LittleBigPlanet - Recensione PS3

Dopo uno sviluppo lungo e travagliato, LittleBigPlanet debutta su PlayStation 3: l'ultima produzione di MediaMolecule si presenta come un platform tradizionale arricchito però dall'editor di livelli e dalla possibilità di condividere i contenuti.

Little Big Planet
Recensione: PlayStation 3
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Little Big Planet si apre in maniera particolare, poetica. Con i sogni degli esseri umani, le loro concettose fantasie sopite, i miraggi dati alla luce dalle chimere notturne, che si sollevano -incorporei- e viaggiano nell'aria. Sempre più in alto, fino a formare un piccolo pianeta. Il regno dell'inventiva e dell'estro creativo, l'eden dei sognatori. Un posto in cui adesso, finalmente, si può andare.
    Una voce venuta da chissà dove vi informa che voi siete un piccolo pupazzo di pezza. Simpatico, amabile, estroverso. Siete un parto della fantasia, come tutto quello che vedete attorno a voi. L'introduzione è modesta e dimessa, come il tono di voce che la accompagna. Ma è fascinosa, e lascia un sorriso estatico sul volto.
    È lo stesso sorriso, si avrà modo di scoprire, di chi assiste ai mutamenti culturali; di chi riflette sul senso profondo del (video)gioco. O, più semplicemente, di chi scopre uno dei Platform più belli di sempre.

    Style

    I venticinque livelli che compongono la modalità Storia di Little Big Planet sono un tributo al level design d'alta scuola. Irriverenti, classici, ironici e innovativi, gli schemi di gioco costituiscono una piccola rivoluzione in seno al genere Platform. Ci sono tante idee, a livello stilistico e ludico, concentrate nello spazio esiguo di una manciata di ambienti, che l'esplorazione dei quadri è sempre fresca e travolgente. In parte, questo risultato è dovuto ad una ricerca espressiva che si muove lontana dai canoni classici. Le complesse scenografie di Little Big Planet sono piccoli universi mai attraversati, sognati mille volte e sedimentati nell'immaginario di ogni utente, ma mai scoperti all'interno di un platform game. Dopo le atmosfere accoglienti e rilassate dei giardini inglesi, in cui i Sackboy muovono i primi passi, il viaggio per il mondo di Little Big Planet attraversa tutti e cinque i continenti. L'impatto con una savana rosso fuoco, ardente per il tramonto eterno e per le le fiamme di un incendio minaccioso, instilla subito il sospetto che il viaggio sia, artisticamente parlando, innovativo, esagerato, fuori dagli schemi. Se ne ha la prova quando s'incontrano atmosfere cimiteriali e distorte riprese a piene mani dall'indimenticabile Nightmare Before Christmas, ridenti e macabre allo stesso tempo. Dopo una breve sosta nei paesaggi desertici e spinosi dell'america centrale, è il turno di un viaggio attraverso la grande metropoli. Un retroterra suburbano si stende fra i relitti delle autorimesse e la giungla d'acciaio dei cantieri edili: uno scorcio disincantato e moderno, prima di tornare a luoghi più eteri. I palazzi celesti dei monti giapponesi, costellati di vulcani e demoni, e intrisi di un'arte sottile come la carta di riso, sono il giusto preludio per le atmosfere conturbanti dell'india più fatata e misteriosa. Fatta, quest'ultima, della magia calda dei Jinn e delle lampade, della danza sinuosa di serpenti e ballerine del ventre, dei movimenti impacciati di un pachiderma divino. Il viaggio di Little Big Planet lascia senza fiato, composto di splendide istantanee in movimento, fino a condurre nelle steppe desolate della siberia. E anche quello che potrebbe essere il livello più classico, "quello della neve", infrange i tabù artistici di un'epoca, si tinge dei toni militareschi di un bunker cadente, relitto della Guerra Fredda.
    Little Big Planet, dopo l'originale, indimenticabile Ratchet & Clank, è il primo titolo dell'epoca moderna che distrugge con metodo i clichè di genere, getta nuove fondamenta per la base artistica del Platform game. E lo fa con delicatezza, senza scorci graffianti, grazie a materiali "poveri". I quadri sono composti con cartone, legno e spugna, colorati con stencil e adesivi. E come se fossero gli schizzi di una mente creativa, in cui i Sackboy riescono, per qualche strano sortilegio, a muoversi.

