Recensione GTA: Chinatown Wars

Rockstar colonizza anche il DS

Recensione GTA: Chinatown Wars
Articolo a cura di
Disponibile per
  • DS
  • iPhone
  • iPad
  • Psp
  • Il viaggio è piuttosto lungo, quindi meglio levarsi dalle scarpe eventuali sassolini: non sia mai che vadano a pungolare dubbi inopportuni. Ergo, ci rivolgiamo in prima battuta a chi s’è lasciato sfuggire il nostro recente hands on, andando a definire quello che GTA Chinatown Wars innanzitutto non è. Tanto per capirci, non è la rilettura tascabile di GTA IV. Ne consegue che è tutto fuorché un mero sforzo commerciale. Eppure, non è meno ambizioso del confratello next gen, nonostante non ne riprenda -giocoforza- le velleità cinematografiche. Non è infine un compromesso tecnico evidente. Quindi? Quindi si sta parlando di una gemma preziosa, che brilla nella line up di Nintendo DS come fulgido esempio di cosa è possibile trarre dalla piattaforma quando si stanziano budget adeguati, allocandoli in progetti di respiro ben diverso rispetto ai semplici porting che affastellano gli scaffali dei negozi, reparto portatili.
    GTA Chinatown Wars è un vero GTA. Esiste forse un complimento migliore? Eccessivo e slabbrato sul versante dello script; esteticamente d’impatto e scompaginato dalla cosmesi-media dei giochi per DS; ricco di feature esclusive che sfruttano le peculiarità del due schermi confluendo armoniosamente nel gameplay. E, soprattutto, capace di propinare divertimento in quantità industriali.
    Un prodotto dunque vicino alla perfezione formale, un’autentica e quanto mai rara killer application. Ammettendo che nel mercato attuale tale definizione valga ancora qualcosa.
    Armatevi a puntino, branco di mangia-involtini: Liberty City vi aspetta.

    C’è poco da fare. Quando le cose viaggiano su un binario storto, è normale che tendano ad andare di male in peggio. Una storia come tante quella di Huang Lee. Il padre donnaiolo e cocainomane assassinato da ignoti, e il cuore che grida vendetta. In testa, mille pensieri che strillano come poppanti. Il primo? Parcheggiare le chiappe gialle a Liberty City, possibilmente sane e salve. Il secondo, consegnare la spada di famiglia Yu Jiang allo zio, così che possa donarla al cadavere ambulante del vecchio capo della Triade, prossimo a quel tipo di pensione che puzza di riposo eterno, rimediandoci -con una botta di fortuna- un posto al sole in quella fogna a cielo aperto che è Liberty. Magari ci scappa addirittura la leadership dell’organizzazione. Gran bella cosa il sogno americano. Vero?
    Un sogno, appunto. Perché il giovane, appena atterrato al Francis Int. Airport, si imbatte subito negli squali che circondano le acque della metropoli. Pronti via, ed un simpatico confetto di piombo gli accarezza il cranio. Andato? No, solo svenuto. Una piccola pausa di riflessione mentre i tizi del comitato d’accoglienza lo fanno accomodare sul sedile posteriore di un’auto. Auto destinata ad un bagnetto con tutti i crismi tra le acque morte del porto. E’ stato un piacere, Huang.
    Veloci tocchi con lo stilo, e il lunotto posteriore s’incrina, per poi infrangersi del tutto. Libero. Ma adesso? La spada è persa, lo zio Kenny Lee incarognito come pochi e la verità su chi ha ucciso il padre lontana anni luce. Una cosa è certa: i suoi aguzzini, lo credono morto. Almeno un punto lo ha segnato. E la partita comincia adesso. Ovvio, come inizio è uno schifo mica da ridere.


    La trama di GTA Chinatown Wars, quantunque vada a toccare temi non insoliti per la saga (un revival di cliché sempre gran ben orchestrato), rinnega il lirismo psicologico del quarto capitolo, con le sue brave venature drammatiche (si pensi al passato di Niko Bellic), tratteggiando invece i bordi di un climax esilarante, sul cui sfondo si muove un carnet di personaggi eccessivi e smisuratamente grandi nelle loro bassezze, uniti da dialoghi pungenti e sopra le righe.
    Il punto di vista del giocatore è quello del sardonico protagonista: insieme si divertono a scoprire quanto gretti, grezzi e stupidamente ripugnanti possono essere i figli di una società malata.
    Le linee di testo, intersecate a sequenze da comic book decisamente ispirate (perlopiù statiche o comunque graziate da animazioni essenziali), tagliano come lame ben affilate. Sfottò a sfondo sessuale, razziale e sociale si sprecano senza sosta, e rappresentano giustamente un prezioso valore aggiunto.

