Legacy of Kain: Defiance, è, in definitiva, molto di quello che un videogiocatore potrebbe, al momento, desiderare. In più, se il videogiocatore in questione attende frementemente, scoraggiato ormai dall'esperienza, una conclusione ragionevole ed elegante degli eventi che si protraggono da troppo tempo attorno ai vampiri di Crystal Dynamics, Defiance potrebbe rivelarsi una delle produzioni più apprezzabili degli ultimi tempi. La necessità di una svolta si manifestava palesemente nei piacevoli intermezzi che Soul Reaver 2 e il sequel di Blood Omen avevano offerto alla comunità videoludica. Le due produzioni citate, lontane dai virtuosismi ambientali e narrativi che avevano caratterizzato i primi esordi della serie, fungevano, diciamocelo, da veicolo letterario, per raccontare eventi dinamicamente statici. Espediente per tenere caldo il pubblico anche sulla nuova macchina nera di Sony. In poche parole, l'assicurazione che, un giorno o l'altro, il meglio sarebbe arrivato. Ma la frustrante delusione, forse, è stato il sentimento dominante, di fronte ad un mercato che, già allora, manifestava i primi segni di un decadimento imprevedibile, i cui epigoni si leggono oggi in ogni editoriale. CD cambia le carte in tavola. Attraverso la necessaria fusione delle gesta di Raziel e Kain racconta e conclude (?) l'epopea di Nosgoth. Defiance trae ricchezza dall'incrocio delle due impostazioni meccaniche proprie di Blood Omen e Soul Reaver. Il gioco, difatti, si presenta come la coesione di un Action Game in terza persona, improntato su un sistema di combattimento ricco e concreto in ogni situazione, con le lucubrative speculazioni enigmatiche che fecero la fama di Soul Reaver su PsOne. Discostandosi tuttavia dalla linearità banale che gravava sulle ultime produzioni, il Gameplay di Defiance risulta un salvifico virtuosismo sistematico. Intanto, il sistema di combattimento diviene parte integrante del gioco, fuso amabilmente con le sessioni d'esplorazione. La consistenza tangibile di quest'ultimo si legge nelle molteplici possibilità di movimenti. Un buon sistema di combo aeree giova non poco, assieme alle numerose abilità che costellano il comparto bellico dei due vampiri. L'interazione con l'ambiente si dimostra un utile spunto per trovare in qualsiasi elemento del paesaggio uno strumento di morte. Dai raggi di luce agli specchi d'acqua, passando per paletti posizionati in modo tanto invitante dalla mano sapiente dei “Level Designer”, senza dimenticare le numerose armi occasionali che, direttamente, potrete brandire. Sia Kain che Raziel si getteranno a pieni poteri telecinetici negli scontri a mano armata, ornando i duelli con la spada di spettacolari proiettili invisibili, spinte immateriali, sollevamenti cerebrali. E mentre il vampiro materiale potrà trasformarsi in nebbia, mutarsi in uno sciame di pipistrelli, compiere balzi sovrumani, semplicemente nutrendosi delle secrezioni icorose dei nemici; Raziel, incatenato alla sua esistenza di predatore spettrale, rapirà le anime per poter sopravvivere nel piano terreno. La maggior parte degli enigmi, com'è sempre stato, sarà incentrata sulla capacità di Raziel di muoversi attraverso il mondo delle ombre; ma un gradito ritorno è quello dei molteplici poteri della Soul Reaver, che risulteranno necessari per superare alcune sessioni di gioco. Con grande abbondanza, saranno presenti nove spade per Raziel e sette per Kain. A smorzare l'effetto adrenalinico dei combattimenti; e l'entusiasmo per la risoluzione delle complicazioni ambientali, i difetti tecnici che si amplificano dalle precedenti incarnazioni. Una telecamera dalla gestione poco intelligente e molti problemi nella collisione dei poligoni restano le lacune più gravi. Ciò che in Soul Reaver 2 si presentava come qualche arma che penetrava, impenitente, le architetture, qui si mostra in tutto il suo esasperante potere distruttivo, inglobando personaggi nelle strutture che compongono l'ambiente. Tuttavia, il comparto tecnico risulta notevolmente sopra la media. Non tanto la grafica riesce ad ergersi come punto di forza del titolo: essa si attesta su buoni