Recensione Il Signore degli Anelli La Compagnia dell'Anello

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Recensione  Il Signore degli Anelli La Compagnia dell'Anello
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Disponibile per
  • PS2
  • Gba
  • Xbox
  • Pc
  • La genesi del gioco

    Finalmente, dopo davvero tanto, troppo tempo, esce un gioco (anzi dei giochi) ispirati alle opere di Tolkien: la ragione è strettamente correlata con l'uscita della trilogia cinematografica diretta da Peter Jackson che sta riscotendo un successo senza precedenti, rilanciando le vendite dei libri ma anche favorendo la diffusione del merchandise di vario genere che solitamente si accompagna a fenomeni mediatici di tale portata. Nulla di strano, quindi, se anche nel campo dell'intrattenimento videoludico si assiste alla comparsa di videogiochi nati per sfruttare l'attuale situazione di “revival” tolkeniano.
    La EA, strappati a suon di dollaroni i diritti della trilogia di Jackson, decide di produrre un picchiaduro-adventure strettamente legato alla pellicola cinematografica, con protagonisti che ricalcano fedelmente le loro controparti su pellicola (Aragorn/Viggo Mortensen, Legolas/Orlando Bloom...): persa la licenza più appetibile, alla Vivendi sono stati così costretti a “ripiegare” sui diritti dei libri di Tolkien. Non che la cosa fosse, a priori, un male, peccato che i programmatori abbiano trattato questo prodotto proprio come una soluzione di ripiego!

    Fedeltà ai libri di Tolkien

    Mentre alla EA hanno scelto di concentrarsi soprattutto sugli scontri, saltando a piè pari tutti gli avvenimenti tra una battaglia e l'altra, i ragazzi di Vivendi hanno invece optato per una soluzione che riuscisse a rendere nel modo più fedele possibile la storia presente nel primo volume, “La Compagnia dell'Anello”: questa decisione li ha portati ad adottare un'impostazione alla “gdr giapponese”, come Golden Sun, per intenderci.
    Per quanto riguarda la fedeltà ai libri di Tolkien, la storia proposta nel gioco ricalca molto fedelmente quella originale; ritroverete situazioni (come la morte di Boromir, posticipata rispetto al film) e personaggi (Tom Bombadil) non presenti nell'adattamento di Jackson e se amate e già conoscete l'opera di Tolkien apprezzerete molto il lavoro di Vivendi. Per chi invece non ha letto i libri o conosce la storia solo grazie al film di Jackson, le cose non risulteranno troppo chiare: i dialoghi tra i personaggi sono molto semplificati, spesso fin troppo (la scoperta dell'anello di Sauron e il suo passaggio da Bilbo a Frodo, per esempio, vengono liquidati in poche battute nei primi momenti dell'avventura). Inoltre la non linearità del gioco e la stringatezza delle informazioni fornite comporta che, in situazioni di gioco avanzate, il giocatore che non abbia ben presente la successione degli avvenimenti nei libri di Tolkien si trovi a girovagare senza meta nella speranza di riuscire a proseguire nella storia.

