Recensione Little Big Adventure

Un grande classico degli anni '90, in un porting iPhone forse troppo frettoloso

Recensione Little Big Adventure
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  • iPhone
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  • Nel 1994, Frédérick Raynal (creatore di Alone in the Dark) rilascia su PC Little Big Adventure, titolo che all'epoca riscosse un discreto successo, grazie ad una narrazione di altissimo livello e a un gameplay di ottima fattura. Vent’anni dopo DotEmu ha deciso di rendere omaggio a questo classico con un porting per smartphone e tablet. Mantenere il feeling del gioco originale non era facile e il risultato è appena discreto a causa di alcune scelte non propriamente felici attuate in fase di conversione.

    Piccola grande avventura

    Protagonista del gioco è Twinsen, giovane ragazzo abitante del pianeta Twinsun, un mondo governato dallo spietato Dr. FunFrock. Il nostro piccolo eroe sogna la fine di tutto questo ma il suo desiderio si trasformerà presto nella sua condanna: Twinsen verrà rinchiuso in un manicomio criminale, accusato di essere un ribelle. Dopo pochi giorni di prigionia, il bambino deciderà di evadere per sconfiggere le forze del male e restituire così la libertà al suo popolo. La trama accusa il passare degli anni, alcune soluzioni stilistiche adottate per la narrazione appaiono oggi inevitabilmente datate, così come l'intreccio della storia, fin troppo debole in molti casi. Non proseguiamo oltre per evitare di rovinare l'esperienza di gioco, ma ci limitiamo a dire che forse sarebbe stato meglio rimaneggiare la sceneggiatura, anche solo per eliminare alcuni passaggi superflui e ridondanti.

    Little Big Adventure è un gioco d’azione 3D con visuale isometrica; l’avventura propone fasi esplorative con oggetti da recuperare, indizi da trovare ed enigmi da risolvere, oltre a sessioni più action/platform, con salti millimetrici e nemici da sconfiggere. Il gameplay si rivela ancora oggi molto valido, peccato che il pessimo lavoro svolto sui controlli dal team di DotEmu finisca per penalizzare l’intera produzione. L’interfaccia grafica è rimasta la stessa del gioco originale (di questo parleremo meglio più avanti) ma il sistema di movimento è stato rivisto e adattato agli schermi touch: per muovere il personaggio ad esempio basterà “tappare” nel punto esatto dove vogliamo spostarci, peccato che la routine che gestisce l'intelligenza artificiale di Twinsen sia particolarmente limitata. Non di rado il ragazzo si troverà a sbattere contro degli ostacoli rimanendo letteralmente incastrato senza possibilità alcuna di proseguire. Il rinnovato schema dei comandi si rivela poco pratico anche quando dovremo scappare dai nemici o nasconderci dalle guardie. Oltretutto l’esplorazione si rivela difficoltosa poiché su schermo non sono presenti indicatori di alcun tipo: ci troveremo quindi inevitabilmente a girellare per la città come dei vagabondi, parlando con chiunque ci capiti a tiro prima di riuscire a trovare anche il minimo indizio per proseguire. Questo non è propriamente un difetto, è bene chiarirlo, all’epoca si è rivelata una scelta vincente, ma dopo vent’anni è difficile giustificare certe scelte, in particolare su piattaforme mobile, dove il pubblico è (fin troppo) abituato a esperienze mordi e fuggi. Anche il sistema di salvataggio ha qualche lacuna: non è possibile salvare in qualsiasi momento ma solamente alla presenza di determinate colonne sparse per i livelli; peccato che i checkpoint siano spessi molto distanti tra loro, costringendo il giocatore a ripetere lunghissime sessioni in caso di morte prematura. Presto questa situazione diventa frustrante per il giocatore, tanto che arrivare al termine dell’avventura si rivelerà un’impresa notevole anche per i più esperti.

    Anche a livello tecnico le cose non vanno molto meglio: apprezziamo lo sforzo fatto per mantenere inalterata la grafica del titolo originale, ma su smartphone e tablet di ultima generazione il risultato non è dei migliori. I personaggi appaiono fin troppo spigolosi e disegnati con un minimalismo tale da far impallidire certi cortometraggi Disney del primo dopoguerra, mentre le animazioni sono legnose e scattose. Non va meglio con le ambientazioni, spoglie e prive di dettagli, con intere zone del fondale completamente nere. Sui terminali con schermo retina, l’effetto è veramente poco piacevole: un peccato perché a livello stilistico il gioco avrebbe avuto molto da dire. A questo poco felice quadretto si unisce un’interfaccia troppo macchinosa da padroneggiare, con menu di dimensioni enormi che da soli occupano buona parte del display, riducendo ulteriormente la visibilità. Poche parole infine per il comparto audio: le voci sono tradotte in inglese, francese e tedesco, fortunatamente i dialoghi sono tradotti in un discreto italiano, anche se in alcuni casi si notano palesi errori nella traduzione di alcuni termini.

    Little Big Adventure Little Big AdventureVersione Analizzata iPhoneE’ veramente difficile valutare un prodotto come la versione mobile di Little Big Adventure: da una parte troviamo il fascino di un capolavoro senza tempo, con uno stile narrativo di alto livello e una meccanica di gioco ancora oggi appassionante. Dall’altra troviamo un porting pieno di difetti: dalla grafica fin troppo essenziale fino al sistema di controllo non ottimizzato a dovere, che finisce per rendere frustranti le fasi puramente action. Il prezzo è piuttosto contenuto, ma per il momento ci sentiamo di consigliare questo titolo solamente ai fan del titolo originale, in attesa magari di un aggiornamento che sistemi i numerosi problemi (tecnici e strutturali) segnalati nella recensione.

    6.5

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