Recensione Lara Croft and the Temple of Osiris

Ritornano le avventure isometriche dell'archeologa più sexy del mondo

Lara Croft and the Temple of Osiris
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • C'è un momento, in Lara Croft and the Temple of Osiris, in cui la nostra eroina e i suoi compagni d'avventura si trovano di fronte ad una stele ricoperta di geroglifici e, in risposta al sano istinto accademico insito in lei, l'affascinante archeologa inizia a tradurne il significato; nulla di male, se non fosse che, ad assistere alla disquisizione sulla genealogia divina dell'antico Egitto e sui terribili poteri garantiti a questa o a quell'altra divinità, non ci siano proprio due redivivi Dei egizi, riportati in vita poco prima proprio dall'avventuriera giramondo e dal suo momentaneo intrepido aiutante.
    Preoccupanti momenti di egocentrismo a parte, il nuovo episodio degli spin-off dedicati alla bella Lara si ambienta proprio all'interno degli antichi scavi del Tempio di Osiride nel quale, guidati da un'insaziabile sete di conoscenza e tesori, lei ed il suo accompagnatore Carter Bell finiscono per liberare Iside, madre di tutti gli dei della mitologia egizia, e Horus, figlio di Osiride, dalla maledizione lanciata su di loro dal perfido Seth, conquistatore dell'oltretomba. L'unico in grado di annullare totalmente il maleficio di Seth è però il buon Osiride, compagno di Iside e Signore di tutte le divinità, fatto a pezzi dal malefico uomo-sciacallo e sparso qua e là per i templi della vallata che fa da setting alla nuova avventura Crystal Dynamics. Da quel momento in poi, l'imperativo diventa ovviamente quello di recuperare tutti i frammenti del suo corpo, per contrastare finalmente le malvagie mire dell'oscuro Signore del Caos.

    CHI TROVA TRE AMICI TROVA UN TESORO

    Ancora una volta, la storia che fa da sfondo alle vicende di questa nuova avventura targata Lara Croft non è certamente al centro dell'esperienza di gioco, ma la premessa narrativa ci permette di esplorare una delle principali novità di questo nuovo episodio: capitalizzando uno degli aspetti più positivi del suo predecessore spirituale (Lara Croft and the Guardian of Light), Crystal Dynamics ha infatti deciso di portare il numero di giocatori all'interno della modalità co-op ad un massimo di quattro; ognuno nei rispettivi panni di Lara, Carter, Horus o Iside i giocatori potranno quindi lanciarsi nella stessa campagna giocabile da un singolo giocatore, aumentando in modo esponenziale il divertimento scaturito da combattimenti, enigmi ed esplorazione. Nonostante il numero di persone ideale per affrontare l'avventura rimanga con ogni probabilità fissato a due giocatori, l'astuzia ed il buon lavoro di design effettuato da Crystal Dynamics nel riadattare puzzle ambientali e scontri in base all'aumentare dei partecipanti lascia comunque la porta aperta ad altri due amici, confermando tutte le potenzialità del multiplayer locale ormai tipico della serie.
    Ognuno dei personaggi porta infatti con se abilità e caratteristiche che i giocatori dovranno coadiuvare e utilizzare nel giusto modo, ordine e tempismo per avanzare di fronte ai mille pericoli ed enigmi sparpagliati per i livelli di gioco; come anticipato, l'intera campagna rimane comunque giocabile anche in una più intima versione ad un giocatore, che perde certamente un po' di quel fascino che solo le migliori sessioni al fianco dei propri amici riescono a dare, ma rimane fedele ad un gameplay che i veterani della serie non faticheranno a riconoscere.
    La visuale scelta rimane infatti quella isometrica conosciuta nel precedente capitolo, con il quale questo Temple of Osiris condivide anche l'impostazione action 'vecchia scuola': l'esplorazione di Lara e soci è infatti sottesa all'avanzamento lungo livelli che sbloccheranno nuove aree esplorabili che, da quel momento in poi potranno essere liberamente rivisitate. Ad aumentare la potenziale rigiocabilità del titolo troviamo infatti un'arsenale ed un equipaggiamento espandibili spendendo le gemme raccolte lungo le nostre scorribande per i livelli. Ripercorrere gli stage in cerca di ulteriori pietre preziose sarà infatti fondamentale per schiudere i vari forzieri che ci attenderanno nelle aree conclusive degli stessi e che, in base al valore del tesoro al loro interno, richiederanno un determinato numero di gemme per essere aperti.