    Il gameplay

    Uno dei primi, più gravi, problemi del gioco si manifesta già dopo i primi istanti di gioco e concerne il movimento dei personaggi. Premendo il tasto direzionale il nostro simpatico Frodo (o chi per lui) non comincia a camminare, ma si lancia in una sorta di corsetta che comporta, una volta rilasciato il tasto, la necessità per il personaggio di compiere ancora alcuni passi prima di potersi fermare del tutto. Questo comporta, ad esempio, che nell'ipotesi in cui si avvisti un nemico in lontananza, spesso non riusciremo comunque ad evitarlo perché il nostro personaggio non riesce a bloccarsi in tempo: pertanto siamo obbligati ad esplorare ogni locazione con molta prudenza, dando solo brevi colpetti al tasto direzionale, onde evitare che il personaggi si lanci nella fatale “corsetta”.
    I combattimenti non sono casuali come nella maggior parte dei gdr di questo tipo: i nemici sono sempre visibili e, talvolta, aggirabili. La battaglia si svolge a turni alterni in un'apposita schermata che compare quando lo scontro ha inizio e dove i nostri personaggi e gli avversari sono schierati l'uno di fronte all'altro; prima attacca il nemico e poi i nostri personaggi. Purtroppo il limitato numero di azioni a disposizione (combattere oppure utilizzare oggetti) non consente di adottare particolari strategie che ravviverebbero un minimo il tutto; ogni azione, inoltre, si svolge con una lentezza talmente esasperante al punto da rendere ben presto assai tedioso ogni combattimento, che dovrebbe essere uncvece il momento centrale dell'azione.
    La gestione dei personaggi avviene tramite un assurdo menù capace di rendere lunghe e complesse anche le operazioni più semplici, come passare un oggetto da un personaggio all'altro.
    Non parliamo poi dell'orribile sistema di salvataggio! Già il gioco in sé può risultare, a volte, molto frustrante, presentando situazioni in cui, se in precedenza non si è compiuta una data azione o non si è raccolto un determinato oggetto, si resta bloccati: il tutto viene poi aggravato dall'impossibilità di caricare un eventuale, precedente salvataggio, semplicemente perché il gioco permette di salvare su un'unica slot di memoria, sovrascrivendo ogni volta il precedente salvataggio che va pertanto definitivamente perduto!!! Ne consegue che un eventuale errore a cui non è più possibile porre rimedio durante la sessione di gioco obbliga l'utente a ricominciare tutto da capo...

    La grafica

    La grafica, nella media per questo genere di prodotti, riesce a rendere discretamente l'atmosfera della Terra di Mezzo: la Contea, per esempio, con i suoi prati verdi, gli alberi e le strane casette degli hobbit è davvero suggestiva.
    Purtroppo il gioco risente dell'errata scelta, da parte dei programmatori, di una palette di colori troppo smorti. Fin dai sui esordi il GBA, a causa delle dimensioni ridotte del suo schermo, si è dimostrato penalizzante nei confronti di quei giochi che non usano correttamente il contrasto dei vari colori: un esempio eclatante è rappresentato dal primo Castlevania. Perché oggi, a quasi due anni di distanza, qualcuno ancora si ostini a non considerare questo problema risulta difficile da comprendere.
    Nel gioco Vivendi capita molto spesso di non riuscire a scorgere elementi di gioco importanti ma confusi col fondale oppure di non individuare i personaggi, protagonisti o semplici comparse che siano, quasi tutti vestiti con anonimi abiti di color marrone o verde e quindi difficilmente individuabili: più volte mi è capitato di perdere letteralmente di vista il buon Frodo, perfettamente mimetizzato in qualche fronda. Non parliamo poi delle oscure (in tutti i sensi) Miniere di Moria, dove il rischio di trovarsi a vagare senza meta per ore e ore prima di poter finalmente rintracciare, spesso casualmente, l'uscita celata nelle ombre è ben più che una mera eventualità.

    Il sonoro

    La musica, nel gioco, rappresenta un altro elemento misterioso: al di là della generale mediocrità della stessa, non bastasse questo denota la curiosa abitudine di andare e venire a suo piacimento, senza soluzione di continuità. Capita quindi che, dopo esserci mossi per interi minuti nel silenzio più totale, all'improvviso parta un motivetto allegro, magari mentre noi siamo impegnati a sfuggire i temibili Nazgul...

    Conclusioni

    Indubbiamente il modo migliore per convertire i testi di Tolkien in un videogioco rimane quello di trasformarlo in un gioco di ruolo. Vivendi ha aperto la strada ma, non si sa se per la fretta di uscire assieme al gioco EA o per puro spirito di speculazione, non è riuscita a sfornare un prodotto degno di nota.
    Ai veri appassionati della saga di Tolkien potrebbe anche piacere (in questo caso aggiungete un +1 al voto finale): la fedeltà al testo, la possibilità di rivivere in prima persone le avventure di Frodo, Aragorn, Gandalf potrebbero permettere ad alcuni appassionati di passare sopra ai molti difetti di un gioco che risulta, inevitabilmente, mediocre da sconsigliarsi a tutti gli altri!

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