    Play

    Anche dal punto di vista ludico, il level design fa scuola. Il sistema di gioco di Little Big Planet è esile, scheletrico. I personaggi si muovono, saltano, si aggrappano, e così interagiscono con le intricate architetture. La struttura sostanzialmente bidimensionale del gioco è in realtà intrecciata con un basilare sistema di "plane shifting", per cui ai Sackboy è permesso di spostarsi anche in profondità, per muoversi attraverso i tre piani gioco. Ma ciò che rende davvero speciale ogni stage della modalità Storia, è una progettazione meticolosa e accurata, ricca di spunti. I livelli nascondono insidie sempre nuove, strade segrete che conducono ad oggetti bonus, meccanismi complessi. Senza mai escludere un omaggio sentito al platform puro, ai salti millimetrici ed alla necessità di un tempismo impeccabile. Grazie ad un editor malleabile come non mai, i creativi di Media Molecule hanno dato vita ad uno spettro vastissimo di possibilità, che include, di tanto in tanto, qualche cornice più classica. Livelli in stile "platform rush", in cui si deve fuggire a rotta di collo inseguiti da una mortale scavatrice, o ancora scalate verticali, piattaforme semoventi, schemi immersi nel buio totale, in cui procedere con l'aiuto di un piccolo, tremulo lumicino. E ancora nemici dalle routine semplici, a cui saltare sulla testa. Little Big Planet, pur essendo un titolo attuale, immischiato in quella geniale "riforma" contemporanea legata alla gestione delle routine fisiche, raccoglie l'eredità dei suoi congeneri e la onora. In esso si respira un po' di Super Mario Bros., qualche suggestione del primo Crash Bandicoot, ricordi sopiti da un inaspettato Pandemonium. Ma, come accennavamo sopra, senza che lo stile appaia mai imitativo. Perchè in fondo Little Big Planet lascia spazio anche ad un'interpretazione tutta sua del platform, proprio utilizzando la "profondità" dei livelli come parte integrante dei puzzle ambientali, o sfruttando il motore fisico per la risoluzione dei vari enigmi. Gli elementi interattivi non si contano (spaziano dalle ruote dei mulini alle altalene, dalle auto agli ordigni esplosivi), e tutti permettono un approccio particolare alla progressione, dinamico e curioso. L'esplorazione indiscreta e vorace diventa un elemento fondamentale del gioco: in piccole "bolle premio" sono disseminati all'interno dei livelli i materiali costituenti della loro stessa struttura. Trovarli significa, per il giocatore, poterli riutilizzare nelle proprie creazioni, arricchire quindi la gamma di materiali ed oggetti disponibili per l'editor. E allora l'impegno per ottenere il 100% viene stimolato continuamente, e i 25 livelli principali della trama saranno giocati e rigiocati, alla ricerca di tutti gli ingranaggi segreti (da attivare grazie ad appositi adesivi), di tutti i passaggi nascosti, e di qualche amico che aiuti a superare le piccole stanze bonus in cui la cooperazione è indispensabile per raggiungere i premi. L'avventura di Little Big Planet, dunque, procede ben oltre le ore necessarie per il completamento preliminare della trama, anche grazie alla presenza di piccole sfide, alla stregua di minigiochi, da sbloccare recuperando delle chiavi ben nascoste: percorsi ad ostacoli, prove di abilità, corse contro il tempo, anche questi "bonus stage" dimostrano una marcata consapevolezza delle leggi incontrovertibili del platform, e si rivelano un passatempo leggero, ma gradevole. Semmai da giocare in compagnia, per battere i punteggi degli amici.
    L'esperienza "solitaria" di Little Big Planet, comunque, sazia e al contempo stimola l'appetito. Il colpo d'occhio avvolgente, la struttura perfetta, l'assortimento vastissimo di circostanze instillano il desiderio di non staccarsi, ancora, da quella che è una creazione compiuta, con uno stile unico ed una giocabilità d'eccezione. Ed è così che, spostandosi dal pianeta della "storia" alla sua luna, si arriva a toccare con mano uno strumento d'importanza sostanziale: l'editor per la creazione dei propri livelli.

