Recensione Lego City Undercover

Nei panni di Chase McCain, in questa esclusiva WiiU molto blocchettosa

Recensione Lego City Undercover
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Disponibile per
  • Wii U
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • In attesa che Nintendo cominci a tirar fuori i pezzi da novanta (dov'è finito Pikmin?), e di un'E3 che dovrebbe finalmente svelare le date d'uscita di alcune fra le esclusive più attese su WiiU (da Mario Kart a Yoshi's Epic Yarn), la nuova console Nintendo tentenna nelle vendite, navigando a vista e senza uscite di rilievo a scandire il calendario delle release.
    E' per questo che anche l'arrivo di Lego City Undercover, sviluppato in esclusiva sulla nuova piattaforma Nintendo da TT Fusion (una divisione di Traveller's Tale Games), viene salutato dai fan con discreto entusiasmo. L'idea alla base del prodotto è quella di ampliare e ristrutturare l'impostazione di base dei tanti giochi su licenza a marchio Lego, per consegnare agli utenti un sandbox game che ruota attorno alla disimpegnata filosofia del mattoncino. Il tutto, riscoprendo fuori un brand molto amato dai giovani appassionati LEGO, ma per il momento mai declinato in salsa videoludica: Lego City. La lotta fra poliziotti e criminali, quindi, è il leitmotiv di questa produzione, i cui colori ufficiali sono il blu ed il bianco con cui si compongono tutte le costruzioni e le vetture targate “Police”.
    Nonostante qualche buona idea, una quantità di contenuti impressionante, e persino uno humor indovinato, Lego City Undercover mostra però i suoi limiti dopo appena qualche ora di gioco: risulta un passatempo divertente, dedicato principalmente ad un pubblico di giovanissimi e, come molti sandbox, un po' troppo “iterativo”. Esperimento piacevole e riuscito, è un riempitivo interessante e ben studiato, ma il suo valore effettivo non si discosta molto da quello dei tanti altri action/adventure “blocchettosi” che abbiamo imparato a conoscere in questi anni.

    Stile LEGO

    Undercover racconta la storia di Chase McCain, uno dei poliziotti leggendari di Lego City. Sono passati tanti anni da quando Chase ha finalmente catturato il malvagio Rex Fury e, di lì a poco, ha rovinato al sua carriera per un goffo sbaglio che ha messo a repentaglio la vita di una testimone chiave. Esiliato dalla città per troppo tempo, Chase viene improvvisamente richiamato, proprio perchè Rex è fuggito dalla prigione di massima sicurezza di “Albatross”. Sarà suo compito acciuffare il furfante, riallacciando i rapporti con vecchie conoscenze e sguazzando nell'ammirazione dei cadetti della centrale.
    La trama di Lego City Undercover, per quanto sia banale nelle premesse e lineare nello svolgimento, è un concentrato di situazioni al limite del paradossale, citazioni e scenette comiche che conquisterà ogni giocatore. Il senso dell'humor di Undercover è particolarissimo, sempre politically correct, ma attentissimo a sottolineare la stramberia di personaggi un po' contorti e ottimamente “tipizzati”.

    Sull'onda del citazionismo più estremo, il team tira dentro siparietti che ricordano film e serie televisive (da Titanic a Miami Vice, passando per Baywatch), ed infila nella vicenda personaggi di ogni foggia. Non mancano momenti un po' meno ispirati, in cui appare una comicità un po' più infantile e “terra terra”. Ma è proprio per la sua prossimità con un nonsense molto vicino a quello dell'eccezionale Spogebob (o vogliamo aggiornarci ad Adventure Time?), che l'impasto funziona praticamente in ogni momento. Da questo punto di vista, Undercover è il primo titolo che incarna veramente lo spirito dei mattoncini Lego: questa esemplare voracità che arriva ad ingoiare e reinterpretare qualsiasi prodotto della cultura popolare. Insomma, l'assenza di una licenza che tracci i confini entro cui muoversi ha fatto bene alla produzione. Peccato che poi la stessa creatività non si riscopra sul fronte più semplicemente ludico.

    A spasso per la città

    Lego City Undercover è in tutto e per tutto un Sandbox. All'inizio dell'avventura il protagonista si infila in macchina e comincia a scorrazzare per la città. Un'occhiata alla mappa di gioco mostra chiaramente l'intento di TT Fusion: quello di superare l'estensione di Lego Batman 2, proponendo un'ambientazione vastissima, che ha poco da invidiare -anche per varietà di location- a quella dei più blasonati esponenti del genere.
    L'impostazione da Free Roaming, tuttavia, si mescola con quel tocco tipico delle produzioni Lego, proprio nella misura in cui alcune missioni, invece che per le strade della città, si svolgono in ambientazioni apposite, ben studiate dal punto di vista del level design e piene di oggetti con cui interagire.
    Su tutto, si riscopre sempre il sistema di costumi extra che permette di avere accesso ad abilità speciali (già sperimentato proprio in Lego Batman), e le dinamiche di accumulo di monete e mattoncini. E' proprio spaccando le strutture della città, magari travolgendole in sequenza con le vetture appena confiscate, per incrementare il moltiplicatore, che si ottengono i preziosi blocchetti da costruzione. Questi serviranno per ricostruire sessantacinque strutture speciali disseminate in tutta la città, che ci torneranno utili poi in diverse maniere, sbloccando missioni aggiuntive o semplicemente dandoci la possibilità di richiamare un veicolo.

