Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue Recensione

Arriva finalmente sugli scaffali Kingdom Hearts HD 2.8: Final Chapter Prologue, l'antologia che funge da prologo al terzo capitolo della serie.

Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • Lo attendiamo ormai da anni, Kingdom Hearts 3, quello che si preannuncia essere il capitolo conclusivo della lunga saga dei Dark Seeker, l'episodio che rannoderà le fila di una narrativa contorta, complessa e discontinua. A causa della vastità dell'universo imbastito da Square-Enix in collaborazione con l'immaginario disneyano, la grande epopea nata dalla fantasia di Tetsuya Nomura è stata, difatti, suddivisa in un numero spropositato di titoli canonici e spin-off, pubblicati, nel corso degli anni, su tante piattaforme differenti, sia fisse che portatili. Difronte ad una simile frammentarietà, c'era dunque il concreto rischio di far perdere il filo conduttore degli eventi persino ai fan più accaniti del brand. Per ridare coerenza al flusso narrativo della serie, Square ha quindi decido di proporre agli utenti Sony due antologie, la Kingdom Hearts 1.5 e la 2.5 HD Remix (già rilasciate su PS3 e presto in arrivo anche su PS4), che racchiudono le versioni rimasterizzate di tutti gli episodi sviluppati fino a questo momento. Ebbene, nonostante il nutrito numero di opere presenti nelle raccolte, mancava ancora un piccolo, fondamentale tassello con il quale chiudere definitivamente il cerchio della storyline in attesa della terza incarnazione. Ecco allora giungere sugli scaffali, in esclusiva PlayStation 4, Kingdom Heats HD 2.8: Final Chapter Prologue, l'ultima collection contenente sia la remastered di Dream Drop Distance (uscito su 3DS nel 2012) sia Back Cover (un lungometraggio che narra le vicende di Kingdom Hearts X dalla prospettiva dei Veggenti), sia un gioco del tutto nuovo, A Fragmentary Passage, sequel di Birth By Sleep che si riallaccia direttamente all'incipit di Kingdom Hearts 3.

    Sora, Riku e il mistero dei sogni

    Sebbene sia stato partorito in seno al mercato mobile, Dream Drop Distance è un Kingdom Hearts a tutti gli effetti: longevo, magico, profondo e, soprattutto, canonico. Le vicende che vedono Sora e Riku impegnati nel duro apprendistato per diventare Maestri del Keyblade s'inseriscono, infatti, regolarmente all'interno della timeline della serie. In tal modo, l'episodio per 3DS diviene un contenuto assolutamente imprescindibile per ricollegare, nella loro interezza, gli eventi che precedono l'arrivo di Kingdom Hearts 3. Sotto quest'aspetto, tuttavia, Dream Drop Distance non riesce ad inscenare una narrativa dotata dello stesso mordente di quella dei predecessori, ed anzi, sul fronte della sceneggiatura, si abbandona a lungaggini e situazioni smaccatamente citazionistiche, lasciando per lo più alle battute conclusive della storia lo svelamento dei nodi che intrecciano l'ordito generale della saga. Tra la versione digitalizzata di Jeff Bridges in Tron: Legacy, la presenza di personaggi presi di peso dall'eccellente The World Ends With You, e la continua alternanza dei due diversi piani onirici in cui sono intrappolati Sora e Riku, insomma, persiste il pericolo di smarrirsi nei meandri di un plot sì sempre piacevole, eppure ancora troppo ingarbugliato. La medesima frammentarietà che contraddistingue la sceneggiatura del franchise Square-Enix, del resto, confluisce interamente all'interno di un gameplay variegato e stratificato, seppure, a tratti, forse fin troppo sovrabbondante. Dream Drop Distance - lo ripetiamo - è nato come un titolo espressamente rivolto all'approccio rapido e fugace tipico del panorama handheld e ciò si ripercuote su alcune, discutibili scelte di game design. Il gioco ci impone, infatti, di alternare l'uso di Sora e Riku all'interno dei mondi visitabili, offrendoci così prospettive diverse dalle quali inquadrare lo svolgimento del main plot: il problema, semmai, consiste nell'obbligo di passare da un personaggio all'altro quando l'indicatore della "caduta" inizierà a svuotarsi. Per tradurre letteralmente in termini interattivi la proverbiale locuzione "cadere in un sonno profondo", quindi, Square ha pensato di offrire all'utenza un tempo limite per il controllo dei protagonisti: una volta prosciugata l'apposita barra, ci assopiremo immediatamente e verremo catapultati, in automatico, nei panni del secondo eroe. Sulla piccola console Nintendo, questa feature, pur comunque fastidiosa (specialmente durante gli scontri più concitati), avrebbe anche potuto avere una sua ragion d'esistere, poiché imponeva sessioni di gioco più brevi e immediate, ma nella sua incarnazione casalinga inficia maggiormente il sereno piacere dell'esplorazione e dell'avventura.

