Recensione Halo 3: ODST

Finalmente The Rookie scende in campo: lo spin-off della saga di Halo cambia stile, atmosfere e struttura, e conferma le ottime premesse.

Halo 3: ODST
Recensione: Xbox 360
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  • Xbox 360
  • Rispetto a tutti gli altri capitoli della saga questo Halo 3: ODST è forse il meno atteso, quantomeno rispetto ai normali livelli di "hype" generati dagli utenti quanto si tratta di Master Chief e di un gioco Bungie. Forse proprio per la mancanza del più carismatico dei personaggi Xbox360 o forse perchè inizalmente annunciato come un add-on, un downlodable content che avrebbe espanso il caro vecchio Halo3, ODST (ex Recon) non ha fatto crescere troppo l'acquolina in bocca del popolo.
    La verità è che quando Bungie ha iniziato a lavorare su questo progetto non sapeva quanto sarebbe diventato grande, né quanto diverso, in termini di gameplay e struttura narrativa, rispetto ai capitoli precedenti. Ma finalmente, dopo gli annunci, i countdown ed i trailer, abbiamo potuto giocare e portare a termine la campagna single player di Halo 3: ODST e la nuovissima modalità Firefight.

    Nota: La disanima qui di seguito, per evidenti “problemi” logistici (la copia retail non è ancora ufficialmente presente sul mercato nonostante alcuni negozi abbiano rotto il "dayone" già venerdì 18 Settembre, quindi i server sono pressochè vuoti), non presenta approfondimenti riguardo al multiplayer. Potete però guardare le tre nuove mappe in questo videoarticolo: videoarticolo map pack .

    La storia

    Gli eventi narrati in Halo3: ODST si posizionano idealmente tra Halo 2 ed Halo 3; il setting e' new Mombasa, la città africana devastata dallo scontro violentissimo tra l'esercito della resistenza mondiale ed i Covenant. ODST racconta la storia dei Marine che hanno affrontato l'orda aliena, mentre Master Chief era impegnato ad aiutare l'Arbiter contro GraveMind. I protagonisti sono gli Orbital Drop Shock Trooper (ODST), un gruppo selezionato di Marine delle forze armate unite della terra, specializzato in lanci sull'obiettivo da un'orbita planetaria. In seguito ad un incidente durante l'atterraggio su New Mombasa, il gruppo finira' per disperdersi in varie zone della citta'. The Rookie (il novellino, nonchè protagonista) si svegliera' ferito e spaesato in un quartiere immerso nel buio, parzialmente distrutto e totalmente disabitato. Da questo momento inizierà, grazie all'aiuto del Supervisore (l'intelligenza artificiale che governa le funzioni vitali di New Mombasa), la ricerca dei suoi compagni dispersi.
    Nell'intervista realizzata durante l'E3 2009, Joseph Staten (produttore del titolo) dichiarò che quella di ODST sarebbe stata la migliore modalita' Campagna della saga, insieme a quella di Halo. Dopo averla giocata e finita ci sentiamo di concordare.
    Halo, il primo capitolo, resta inavvicinabile per qualità narrativa, molteplicità di situazioni ed epicità. Halo3: ODST, a differenza degli altri episodi, racconta una storia "contenuta" e proprio per questo riesce a dedicare la giusta attenzione alle gesta ed ai caratteri dei vari personaggi, evitando inutili, quanto prevedibili, colpi di scena o complicate diramazioni della trama.
    Le linee di dialogo presentano quella vena di ironia che aveva caratterizzato i primi episodi e le cut scene sono divertenti ed interessanti da guardare.
    Il gioco è suddiviso in una serie di missioni, collegate tra loro dall'azione investigativa ed esplorativa del protagonista: fasi di gioco che si svolgono sempre in notturna e che vedranno il giocatore vagare per la città alla ricerca di sensori e telecamere in grado di raccontare quanto avvenuto ai suoi compagni ODST.
    In questi frangenti, a parte alcune sporadiche pattuglie Covenant, la città è totalmente deserta. La ricerca degli indizi è molto limitata, non ci sono puzzle ambientali da risolvere, ed il level desing non è abbastanza intricato da rendere complicata la ricerca della strada tra un punto d'interesse e l'altro.
    Il tutto è reso infatti molto facile dal Supervisore, una mappa virtuale della città che segnalerà tutti gli hot spot. Una volta individuate telecamere e ricevitori, però, verremo trasportati nelle "altre" storie di ODST, con protagonisti il team leader Sergente Buch, il capitano Veronica, ed i soldati Duch, Romeo e Mickey. Ed è in questi settori che il titolo mostra di saper intervallare sessioni più pacate ad altre coinvolgenti e dinamiche, con l'incedere epico e sostenuto che ha da sempre caratterizzato la saga.
    Eppure, anche le sessioni "notturne" hanno qualcosa da dire, un loro modo di affacinare il giocatore: nonostante la facilità d’approccio, le stranianti atmosfere veicolate dalla scarsa illuminazione e della bellissime musiche noir, sono capaci di rendere queste frazioni un vero tocco di classe nel computo globale dell’esperienza ludica. Certo una maggiore interazione con i terminali del Supervisore, missioni secondarie da compiere o uno sfruttamento maggiore della pur vasta città non ci sarebbero dispiaciute.
    Avanzando nell’avventura alcuni dei protagonisti si incontreranno e ci accompagneranno nelle missioni successive.
    Dal punto di vista del gameplay, vista l’invulnerabilità e la totale apatia di questi NPC, non cambierà nulla, ma saranno -se non altro- capaci di farci compagnia con le loro battute e aiutarci fornendoci informazioni per portare a termine le missioni. Questo modo di raccontare la storia, guardandola da diversi punti di vista, ha il merito di renderla molto avvincente e poco lineare senza ricorrere necessariamente ad un’eccessiva spettacolarità o ad intricati e spesso surreali colpi di scena.