    L'operazione risulta piuttosto dispendiosa in termini di risorse, tanto che è davvero impossibile pensare di costruire tutto semplicemente spaccando, anche nel corso delle missioni, mobili e oggetti. Bisognerà quindi recuperare i mattoncini speciali, che ci garantiscono parecchie migliaia di blocchetti: per farlo, tuttavia, bisogna avere buon occhio e propensione all'esplorazione: magari sfruttando il rampino per arrampicarsi sui tetti delle case, oppure utilizzando i “punti costruzione” dove, alla pressione di un tasto, Chase McCain metterà insieme catapulte, scale e appigli.
    Fin dai primi momenti di gioco si viene in qualche modo rapiti da questa insolita densità di oggetti, collectibles, elementi interattivi: Lego City Undercover, da questo punto di vista, dimostra un suo eccezionale valore. Quello, cioè, di un level design curatissimo, nonostante le dimensioni della mappa: ogni angolo della città nasconde qualcosa. I porticcioli sulla baia, da cui si vede il profilo rosso di un ponte che ricorda il Golden Gate di San Francisco, o i quartieri cinesi, oppure ancora le strade polverose della campagna circostante, in cui svettano le case di boscaioli, nascondo tutte qualcosa di interessante.
    Alle volte si tratta di punti speciali da cui avviare le proprie investigazioni, ora seguendo una scia di impronte che conduce ad un tesoro di qualche tipo, ora invece sfruttando il GamePad che, tenuto in verticale di fronte alla TV, diventa una sorta di scanner per criminali o collectibles. L'operazione, in verità, risulta abbastanza futile e un po' forzata, per nulla integrata con le dinamiche di gioco come invece è stato per ZombiU. Il breve caricamento che ogni volta ci impone di attendere qualche secondo con lo schermo in mano diventa ben presto tedioso, soprattutto perchè si avverte che si tratta di una feature posticcia e molto accessoria. Alla fine, quindi, il Gamepad di Wii U viene utilizzato come mappa o come strumento di comunicazione, che permette di contattare i vari NPC e ricevere quindi le missioni principali e secondarie. La mappa di gioco non appare particolarmente facile da navigare, per via dell'interfaccia un po' carica che ci impone di premere tasti molto piccoli. Dal punto di vista creativo e funzionale si poteva fare veramente di più.

    Cosa vuoi fare da grande?

    Lo studio meticoloso del design dei livelli di cui si è parlato poco sopra, si riscopre una volta di più nel corso delle missioni principali che si svolgono in interni. In questo caso la struttura di gioco si avvicina moltissimo ai canoni degli action/platform, ricordando la tradizione che da Lego Star Wars a Lego Indiana Jones (e Harry Potter, e Lord of The Rings...) ci ha accompagnato negli ultimi anni. Qualche piccola modifica al sistema di combattimento, che permette di atterrare gli avversari e poi arrestarli, l'utilizzo della pistola-rampino, e le doti acrobatiche del protagonista ci permettono di esplorare in lungo ed in largo questi scenari ottimamente costruiti, riducendo al contempo la criminalità. Nonostante si tratti di sequenze semplici e lineari, così come avviene negli altri titoli Lego il divertimento non manca: i ritmi blandi e l'approccio disimpegnato si adattano alle esigenze dei più piccoli, ma soddisfano moderatamente anche i giocatori navigati, che magari si impegneranno per trovare i pezzi di distintivo nascosti nello scenario.

