Recensione Guilty Gear Dust Strikers

All'ombra di Bleach

Recensione Guilty Gear Dust Strikers
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Disponibile per
  • DS
  • Meno male

    Il DS, grazie alle sue peculiarità, alle sue innovazioni, ai suoi nuovi modi di intendere gli schemi e di stravolgerli, fino ad oggi si è dimostrata una console duttile, aperta a molteplici tipologie di giochi. La sua unica carenza potrebbe ricadere sul cattivo uso, dovuto a limiti tecnici, dei motori tridimensionali (anche se diverse case come ad esempio Square-Enix, con il remake di FF III, sembrano voler smentire anche questa affermazione). Questo però non deve per forza essere visto come un limite. Il DS rappresenta ormai l’ultimo baluardo per chi non dimentica le origini del videogioco, ed infatti solo su DS i giocatori di tutto il mondo possono divertirsi con il caro, vecchio, blasonato 2D.
    Ecco quindi che Majesco decide di portare su DS il seguito del picchiaduro 2D Guilty Gear, appositamente strutturato per il portatile Nintendo.

    Meglio la confezione o il prodotto?

    Prima di entrare nel cuore del gioco vero e proprio, è d’obbligo in questo fare il punto su tutti quegli elementi che ne rappresentano il “contorno”.
    Il titolo ci porta immediatamente alla schermata iniziale, accompagnati da una musica rock, e qui potremo scegliere tra varie alternative. Avremo la classica modalità Arcade, la modalità Storia (in cui le vicende vengono narrate attraverso delle vignette prima dell’incontro), avremo inoltre due distinte modalità da poter giocare in multiplayer, una che rappresenta il classico versus, ed una che permette di compiere la sfida arcade in compagnia di un avversario o compagno umano. A queste sono state aggiunte altre divertenti modalità.
    La prima consiste in un “laboratorio” in cui potremo creare un Robot in grado di emulare varie mosse degli altri personaggi. Tale personaggio darà vita ad una sorta di ibrido da poter usare in tutte le modalità esclusa la "storia". La maggior parte delle funzionalità di questo robot però vanno sbloccate attraverso la modalità dedicata ai minigiochi. Questi minigiochi riescono a sfruttare molto bene il touch screen ed il doppio schermo, regalando parecchio divertimento. I minigiochi in tutto sono sette e riescono a dare la sensazione di non essere soltanto un riempitivo, ma di essere stati studiati approfonditamente.
    Se a tutto questo aggiungiamo che i personaggi da poter scegliere sono tutti in stile manga, e sembrano trasudare personalità e carisma da tutti i pori, e che le musiche di accompagnamento riescono, se non a piacere, almeno a caratterizzare bene l’azione di gioco, ecco che le premesse per un titolo più che valido ci sono tutte.

    E qua ci fermiamo

    Purtroppo le premesse non riescono a rendere un titolo valido, e Dust Strikers è prova che la confezione spesso non influenza la qualità del prodotto.
    Nonostante tutti i validi spunti sopra descritti ciò in cui pecca davvero il titolo è proprio la modalità principale di gioco.
    Per prima cosa, il carisma che trasudavano tutti i vari personaggi da un punto di vista meramente estetico non trova alcuna corrispondenza nel gioco vero e proprio. La sensazione di avere a che fare con personaggi tutti uguali, nei colpi, nella potenza degli stessi, e nelle combo a disposizione è lampante e fastidiosa. Tale sensazione viene ancor di più accentuata dal caos perseverante che impera in ogni incontro.
    Come per Bleach, anche in Guilty Gear ci troveremo ad affrontare fino a 3 avversari contemporaneamente in arene su più livelli. Sebbene il gioco sfrutti, a differenza del titolo Treasure, entrambi gli schermi per visualizzare l’azione di gioco, il tutto sembra ancora più confusionario. La mancanza assoluta di attacchi che possano influenzare avversari posti al di fuori del piano in cui ci troviamo fa perdere completamente il divertimento che avrebbe potuto arrecare l’arena multilevellare. Si passa più tempo a saltellare inseguendo i nemici che non a combattere sul serio. È più probabile perdere o vincere a causa dello scadere del tempo che per reali KO. I programmatori, forse allo scopo di dare un poco d’ordine all’azione di gioco, hanno deciso di porre una corona in testa al giocatore in vantaggio (ossia con più salute) ed un teschio in testa al giocatore con meno salute.
    Altrettanto inutili risultano infine i vari power-up diffusi per il livello, che vanno attivati attraverso un piccolo tasto posto in basso a destra del touch screen.
    La modalità multiplayer non è da meno: manca del tutto il controllo cosciente delle proprie azioni, ed il tutto si tramuta in una serie di pressioni rapide dei tasti di attacco. Questo porta altresì alla quasi impossibilità di creare combo composte da molti attacchi, togliendo così anche quel pizzico di strategia che porta un giocatore a chiuderne un altro in un angolo per disintegrarlo con una combo lunghissima, o magari, nel caso contrario, a togliere il piacere di effettuare una contro-combo o un attacco "Breaker". In pratica, vengono a mancare tutti gli elemnti portanti che caratterizzano un buon picchiaduro bidimensionale.

    Rimanendo in tema

    Senza levarci dalla mente il concetto di confezione e prodotto, andiamo ora a soffermarci sull’aspetto tecnico del titolo.
    Sebbene i personaggi siano ben disegnati in stile anime, le azioni di combattimento sembrano create con scarsissim cura: per prima cosa i personaggi sono animati in maniera discutibile (vedremo per esempio la lama di alcuni personaggi che, appena si fa un passo in avanti, sparisce dalla schiena per finire in mano), non è possibile assistere a pregevoli giochi di luce, a colpi speciali che riescano a dare l’idea reale di potenza, oppure a certi tocchi di classe come gli zoom di Bleach. Aggiungiamo a questo che le arene non riescono a dare un’idea di continuità con lo sfondo (pare che nello sfondo sia inserita una immagine statica, mentre i lottatori combattono in alcune basi sospese che ricordano molto da vicino le strutture del vecchio Joust) per renderci conto che l’aspetto tecnico, così curato in apparenza, cela in realtà una realizzazione a tratti frettolosa e sicuramente poco curata, che se su GBA poteva andare bene, sicuramente non si adatta ad un gioco 2D destinato al DS.

    Guilty Gear Dust Strikers Guilty Gear Dust StrikersVersione Analizzata Nintendo DSTutto fumo e niente arrosto. Le potenzialità mostrate dal titolo ad un primo contatto vanno a scemare non appena si cerca di guardare in profondità la sostanza dello stesso. Molte idee per il contorno, poche idee per il fulcro. Forse al contrario sarebbe venuto fuori un buon titolo. Se amate i picchiaduro dai tratti giapponesi puntate su Bleach, se amate i picchiaduro caotici puntate su Jump Super Star, se proprio questi due titoli non vi attirano per via della lingua giapponese, aspettate che li traducano.

    5

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