    Gameplay Storico

    Chi si aspetta una rivoluzione nel gameplay di Halo3: ODST rimarrà deluso. Le differenze rispetto al capostipite, infatti, sono limitate a pochi aspetti: i personaggi, ad esempio, sono inizialmente protetti dalla loro resistenza fisica (anzichè dallo scudo), esaurita la quale inizieranno a perdere la propria energia vitale. Per ripristinare la resistenza basterà ripararsi e non subire colpi, mentre l'energia vitale dovrà però essere recuperata utilizzando i vari medikit sparsi per i livelli, visto il pesante rallentamento della rigenerazione. Un ritorno al passato che rende bene l'idea della fragilità del novellino, in un certo senso contrapposto allo strapotere di Master Chief, e che a volte vi costringerà ad un approccio molto più cauto.
    La dotazione bellica del protagonista è costituita da una potente pistola (direttamente dal primo Halo) e da un mitra a corto/medio raggio, fornito di silenziatore. La mitraglietta e' una variazione di quella presente nelle scorse edizioni del gioco, che di fatto sostituisce il battle rifle, costringendo il giocatore ad affrontare i nemici ad una distanza piu' ravvicinata.
    La pistola risulta letale se si colpisce il nemico alla testa, anche da distanze elevate, grazie allo zoom. Non è possibile impugnare due armi contemporaneamente, mentre è favorito l'uso delle potenti armi di posizione (gatling), da staccare e portarsi in giro passando in terza persona, posibilità resa più accessibile dall’agilità dei protagonisti. Ogni ODST e' dotato quindi di un visore (low light visor) che, attivato, analizza l'ambiente circostante, segnalando i punti d'interesse ed i nemici, evidenziati da un contorno rosso (verde per i compagni di squadra).
    I Covenant protagonisti di questa avventura saranno Grunt, Brute Jackal, Hunter ed i nuovi Bugger, una versione rivisitata degli alieni insettoidi già presenti da Halo 2, qui più coriacei e cattivi che mai: sicuramente degni sostituti dei Flood. La varietà nei modelli proposti è però piuttosto limitata, e dopo 4 capitoli si sente la necessità di nuove razze Covenant da sterminare.
    Anche la varietà delle missioni, inizialmente assicurata dalla struttura non lineare delle stesse, oltre che da un ottimo design strutturale con livelli molto vasti e con un buon numero di strade alternative (un'assoluta novità per la serie), si affievolisce fino a scadere nella ripetitività assoluta nel finale.
    La longevità, in ogni caso, si attesta su buoni livelli (intorno alle 10/11 ore di gioco) a patto, però, di selezionare il livello di difficoltà "Eroico". In modalità "Normale", purtroppo, la durata si dimezza, ed il tutto può essere completato facilmente in 6/7 ore.
    La differenza in termini di difficoltà è sensibile: tutto diventa più divertente ed impegnativo, senza scadere mai nella frustrazione. E' un piacere osservare il comportamento dell'intelligenza artificiale di ODST a livello Eroico: i nemici saranno quasi sempre all'erta, aggressivi e molto più resistenti e, se cercherete di nascondervi troppo a lungo, verranno a stanarvi anche all'interno degli edifici.
    Come al solito cercheranno di scansare le vostre granate, ma anche i colpi a distanza. Alcuni si arrampicheranno per superare ostacoli o avere una migliore visione per sparare.
    Infine, sempre ad “Eroico”, il numero di avversari sarà decisamente superiore (sempre senza esagerare), così come il numero di colpi sparati e la precisione degli stessi.
    A differenza dei precedenti capitoli i Teschi saranno disponibili fin dall’inizio, e potranno modificare l'esperienza di gioco in modo radicale, a volte inusuale. Oltre ad aumentare la difficoltà in generale (modificando la resistenza fisica dei nemici, o rendendoli molto più attenti ai pericoli) alcuni vi costringeranno a cambiare tattica di gioco. Citiamo, ad esempio, il teschio che moltiplica a dismisura la quantità di granate lanciate dai nemici (dagli effetti a tratti esilaranti) o quella che rende gli scudi energetici indistruttibili (il che rende un approccio frontale praticamente impossibile). Confidiamo che questa possibilità spingerà molti giocatori a rigiocare la campagna, o quantomeno alcune missioni, aumentando sensibilmente la longevità.
    Vi ricordiamo inoltre che la campagna è giocabile da 2 giocatori in split screen sulla stessa console, e fino a 4 giocatore via Xboxlive.

    I Teschi

    Ferro: La rigenerazione viene disattivata
    Occhio Nero: combatti corpo a corpo per ripristinare la tua resistenza
    Sfortuna Nera: I nemici evitano sempre i pericoli
    Preso: I nemici lanciano spesso granate
    Carestia: I nemici lasciano a terra armi con poche munizioni
    Tempesta: I nemici sono potenziati
    Tilt: gli scudi nemici deviano i proiettili
    Mitico: l'energia dei nemici viene raddoppiata
    Accecato: niente interfaccia in prima persona
    Campanaccio: impulsi fisici aumentati
    Compleanno dei Grunt: i colpi alla testa dei grunt producono coriandoli
    IWHBYD: Dialoghi più frequenti

