Just Cause 4 Recensione: l'arte della distruzione secondo Square Enix

La serie di Avalanche Studio giunge al suo quarto capitolo: un'esperienza sempre divertente che però inizia ad accusare i colpi della stanchezza.

Just Cause 4
Recensione: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • La saga di Just Cause è sempre stata una viva e scalciante incarnazione del lato più leggero e spensierato dell'attività smanettona. Una serie modellata per offrire al pubblico un contesto suggestivo dove dare libero sfogo alle proprie pulsioni, sguinzagliando i mastini del caos in un continuo susseguirsi di disastri pirotecnici e massacri indiscriminati. Una filosofia che il nuovo capitolo abbraccia in pieno, senza mettere in campo modifiche sostanziali ma limitandosi ad ampliare il già corposo arsenale a disposizione dei giocatori. Un approccio conservativo che farà sicuramente la gioia dei fan della prima ora, sebbene la cornice fiammeggiante delle avventure di Rico Rodriguez cominci ormai a mostrare qualche crepa.

    Morto un tiranno se fa (secco) un altro

    Dopo aver ricollocato nella stratosfera una fetta consistente della popolazione di Medici, il teatro mediterraneo del precedente capitolo della saga, il super agente Rico Rodriguez è di nuovo pronto ad applicare il suo inusuale estro distruttivo tra le verdi vallate dell'isola di Solis. Disertata l'Agenzia in coda alla sua ultima avventura, questo mix testosteronico tra El Mariachi e xXx è sempre più determinato a scacciare tutti i fantasmi del suo passato, a partire dal coinvolgimento del padre nell'apocalittico Progetto Illapa.

    Il nome della divinità inca delle tempeste è anche l'identificativo di una tecnologia che l'infame dittatore Oscar Espinoza, ultimo di una genia di crudeli tiranni, intende usare per produrre alterazioni meteorologiche altamente devastanti, in modo da estendere la portata del suo pugno di ferro. Fedele al ruolo di gran maestro del golpe, a dieci minuti scarsi dal suo arrivo a Solis , Rico si ritrova quindi alla guida della neonata Armata del Caos, esercito rivoluzionario schierato contro l'immancabile Mano Nera. Come da tradizione, anche per riassumere la trama di questo Just Cause basterebbe in effetti portare le mani alla bocca e lanciarsi nella riproduzione onomatopeica di colossali esplosioni e raffiche assortite, con l'aggiunta di qualche battuta da action flick anni 80'90'. Una considerazione che non va però intesa come una critica vera e propria, viste le caratteristiche storiche di una saga che ha sempre interpretato la narrazione come un pretesto per seminare morte e rovina, sfruttando i gadget del protagonista per dare libero sfogo alla creatività omicida. Proprio come successo con le passate iterazioni della serie, gli uomini di Avalanche hanno concepito Solis come un enorme luna park bellico, composto da quattro diversi biomi da attraversare tagliando l'aria con indosso una tuta alare, o piroettando tra un abitacolo e l'altro trainati dal rampino del protagonista, vera e propria pietra angolare del gameplay di Just Cause. Ognuna di queste macroaree ospita un particolare cataclisma meteorologico legato a doppio filo alle missioni principali del gioco, una manciata per ciascuna delle quattro "Operazioni" che il buon Rico dovrà portare a termine per reclamare Solis in nome dell'Armata del Caos.

    Durante la lotta contro questi innaturali mostri climatici, come intuibile, Just Cause 4 tira fuori il suo lato più spettacolare, dando vita a scene cariche di un'epicità muscolare degna del miglior Michael Bay. Finire trascinati a mezz'aria nel cuore pulsante di un colossale tornado, surfando tra le raffiche in groppa a un veicolo corazzato, è un'esperienza senza dubbio memorabile, così come lo è volteggiare a tutta velocità tra i fulmini di una tempesta perfetta, cercando di attirare la furia di Odino verso i manigoldi della Mano Nera.

