Into the Breach Recensione: Cancellando l'Apocalisse (un turno dopo l'altro)

Dopo il grande successo riscosso su PC, approda su Nintendo Switch il fenomenale strategico a turni in stile roguelike degli autori di FTL.

Into the Breach Recensione: Cancellando l'Apocalisse (un turno dopo l'altro)
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  • Switch
  • Ammetto candidamente - ma non senza un filo di imbarazzo - di non aver avuto l'occasione di giocare all'acclamato FTL: Faster Than Light, il titolo di debutto di Subset Games pubblicato nel 2012 su PC dopo una proficua campagna Kickstarter (chiusasi con oltre 200.000$ a fronte dei 10.000 inizialmente richiesti). Visto l'effetto sbalorditivo che ha tuttavia avuto su di me Into the Breach, vale a dire la seconda e altrettanto celebrata opera dei designer Justin Ma e Matthew Davis, varrebbe forse effettivamente la pena di recuperare anche il predecessore spirituale di questo incredibile strategico appena sbarcato su Nintendo Switch. Così, per gustarsi al meglio tutti i passi compiuti da uno studio che da oggi in poi non potrò far altro che tenere sott'occhio con l'attenzione speciale che si riserva soltanto ai grandi, ai primi della classe.
    Non potrebbe essere altrimenti, contando quanto negli ultimi giorni Into The Breach mi sia entrato di prepotenza nel cuore e in testa. Anche in senso letterale, visto che l'altra sera, a letto prima di addormentarmi, mi sono ritrovato a immaginare a occhi chiusi possibili manovre strategiche da far eseguire sul campo di battaglia alle mie unità (e credetemi, non si tratta né di uno scherzo né di un'iperbole, bensì della pura e per certi versi inquietante realtà). Ma facciamo un passo indietro e andiamo a definire con ordine cosa sia questo Into The Breach, titolo già assurto a cult assoluto in occasione della sua uscita a inizio anno su PC.

    Advance Kaiju Wars

    Per prima cosa, Into The Breach si è empiricamente dimostrato l'unico rimedio naturale alla mia autentica ossessione per Dead Cells, altro recente capolavoro indie capace di stregarmi e di monopolizzare la mia attenzione (e il mio Nintendo Switch...) per oltre trenta ore filate. Sono stati infatti proprio i tiratissimi scontri con i gargantueschi insettoni di questo strategico a turni con impostazione roguelike a farmi prendere una pausa dai disperati tentativi di sconfiggere il boss finale di Dead Cells, catturandomi in una micidiale tela da cui mi è ormai assai difficile sfuggire. Into The Breach è innanzitutto un imponente monumento di game design: la dimostrazione pratica di come bastino poche e semplici regole per dar vita a un videogioco ispirato, profondissimo e per certi versi spudoratamente geniale. Partiamo dall'ambientazione: in un futuro chissà quanto remoto, l'umanità viene spazzata via dall'invasione dei Vek, colossali esseri alieni dall'aspetto vagamente insettoide. Toccherà a noi sfruttare le avveniristiche tecnologie a disposizione per aprire una breccia spazio-temporale, lanciandoci in una delle infinite realtà alternative del passato con l'intento di rispondere colpo su colpo ai chitinosi assalti e rispedire al mittente l'incombente minaccia extraterrestre. Insomma, uno scenario a metà strada tra Starship Troopers e Pacific Rim, con una consistente spruzzata di Edge of Tomorrow - e la scrittura di un'autorità indiscussa come Chris Avellone.

    Una volta per missione vi sarà concessa l'opportunità di riavvolgere il tempo e riprendere il turno da capo. Una e una sola volta, attenzione. Fatene tesoro!

    Ma torniamo alla questione delle poche e semplici regole: per prima cosa, in Into the Breach si andrà a controllare sempre e comunque una squadra composta da appena tre elementi, generalmente suddivisi in un mech da corpo a corpo, un mezzo di terra con attacchi a distanza e un'unità speciale (un velivolo, un drone con abilità particolari o altro). Secondariamente, tutte le battaglie si combatteranno su una griglia quadrata da 8x8 caselle, con diverse tipologie di terreno che oltre a variare l'ambientazione permetteranno di scatenare specifiche reazioni quali incendi, tempeste di sabbia, inondazioni e così via. L'obiettivo non sarà necessariamente di annientare qualsiasi avversario in vista, quanto piuttosto quello di sopravvivere e soprattutto di difendere i civili inermi, stipati all'interno di strutture che i feroci Vek cercheranno di bersagliare. Nella parte alta dello schermo troverete infatti una barra, denominata Power Grid, composta da una serie di tacche arancioni: ciascun colpo inflitto a una delle strutture popolate da umani provocherà la perdita di preziose tacche (anche se gli edifici avranno pur sempre una bassa percentuale di resistenza agli attacchi, forse l'unico reale elemento di imprevedibilità di tutto il gioco).

    Su queste essenziali premesse si innesta una formula eccellente, un meccanismo a orologeria di un rigore, di un'eleganza e di una profondità strategica davvero da mozzare il fiato. La componente roguelike, che trova una sua motivazione addirittura sul piano narrativo - ogni run finisce con l'essere il tentativo di scongiurare l'apocalisse in una linea temporale diversa, con uno dei tre piloti dei mech della partita precedente a fare da trait d'union tra le avventure - aggiunge un'imprevedibilità e una varietà irresistibili: si parte da un'isola (anche se progredendo nel gioco se ne sbloccano un totale di quattro, poi affrontabili con l'ordine che si preferisce) suddivisa in dieci zone, con mappe e missioni secondarie generate completamente a caso.