    FireFight: Sparatoria

    Halo ODST mette in campo anche una nuova modalità di gioco chiamata “Sparatoria” (o Fire Fight in inglese), che somiglia, in maniera non troppo velata, a quella che in Gears of War 2 è la modalità Orda.
    In questa situazione di gioco dovremo affrontare da soli, o insieme ad amici, tutta una serie di ondate di Covenant che ci attaccheranno a testa bassa e che diventeranno via via più pericolose, arricchendosi grazie a combattenti di più alto rango della alleanza aliena ed all'attivazione casuale dei Teschi, che andranno a complicare sempre di più le cose.
    Naturalmente prima di cominciare ci verrà data la possibilità di scegliere una tra le diverse mappe disponibili, ispirate agli scenari della campagna e sbloccabili avanzando nella stessa. Se questa modalità all'inizio potrebbe far storcere il naso per una certa sensazione di deja vu, le cose si faranno interessanti nel suo prosieguo; anzitutto iniziando lo scontro potremo, oltre che impostare il livello di difficoltà a noi più congeniale, attivare i teschi (gli stessi della campagna), per rendere la cosa più interessante e per aumentare il nostro punteggio finale.
    A questo si aggiunge la possibilità di guadagnarsi -in combattimento- tutte le medaglie che normalmente caratterizzano il multiplayer di Halo 3.
    E' inutile sottolineare che la progressiva comparsa dei simboli che certificano le nostre doppie, triple o quadruple uccisioni, spinge il giocatore ad una ricerca spasmodica degli avversari, per incrementare la sua sequenza di kill e per potersi godere trofei altrimenti difficili da ottenere
    La grande abbondaza di carne da macello aliena apre infatti le porte alla conquista di medaglie quasi impossibili da guadagnare online, oltre che alla possibilità di raggiungere serie di uccisioni che possono agevolmente superare le 50 consecutive.
    A fine partita sarà poi possibile riguardare le proprie statistiche e rivivere mentalmente i momenti salienti della propria battaglia, certificati da icone cariche di stellette, incorniciate in una piccola bacheca virtuale.

    Same old Aliasing, Brand new Art

    Il motore di gioco è l'amato/odiato Halo3 Engine, leggermente evoluto dal punto di vista degli effetti speciali (si pensi al bellissimo effetto del visore notturno, ad esempio) e nella resa degli effetti particellari e volumetrici (strepitosi in questo capitolo).
    Sempre fluido in ogni circostanza a 30 Fps, il gioco muove senza batter ciglio decine di nemici, mezzi corazzati ed enormi astronavi, il tutto condito da bellissime esplosioni in tipico stile Bungie. Rimane il difetto della mancaza di un efficace filtro di anti Aliasing, anche se dopo il primo impatto smetteremo velocemente di farci caso.
    Halo3: ODST è decisamente più bello di Halo3. Il miglioramento, come spesso accade, è frutto di un rinnovato studio artistico, che ha toccato il design dei nemici, di alcuni mezzi, ma sopratutto degli ambienti di gioco, in particolar modo il look delle texture.
    Il titolo da ora la sensazione di ispirarsi, ancor più che in passato, ad un fumetto in stile occidentale, rimuovendo quasi del tutto quella ricerca del realismo che aveva fatto storcere il naso in Halo3.
