Recensione Kingdom Hearts

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Recensione Kingdom Hearts
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Disponibile per
  • PS2
  • Strani Ibridi Perfettamente Riusciti

    Disney e Squaresoft. Gelosamente riunite sotto l’insegna di un gioco che profuma non poco di commerciale, per colmare il laconico vuoto di Action-Rpg che rattristava ogni giocatore. Un titolo misteriosamente intriso di ricordi, ben realizzato e adempiente ottimamente, oltre che al suo incarico primo, alle richieste dei fruitori dell’ormai “animata” console.
    La memoria si agiterà, mescendosi sapientemente con la maestria ricercata di nuovi personaggi, in un viaggio contro tutti i senza cuore che per un motivo o l’altro si oppongono a quel “buonismo” che - in fondo - ci piace tanto. La porta è aperta, il prescelto, il portatore della chiave dovrà salvare la luce do ogni cuore, per far si che nessuna stella venga più a mancare.

    Kingdom Hearts, al di là delle prevedibili scaramucce di chiunque si ostini a disprezzare tutto ciò che abbia un accenno di “progettato per la massa”, oltre alla scontata diffidenza di chi necessariamente ha bisogno di una coerenza stilistica e logica, sembra uno dei pochi titoli che al meglio è riuscito a svegliare la sopita creatività degli sviluppatori, solleticando finalmente il “giocoamatore” con qualcosa di veramente Nuovo.
    Mescolando l’armonia magica di mille mondi che sono passati sotto i nostri occhi, mantenendo quell’incostante atmosfera di sogno irreale necessaria, se vogliamo, ad affievolire l’urlo dei più convinti sostenitori delle tesi di cui sopra, l’ibrido titolo delle due celebri Software House prorompe sul pallido mercato “Dark Side” che ultimamente ci ha attorniato.

    Lontana dai canoni di sviluppo tanto cari per cui sempre si era distinta, Squaresoft propone un divertente “Action” davanti genere a cui più si è dimostrata avvezza: in Kingdom Hearts, pur rimanendo visibile l’influenza del noto Team, l’alternarsi delle fasi esplorazione-combattimento non influirà affatto sulla continuità dell’azione. L’elaborato sistema di controllo permette al meglio di gestire la duplice natura delle fasi di gioco, sia quando grazie ad una pacata assenza di avversari ci permette di interagire con ambiente e personaggi, sia quando, accompagnata da una brusca e lodevolmente studiata variazione di soundtrack, l’impostazione verte verso la razionale ed armonica violenza. Soprattutto nei combattimenti, tralasciando le pecche dell’inquadratura, spesso fastidiosamente inadatta a mantenere la visuale del giocatore diretta verso il proprio nemico, il sistema di controllo si rivela divertente e ottimamente progettato. Le varie combinazioni di colpi, eseguibili attraverso la ripetuta e poco razionale pressione del tasto principale, vengono pregevolmente accompagnate dalla gestione del potere magico - attribuita ai tasti dorsali - e dalle varie “abilità”, eseguite in automatico o manualmente, permettendo, ad esempio, di “capriolare” per schivare gli attacchi degli avversari. Gli scontri armati quindi non si presenteranno solo come sconclusionati impulsi scaraventati sul Joypad, ma - più spesso- come il frutto di tempismo, memoria, strategia. Mancando di rispetto a queste ultime qualità, cadere sotto i colpi degli avversari si rivelerà cosa alquanto facile: spesso calma e ponderazione - necessarie anche ad aggiustare la posizione della telecamera- saranno utili per impostare qualche contrattacco (eseguito tramite la pressione del tasto contemporanea all’offensiva nemica) e, di conseguenza, azioni speciali e combinazioni devastanti.
    Ovviamente un’impostazione del genere permette il pieno controllo di un solo personaggio. Così Sora, una delle poche novità assoluto di Kingdom Hearts, sarà sotto il diretto controllo delle vostre terminazioni, mentre Pippo e Paperino (o chi per loro, in alcuni rari momenti) dovranno essere “controllati” tramite l’impostazione preventiva di una serie di caratteristiche. La loro presenza si rivela utile e piacevole anche se lasciata alla gestione basilare offerta dal gioco.
    La semplicistica gestione dell’inventario, i pochi parametri che distinguono le caratteristiche dei personaggi, sono realizzati al meglio. Di facile comprensione, adatti allo stile di gioco. L’equipaggiamento si risolverà in un’arma ed una protezione, mentre gli oggetti - trascinabili dalla scorta comune ad ogni personaggio - saranno per lo più pozioni curative.
    La ricarica di Healt Point e Magic Point avverranno, oltre che grazie agli appositi cerchi energetici grazie ai quali “salvare” i vostri progressi, attraverso a non meglio precisati “oggetti”, di forma sferica e di vario colore, sparpagliati per terra dopo la distruzione di un nemico.