    Nonostante il progressivo svuotamento della barra della caduta sia stato diminuito in questa edizione rimasterizzata, ed anche al netto di numerosi oggetti che potremo utilizzare per rallentarne ulteriormente il consumo, una simile limitazione continua a sembrarci un'introduzione non proprio oculata, nonché persino dannosa per i ritmi di gioco più dilatati propri di una piattaforma fissa. L'ansia di dover tenere sempre sotto controllo il countdown non si sposa coerentemente nemmeno con la complessità del gameplay di Dream Drop Distance: accanto a tutte le dinamiche da action-rpg ereditate dai precedenti episodi, questo capitolo inserisce la possibilità di creare gli Spiriti, ossia dei Divorasogni pacifici, creaturine dall'aspetto alquanto bizzarro che ci accompagneranno in battaglia, supportandoci con una serie di attacchi potentissimi e spettacolari. Come se ci trovassimo all'interno di un Tamagotchi in alta definizione, poi, dovremo anche prenderci cura degli animaletti e potenziarli a dovere, poiché l'ampliamento del loro albero dei talenti coincide esattamente con quello dei nostri protagonisti: aumentare il livello queste bestioline, magari facendole combattere in specifici tornei, quindi, ci permetterà di sbloccare abilità sempre nuove ed efficaci sia per Sora che per Riku. Tuttavia, a causa dell'opinabile sistema della "caduta", l'impellenza del farming, i tempi più flemmatici dedicati alla crescita degli Spiriti e, in generale, la sovrabbondanza di parametri da tenere sempre sott'occhio non vengono adeguatamente bilanciati nella ricca struttura di Dream Drop Distance. Una problematica che rende meno godibile un capitolo senza dubbio coraggioso ed importante, che si presenta per la prima volta dinanzi al pubblico Sony con una remasterizzazione di notevole fattura.

    L'anello mancante della catena

    Al pari di come avvenuto nelle scorse antologie, anche in questa collection è presente un frammento esclusivamente narrativo, una serie di filmati che racconta un'altra porzione della saga di Nomura. Kingdom Hearts X Back Cover, però, più che un insieme di cutscene, è un vero e proprio lungometraggio animato di circa un'ora, realizzato con l'Unreal Engine 4, nel quale viene narrata la storia dei Veggenti, al principio dell'Era delle Favole. Muovendosi attraverso i punti di vista dei vari Maestri del Keyblade, ognuno incaricato di adempiere un preciso ruolo, Back Cover indaga nella personalità e nella psicologia dei protagonisti, chiamati a dover sopportare il peso di un futuro che, in apparenza, sembra già del tutto scritto: è dunque l'ineluttabilità di un destino che si scontra con gli ardori del libero arbitrio il tema cardine su cui ruota l'intero progetto. Tralasciando il giudizio artistico sulla bontà dell'opera, non comprendiamo il motivo per cui, durante la visione, non potremo attivare il fast forward come in un qualsiasi contenuto audiovisivo. Il selettore delle scene, infine, si renderà disponibile soltanto dopo aver guardato il film nella sua interezza.