    Bungie ha rinnovato quasi completamente il comparto texture, dando nuova vita a questo motore grafico. Se i primi livelli potrebbero trarre in inganno, quelli più avanzati non lasciano dubbi, presentando situazioni e scorci assolutamente spettacolari, con fondali perfettamente caratterizzati e talmente straripanti di dettagli da far venir voglia di fermarsi a guardare.
    E' chiaro che il gioco da il meglio di se nelle situazioni a bassa luminosità, dove è necessario usare il visore, capace di donare a tutta la scena un look unico.
    Aldilà dei fondali sono le situazioni di gioco più concitate, con i mezzi meccanici, le astronavi, i nemici, le espolsioni ed i crolli strutturali a divertire ed esaltare visivamente il giocatore, senza essere mai colpiti da quella sensazione di "incompiuto" che aveva caratterizzato quasi tutti i livelli finali del terzo capitolo.
    Ottime anche le animazioni, sia durante le cut scenes che nelle fasi di gioco: realistiche, varie e ben caratterizzate, giovano di modelli poligonali più curati che in passato, in particolare per i Brute, che finalmente appaiono ricchi di dettagli, ben proporzionati e credibili.
    I protagonisti del gioco sono anch'essi finemente modellati. In particolare risultano perfettamente riuscite le armature, assolutamente perfette dal design alla modellazione, dagli shader alle texture.
    Meno convincenti, come al solito, i volti degli umani. Sebbene Bungie abbia fatto un passo in avanti enorme rispetto a quelli imbarazzanti del precedente episodio (presi di peso di Halo 2!) il confronto con titoli del calibro di Gow2 o Mass Effect 2 è improponibile.
    Fortunatamente le animazioni facciali -sempre evitando di fare il confronto con i mostri sacri del genere- risultano maggiormente curate e riescono a trasmettere le emozioni dei protagonisti nelle rare sequenze in cui li vedremo a volto scoperto. Assolutamente bocciata, invece, la realizzazione della protagonista femminile del gioco (Veronica), fin troppo mascolina nei tratti e rea di mostrare più di tutti il basso livello di dettaglio sui volti.
    Più in generale i pochi difetti grafici sono da attribuire alla scarsa -se non nulla- interattività degli scenari, alla mancanza di dettaglio di alcuni elementi architettonici, e dal numero troppo basso di oggetti a definire gli ambienti di gioco (quantitativamente quanto qualitativamente), che appaiono a tratti fin troppo spogli. Segnaliamo inoltre la difficoltà dei grafici nel trovare una cifra stilisitca coerente adatta a disegnare ambienti naturali desertici, che ancora una volta appaiono troppo spogli e caratterizzati da texture non del tutto convincenti.
    Dopo aver ascoltato la colonna sonora di Halo 3 (palesemente riciclata per quanto di ottima fattura) Martin O'Donnel sembrava essersi seduto sugli allori. Fortunamente in ODST si è decisamente superato, creando una buona quantità di nuove canzoni, alcune delle quali assolutamente strepitose; segnaliamo in particolare il main theme del Rookie durante le missioni notture: da brivido, al pari se non superiore a molti blockbuster Holliwoodiani.
    Anche gli effetti sonori sono stati leggermente rivisitati, in particolare quelli riguardanti alcune armi le esplosioni attestandosi, come al solito, su altissimi livelli qualitativi. La versione italiana sarà completamente doppiata e sottotitolata in italiano.

