Recensione di Legacy of Kain: Defiance

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Recensione di Legacy of Kain: Defiance
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Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Pc
  • Defiance

    Legacy of Kain:
    Defiance, è, in definitiva, molto di quello che un videogiocatore potrebbe, al
    momento, desiderare. In più, se il videogiocatore in questione attende
    frementemente, scoraggiato ormai dall'esperienza, una conclusione ragionevole
    ed elegante degli eventi che si protraggono da troppo tempo attorno ai vampiri
    di Crystal Dynamics, Defiance potrebbe rivelarsi una delle produzioni più
    apprezzabili degli ultimi tempi. La necessità di una svolta si manifestava
    palesemente nei piacevoli intermezzi che Soul Reaver 2 e il sequel di Blood Omen
    avevano offerto alla comunità videoludica. Le due produzioni citate, lontane dai
    virtuosismi ambientali e narrativi che avevano caratterizzato i primi esordi
    della serie, fungevano, diciamocelo, da veicolo letterario, per raccontare
    eventi dinamicamente statici. Espediente per tenere caldo il pubblico anche
    sulla nuova macchina nera di Sony. In poche parole, l'assicurazione che, un
    giorno o l'altro, il meglio sarebbe arrivato. Ma la frustrante delusione,
    forse, è stato il sentimento dominante, di fronte ad un mercato che, già allora,
    manifestava i primi segni di un decadimento imprevedibile, i cui epigoni si
    leggono oggi in ogni editoriale. CD cambia le carte in tavola. Attraverso la
    necessaria fusione delle gesta di Raziel e Kain racconta e conclude (?)
    l'epopea di Nosgoth.
    Defiance trae ricchezza dall'incrocio delle due
    impostazioni meccaniche proprie di Blood Omen e Soul Reaver. Il gioco, difatti,
    si presenta come la coesione di un Action Game in terza persona, improntato su
    un sistema di combattimento ricco e concreto in ogni situazione, con le
    lucubrative speculazioni enigmatiche che fecero la fama di Soul Reaver su PsOne.
    Discostandosi tuttavia dalla linearità banale che gravava sulle ultime
    produzioni, il Gameplay di Defiance risulta un salvifico virtuosismo
    sistematico. Intanto, il sistema di combattimento diviene parte integrante del
    gioco, fuso amabilmente con le sessioni d'esplorazione. La consistenza
    tangibile di quest'ultimo si legge nelle molteplici possibilità di movimenti.
    Un buon sistema di combo aeree giova non poco, assieme alle numerose abilità che
    costellano il comparto bellico dei due vampiri. L'interazione con l'ambiente
    si dimostra un utile spunto per trovare in qualsiasi elemento del paesaggio uno
    strumento di morte. Dai raggi di luce agli specchi d'acqua, passando per
    paletti posizionati in modo tanto invitante dalla mano sapiente dei “Level
    Designer”, senza dimenticare le numerose armi occasionali che, direttamente,
    potrete brandire. Sia Kain che Raziel si getteranno a pieni poteri telecinetici
    negli scontri a mano armata, ornando i duelli con la spada di spettacolari
    proiettili invisibili, spinte immateriali, sollevamenti cerebrali. E mentre il
    vampiro materiale potrà trasformarsi in nebbia, mutarsi in uno sciame di
    pipistrelli, compiere balzi sovrumani, semplicemente nutrendosi delle secrezioni
    icorose dei nemici; Raziel, incatenato alla sua esistenza di predatore
    spettrale, rapirà le anime per poter sopravvivere nel piano terreno. La maggior
    parte degli enigmi, com'è sempre stato, sarà incentrata sulla capacità di
    Raziel di muoversi attraverso il mondo delle ombre; ma un gradito ritorno è
    quello dei molteplici poteri della Soul Reaver, che risulteranno necessari per
    superare alcune sessioni di gioco. Con grande abbondanza, saranno presenti nove
    spade per Raziel e sette per Kain. A smorzare l'effetto adrenalinico dei
    combattimenti; e l'entusiasmo per la risoluzione delle complicazioni
    ambientali, i difetti tecnici che si amplificano dalle precedenti incarnazioni.
    Una telecamera dalla gestione poco intelligente e molti problemi nella
    collisione dei poligoni restano le lacune più gravi. Ciò che in Soul Reaver 2 si
    presentava come qualche arma che penetrava, impenitente, le architetture, qui si
    mostra in tutto il suo esasperante potere distruttivo, inglobando personaggi
    nelle strutture che compongono l'ambiente. Tuttavia, il comparto tecnico
    risulta notevolmente sopra la media. Non tanto la grafica riesce ad ergersi come
    punto di forza del titolo: essa si attesta su buoni livelli, ma rimane di un
    dettaglio ormai esplorato ed esaurito dalle produzioni più appariscenti. Quello
    che fa di Defiance un saldo esponente delle meraviglie tecniche, è il grado di
    resa emotiva che, d'impatto, e poi sempre di pià esaminando i particolari, le
    locazioni riescono a dare. La maestosità che nel primo Soul Reaver incuteva un
    tremendo senso d'oppressione lugubre, torna nella definizione deviatamene
    gotica di ogni concetto strutturale. Perfino la caratterizzazione del mondo
    spettrale è altamente empatica. Assieme alla colonna sonora, poi, scoprire nuovi
    angoli di mondo, magistralmente inquadrati da una sceneggiatura sapiente
    (interrotta solo nei sopraccitati combattimenti), risulta un'esperienza
    trascinante. Le tematiche ludiche su cui Defiance spazia, purtroppo, restano
    inquadrate in un percorso segnato. Seppur la trama sia una delle più belle e
    (soprattutto) avviluppate, l'evolversi della stessa procede inevitabilmente,
    impedendo al giocatore una libertà d'azione propriamente determinata. Laddove,
    nei tempi del massimo splendore della saga, si poteva muoversi velocemente verso
    la conclusione, o tentare d'esaurire ogni risorsa ludica di Nosgoth, esplorando
    superflui ma fruttuosi e reconditi paesaggi nascosti; in Defiance ogni conquista
    è dovuta, per proseguire. La componente ruolistica di quest'ultimo capitocelo,
    quindi rimane incatenata agli scontri, ognuno dei quali potenzia il vostro
    personaggio. Definitivamente, Defiance è uno dei più apprezzabili capitoli di
    Legacy of Kain. Se non altro, per i chiarimenti storiografici che offrono una
    nutrita panoramica degli eventi da troppo latenti nelle menti degli
    sviluppatori. Il tempo dei rimandi, per altro piuttosto frustranti, è finito. E
    anche chi non è mai stato vicino al tormento di due razze, potrà apprezzare non
    poco l'ultima fatica di Crystal Dynamics, almeno per palesata capacità
    d'espressione tecnica e di progettazione della struttura di gioco.

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