Recensione Jam Sessions

Nintendo Diesis

Recensione Jam Sessions
Articolo a cura di
Disponibile per
  • DS
  • Someday I'll learn to play guitar...

    Suonare uno strumento musicale è divertente.
    Si tratta di un divertimento diverso da quello che può offrire un videogioco, perché è un'esperienza totale, che coinvolge più la mente che il cervello, toccando le corde profonde dell'anima e regalando sensazioni molto intense. Le due esperienze, se pur distanti giusto lo spazio da qui all'infinito, hanno un punto di contatto: il divertimento fruibile da un videogioco ha lo stesso valore (finito e il più delle volte fine a se stesso) di quello che discende dallo strimpellare una chitarra: non a caso nei paesi anglofoni suonare e giocare sono azioni espresse con lo stesso verbo, “play”.
    Abbassando il “volume” di questa recensione, è subito opportuno dare a Plato il merito di aver realizzato un prodotto che difficilmente, se non nei termini appena espressi, può essere etichettato come videogame, ma piuttosto quale vero e proprio software che, con una buona dose di simulazione, permette di suonare centinaia di accordi preimpostati e campionati, pur non avendo studiato armonia e non conoscendo le scale, né addirittura le note.

    ...start up a band and be a star

    Anche a chi non sa quante corde abbia una chitarra può, dunque, improvvisarsi discreto musicista d'accompagnamento; tutto quello che occorre è un po' d'orecchio ed un minimo di pazienza, quanta basta per assimilare il ritmo di base d'una canzone. Molto utile pertanto, non solo per i neofiti, risulta il tutorial che in cinque passi spiega le meccaniche fondamentali di Jam Sessions. Sfiorando lo schermo tattile col pennino si eseguono le pennate in su o in giù, mentre premendo la croce direzionale in una delle otto direzioni si sceglie l'accordo da suonare. Anche se è possibile impostare liberamente le proprie tavole di accordi (massimo 2 per un totale di 16 accordi), il software ha dei giri armonici predefiniti in tonalità minore o maggiore, tutti sulla stessa scala, in modo da produrre da subito suoni gradevoli e non dissonanti. E' questo una dei pregi del titolo: lasciare all'utente la scelta dell'approccio al software, con la possibilità, se il risultato iniziale non lo appaga, di applicarsi, ad esempio, nel ricercare determinati accordi per coverare canzoni non presenti nella tracklist. Per questo è possibile scegliere, attraverso l'editor presente tra le opzioni, le proprie tavole di accordi e salvarne fino a un massimo di 30. Ma prima di cimentarsi nell'esecuzione di brani celebri, o addirittura nel comporne dei propri, è bene, specie per chi non ha confidenza con lo strumento reale, allenare l'orecchio con gli esercizi presenti nel tutorial; dopo aver ascoltato un fraseggio, bisogna riprodurlo, sforzandosi di intuire l'accordo esatto: il sistema, al termine dell'esecuzione, dà una valutazione tanto migliore, quanto minori sono gli errori commessi; gli esercizi si susseguono per ordine crescente di difficoltà, cosicché mentre all'inizio bisogna indovinare pochi accordi inalterati, proseguendo è richiesto individuarli tra quelli alterati, che cioè presentano un alzamento o un abbassamento di un semitono di alcune delle note presenti, con notevole difficoltà per l'orecchio poco allenato.
    Ma la musica non è solo questione d'orecchio, ci vuole tecnica (qui scarsamente richiesta) e senso del ritmo; proprio allo sviluppo di queste due capacità è rivolta la modalità “Preparazione”: in tre passaggi vengono spiegate le meccaniche necessarie a seguire il ritmo di una canzone e a imprimerle la velocità desiderata. Sulle note di “Yellow” dei Coldplay, infatti, il software spiega come seguire la partitura che compare sullo schermo superiore dell'handheld; oltre all'accordo da suonare e alla sua posizione sul D-pad, viene indicata la lunghezza del suono (proporzionale alla striscia che ne indica la durata) e la direzione della pennata (tramite freccette con la punta rivolta verso l'alto o il basso). All'inizio può risultare difficile seguire le istruzioni che scorrono sullo schermo, ma con un po' di pratica si impara a tenere il tempo e a interpretare correttamente il brano, anche grazie alla possibilità di riascoltare la demo. A un livello più esperto si potrà acquistare maggiore familiarità con la ritmica, sfruttando la possibilità che il software offre di eseguire lo stoppato, ossia dei plettraggi smorzati; dando pennate senza selezionare alcun accordo, ovvero suonandone uno con movimenti poco ampi verso il basso, si può eseguire una stoppata oppure un accordo a vuoto: nulla che consenta di cimentarsi nella ritmica del funky, considerati i limiti del programma, ma piuttosto di imitare dignitosamente quella della musica reggae (non a caso la demo di “No woman no cry” sfrutta al meglio questa tecnica).
    Le restanti modalità sono “Canzoni”, dove suonare una delle 45 presenti (comprese quelle sbloccabili digitando una sequenza di tasti) sulla base di accordi predefiniti, e “Esercizio libero” per dar sfogo alla propria vena artistica e strimpellare in assoluta libertà. Da notare che nella versione italiana di Jam Sessions sono state aggiunte cinque brani di famosi cantanti nostrani.