    Peccato tuttavia che, a separare questi momenti di grande vivacità tantrica, ci sia una lunga serie di "missioni di avvicinamento" tutt'altro che brillanti, caratterizzate da un pugno di routine ludiche riproposte ciclicamente: libera tot prigionieri, interagisci con "x" generatori e terminali, difendi i succitati dagli attacchi dei nemici, e varie combinazioni di tutti i precedenti con qualche aggiunta marginale. Queste missioni serviranno inoltre a rinfoltire i ranghi dell'Armata del Caos e procedere, regione dopo regione, sulla via della riconquista, sbloccando strada facendo vari bonus (armi, veicoli, tempi ridotti per consegne e trasporti, ecc), aumentando il livello dell'esercito rivoluzionario e garantendosi l'accesso a nuovi sottoposti (massimo sette) da utilizzare per il viaggio rapido o la consegna di attrezzature.

    Sul percorso tracciato dall'avanzata dei guerriglieri di Solis corre anche quello che, di fatto, è il principale sistema di progressione del gioco, che però mostra il fianco con una certa inconsistenza di base. L'arsenale cui avrete accesso già nelle primissime ore di gioco risulta infatti più che sufficiente per portare a termine l'avventura senza problemi, e ogni ulteriore vantaggio finisce col ricadere nel campo del "gradito ma superfluo". Pur trattandosi che una dinamica che indebolisce progressivamente il coinvolgimento, complice anche la sostanziale ripetitività degli incarichi, parliamo di "un'inessenzialità" che riflette appieno lo spirito della saga di Avalanche.

    L'arte della devastazione creativa

    Just Cause 4 è l'ultimo erede di una casata videoludica da sempre votata al "giocazzeggio" più spinto, inteso come la dissennata volontà di trovare soluzioni assurdamente complesse per trasformare ogni sterminio in uno sfoggio di sadismo cervellotico. In questo senso, il titolo dello studio svedese raggiunge vette di follia decisamente stimolanti, offrendo agli appassionati un costante invito alla sperimentazione sanguinaria.

    Dove per domare ondate senza fine di nemici - generalmente dotati dell'intelligenza artificiale di uno sgabello - basterebbe un'abbondante sventagliata di proiettili, Just Cause 4 spinge i giocatori a prestare ascolto a quella vocina che, senza alcuna logica apparente, pretende invece di mettere insieme un collier di soldati e spedirlo tra le stelle a seguito di una suora a reazione. Non è certo un caso se proprio il rampino di Rico, fidato compagno di mille battaglie, rappresenta l'elemento di gameplay nel quale il team ha infuso le novità più rilevanti. Il dispositivo da polso del protagonista dispone ora di tre diversi accessori tecnologici accessibili subito dopo le missioni tutorial, ovvero il Riavvolgitore, il Sollevatore e il Booster. Il primo gadget, recuperato dal precedente capitolo, consente a Rico di collegare due elementi e trascinarli l'uno verso l'altro, permettendogli ad esempio di convincere due elicotteri a darsi un bacetto a mezz'aria, di attivare un interruttore particolarmente pesante, o di proiettare un nemico contro un nutrito assortimento di barili esplosivi. Il Sollevatore, una sorta di sistema Fulton votato alla distruzione creativa, spara palloni autogonfianti (in maniera automatica o previa attivazione) che, una volta agganciati, trascineranno oggetti e nemici verso le nuvole. Ultimo, ma non certo per virulenza, il Booster permette al nostro fascinoso super agente di piantare un bel propulsore miniaturizzato (di nuovo, automatico o attivabile) su qualsiasi superficie, con le conseguenze che potete facilmente immaginare.

    All'atto pratico, proprio per non porre alcun limite alla verve letale dei giocatori, il rampino di Rico dispone di tre preset modificabili (selezionabili con il d-pad) che possono includere combinazioni di tutti e tre i gadget, ulteriormente personalizzabili grazie alla neo-introdotta meccanica delle mod.

    Ognuna delle tecnologie del rampino può infatti essere alterata sensibilmente con l'aggiunta di una gran varietà di effetti secondari, come una potente scarica elettromagnetica che si sprigiona al contatto dei due capi del Riavvolgitore, o un'ingente quantità di idrogeno infiammabile all'interno delle sfere aerostatiche del Sollevatore, magari contestualmente dotate di un involucro impenetrabile al fuoco nemico. Per mettere da parte i punti necessari allo sblocco delle modifiche per il rampino dovrete affrontare i numerosi incarichi secondari offerti dagli NPC Javi, Sargento e Garland, anche questi non particolarmente originali ma se non altro caratterizzati da una maggiore diversità.

