Recensione Jak III

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Recensione Jak III
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Disponibile per
  • PS2
  • Stelle e Stalle



    Si sente dire spesso che un buon comico non sarebbe nulla senza una buona scorta di battute e freddure alle spalle, scenette spassose e ammiccamenti più o meno surreali alla vita e alle esperienze di tutti i giorni. Ora immaginate che tristezza se questo comico ripetesse sempre le stesse battute, per uno, due, o perfino tre sketch che si sarebbe sperato essere differenti per contenuti e freschezza.Ecco, la nuova fatica Naughty Dog può, forse iperbolicamente, essere avvicinata ad un comico dimostratosi brillante nelle prime battute, ma rivelatosi stanco e stantio nelle serate successive.

    Rivoluzione Aspettata?

    Questa recensione si presenta come una conseguenza diretta e sequenziale della recensione dell'anno scorso del secondo episodio della serie Jak & Daxter, e, proprio come il gioco ricalca quasi pedissequamente il gameplay del predecessore, anch'essa presenterà molteplici assonanze dialettiche e grammaticali con la composizione precedente.Vista la selvaggia sterzata del summenzionato Renegade rispetto al primevo Precursors' Legacy, tutto ci potevamo attendere dal gioco in esame tranne che riprendesse con così poca fantasia le meccaniche ormai assimilate, digerite e biologicamente espulse l'anno scorso.Intendiamoci, ciò che di buono poteva esserci in Jak2 è qui ripresentato nella sua totalità; talvolta affinando quello, altre volte tagliando quell'altro, ma ciò che ‘buono' era ‘buono' rimane. Per cui perché tanto sarcasmo ai danni di una meccanica che l'anno scorso meritossi un nove gonfio e tronfio?La risposta è: Jak3 puzza. Non tanto, non di marcio. Ma di vecchio. Tanto quanto basta ad abbassare la votazione di almeno un punto e mezzo. Impensabile valutare poi il gioco in analisi slegate dal predecessore perché i due titoli si presentano metallurgicamente saldati per trama, ambientazioni e personaggi chiave, tanto da rendere tremendamente meno gustosa la narrazione del terzo se non si è gustata l'avvincente trama del secondo, di cui questo è la naturale conclusione (sì, la natura dei precursor viene finalmente svelata).Anche la difficoltà di Jak3 sembra essere livellata su un utente che abbia già avuto esperienza dei salti e delle battaglie di Haven city, dato che dopo un breve tutorial si viene sbattuti direttamente e letteralmente in mezzo alla mischia.

    Talento Consolidato

    Possiamo dirlo senza possibilità di essere smentiti: graficamente Jak 2 surclassava qualsiasi prodotto mai uscito su PS2, e non solo. Stupisce nuovamente la capacità programmatoria del team Sony anche in questo prodotto. Anche se chiaramente lo sbigottimento visivo non raggiunge più le vette del passato, l'ampiezza del territorio, la profondità del campo visivo, l'assenza di caricamenti, il dettaglio dei modelli poligonali, le animazioni e la pulizia video sono un gradito ritorno ed una delizia per gli occhi.Le scene non interattive, traguardo tecnologico di Jak2, sono qui riproposte con più ‘attori' su schermo e la solita incredibile qualità artistica. Veri e propri gioielli di animazione. La maggiore attenzione alla fisica, al movimento delle parti molli (stupenda la gestione del gonnellino e della simil-shinobi-sciarpa di Jak), alla quantità di particelle, al maggior numero di nemici su schermo, e alla qualità delle texture, poi, non fanno altro che consolidare l'impressione che il gioco dà già nelle prime fasi: non una rivoluzione (come tra il primo ed il secondo) ma una piacevole, seppure preventivata, conferma.Segnaliamo anche in questo caso la presenza del supporto 16:9, della codifica audio DPL II, dei 60Hz e del progressive scan, mentre annotiamo come nota negativa una spiacevole inclinazione del motore grafico a non raggiungere i 60 frame al secondo, con schermo che spesso si frantuma a causa dell'assenza di v-sync e alcune missioni che procedono quasi interamente a framerate dimezzato (in particolar modo quelle su vetture a quattro ruote). La giocabilità, che non viene comunque intaccata in alcun modo dai rallentamenti, in rari casi lascia a desiderare a causa del posizionamento delle telecamere, non sempre all'altezza, e da alcune scelte grafiche ‘fracassone' che in alcune circostanze (leggi: le parti in cui si guida un velivolo con capacità di spostamento a la Tempest) rendono davvero incomprensibile quanto accade su schermo.

