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Kelvin and the Infamous Machine Recensione
Il team argentino Blyts si presenta sulle scene con Kelvin and the Infamous Machine, avventura punta e clicca che si ispira alle opere LucasArts.
INFORMAZIONI GIOCO
Articolo a cura di
Giuseppe Arace
Disponibile perPc
Quello delle avventure grafiche è un genere che non tramonta mai, l'unico per il quale il tempo sembra essersi fermato: sin dai loro primissimi esordi nei preistorici anni '90 fino ai giorni nostri, infatti, i "punta e clicca" non hanno conosciuto una vera e propria evoluzione delle meccaniche di gioco. Dopo l'incredibile exploit delle serie LucasArts, molti altri titoli hanno preferito piuttosto seguirne pedissequamente l'esempio, cercando di riproporne, con risultati molto altalenanti, la stessa strampalata comicità. Kelvin and the Infamous Machine dello studio indie argentino Blyts, a tal proposito, ci trasporta letteralmente indietro nel tempo: un'avventura che ricalca con reverenza la scia dei capolavori del passato e che prova ad imitare, pur con una buona dose di personalità, la medesima verve delle meravigliose produzioni nate dalla penna di Ron Gilbert e Tim Schafer. Se avete già spolpato fino al midollo le versioni remastered di Grim Fandango e Day of the Tentacle (quest'ultima disponibile da oggi sul PlayStation Plus ), ma avete ancora fame di adventure old school, allora, Kelvin and the Infamous Machine è il gioco ideale per placare il vostro appetito.
Fatti da parte Marty McFly!
Gli scienziati più geniali, di solito, sono anche quelli più incompresi: e il dott. Lupin è una mente talmente brillante da aver creato la prima macchina del tempo perfettamente funzionante. Eppure i suoi raffinatissimi gusti estetici non ricevono l'apprezzamento che invece meriterebbero: il suo prodigio tecnologico ha - del resto - l'aspetto di una cabina doccia futuristica, motivo per il quale l'invenzione è stata definita, da una prestigiosa rivista scientifica, la "Infamous Machine", ossia una delle peggiori scoperte dell'anno.
Il caro prof. Lupin non accetta le critiche con la dignità e il rigore tipici di un accademico, ed anzi impazzisce di colpo: in preda alla rabbia, decide di viaggiare indietro nel tempo, "derubando" ( il nome lasciava presagire l'indole ladresca) i più grandi inventori di sempre delle loro celebri creazioni, e prendendosene indebitamente i meriti. In modo tale che la Storia dell'umanità riconosca in lui il suo più importante artefice: un uomo modesto, non c'è che dire. Il flusso temporale, a causa delle alterazioni di Lupin, è però in procinto di collassare su se stesso: un minuscolo errore di calcolo che cancellerebbe di colpo l'intero universo. Per fortuna entra in gioco il simpatico Kelvin, assistente un po' strambo del professore, il quale s'imbarca in un pellegrinaggio a ritroso nel passato per riequilibrare il naturale scorrere degli eventi. A guidarlo, nel presente, ci sarà la graziosa e intelligentissima Lise, di cui è fortemente invaghito. Intenzionato a far breccia nel cuore della fanciulla, Kelvin esplorerà tre diverse epoche: la Vienna del 1805, con l'obiettivo di ispirare Beethoven a comporre la sua quinta sinfonia, la Londra del 1673 per stimolare Isaac Newton a formulare la legge della gravitazione universale, ed infine la Firenze del Rinascimento al fine di aiutare Leonardo Da Vinci a dipingere la Gioconda. Ognuno di questi periodi ha subito ingenti modifiche a causa delle azioni di Lupin, e non mancheranno quindi spassosi anacronismi a vivacizzare il tessuto narrativo. La storyline di Kelvin and the Infamous Machine segue i canoni spensierati e innocui delle avventure targate LucasArts: leggerezza, ironia e gusto per il citazionismo più sfrenato, incorniciati da una parata di buffi personaggi. L'insieme si rivela pertanto spassoso al punto giusto, benché, in alcuni passaggi, l'eccessiva fedeltà ai modelli di riferimento lasci intravedere qualche pavido déjà vu umoristico. Peccato allora che, soprattutto sul finale della storia, la sceneggiatura acceleri con troppa fretta, e ci consegni una conclusione sbrigativa e un po' insipida. La sciarada di comprimari con cui entreremo in contatto avrebbe quindi meritato un po' di spazio in più nell'economia del racconto: invece molti NPC, potenzialmente intriganti, vengono rilegati al ruolo di semplici comparse.
