Recensione Grabbed by the Ghoulies

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Recensione Grabbed by the Ghoulies
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Ora inizia lo spettacolo

Per
l' X01 la Microsoft aveva preannunciato una notizia shock, che avrebbe
riguardato l'acquisto di una importante software house europea. Il colpo a
effetto era dunque nell'aria, e quando si scoprì che la nuova first party era
la mitica Rareware (per la cifra record di 375.000.000 di Euro), milioni di
videogiocatori esultarono, così come altrettanti, i “supporters” di “mamma”
Nintendo, si disperarono, vista la grandissima importanza che negli anni si era
guadagnata la casa inglese per le console di Myamoto e C. Da quello storico
annuncio, però, sono passati più di 2 anni ricchi di indiscrezioni ma,
purtroppo, totalmente privi di una riprova concreta sulle nostre Xbox. Questo
fino a Grabbed by the Ghoulies, primo prodotto Rare per una console non
Nintendo. E vi annuncio già che la classe è sempre quella cristallina che ha
caratterizzato il suo glorioso passato.

Trama

Ormai è un dato di fatto: nei giochi
d'azione dalle tinte “cartoonesche” la trama non riveste quasi mai un ruolo di
rilevanza, e anche in questo caso non c'è spazio per le eccezioni. Nel bel
mezzo di una “romantica” passeggiata con la vostra fidanzata in una tetra e
ombrosa foresta, scoppierà un incessante temporale, e immediatamente incapperete
nella tipica casa spettrale che la mente del protagonista tradurrà subito come
possibile rifugio. Qui la vostra ragazza verrà di lì a poco rapita, e il vostro
compito sarà ovviamente quello di liberarla dalle grinfie del malefico padrone
di casa e riportarla in città sana e salva. Tutte queste scene saranno
rappresentate con un'interessante, anche se non inedita, “simulazione” di
libro, in cui ogni vignetta racchiude una micro-scena. I dialoghi non sono
doppiati, visto che i personaggi si esprimono tramite suoni e esclamazioni
onomatopee, ma in ogni caso compaiono dei sottotitoli perfettamente localizzati
in italiano.

Grafica e
Sonoro

Non fatevi ingannare dalle immagini che potrebbero non rendere
giustizia alla magnificenza del motore grafico creato da Rare: tecnicamente
parlando è indubbiamente uno dei titoli migliori disponibili attualmente sul
mercato. La forse troppo abusata tecnica del Cell Shading ottiene nuova linfa
vitale: gli ambienti sono ricchi e particolareggiati, i colori molto vivaci e i
movimenti del personaggio molto “cartooneschi”. Il primo impatto è assolutamente
impressionante; vi chiederete continuamente se vi troviate veramente di fronte
ad un videogioco o se siate al cospetto di un nuovo capolavoro della Dysney.
Anche il comparto sonoro è da premio oscar. Le musiche rievocano gli stereotipi
dell' Horror demenziale e quelle delle vecchie produzioni (epoca 16 bit, per
intenderci): orecchiabili e sempre coerenti con l'azione di gioco. Non
stupitevi, inoltre, se canticchierete le esilaranti melodie durante un
importante colloquio di lavoro o nel “bel” mezzo di un'interrogazione di
italiano: una volta ascoltate sarà infatti durissima cancellarle dalla
mente.

Giocabilità

Come tradizione per l'impeccabile Rare, ottime notizie anche sul
fronte giocabilità. I controlli sono molto intuitivi e precisi. Questo grazie
anche al fatto che non sarà possibile saltare, un po' come accadeva in Luigi's
Mansion. Sempre rapportandolo ad altri titoli, l'uso delle armi è preso pari
pari da Ape Escape; in sostanza con l'analogico destro si utilizza l'arma (o i
calci e i pugni) nella direzione da noi impressa. Può apparire complicato, ma in
realtà dopo un paio di patite ci prenderete presto la mano e vi sembrerà quasi
automatico. Per la posizione che ricoprono le due levette analogiche, il tutto
risulta comunque più comodo che nel titolo Sony.

Gameplay

Lo schema di gioco è
piuttosto semplice: ci saranno 5 capitoli, ognuno suddiviso in un elevato numero
di scene. Ogni scena si svolge in una stanza, dove avrete un obiettivo da
completare, che generalmente è quello di far fuori un certo numero di nemici. A
volte però ci saranno delle limitazioni, come ad esempio l'eliminare un solo
tipo di mostro, alternare le uccisioni e così via. Nel caso sgarriate le
“regole”, arriverà inesorabilmente la Morte, accompagnata da un personale e
simpatico effetto sonoro, oltre che della sua fida falce, che al solo tocco vi
costringerà a ricominciare il livello. Per uccidere i cattivi avrete a
disposizione un grandissimo numero di elementi, ed è proprio qui la
caratteristica principale del titolo. Praticamente qualsiasi oggetto presente è
un'arma potenziale; si va dalle classiche sedie e chitarre fino alle
improbabili, o addirittura assurde, pistole spara aglio e via dicendo. Saranno
inoltre presenti dei folli power-up, come ad esempio la forza bruta (con uno
spettacolare e parodistico effetto rallentatore alla Matrix), le armi infinite
(ovviamente per un tempo determinato), l'ultrà velocità nei movimenti etc.
Menzione d'onore per l'”esercito” nemico, che è molto agguerrito, ricco e
caratterizzato. Assicuro che ai primi incontri i mitici mini-ninja mi hanno
strappato più di un sorriso, così come gli indimenticabili scheletri
ballerini.

Conclusioni

Purtroppo però il gioco non è perfetto. Il difetto principale
risiede nell'eccessiva ripetitività. Il divertimento alle prime 2-3 ore è alle
stelle, ma alla lunga compiere sempre le solite azioni potrebbe stancare. Ciò
nonostante non è da dimenticare il fatto che il gioco possa diventare, con il
procedere dei livelli, addirittura strategico, rendendolo di fatto più simile ad
un puzzle game alla Lemmings che non al picchiaduro a scorrimento che parrebbe
essere nelle prime fasi. Inoltre la limitatezza è in parte moderata dalla
randomizzazione di oggetti, obiettivi e mostri, che ad un secondo tentativo
potrebbero trovarsi in posti diversi rispetto al primo incontro. Per
incrementare il fattore replay sono stati invece inseriti alcuni simpatici
mini-giochi, ottenibili grazie a dei libri collezionabili nel corso della
storia. In conclusione, direi che comunque come inizio non c'è male:
tecnicamente ineccepibile, riesce anche a regalare quel sano divertimento che
purtroppo troppo spesso viene a mancare nelle super-produzioni tutto-grafica e
niente-contenuti odierne. L'eccessiva ripetitività mina in parte un titolo
comunque eccelso, ma che purtroppo è lontano dal poter essere definito
capolavoro. Per quello dovremo aspettare Kameo...

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