    Dimenticate gli svaghi, i divertimenti accessori, il cazzeggio sbracato caldeggiati da GTA IV.
    Niente tv, locali di dubbia moralità o cellulare con cui programmare una sbronza in compagnia.
    Essendo un tributo ad una saga seminale, GTA Chinatown Wars sposa un tipo di approccio vecchia scuola, che infarcisce le dinamiche del passato con le nuove possibilità date da Nintendo DS.
    Via libera quindi al munifico numero di missioni che sostanziano la modalità in single, in grado di mantenere un ritmo serrato per tutte le quindici-venti ore necessarie al suo completamento. Come al solito, la parola d’ordine rispettata da Rockstar (Leeds, in questo caso) è varietà: l’azione non si adagia mai su un canovaccio di convenzioni che alla lunga possono venire a noia, ma tende a diversificarsi quanto più possibile: obiettivi multipli, collaudata tendenza a differenziare il set delle missioni (per strada, in volo o in mare), ampia libertà decisionale lasciata al giocatore -sulle strategie da adottare-.
    Nel medesimo solco strutturale, ritornano i piaceri secondari tipici dei lavori part time di GTA come vigilante, taxista, pompiere, paramedico o spaghetti express, tutti guarniti col tocco DS quel tanto che basta per renderli sempre nuovi e stimolanti. Si pensi alle corse in ospedale: e se il paziente dovesse accusare un improvviso arresto cardiaco? Semplice, si utilizza il sangue freddo congelato dai tempi di Trauma Center e si parte con un vigoroso massaggio al petto. Quello del touch screen del DS, ovviamente.
    La diversificazione negli utilizzi dello schermo tattile è esemplare. Un esempio calzante è rappresentato dal modo in cui si prende in prestito un’auto. Cacciavite nel blocchetto d’accensione? Collegamento dei cavi? Bypass del dispositivo di sicurezza elettronico? Il tempo è comunque ristretto, ed è bene agire in fretta se non si vuole incappare nel blocco del mezzo o nel grido stridulo dell’allarme.
    L’inventiva palesata dagli sviluppatori è davvero sconfinata, e parimenti non fine a sé stessa. L’obiettivo è quello di incrementare il fattore immersivo, parcheggiando il giocatore all’interno della realtà di gioco mantenendone l’attenzione ad uno stadio febbrile. Si pensi, ad esempio, ai tentennamenti del motore di una barca nel bel mezzo di un inseguimento, da ristabilire a colpi di pennino. Problematiche estemporanee che rendono frizzanti anche le missioni apparentemente più convenzionali. E ancora il fissaggio di esplosivi, di cimici, il montaggio di un fucile da cecchino, la possibilità di fischiare per chiamare un taxi, sono per citare i più ovvi.
    Se la struttura compositiva è limpida e non dissimile da un qualsivoglia GTA, le meccaniche che foraggiano il gameplay di Chinatown Wars sono invece del tutto peculiari.
    Visuale dall’alto ed sistema di controllo legittimano la riproposizione sia della schizofrenia dei primi due GTA apparsi su PSone, sia di una fetta delle lezioni apprese dal quarto capitolo, unite alle dinamiche “da lancio” proprie di questa iterazione per NintendoDS.
    Tramite A si spara/colpisce, dando inizio ad una carneficina interessante gli esseri umani più prossimi all’avatar. Il tasto dorsale R attiva invece un utile sistema di lock on. Non esistendo un sistema di copertura “reale”, durante le sparatorie è facile farsi prendere la mano dalla frenesia dell’azione e uscirne così massacrati (letteralmente). I nemici, per quanto facciano leva più sulla forza dei numeri -agendo spesso in gruppo-, difficilmente rimangono fermi nello stesso punto ed anzi spesso si producono in manovre elusive (salti all’indietro, ad esempio, per evitare di essere investiti da un’auto) che li portano a cercare riparo dietro mezzi, o strutture architettoniche. Pertanto il giocatore è invitato a fare altrettanto, se non vuole perire anzitempo. Inoltre, per portare a casa la pelle è più che necessario bilanciare risorse e tattiche. Inutile sprecare preziose munizioni per far esplodere una macchina: meglio optare per una calda molotov, appena confezionata al distributore di benzina più vicino. Il lancio di bottiglie incendiarie o granate è ovviamente gestito dallo schermo inferiore di Nintendo DS: direzione e gittata diventano fin da subito controllabili, sebbene gli effetti delle esplosioni divengano difficili da calcolare soprattutto quando in campo sostano diversi veicoli.
    E’ chiaro che una molotov risulti perfetta per riscaldare le idee di interi gruppi di nemici; sotto il profilo strategico, oltretutto, utilizzarle per andare a colpire, con una subdola palombella, quegli avversari a cui piace ripararsi dietro il cemento infrangibile di un muro, diviene ben presto un’opzione ben più che accessoria.
    Le armi (una trentina in tutto; da segnalare la “doppia pistola”, dedicata agli estimatori di John Woo, e l’implacabile minigun, per giovani terminator in erba - doppio senso assolutamente non intenzionale) sono ovviamente utilizzabili anche a bordo dei veicoli; se nel caso dell’accoppiata molotov/granate la precisione di lancio è assicurata dal touch screen, il fuoco automatico con le armi convenzionali è parso fin troppo arbitrario, poco indirizzabile e funzionale. Peccato.

