosto
    fuorviante e non è in grado di rivelare nemmeno una minima parte di quanto
    offerto dal titolo Sony. Raccomandata ai più impazienti, quindi, una prova su
    strada un po' meno distratta del solito, in modo da poter capire quanto possa
    esser alla loro portata un titolo come Forbidden Siren.

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