    Create

    Little Big Planet è un gioco che crede molto nella forza della "Community" e nel gioco online. Tutti gli stage possono essere affrontati online insieme ad altri giocatori, alla ricerca dello score più elevato. I Sackboy possono essere personalizzati grazie a moltissimi tessuti e costumi speciali, oggetti particolari ed indumenti, che diano in qualche modo risalto all'eccezionale espressività dei loro movimenti e delle loro "smorfie". Ma l'ottima integrazione della lista amici, la semplicità con cui è possibile organizzare una partita, impallidiscono di fronte al contributo eccezionale dei livelli "comunità", quelli che gli utenti hanno generato in totale autonomia, utilizzando gli stessi strumenti impiegati da Media Molecule, concessi nella loro interezza ai giocatori.
    Gestire l'editor si rivela, sulle prime, piuttosto complesso. Districarsi nel menù, fra strumenti, materiali e decorazioni, non è facile come può sembrare, anche dopo aver assistito agli esplicativi tutorial (che è possibile richiamare in ogni momento). Tuttavia, dopo qualche ora spesa a far pratica, costruire livelli sullo stile dei platform classici, con piattaforme rotanti, baratri, trampolini e pedane semoventi, diventa una pratica molto più digeribile, e se non si è alla ricerca dei virtuosismi espressivi di Media Molecule, un paio d'ore di lavoro bastano per ottenere risultati più che dignitosi. Con più impegno si possono replicare gli esiti migliori del level design più ardito, anche se si parla di un'operazione che supera abbondantemente la decina di ore. Ma anche l'utente che non fosse interessato alla creazione autonoma dei livelli può sbizzarrirsi e scaricare gli schemi degli altri giocatori, il cui contributo, in queste settimane di beta pubblica, è stato a dir poco fondamentale. Le produzioni "artigianali" si sono rivelate creative, irriverenti, complesse. Tutti i i livelli di gioco possono essere affrontati offline o online, ed in ogni caso al termine delle sessioni vengono stilate classifiche per i punteggi migliori e viene chiesto ai partecipanti di assegnare un aggettivo alla creazione: in questa maniera è più facile capire, ad una prima occhiata, la qualità delle produzioni amatoriali, evitando quelle più smorte e meno fantasiose.
    Una volta scoperte le ardite competenze dell'editor, potrebbe mutare anche l'approccio al gioco classico. Riattraversare gli schemi dello Story Mode con sguardo indagatore, per scoprire tutti gli interruttori, i pistoni meccanici ed i meccanismi che hanno animato l'avventura principale, farà accumulare esperienza per riuscire a costruire mondi sempre più complessi, vivi. L'utilizzo dinamico della musica e degli effetti sonori, dei fumetti interattivi, dei materiali speciali e degli sfondi permetterà di personalizzare ogni creazione, cercando di ricalcare lo stile di Media Molecule o di sperimentarne di nuovi, utilizzando i file multimediali caricati sull'hard disk per la creazione di temi musicali o nuovi adesivi. La possibilità di salvare gli oggetti costruiti ed inserirli nelle bolle premio, per "regalarli" ai giocatori che attraverseranno i fantasiosi universi dei "community level" completa un quadro eccellente.
    L'idea di regalare agli utenti uno strumento creativo malleabile al massimo grado non si allontana molto dalla filosofia "Open Source". Le menti più geniali di questa generazione di giocatori hanno già saputo replicare, in Little Big Planet, minigiochi alla "tetris", calcolatrici perfettamente funzionanti, avventure epiche animate con personaggi vivaci. E' davvero difficile dar torto al cappello introduttivo, e dopo poco tempo passato sui server ci si accorge davvero che Little Big Planet è il paradiso eccezionale dei sognatori, ed una culla naturale per la creatività.