    Il motore di gioco ha subito un restyling davvero marcato: i modelli dei protagonisti, in particolare, spiccano per un buon livello di dettaglio (specialmente se consideriamo l'origine portatile del prodotto), avvolti come sono da un tripudio di colori e particellari che, sugli ampi schermi dei nostri televisori, acquisiscono nuova vita e rinnovato splendore. La velocità del sistema di combattimento, poi, beneficia in modo esponenziale del supporto al secondo stick analogico, grazie al quale controllare con più sicurezza una telecamera, purtroppo, ancora un po' ballerina. Anche il Fluimoto (la possibilità di sfrecciare a tutta velocità su alcune superfici della mappa come ringhiere o pali della luce) viene nobilitato da una fluidità impeccabile: ne esce pertanto rinvigorito anche un combat system padroneggiabile con maggior efficacia in confronto alla versione mobile. Sono stati inoltre modificati i controlli che, su 3DS, erano adibiti allo screen inferiore della console, sostituiti dall'intelligente sfruttamento del touchpad del Dualshock 4, con la cui pressione, ad esempio, potremo divertirci nel simulare le carezze ai nostri teneri Divorasogni. Non va sottovalutata, infine, l'aggiunta della localizzazione italiana per quanto riguarda menù e sottotitoli, la cui assenza sulla console Nintendo aveva scoraggiato (ed irritato) buona parte della fanbase. La remastered di Dream Drop Distance può dirsi riuscita quasi sotto tutti gli aspetti del comparto grafico e del gameplay, ottimamente rimodellati per l'occasione, benché permangano invariati (e forse vengano addirittura aggravati) alcuni difetti atavici di un prodotto la cui anima ludica, in origine, era stata modellata, ovviamente, per adeguarsi alle esigenze del settore handheld.

    Un "passaggio" obbligato

    Senza nulla togliere alla corposità dell'offerta di Dream Drop Distance, il pezzo forte di questa ennesima (ed ultima) antologia resta senza dubbio A Fragmentary Passage, un contenuto squisitamente inedito che funge da prologo all'epopea di Kingdom Hearts 3. Riallacciandosi al finale segreto di Birth By Sleep, questo imperdibile "short game" ci chiede di indossare gli eleganti abiti di Aqua, intrappolata nel reame dell'oscurità. Senza scavare troppo a fondo nella disamina della narrazione, basti dire che il titolo, nelle circa 3 ore necessarie per portarlo a termine, equilibra sapientemente momenti introspettivi, legati allo sviluppo della storyline, ad altri più spettacolari ed interattivi, per una miscela bilanciata con un inusitata intelligenza.

    Intimo, riflessivo e commovente, il racconto di A Fragmentary Passage riassume in sé gli stilemi tipici del mood della saga, in bilico tra la malinconica allegria e l'epica più intensa. Allo stesso modo, anche il combat system prova a sintetizzare e rimodernare lo stile di gioco che abbiamo avuto modo di apprezzare negli episodi precedenti, in particolare in Kingdom Hearts 2 e nel già citato Birth By Sleep. Aqua si muove con una grazia inattesa, volteggia, schiva e attacca con splendida leggerezza: il sistema di combattimento è più dinamico rispetto al passato, più intuitivo e appagante. Oltre all'immediatezza dei comandi d'assalto, anche l'utilizzo delle magie ha subito una parziale rivisitazione, affidato ora ad una singola barra di MP appositamente dedicata, che si ricarica nel tempo. Dal capitolo portatile è stato recuperato il targeting multiplo degli obiettivi, sui quali riversare una pioggia di proiettili magici, utilissimi per districarsi nelle battaglie più caotiche. Alla varietà e alla spettacolarizzazione degli scontri contribuisce l'uso dei cosiddetti "comandi situazionali": dopo aver messo a segno un quantitativo sufficiente di attacchi, potremo attivare un potentissimo mix di magie e fendenti, che ci permetterà sia di modificare lo stile di lotta, in un trionfo di scintillanti coreografie, sia di caricare un'appariscente e letale finisher move. Si tratta di tecniche che non solo incrementano la gamma di soluzioni tattiche contro avversari di diversa natura, ma che donano altresì ancor più adrenalina ai già pirotecnici duelli con i boss. All'interno di un combat system perfezionato a puntino, spiace constatare come persista qualche problema di troppo con il posizionamento della telecamera, che tende ad incastrarsi negli angoli più infausti, in special modo dopo aver posizionato il lock-on sul nemico.