    La varietà di amuleti ed anelli al loro interno consente inoltre di personalizzare i poteri e le resistenze del proprio personaggio in modo piuttosto vario, per costruire un alter-ego in linea con il proprio stile di gioco e capace di affrontare ogni pericolo. Armi e costumi (gli altri due componenti dell'equipaggiamento di base di ogni personaggio) saranno invece distribuiti soprattutto grazie alla raccolta di tesori collezionabili sparsi per i livelli e aree bonus nelle quali portare a termine prove di abilità particolari, come indirizzare raggi magici grazie al giusto 'gioco di specchi', attraversare pavimenti ricoperti di trappole e così via. L'azione di gioco pone quindi al centro della propria esperienza l'esplorazione, inframezzandola in modo piuttosto convincente con schemi e richieste extra (come eliminare un determinato numero di nemici con una particolare arma o finire un livello entro un tempo limitato) e, soprattutto, con fasi di fuga ed enigmi dal design interessante e decisamente riuscito, capaci di impegnare senza mai risultare del tutto insormontabili e arricchiti da un nuovo sistema di gestione delle condizioni metereologiche e del ciclo giorno/notte. Questi sono inoltre i momenti nei quali proprio l'esplorazione offre le maggiori soddisfazioni, spezzando il flusso di un gameplay che, nelle sezioni composte da fasi platform e di combattimento più estese, rischia a volte di scadere nella monotonia, specialmente per il singolo giocatore: nonostante il buon numero di armi equipaggiabili, infatti, il sistema di combattimento rimane simile in tutto e per tutto a quello conosciuto nel precedente episodio e basato sulle tradizionali regole dei twin stick shooter. La varietà dei nemici, inoltre, si rivela sufficiente se analizzata di livello in livello, ma un po' troppo striminzita lungo le stesse aree, che tendono a riproporre i medesimi avversari (caratterizzati da una IA non certo tra le più brillanti del genere) con una frequenza preoccupante. Discorso a parte, invece, va fatto per le boss battle: veri e propri momenti di esaltazione in multiplayer, questi scontri mischiano infatti l'azione di gioco e di combattimento classica con la risoluzione di enigmi ambientali ben studiati, nei quali ogni giocatore sarà chiamato a fare la propria parte per sconfiggere l'avversario.

    BELLEZZE EGIZIE

    A livello tecnico, la versione PS4 di Lara Croft and the Temple of Osiris da noi testata si mantiene sui buoni livelli dimostrati dal precedente episodio, specialmente a livello di effetti di luce ed illuminazione dinamica, ottimamente implementati e capaci di offrire un ottimo effetto scenico. Decisamente buona anche la gestione dell'inquadratura isometrica che, seppur fissa, cambia dinamicamente lo zoom sull'azione di gioco in base alle necessità dettate dai vari enigmi e dalle ambientazioni senza mai, peraltro, influire in alcun modo su un framerate sempre stabile, anche durante le sezioni più caotiche. Quello che inizia a mostrare i primi segni del tempo è invece il comparto animazioni, caratterizzato tanto da movenze varie e di ottima fattura (come nel caso del vari 'penzolamenti' della nostra eroina su sporgenze o funi) quanto da altre piuttosto rigide e 'riciclate' tra i vari personaggi, visibili specialmente in occasione delle varie cut-scene. Nonostante Temple of Osiris non si manifesti di certo come uno di quei titoli da mostrare agli amici a testimonianza della propria potenza 'next-gen', i valori produttivi che lo caratterizzano e la natura di 'fratello minore' rispetto alla serie principale non possono comunque che deporre a favore del suo versante tecnico, assolutamente ammirevole per la categoria ed il genere nei quali va ad inserirsi. Leggermente meno riuscito, ma comunque in linea con gli standard attuali, risulta invece il comparto sonoro del nuovo titolo Crystal Dynamics: se musiche di accompagnamento (ovviamente in tema egizio) ed effetti sonori svolgono infatti la loro parte in modo più che discreto, è il doppiaggio italiano a lasciare spazio a qualche caduta di stile nella recitazione e nell'intonazione di alcuni particolari scambi di battute, regalando al tutto un effetto piuttosto spiazzante.

    Lara Croft and the Temple of Osiris Lara Croft and the Temple of OsirisVersione Analizzata PlayStation 4In attesa dell'attesissimo sequel della serie principale previsto per il prossimo anno, Crystal Dynamics riporta l'eroina più famosa dei videogiochi all'interno dei più sicuri e classici lidi delle sue avventure isometriche. Lara Croft and The Temple of Osiris si propone come un perfetto 'more of the same' del precedente capitolo, caratterizzato ora da una formula di gioco capace di ospitare fino a quattro giocatori nella sua campagna co-op e che non mancherà di tenere incollati allo schermo per parecchie ore tutti i maniaci del completamento. Tra quest principale, prove secondarie, scrigni da aprire e livelli esplorabili a piacimento, infatti, ogni avventuriero troverà pane per i propri denti, almeno fino a quando riuscirà a farsi accompagnare da uno o più amici. Affrontata in singolo, infatti, l'azione di gioco potrebbe risultare ripetitiva in certi passaggi e indigesta per alcuni palati, rimanendo invece affascinante per tutti coloro che riusciranno a farsi catturare dagli interessanti enigmi o che abbiano amato il primo capitolo della serie. A conti fatti, quindi, Lara Croft and the Temple of Osiris si rivela un'interessante avventura isometrica di stampo classico, capace di risaltare -grazie alle sue qualità multiplayer- in un genere forse oggi troppo poco esplorato, e meritevole di attenzione da parte di tutti gli amanti del franchise.

    7.5

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