    A completare il bagaglio contenutistico troviamo una serie moderatamente abbondante di sfide e attività che, sul modello dei precedenti capitoli della serie, propongono corse contro il tempo o atti di ordinaria devastazione. Volendo tirare le somme dell'offerta ludica, Just Cause 4 è un titolo che, pur premendo l'acceleratore sugli elementi più tipici della formula forgiata da Avalanche, fallisce nell'impresa di proporre al pubblico qualcosa di concretamente nuovo, nel quadro di una produzione che, peraltro, si porta dietro una quota maggioritaria dei difetti storici del brand. Appare emblematica, da questo punto di vista, l'introduzione di colossali eventi climatici che, per quanto d'effetto, non contribuiscono in alcun modo al dinamismo del mondo di gioco. Questo perché le catastrofi in questione sono in realtà vincolate a specifiche aree e missioni tematiche, al termine delle quali possono essere riattivate, ma solo per sperimentare qualche soluzione distruttiva inedita in un contesto molto limitato.

    Un mondo bellissimo, ma solo dalla giusta distanza

    Se da una parte la nuova iterazione dell'Apex Engine di Avalanche appare molto più solida, leggera e malleabile rispetto al passato, dall'altra Just Cause 4 si presenta agli occhi del pubblico in una forma non proprio smagliante. Il pregio estetico del titolo risulta infatti inficiato da una quantità fin troppo ingente di texture in bassa risoluzione, shader di vecchia generazione, animazioni ingessate e modelli poligonali "plastificati".

    Particolarmente spiacevole la gestione del LOD per quel che riguarda le geometrie della vegetazione in lontananza, spesso ridotta a una serie di macchie indistinte. Di contro, però, il motore riesce a gestire alquanto agilmente una mole decisamente consistente di interazioni fisiche, all'interno di un gigantesco sandbox seamless carico di elementi distruttibili e continuamente scosso da esplosioni altamente spettacolari. Per quanto la direzione artistica non sia esattamente stellare, tra asset riciclati ossessivamente e scenari quasi sempre piuttosto generici, i biomi di Just Cause 4 sono in grado di regalare colpi d'occhio fortemente suggestivi, specialmente se osservati da una certa altezza.

    Il vero punto di forza del comparto tecnico è però rappresentato da un livello di ottimizzazione eccellente che, nelle oltre 20 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda (saltando molte delle attività secondarie), non ha mai mostrato cedimenti significativi. Sulla nostra configurazione di prova, con tutti i settaggi al massimo e a 1080p, il gioco non è mai sceso sotto la soglia dei 60 fps, neanche nelle situazioni più caotiche e affollate. Avremmo sinceramente apprezzato qualche opzione in più dedicata ai giocatori PC - come l'introduzione di tecniche di antialiasing più efficaci - ma la gamma delle impostazioni offre comunque un discreto spazio di manovra.

    Va detto che, durante le fasi di avvicinamento alla versione di lancio, abbiamo sperimentato qualche crash, ma l'ultima patch sembra aver ridotto drasticamente l'insorgenza di questo tipo di problemi. Come nota di coda, merita sicuramente una menzione un doppiaggio in italiano di buona qualità, con cedimenti dovuti più che altro ai difetti di una scrittura non troppo brillante.

    Just Cause 4 Just Cause 4Versione Analizzata PCIl nuovo capitolo della saga di Avalanche proietta i giocatori in uno scenario di guerra esotico e suggestivo, un enorme parco giochi liberamente devastabile che offre ai suoi visitatori un ricco arsenale di strumenti per darsi allo sterminio creativo. Per quanto l’anima chiassosa e spensierata della produzione continui ad avere il potenziale per ore e ore di divertimento a cuor leggero, Just Cause 4 mostra il fianco ad una ripetitività di fondo fin troppo marcata, a cui si accompagna un grado di sfida a tratti risibile che inficia considerevolmente il senso di progressione. Le occasioni per dare libero sfogo al proprio estro distruttivo sono sempre abbondanti e ben supportate, ma la saga ha innegabilmente raggiunto un punto di ristagno che chiede a gran voce novità consistenti, e magari un po’ di ambizione in più.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: Intel I7 7740X
    • RAM: 16 GB DDR 4 a 3200 MHz
    • GPU: Gigabyte 1070 G1 Gaming
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