A bucare lo schermo, tuttavia, ci penserà Kelvin, un protagonista surreale, amabile, imbranato come pochi e straordinariamente ignorante per essere uno scienziato: in certi momenti la sua goffaggine rappresenterà addirittura la chiave di volta per la risoluzione di qualche enigma. Imparando a ragionare con la sua testa, secondo una logica non sempre inoppugnabile, quindi, entreremo presto nello spirito di quest'allegro point & click, in modo tale che la serie di puzzle ambientali, con cui dovremo confrontarci, potrà essere risolta senza troppe problematiche. Kelvin and the Infamous Machine è, infatti, una graphic adventure di stampo estremamente tradizionale: nel nostro capiente zainetto andrà dunque inserita una mole non indifferente di cianfrusaglie assai disparate, da pezzi di cadavere a cocktail mortali, che dovrà essere combinata con gli elementi interattivi dello scenario per superare l'ostacolo di turno. La soluzione ai rompicapi di Kelvin and the Infamous Machine è alla portata di tutte le meningi, anche di quelle meno allenate, sicché basterà un pizzico di backtraking, un po' di pensiero laterale, un'analisi più oculata degli hotspot dell'ambiente ed un briciolo di attenzione ai dialoghi per riuscire a sbrogliare il proverbiale bandolo della matassa. Invero solo a tratti si ha l'impressione di proseguire a tentoni, attraverso l'uso di una logica non proprio ferrea: è in questi casi che, per non sminuire il valore degli enigmi, occorre calarsi nel mood un po' naif e scanzonato del titolo, lasciandosi coinvolgere appieno dal suo bislacco mondo, esattamente come accadeva nelle avventure grafiche degli anni '90. Ma proprio quando inizieremo a prendere pienamente confidenza con le regole interne del gioco, ci renderemo conto di star giungendo inesorabilmente alla fine della nostra missione: Kelvin and the Infamous Machine si divide, non a caso, in soli quattro capitoli, completabili in appena 3 ore di gameplay. Se da un lato una simile, risicata longevità contribuisce a mantenere sempre fresca la sceneggiatura del prodotto, senza momenti di stanca né conversazioni tirate inutilmente per le lunghe, dall'altro si avverte una lievissima sensazione di incompiutezza: sarà forse a causa della gradevole capacità di creare un clima di serenità e bislacca allegria, che ci invoglia a restare per più tempo possibile in compagnia del nostro improbabile eroe. L'unico, infinitesimale stimolo a viaggiare di nuovo nel tempo si riscontra soltanto nella possibilità di scovare i simpatici collezionabili nascosti all'interno del setting, tramite i quali sbloccare anche i relativi achievement di Steam: si tratta di cartoline, disegni, linee di dialogo aggiuntive e situazioni inedite stracolme di rimandi metavideoludici o cinematografici.
Corona questo pot-pourri carnevalesco una cornice audiovisiva d'inatteso spessore: i disegni sono realizzati con un tratto cartoon piuttosto piacevole, ora tondeggiante, ora spigoloso, per uno stile caricaturale davvero efficace, specialmente per quanto concerne l'espressività dei vari personaggi. Minor cura è stata invece riposta nei dettagli degli sfondi, non sempre dipinti con dovizia di particolari e con il corretto calcolo delle proporzioni. Sorprende in positivo, di contro, l'eccellente doppiaggio in lingua inglese (purtroppo non sono presenti sottotitoli nel nostro idioma), con voci stupendamente in parte, nonché in grado di allinearsi con maestria alla goliardica atmosfera che si respira in ogni epoca storica che Kelvin sarà costretto a visitare.
7.2
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Kelvin and the Infamous MachineVersione Analizzata PCKelvin and the Infamous Machine, prevedibilmente, si dimostra un point & click vecchio stampo che omaggia, senza eguagliare in alcun modo, le avventure grafiche di un tempo: un'opera un po' stralunata, a tratti svampita, che saprà regalare agli acquirenti un pomeriggio all'insegna della leggerezza e della simpatia. Con una componente enigmistica caratterizzata da qualche tocco d'indubbia originalità, sebbene abbastanza semplicistica nei suoi meccanismi risolutivi, il titolo d'esordio del team Blyts potrebbe dunque risultare un fugace, adorabile passatempo per tutti i giocatori orfani dell'irraggiungibile briosità dei capolavori firmati LucasArts.
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