    All'interno delle missioni, che possono essere rigiocate in qualsiasi momento, si trova anche una discreta abbondanza di oggetti legati ai costumi ed alle abilità di Chase. Oltre al vestito da poliziotto, nel corso dell'avventura si scoprono le più disparate professioni, molte in tema “urbano e civile” come l'ambientazione City richiede. Ogni costume permette di interagire con particolari elementi dello scenario. Il minatore, allora, può far saltare con la dinamite cumuli di roccia, mentre l'ascia del pompiere serve per rompere le barricate di alcune porte. L'astronauta può invece usare il teletrasporto, il ladro sfrutta un piede di porco per forzare certi edifici, e via dicendo.
    E' proprio cambiando “mestiere” Chase McCain che si cominciano ad intravedere i limiti della produzione. Idealmente la presenza di otto costumi avrebbe potuto far bene in termini di varietà, ma il team, invece di legarli ad abilità speciali correlate magari all'aspetto esplorativo, ha semplicemente inserito qua e là porte e scrigni da aprire con il giusto “travestimento”. La dinamica del costume change, quindi, si rivela in ultima analisi un po' banalotta, anche perchè è correlata con un Backtracking parecchio desolante, che ci impone di eseguire nuovamente le vecchie missioni una volta sbloccati i nuovi costumi (sempre a patto che si voglia completare il titolo al 100%). Anche in città si trovano centinaia di questi “hot spot” in cui bisogna cambiarsi d'abito prima di procedere, ma il problema resta sempre lo stesso: una generale monotonia che si deposita ben presto sull'esperienza di gioco.
    Che poi, ad onor del vero, è un problema connaturato a molti titoli Sandbox. Lego City Undercover, nonostante la buona volontà del team di sviluppo, non riesce proprio a superarlo, e dopo qualche ora l'idea dell'utente sarà quella di aver già visto tutto. Resta impressionante, come si diceva, la mole di contenuti: se l'avventura principale si può esaurire in una decina d'ore abbondanti, esaurire completamente gli stimoli di Lego City sembra quasi impossibile, e la permanenza di Chase McCain nella città di mattoncini può superare abbondantemente le venti ore gioco. Si tratterebbe però di sessioni molto tediose, tutte uguali, in cui divertirsi a spaccare praticamente ogni arredo urbano per accumulare mattoncini, o scorrazzare alla ricerca di qualche elemento interattivo. Probabilmente i più piccoli potrebbero dedicarsi all'impresa: per chi invece non sogna più di “fare il poliziotto o il pompiere”, la noia si farà sentire.

    Un mattoncino nella scarpa

    Lego City Undercover si presenta come un titolo molto colorato; i pregi dell'alta definizione e l'accresciuta potenza computazionale dell'hardware WiiU fanno bene alla produzione, che elimina l'aliasing e mostra una profondità di campo invidiabile. Il lavoro sui modelli poligonali è molto basico, ma ispirato. Le auto si distruggono progressivamente perdendo mattoncini, e tutte le strutture sembrano davvero costruite blocco dopo blocco. C'è da dire che alcune texture ambientali lasciano un po' a desiderare.
    Parecchi i problemi legati all'ottimizzazione. I tempi di caricamento sono molto frequenti, e possono arrivare a durare persino più di un minuto (con una media di circa 30 secondi). Un'esperienza veramente terribile, che ci riporta con la mente ai tempi della mega texture e dei titoli Ps2. Neppure Tommy Vercetti e CJ ci hanno mai fatto aspettare tanto.
    Il framerate inciampa ogni tanto, con rallentamenti persino vistosi.
    Strana la decisione di ridurre al minimo l'accompagnamento musicale. Vibrante durante le cut scene (il doppiaggio italiano è caricaturale, ma ben espressivo e ottimamente contestualizzato), la musica sparisce praticamente del tutto nel corso della fasi esplorative, lasciando ai (pochi) rumori della città il compito di tenere la scena. Gabbiano e brezze marine non sempre ce la fanno, ed alle volte si sviluppa una sensazione di tremenda povertà.

    Lego City Undercover Lego City UndercoverVersione Analizzata Wii USarebbe sbagliato celebrare Lego City Undercover soltanto perchè si tratta di un'esclusiva: il concept alla base del prodotto è ancora troppo vicino a quello dei titoli su licenza targati LEGO per apparire davvero fresco e brillante. Il sistema di combattimento appena abbozzato, ma soprattutto un approccio che punto molto sulla riduzione della complessità ludica, rendono la produzione meno vivace delle aspettative. L'idea alla base è interessante, e speriamo che TT Fusion non voglia abbandonarla. In pratica, la volontà è quella di costruire un'immensa ambientazione basata su uno dei set più famosi dei mattoncini, riempiendola poi di attività, collectibles, costumi. Il problema in questo caso è che quasi subito il gioco diventa ripetitivo, e la scarsa profondità del sistema di travestimenti riduce parecchio l'appeal del backtracking e della raccolta di “special item”. C'è anche da dire che l'appeal dell'ambientazione City non è moltissimo per i giocatori più cresciuti, che di certo preferivano Batman, Indiana Jones e Lord of the Rings. La libertà dai vincoli delle licenze ha però fatto bene almeno al tono della narrazione, molto più brillante che in passato. L'idea alla base, in ogni caso, è funzionale, e chissà che in futuro (magari fra le coste dei Pirati) non si possa avere un titolo LEGO più intrigante di questo. Che sfrutti, nel caso, il Gamepad in maniera un po' più consistente, riduca i tempi di caricamento e -perchè no?- reintroduca il co-op, sfortunatamente non disponibile in Undercover.

    7.5

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