    Share (the magic)

    La meraviglia tecnica del titolo si intreccia soprattutto con il lavoro stilistico, di cui si è variamente discusso nei paragrafi precedenti. La scena che si dipinge agli occhi del giocatore è una commistione di materiali eterogenei, coloratissima ed esuberante, piena di brio e di energia. Assieme al rigoglio dei cromatismi, la simpatia dei Sackboy è in prima linea per irretire il giocatore, sedotto e lusingato costantemente dalla geniale semplicità delle forme.
    Ma oltre la meraviglia c'è comunque un lavoro tecnico eccellente, fatto di texture realistiche e complesse, molto varie e sempre ricche di mappe superficiali in grado di rendere al meglio tutte le varie superfici. La lucentezza del metallo, la trasparenza diafana del vetro, o gli effetti speciali -brillanti- che riproducono le fiamme e i gas mefitici, abbagliano ogni volta. Così, anche se poligonalmente parlando la scena risulta elementare, gli sforzi tecnici si concentrano per renderla comunque vitale e scintillante.
    L'engine fisico che sostiene la produzione si comporta ottimamente, riesce a gestire con discreto successo il passaggio in profondità automatico, e realisticamente il comportamento di ogni oggetto (mirabili i livelli in stile "rollercoaster", nei carrelli in miniera o con i cani da slitta nelle profondità antartiche). La corsa del Sackboy comincia quasi affannata, per battere l'inerzia, ed è per questo motivo che in alcuni casi è difficile gestire al meglio i salti. Niente di preoccupante, anche se alcune fra le sfide più impegnative richiedono pazienza e dedizione (come nella miglior tradizione del Platform Game, del resto). Pur essendo un titolo globalmente molto "misurato", la cura per i dettagli fa risaltare l'impegno dei game designer, la quantità di oggetti (e forme, e colori) diversi stupisce, le animazioni esilaranti dei personaggi strappano più d'un sorriso. L'editor di cui si è ampiamente discusso, ma soprattutto una cura artistica davvero senza pari, corona un impianto tecnico di alto livello.
    Il comparto sonoro è, così come la filosofia della produzione, impertinente e fresco. Le tracce musicali che accompagnano i livelli sono orecchiabili, semplici, ritmate. I game designer sanno stupire con melodie armoniose e memorabili nei primi livelli di gioco (i più rilassati), ma poi diventano impudenti: esagerano. Brani cantati di un gruppo spagnolo, tambureggianti ritmi tribali nella giungla cittadina, giri di valzer sempre più veloci durante i minigame. I talenti più espressivi della scena Indie sono riuniti nella splendida Tracklist, che di certo non si intreccia dinamicamente con il Gameplay come accade in altri classici del genere (Galaxy), ma accompagna e incoraggia il giocatore per tutto il tragitto. Ciascuna traccia (multicanale), nelle mani dell'utente, può essere poi personalizzata, nel privilegiare il volume del sottofondo d'accompagnamento o il respiro più ampio della melodia vera e propria. Anche il lato acustico diventa dunque "morbido" e modellabile. Analogamente, il lavoro sugli effetti sonori si apprezza proprio in virtù della possibilità di ravvivare le proprie creazioni con un nutrito set di campionature, simpatiche e di sicuro effetto.
    La "voce guida" che accompagna i primi passi del Sackboy, spiega con tono paziente le dinamiche di creazione degli ambienti e puntualizza su ogni nuova possibilità che il gioco offre è calda e rilassata. Il piglio espressivo è unico, e le parole del doppiatore, come fossero una voce sognata, aprono la strada per un'esperienza, come si è già detto, incantevole.

    Little Big Planet Little Big PlanetVersione Analizzata PlayStation 3Little Big Planet è un gioco speciale; un terreno fertile di avventure e possibilità. In lui rivive lo spirito dei grandi platform del passato, ma avvolto oggi da nuove suggestioni, pronto ad esplorare contesti inediti. In lui si incarnano i valori dello sviluppo indipendente, della condivisione di idee; valori comunitari, egualitari e collettivistici. È impossibile non restare ammirati dalla meravigliosa direzione artistica, dal Level Design impareggiabile. Giocare è un'esperienza in qualche modo sempre nuova, da vivere con partecipazione, da condividere. E poi, improvvisamente, fra un livello e l'altro, si capisce che Little Big Planet compie una piccola, calda ed inattesa magia. Perchè risveglia, dolcemente, lo spirito sopito e il senso del gioco. In uno stato d'animo acceso, nell'entusiasmo fervido che, forse, i giocatori di vecchia data pensavano di non poter provare più. È come un'allegria nascosta, una nuova tranquillità. Che va oltre, ma non dimentica, il colpo d'occhio ammirevole, i colpi di genio, la semplicità. È come un sorriso interno, come una lacrima antica, a cavallo fra le vecchie e le nuove generazioni ludiche; scolpita nella memoria.

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