    Già solo la scelta del percorso da intraprendere si rivela fondamentale: soddisfare i requisiti richiesti dalle sfide opzionali permette infatti di accumulare punti bonus da spendere per potenziare la squadra, oppure di recuperare qualche tacca sulla Power Grid, al fine di allontanare il Game Over che aleggia sempre inesorabile. Sta anche in questa sua dimensione potentemente cerebrale, nelle decisioni difficili da compiere e nella tensione che inevitabilmente ne deriva parte del fascino magnetico di Into the Breach: non si può mai avere tutto - anzi, il considerevole tasso di sfida impone spesso rinunce dolorose - eppure le opzioni a disposizione sono tanto varie quanto allettanti. E il bello è che, a prescindere da come si concluda la guerra coi Vek, si avverte comunque un senso di progressione delizioso, una consapevolezza che anche una run sfortunata possa aver insegnato qualcosa di importante. E, inutile dirlo, una motivazione a riprovarci di nuovo, con ancora più cattiveria e concentrazione.

    Sono ad ogni modo le battaglie vere e proprie l'immancabile ciliegina sulla torta, l'aspetto che completa un quadro già di per sé oltre l'entusiasmante. Non c'è spazio per la casualità nel gameplay di Into The Breach: grazie all'interfaccia pulita e senza fronzoli ogni azione risulta sempre chiaramente leggibile, preventivabile in anticipo e rigorosamente matematica. Impossibile allora che un colpo non vada a segno o che un danno si dimostri diverso da quanto indicato: Subset Games ha ideato uno strategico che fa dell'esattezza un dogma incrollabile, e proprio su questo tipo di approccio ha costruito un sistema di combattimento elettrizzante, legato a doppio filo con le mappe di dimensioni ridotte. Perché con una scacchiera 8x8 diventa indispensabile prevedere ogni mossa, studiare attentamente l'ordine di azione delle proprie truppe (nonché di quelle avversarie) e innescare letali contro-manovre pensate per ribaltare la cronica inferiorità numerica. Sulle prime, preparatevi a mortificanti sconfitte e clamorosi errori: anche a livello normal il gioco non si fa certo problemi a colpire duro, e i Vek non si comporteranno esattamente come carne da cannone.

    Spendere risorse per potenziare i vostri mech, o spendere risorse per provare a sopravvivere più a lungo? Dilemma esistenziale sulla soglia dell'estinzione.

    Senza nemmeno rendervene conto però, con il passare degli scontri - a proposito, una missione durerà all'incirca un quarto d'ora, rendendo Into the Breach un'accoppiata esemplare con l'indole mordi e fuggi di Nintendo Switch - accumulerete mano a mano esperienza, conoscenza delle differenti tipologie di nemici, acume tattico. E a quel punto magari capiterà anche voi, come si diceva all'inizio, di immaginare nel dormiveglia ipotetiche strategie militari. Comunque vada entro breve sarete inesorabilmente fregati, stritolati nella morsa di uno strategico sfaccettato e complesso a dispetto della sua apparente semplicità. Perché, come se non bastasse, ciascuno delle otto fazioni disponibili (sette sono da sbloccare spendendo monete speciali legate agli achievement interni del gioco, giusto per dare a Into the Breach ancora più spinta) modificherà in maniera drammatica il gameplay, con ripercussioni esaltanti sull'esperienza e sulla rigiocabilità di un titolo destinato a divorare un quantitativo di ore potenzialmente imponente. A maggior ragione se si considera l'accettabilissima spesa di 14.99€.

    In definitiva, sia che siate malati di strategia sia che siate combattenti alle primissime armi, curiosi di interfacciarvi a un genere diverso dal solito, il consiglio spassionato rimane quello di non perdervi per alcuna ragione un autentico instant classic come Into the Breach. Un gioco che denota qualche difetto veniale in una direzione artistica e in una colonna sonora forse non particolarmente indimenticabili, ma che in futuro non potrà che essere considerato come un paradigma nel panorama del genere. E per futuro si intendono tutti i futuri possibili, senza alcuna eccezione spazio-temporale.

    Into the Breach Into the BreachVersione Analizzata Nintendo SwitchSenza inutili giri di parole, Into the Breach è uno strategico a turni sensazionale. Un meccanismo pressoché perfetto, assemblato con ispirazione e cervello da un duo di designer che sembrano non sbagliare un colpo. Non abbiate paura di imbarcarvi in un indimenticabile viaggio nel multiverso, impreziosito e reso ancora più sorprendente da un'impostazione roguelike che mai come in questo caso dimostra di avere senso: vi aspettano ore e ore di duelli epici contro orde di alieni insettoidi, fra errori da pagare a carissimo prezzo e tattiche da mettere in atto con sommo godimento. Preparatevi insomma a far entrare nella vostra vita la vostra prossima ossessione, con la consapevolezza che lo schermo di Nintendo Switch resterà impegnato a lungo con il reticolo isometrico 8x8 che imparerete ad amare. Con un'unica controindicazione: attenzione la caccia ai Vek crea dipendenza.

    9.2

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