livelli, ma rimane di un dettaglio ormai esplorato ed esaurito dalle produzioni più appariscenti. Quello che fa di Defiance un saldo esponente delle meraviglie tecniche, è il grado di resa emotiva che, d'impatto, e poi sempre di pià esaminando i particolari, le locazioni riescono a dare. La maestosità che nel primo Soul Reaver incuteva un tremendo senso d'oppressione lugubre, torna nella definizione deviatamene gotica di ogni concetto strutturale. Perfino la caratterizzazione del mondo spettrale è altamente empatica. Assieme alla colonna sonora, poi, scoprire nuovi angoli di mondo, magistralmente inquadrati da una sceneggiatura sapiente (interrotta solo nei sopraccitati combattimenti), risulta un'esperienza trascinante. Le tematiche ludiche su cui Defiance spazia, purtroppo, restano inquadrate in un percorso segnato. Seppur la trama sia una delle più belle e (soprattutto) avviluppate, l'evolversi della stessa procede inevitabilmente, impedendo al giocatore una libertà d'azione propriamente determinata. Laddove, nei tempi del massimo splendore della saga, si poteva muoversi velocemente verso la conclusione, o tentare d'esaurire ogni risorsa ludica di Nosgoth, esplorando superflui ma fruttuosi e reconditi paesaggi nascosti; in Defiance ogni conquista è dovuta, per proseguire. La componente ruolistica di quest'ultimo capitocelo, quindi rimane incatenata agli scontri, ognuno dei quali potenzia il vostro personaggio. Definitivamente, Defiance è uno dei più apprezzabili capitoli di Legacy of Kain. Se non altro, per i chiarimenti storiografici che offrono una nutrita panoramica degli eventi da troppo latenti nelle menti degli sviluppatori. Il tempo dei rimandi, per altro piuttosto frustranti, è finito. E anche chi non è mai stato vicino al tormento di due razze, potrà apprezzare non poco l'ultima fatica di Crystal Dynamics, almeno per palesata capacità d'espressione tecnica e di progettazione della struttura di gioco.
Recensione di Legacy of Kain: Defiance
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Defiance
Legacy of Kain:
Defiance, è, in definitiva, molto di quello che un videogiocatore potrebbe, al
momento, desiderare. In più, se il videogiocatore in questione attende
frementemente, scoraggiato ormai dall'esperienza, una conclusione ragionevole
ed elegante degli eventi che si protraggono da troppo tempo attorno ai vampiri
di Crystal Dynamics, Defiance potrebbe rivelarsi una delle produzioni più
apprezzabili degli ultimi tempi. La necessità di una svolta si manifestava
palesemente nei piacevoli intermezzi che Soul Reaver 2 e il sequel di Blood Omen
avevano offerto alla comunità videoludica. Le due produzioni citate, lontane dai
virtuosismi ambientali e narrativi che avevano caratterizzato i primi esordi
della serie, fungevano, diciamocelo, da veicolo letterario, per raccontare
eventi dinamicamente statici. Espediente per tenere caldo il pubblico anche
sulla nuova macchina nera di Sony. In poche parole, l'assicurazione che, un
giorno o l'altro, il meglio sarebbe arrivato. Ma la frustrante delusione,
forse, è stato il sentimento dominante, di fronte ad un mercato che, già allora,
manifestava i primi segni di un decadimento imprevedibile, i cui epigoni si
leggono oggi in ogni editoriale. CD cambia le carte in tavola. Attraverso la
necessaria fusione delle gesta di Raziel e Kain racconta e conclude (?)
l'epopea di Nosgoth.
Defiance trae ricchezza dall'incrocio delle due
impostazioni meccaniche proprie di Blood Omen e Soul Reaver. Il gioco, difatti,
si presenta come la coesione di un Action Game in terza persona, improntato su
un sistema di combattimento ricco e concreto in ogni situazione, con le
lucubrative speculazioni enigmatiche che fecero la fama di Soul Reaver su PsOne.
Discostandosi tuttavia dalla linearità banale che gravava sulle ultime
produzioni, il Gameplay di Defiance risulta un salvifico virtuosismo
sistematico. Intanto, il sistema di combattimento diviene parte integrante del
gioco, fuso amabilmente con le sessioni d'esplorazione. La consistenza
tangibile di quest'ultimo si legge nelle molteplici possibilità di movimenti.