    L’affinazione dell’intelligenza artificiale segue di pari passo una curva di difficoltà invero poco morbida, con buona pace dell’utenza meno smaliziata. GTA Chinatown Wars non esita sin dai primi momenti a prendere a schiaffi gli approcci più blandi. Calma, dedizione ed un minimo di sangue freddo sono basilari per portare a casa la pelle. Si pensi con quanto accanimento la polizia, già al brillare della prima stella, insegua il povero giocatore. Per eludere e decrementare l’interesse delle forze dell’ordine è necessario adottare tecniche che bussano alla porta dei polizieschi anni ’70: le sportellate. Esempio pratico: una stella, ovvero una o più pattuglie che alitano nel nostro tubo di scappamento. Soluzione: nascondersi. Ma in una città che non dorme mai è piuttosto improbabile che uno sbirro addetto a dirigere il traffico non ci scorga. Soluzione due: far schiantare, mettendole fuori gioco, le auto inseguitrici. Contro un muretto. O un cassonetto. O magari contro una fila di auto diligentemente parcheggiate. Le scelte sono così tante. Ovvio che all’aumentare delle stelle la situazione si complica in maniera considerevole, soprattutto per il sopraggiungere di FBI e forze speciali particolarmente incattivite. Inutile dire che essere “beccati” si traduce nella sottrazione delle armi e nella confisca delle eventuali sostanze stupefacenti. Insomma, un disastro. Anche perché, come vedremo, i soldi in GTA Chinatown Wars hanno un valore diverso rispetto a quello accessorio di GTA IV. Per di più la ferraglia sputafuoco, acquistabile solo online tramite PDA, viene spedita alle safehouse più vicina, che però può distare, soprattutto nelle squattrinate fasi iniziali, diversi chilometri dalla stazione di polizia. Un minimo di frustrazione, dunque, lenito in parte dalla ripetizione automatica della missione in caso di decesso/arresto, premendo il tasto SELECT.
    Tuttavia, la complessità di certe sfide si bea delle possibilità strategiche lasciate nelle mani di chi gioca. In una di queste, sovrastati dall’imponente numero di coreani ostili nei pressi di una pompa di benzina, lasciamo il campo di battaglia sanguinanti, feriti nell’orgoglio e con schiere di nemici alle calcagna. Pochi colpi in canna, poca energia. Non c’è il tempo di fermarsi ad un chiosco per rifocillarci con un hot dog d’importazione, né per controllare -a colpi di stilo- se nei vicini cassonetti qualcuno ha abbandonato un’arma (figurarsi poi se incappassimo in panini avariati e radioattivi, peni finti o profilattici usati- siamo pur sempre a Liberty City): il rischio di beccarsi una pallottola vagante è palpabile. Così girovaghiamo per diversi minuti a bordo di un’utilitaria fumosa e mezza scassata. Fino all’incontro decisivo: un’autobotte, piena zeppa di carburante. La sottraiamo al conducente con la promessa di una tempestiva riconsegna e ci dirigiamo a tutta birra dai coreani. Qualche colpo sibila alle nostre spalle: perdiamo benzina e una scia di fuoco ci insegue promettendoci un abbraccio mortale. Grazie tante, ci tocca declinare. A pochi metri dal benzinaio maledetto, ci lanciamo fuori dall’abitacolo, per ammirare dolci, dolcissimi fuochi d’artificio. Qualche nemico riesce a fuggire nonostante le chiappe in fiamme. Lo freddiamo senza pietà.
    Il controllo dei mezzi, siano vetture, moto o imbarcazioni, è privo assolutamente di sbavature. Il sistema di auto-allineamento funziona, sebbene solo disattivandolo si possono provare le sensazioni tipiche di un GTA, con auto animate da caratteri differenti ma tutte orientate al sovrasterzo più fracassone. Le collisioni quando si è a bordo di una moto mettono sempre quel pizzico di paura in più: ciononostante, l’indulgenza del sistema rende credibile la vita dei centauri senza frustrarla con ribaltamenti ogni trenta metri.