    Stelle e Stalle (reprise)

    Analizziamo ora i fondamenti ludici del titolo.Jak 2 presentava una pletora di attività più o meno frequenti nell'economia del gioco che qui ritroviamo presenti in modalità graniticamente immutata.La storia prevede che Jak, a causa dell'eco oscuro presente nel suo corpo, sia esiliato a inizio gioco fuori dalle mura di Haven city. Gran parte del titolo rimarrà quindi ambientato all'esterno della città percorsa in lungo e in largo nel predecessore.I movimentati paesaggi ondulati del deserto agiranno da degni palcoscenici per le prime scorribande del protagonista, e sarà proprio tra quelle dune che l'ossuto giovanotto potrà sperimentare una gradita novità presente nel gioco: la guida a bordo delle dune buggy: al tempo stesso pregio e condanna del titolo.Guidare i mezzi è un'attività brillantemente implementata, il motore fisico messo a punto da Naughty Dog rende credibili le sollecitazioni esercitate dalle asperità del terreno sulle stressate sospensioni idrauliche, garantendo un genuino divertimento anche per le più semplici e frequenti derapate. La grandezza e l'adeguata disposizione del terreno esplorabile, poi, unite alla varietà comportamentale dei mezzi in gioco, contribuiscono ad alimentare il desiderio di adoperarsi in manovre spericolate, nel tentativo di superare le varie missioni ivi proposte.Purtroppo alcuni aspetti non convincono pienamente: nella fattispecie secca la sistematica lentezza del mezzo nel riprendere velocità o nel cambiare senso di marcia: in alcuni casi sarebbe piacevole potersi girare velocemente di novanta gradi in uno spazio ridotto, ma il raggio dello sterzo dei veicoli pare talvolta troppo elevato; stupisce pure la discutibile gestione dei cappottamenti, che per quanto sottesa ad una fisica coerente e credibile (e quindi a tratti spettacolare), permette di ritrovarsi meri spettatori di una vorticosa girandola di avvitamenti inarrestabili solitamente risultanti nel restart della missione, inficiata inesorabilmente da cotanta acrobazia. Criticabile anche la scelta di relegare missioni di simil-cecchinaggio al limitato utilizzo della mitragliatrice di cui i veicoli sono dotati, arma che non è possibile orientare sull'asse verticale che, unita allo sproporzionato raggio di sterzata di alcuni mezzi, rende tali missioni tutt'altro che divertenti.E questa è la punta dell'iceberg. Se infatti alcune missioni nel deserto (e nella rurale città attigua, con tanto di cavalcature bipedi di Yoshiana fattura) sono genuinamente apprezzabili, lo stesso non si può certo dire del ritorno ad Haven city che avverrà ad un terzo del gioco. Sebbene sia lodevole lo spirito con cui i Naughty Dog abbiano cercato di rappresentare la ormai decadente città fortificata, la reiterazione di meccaniche e ambienti visti già in Renegade (con sporadiche ma ininfluenti variazioni cromatiche) è un deja vu che non avremmo voluto immaginare così amaro.A poco valgono le modifiche strutturali di alcune zone, i quattro potenziamenti alle quattro armi (per un totale di dodici variazioni), o la migliore disposizione delle uova (qui in numero di 600) da scovare in luoghi che finalmente aguzzano l'ingegno saltereccio per poter essere raggiunti. In Jak3 si corre sui mezzi antigravitazionali, si combattono bot e teste di metallo, si spara nel poligono di tiro e si superano livelli guidando torrette o premendo tasti a ritmo esattamente come in Jak 2, ma, cosa ben peggiore, lo si fa nei medesimi luoghi già percorsi un anno fa, con tempistiche e modalità ampiamente fuori luogo (più del trenta per cento del gioco è ambientato in Haven).Belli i poteri della neonata forma ‘Light' di Jak (che si va ad aggiungere al decisamente ridimensionato potere del Dark Jak), ma poco interessanti e già viste le loro applicazioni ai fini del gioco.Persiste l'esistenza in ogni dove tra il deserto e la città di oracoli che richiederanno il ritrovamento di un uovo in un determinato luogo entro un tempo limite, oppure il superamento di una corsa in cui sarà necessario infilare tutti gli anelli proposti dal percorso. Anche qui, purtroppo, nulla di nuovo o particolarmente entusiasmante.

    E il verdetto è...

    In conclusione un prodotto sicuramente giocabile, sebbene a volte frustrante; divertente, ma con alti e bassi che si sarebbero potuti evitare; sufficientemente longevo grazie ad una difficoltà non abbordabilissima (e una folta serie di cheat da abilitare ritrovando le 600 uova precursor nascoste nel gioco), ma che forse non avrete voglia di assaporare pienamente.Quel che rimane è un'opera confezionata sapientemente, con un'attenzione alla storia ed alla narrazione fuori dal comune, con un paio di geniali risvolti narrativi nel finale che forse, se fossero avvenuti prima nella storyline, avrebbero gratificato maggiormente il giocatore, lasciato invece all'asciutto da rivelazioni significative sino quasi alla conclusione; un prodotto da cui sarebbe stato lecito aspettarsi di più, ma che così com'è rimane nel limbo dei titoli validi, ma non indispensabili, di questa strenna natalizia.

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