    And when you wind up pumpin' gas, just fill'er up and kiss my...

    Anche se ha delle possibilità applicative notevoli, considerato l'enorme numero di accordi che si possono suonare, Jam Sessions presenta anche dei notevoli limiti tecnici. In primo luogo, il suono emesso risulta a volte troppo metallico e, anche se l'inconveniente può essere ridotto collegando il DS a delle casse più grandi o a delle cuffie, la sensazione che si ha, nonostante Plato assicuri che i suoni siano stati tutti campionati registrando accordi suonati da una vera chitarra acustica, è che una volta registrati gli accordi nelle tonalità normali, le relative altezze siano state ricavate poi attraverso un sintetizzatore. L'altro limite, di sicuro più evidente, è che il ritmo è definito dal software: non è possibile ad esempio eseguire delle pennate troppo veloci perché non tutte vengono rilevate e riprodotte, sicché la melodia che ne deriva risulta a volte troppo cadenzata e al giocatore non è consentito uscire troppo dagli schemi.
    Lodevole, invece, la presenza di alcuni effetti che si possono applicare al proprio sound in entrata o in uscita per personalizzarlo: oltre alla distorsione, per ottenere un suono simile a quello di una chitarra elettrica, sono presenti il low-cut e l'high cut per tagliare rispettivamente i bassi e gli alti, chorus per il raddoppio del suono originale con una o più linee di ritardo, delay per ottenere una specie di eco, aggiungendo un leggero ritardo in coda al suono, flanger per sonorità altalenanti col tono che sale e scende, e infine tremolo che, agendo sul volume, produce un suono malinconico e vibrante. Non poteva mancare la possibilità di registrare le proprie performance, non solo per farle sentire agli amici, ma anche per appuntare dei giri di accordi se colti da un improvviso raptus compositivo.
    Il prodotto è difficilmente valutabile sotto l'aspetto grafico: essendo sostanzialmente un software, non ha velleità estetiche, ma mostra una grafica semplice ed essenziale, di sicuro funzionale a rendere pratica la consultazione dei menu e delle partiture. L'unico “vezzo” è la possibilità di cambiare lo sfondo, scegliendo tra decine di artwork in stile musicale.

    Jam Sessions Jam SessionsVersione Analizzata Nintendo DSJam Sessions è un software musicale, e come tale deve essere valutato. Nonostante alcuni limiti derivanti dall'oggettiva difficoltà di simulare esattamente l'utilizzo di una chitarra, il programma, a un approccio più profondo offre molte possibilità applicative che non si riducono a far finta di strimpellare, ma comprendono suonare gli accordi di canzoni famose (talvolta in maniera troppo semplificata per i limiti esposti), inventare nuovi giri, inserire effetti e registrare i propri brani. A un approccio più superficiale, invece, Jam Sessions offre qualche ora di sano divertimento, derivante più che altro dallo stupore nel sentirsi intonare accordi con semplicità senza mai aver tenuto un plettro tra le dita. Proprio la semplicità è il suo punto di forza: da subito il giocatore è messo nelle condizioni di suonare, ma poi è lasciato libero di scegliere se sfruttare appieno il software proseguendo con più dedizione, un po' come avviene per lo studio dello strumento reale. E quasi come nella realtà, i risultati possono essere molto appaganti.

    7

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