    La mappa di gioco si estende grande e immensa quanto quella di GTA IV. L’opera di riduzione non ha apportato potature evidenti, tanto che Liberty City sembra ancor più tentacolare e pregna di vita.
    Chiaro che in un ambiente tanto vasto, la proprietà di diverse safehouse assume toni non solo comodi, quanto essenziali. I rifugi, però, costano. E tanto. Così com’anche la partecipazione a diverse missioni richiede investimenti non da poco. I soldi servono in GTA Chinatown Wars, ma non le quattro monetine racimolate missione dopo missione, sull’asfalto delle corse clandestine o assaltando i furgoni-merce delle gang rivali (con le conseguenze del caso e l’apertura di faide risolvibili solo nel sangue), bensì i dollari veri, quelli che riempiono valigette e casseforti. Lo spaccio di droga è il nerbo del sistema economico del gioco. Non si gestiscono locali, bar o attività varie. Si vende e si compra droga, seguendo un modello domanda/offerta semplicistico ancorché veritiero. Gli spacciatori sparsi per Liberty City sono circa un’ottantina, nascosti tra i vicoli e nelle viuzze che la compongono. Ciascuno con le proprie esigenze e con uno specifico listino prezzi. Sta alle nostri doti commerciali sapere quando, quanto e come investire, seguendo le fluttuazioni del mercato e le soffiate che arrivano via mail al nostro PDA. Spartendosi Liberty, le varie bande gestiscono altresì traffici diversi: se la mafia russa fornisce principalmente ecstasy, i famigerati Angel of Death sguazzano nella cocaina, preferendo poi reinvestire principalmente in confetti da sballo da distribuire ai giovani e inetti universitari di LC.
    Sulla mappa dei territori le zone di competenze di detti criminali viene evidenziata a grandi linee e marchiata con colori diversi; sulla stessa, vengono rimarcati gli spacciatori con cui si è concluso qualche affare.
    I prezzi delle sostanze subiscono scossoni evidenti in base alle diverse esigenze del mercato, ovviamente, sebbene permanga una certa differenza di fondo -e di valore percepito- tra una droga e l’altra. Inoltre, da segnalare quanto lo smercio in spazi videosorvegliati amplifichi il valore delle transazioni. Il classico rischio d’impresa, è chiaro. Dette telecamere, veri e propri segugi attira retate, possono anche essere distrutte. Ma perché privarsi del massimo del profitto, quando è a portata di mano?
    La gestione oculata del traffico di stupefacenti, sebbene spesso collegato direttamente al prosieguo della storia (svariate missioni richiedono l’accumulo di diverse partite di una sostanza specifica), diviene ben presto un appassionante gioco nel gioco.
    Peccato che il tutto non confluisca poi nel riciclaggio del denaro acquisito in attività di comodo alla Vice City, che avrebbe aperto nuovi orizzonti alla profondità di gioco.
    Anche così, comunque, il risultato soddisfa in toto le aspettative.
    Alle associazioni di genitori che fra qualche giorno senz’altro si indigneranno, ricordiamo che il gioco -coi suoi paradossi, con i suoi parossismi volti a distorcere volutamente e per fini ricreativi una realtà fittizia- è assolutamente consigliato ad un pubblico maggiorenne.
    E sì, il pack riporta in bella vista la dicitura 18+. Dategli un’occhiata.