Un buon sistema di combo aeree giova non poco, assieme alle numerose abilità che
costellano il comparto bellico dei due vampiri. L'interazione con l'ambiente
si dimostra un utile spunto per trovare in qualsiasi elemento del paesaggio uno
strumento di morte. Dai raggi di luce agli specchi d'acqua, passando per
paletti posizionati in modo tanto invitante dalla mano sapiente dei “Level
Designer”, senza dimenticare le numerose armi occasionali che, direttamente,
potrete brandire. Sia Kain che Raziel si getteranno a pieni poteri telecinetici
negli scontri a mano armata, ornando i duelli con la spada di spettacolari
proiettili invisibili, spinte immateriali, sollevamenti cerebrali. E mentre il
vampiro materiale potrà trasformarsi in nebbia, mutarsi in uno sciame di
pipistrelli, compiere balzi sovrumani, semplicemente nutrendosi delle secrezioni
icorose dei nemici; Raziel, incatenato alla sua esistenza di predatore
spettrale, rapirà le anime per poter sopravvivere nel piano terreno. La maggior
parte degli enigmi, com'è sempre stato, sarà incentrata sulla capacità di
Raziel di muoversi attraverso il mondo delle ombre; ma un gradito ritorno è
quello dei molteplici poteri della Soul Reaver, che risulteranno necessari per
superare alcune sessioni di gioco. Con grande abbondanza, saranno presenti nove
spade per Raziel e sette per Kain. A smorzare l'effetto adrenalinico dei
combattimenti; e l'entusiasmo per la risoluzione delle complicazioni
ambientali, i difetti tecnici che si amplificano dalle precedenti incarnazioni.
Una telecamera dalla gestione poco intelligente e molti problemi nella
collisione dei poligoni restano le lacune più gravi. Ciò che in Soul Reaver 2 si
presentava come qualche arma che penetrava, impenitente, le architetture, qui si
mostra in tutto il suo esasperante potere distruttivo, inglobando personaggi
nelle strutture che compongono l'ambiente. Tuttavia, il comparto tecnico
risulta notevolmente sopra la media. Non tanto la grafica riesce ad ergersi come
punto di forza del titolo: essa si attesta su buoni livelli, ma rimane di un
dettaglio ormai esplorato ed esaurito dalle produzioni più appariscenti. Quello
che fa di Defiance un saldo esponente delle meraviglie tecniche, è il grado di
resa emotiva che, d'impatto, e poi sempre di pià esaminando i particolari, le
locazioni riescono a dare. La maestosità che nel primo Soul Reaver incuteva un
tremendo senso d'oppressione lugubre, torna nella definizione deviatamene
gotica di ogni concetto strutturale. Perfino la caratterizzazione del mondo
spettrale è altamente empatica. Assieme alla colonna sonora, poi, scoprire nuovi
angoli di mondo, magistralmente inquadrati da una sceneggiatura sapiente
(interrotta solo nei sopraccitati combattimenti), risulta un'esperienza
trascinante. Le tematiche ludiche su cui Defiance spazia, purtroppo, restano
inquadrate in un percorso segnato. Seppur la trama sia una delle più belle e
(soprattutto) avviluppate, l'evolversi della stessa procede inevitabilmente,
impedendo al giocatore una libertà d'azione propriamente determinata. Laddove,
nei tempi del massimo splendore della saga, si poteva muoversi velocemente verso
la conclusione, o tentare d'esaurire ogni risorsa ludica di Nosgoth, esplorando
superflui ma fruttuosi e reconditi paesaggi nascosti; in Defiance ogni conquista
è dovuta, per proseguire. La componente ruolistica di quest'ultimo capitocelo,
quindi rimane incatenata agli scontri, ognuno dei quali potenzia il vostro
personaggio. Definitivamente, Defiance è uno dei più apprezzabili capitoli di
Legacy of Kain. Se non altro, per i chiarimenti storiografici che offrono una
nutrita panoramica degli eventi da troppo latenti nelle menti degli
sviluppatori. Il tempo dei rimandi, per altro piuttosto frustranti, è finito. E
anche chi non è mai stato vicino al tormento di due razze, potrà apprezzare non
poco l'ultima fatica di Crystal Dynamics, almeno per palesata capacità
d'espressione tecnica e di progettazione della struttura di gioco.
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