    Menzione di disonore per le inutili e frustranti sessioni “sparatutto” necessariamente affrontabili nello spostarsi da un mondo ad un altro con la “Navigummi”. Inconcludenti dal punto di vista della giocabilità, fastidiosamente imperfette nella metodologia di controllo, appena creative nel “bricolage” atto a potenziare la vostra imbarcazione spaziale, minate da una grafica orribile e un sottofondo musicale monotono.

    Le pregevolezze tecniche si estendono inoltre all’aspetto grafico e sonoro.
    Le ambientazioni ricreate nel giusto spirito, colorate quanto serve e ben nutrite in fatto di poligoni, compiacciono e divertono.
    Ancor più degna di lode la realizzazione dei personaggi. I nuovi arrivi, disegnati col tocco inconfondibile di Squaresoft, a metà fra l’onirico e la tecnologia, spiccano fin da subito. Impeccabili anche le vecchie conoscenze. I personaggi Disneyani contano di una varietà di espressioni fantastica, di una caratterizzazione nei movimenti inconfondibilmente fedele alla produzione animata a cui appartengono, e di un doppiaggio - in molti casi originale - spassoso. La memoria delle loro gesta si ripercuoterà sull’avventura, precipitando il giocatore nella vorticosa “variazione su tema” di ogni lungometraggio animato, fra le sottili sfumature di caratterizzazione di ogni beniamino.
    Indimenticabili le rivisitazioni delle vecchie glorie Square. Un tuffo in un mare di ricordi, inevitabilmente piacevole, ci porta ad incontrare nuovamente quei personaggi che abbiamo amato, disprezzato, capito in un altro tempo ed in un altro luogo. Così vedere Tidus da bambino, sarà solo la prima delle poche sorprese, aventi l’apice nella tanto sperata rinascita dell’esistenza più flebile e dolce di ogni Final Fantasy.
    Colonna sonora d’eccezione, perfettamente amalgamata con ogni situazione di gioco.

    La fervente euforia che attanaglia il giocatore nelle prime fasi di gioco, perdura per tutto il corso dell’avventura. Portare a termine la suddetta, inoltre, richiederà non solo non poco impegno, ma anche molto tempo. E sotto l’influenza fausta dei vecchi titoli Square, non mancano “Side Quest” e parti opzionali complete e affascinanti.
    La sorprendente freschezza del gioco ravviva finalmente le tinte scure con cui, nostro malgrado, la collettività videoludico si era trovata a dipingere.
    La maestria del “cross over” da origine a miriadi di situazioni divertenti, vissute dal “vivo” con il vostro personaggio, e nello stesso tempo coscientemente distaccati nel vostro ruolo di giocatore.
    I filosofi dei Videogiochi e i puristi delle Console gridino pure allo scandalo. Kingdom Hearts è uno dei migliori titoli che un giocatore possa avere fra le mani in questi tempi, innovativo quanto basta per poter affermare senza mezzi termini di essere riuscito a reinventare ed “Unicizzare” un genere.

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