    Al di là di una disanima squisitamente tecnica, la Liberty City di GTA Chinatown Wars è senz’ombra di dubbio autentica. Viva. Girare per le sue strade dona i medesimi brividi di sempre, soprattutto per la cura certosina con cui gli ambienti e i quartieri visti in GTA IV sono stati implementati. L’assonanza visiva è stupefacente. Si pensi alle strade lastricate e colorate di Little Italy. O si facciano giochi di corrispondenza con la Chinatown di Rockstar North e questa di casa Leeds. L’attenzione, la cura del particolare, l’impressionante mole di poligoni (decine di vetture sullo schermo, senza cali di frame rate), ed il modo in cui sono modellati e rifiniti, rende la cosmesi di GTA Chinatown Wars una delle vette più alte mai raggiunte da una produzione DS.
    E ancora la fisica che soggiace alle collisioni, i danni procedurali che interessano le vetture che si ammaccano, perdono pezzi ed esplodono esattamente come ci si aspetterebbe da un gioco targato GTA. Il ciclo notte giorno perfettamente implementato, che disegna luci e ombre diverse sulle strutture della città, le condizioni meteo variabili e lo stesso flusso di persone diverse, capaci di reagire attivamente alle nostre azioni, e che vivono la loro finta giornata seguendo routine sempre meravigliosamente diseguali. La vita fluisce in quella favolosa proto-città senza che il giocatore debba fare nulla. I poliziotti inseguono i malviventi; gli incidenti stradali occasionalmente capitano; le ambulanze strillano riecheggiando tra i vicoli; le barche, i gommoni schizzano per chissà dove sulla lingua d’acqua che circonda LC. Non è magia, solo abile maestria sviluppatrice. Eppure è tutto così credibile, seppur nel piccolo spazio dei due schermi di Nintendo DS, che è praticamente impossibile non rimanerne affascinati. Sempre che si amino i videogame, s’intende.
    Solo due le perplessità: i personaggi, benché animati in maniera più che decorosa, possono far storcere il naso poiché non particolareggiati quanto le strutture architettoniche di contorno. In questo senso, comunque, la visuale dall’alto non aiuta di certo. La telecamera, inoltre, centrabile alle spalle del protagonista col dorsale L, e in linea di massima estremamente funzionale, perde occasionalmente di vista l’avatar, magari perché nascosto tra gli angoli di due palazzi o perché di passaggio sotto un ponte. Un effetto straniante, tuttavia raro e quindi quasi del tutto ininfluente.
    Apprezzabile il lavoro svolto sulle cinque stazioni radio, soprattutto in relazione alle limitate capacità della console. Gli stili spaziano dal rock al jazz, dall’hip hop alla musica elettronica. Non solleticheranno la vostra voglia di Guitar Grip, tuttavia contribuiscono a ricreare l’atmosfera che si confà ad un episodio della saga di GTA.
    In un pacchetto ludico così completo, non poteva mancare una corposa sezione multiplayer (Wi-Fi Connection e wireless con più schede di gioco). Su queste pagine, nei prossimi giorni, pubblicheremo uno speciale ad hoc per detta sezione di GTA Chinatown Wars.
    Per ora, giusto un’infarinatura: sfide con le auto, singole e torneo; Death Race in cui guadagnare punti uccidendo l’avversario ed usufruendo di vari potenziamenti; “corsa al bottino”, ovvero una sfida a due in cui vince chi riesce a non morire e a portare un furgoncino carico di droga a destinazione; infine il classico “difendi la base”, in cui due giocatori cooperano per allontanare la minaccia nemica dal loro covo.

    Grand Theft Auto: Chinatown Wars Grand Theft Auto: Chinatown WarsVersione Analizzata Nintendo DSGTA Chinatown Wars è davvero una piccola rivoluzione. Non un porting, bensì un titolo che a dispetto delle dimensioni può tranquillamente rivaleggiare con le recenti controparti casalinghe, per intenzioni, qualità delle nuove feature proposte e valenza estetica. Un nuovo capitolo assolutamente fresco, pensato specificatamente per incastonarsi tra le perle della line up di Nintendo DS. In linea conclusiva, un capolavoro.

    9

    Che voto dai a: Grand Theft Auto: Chinatown Wars

    Media Voto Utenti
    Voti: 437
    7.9
    nd