    Dinanzi a questo saporito assaggio di ciò che - presumibilmente - ci attende in Kingdom Hearts 3, l'unico rammarico consiste nella risicata longevità dell'avventura: un numero di ore destinato comunque ad aumentare qualora decidessimo di completare tutti gli obiettivi secondari, sbloccando così alcuni, graziosi oggetti estetici con cui personalizzare l'aspetto di Aqua. Per quanto di breve durata, del resto, l'avventura ci porterà a vivere situazioni estremamente differenti le une dalle altre, grazie soprattutto ad una splendida art design che magnifica l'agilità della protagonista e la verticalità dell'esplorazione. Ad incantare la vista del giocatore, in ogni caso, contribuisce l'uso del versatile Unreal Engine 4 (motore con il quale sarà sviluppato anche Kingdom Hearts 3), capace di creare mondi immaginifici e dettagliati, strabordanti di particolari nonché incorniciati da un'effettistica vibrante e ammaliante. Le masnade soverchianti di Heartless che affollano il terreno, i particellari che guizzano dai nostri incantesimi e, più in generale, la pulizia del colpo d'occhio ci donano, allora, un corredo tecnico-artistico stupefacente, sporcato soltanto da qualche sporadico, ma irritante, calo di framerate. A Fragmentary Passage, insomma, riesce nell'intento di fondare quelle che saranno le basi ludo-narrative su cui si erigerà l'impalcatura di Kingdom Hearts 3: una scintilla fugace di ciò che potremo vivere nel terzo capitolo, rassicurante come un piccolo, caldo squarcio di luce in oscuro un regno di ombre.

    Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter PrologueVersione Analizzata PlayStation 4Kingdom Hearts HD 2.8: Final Chapter Prologue non rappresenta certo il pacchetto più ricco tra quelli dedicati all'illustre creatura di Nomura, ma risulta comunque - purtroppo o per fortuna - un'antologia immancabile nella collezione di ogni appassionato che si rispetti. Il motivo risiede tutto nell'aggiunta di un episodio inedito, A Fragmentary Passage, che ci introduce il prologo alla conclusione della saga di Xehanort, fornendoci anche un piccolo, limpido esempio del gameplay e della bellezza grafica che ci travolgerà in Kingdom Hearts 3. Dream Drop Distance, d'altro canto, per quanto resti un capitolo longevo e pregno di contenuti, sublimato altresì da un eccellente lavoro di rimasterizzazione, sembra aver perduto parte dello smalto che caratterizzava le sue meccaniche di gioco, a causa del passaggio da una console portatile ad una casalinga. L'inserimento di Back Cover, poi, breve film di appena un'ora che completa la trama del browser game Kingdom Hearts X, non riesce del tutto a rimpolpare una raccolta un po' dimessa sul fronte contenutistico, venduta a un prezzo forse un po' sproporzionato in rapporto alla sostanziosità dell'offerta. A prescindere dalle sue mancanze, Final Chapter Prologue è un acquisto pressoché inevitabile per chiunque si professi un irriducibile estimatore della serie Kingdom Hearts. A tutti gli altri giocatori ancora dubbiosi, invece, non ci resta che porgere questo saggio consiglio: "possa il vostro cuore essere la vostra chiave guida".

    7.5

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