    Halo 3: ODST Halo 3: ODSTVersione Analizzata Xbox 360Venduto ad un prezzo ridotto rispetto ad un titolo completo (49 euro) con una spledida campagna single player, l'aggiunta della modalità Sparatoria e tutte le mappe uscite fin ora su Xbox Live, Halo 3: ODST si presenta come un titolo imperdibile per tutti gli appassionati della serie. La modalità campagna è divertente e ben strutturata, caratterizzata da una storia "piccola" ma senza nulla da invidiare al “minestrone epico” di Halo 3. Il set di personaggi è costruito ad arte e si fa subito apprezzare. La varietà delle missioni è assicurata, pur nel solco della tradizione (assalto, cecchinaggio, grandi battaglie con i mezzi di terra e volanti, corse folli sui Warthdog e grandi scontri contro gli Scarab). L'unico difetto è, a conti fatti, la mancanza di innovazione, pur di fronte ad un gameplay perfetto: il gioco paga dazio sopratutto nelle missioni finali che sanno di già visto. Peccato che Bungie non abbia voluto spingere davvero l'acceleratore sull'innovazione puntando maggiormente sulle possibilità offerte da una città liberamente esplorabile e dalla struttura a missioni, magari inserendone di alternative, corredate da puzzle ambientali da risolvere per raggiungere i vari punti di interesse. Graficamente, invece, il gioco riesce ancora a dire la sua grazie ad un comparto artistico rinnovato, non privo di sbavature, ma a tratti spettacolare; il tutto condito da un comparto audio semplicemente perfetto. Aldilà dell'hype, insomma, Bungie ha fatto centro di nuovo, in attesa della rivoluzione chiamata Halo Reach.

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