LocoRoco Remastered Recensione

Uscito nel 2006 su PSP, LocoRoco arriva su PlayStation 4 in versione rimasterizzata, seguendo lo stesso trattamento riservato a PaRappa The Rapper.

LocoRoco Remastered Recensione
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  • PS4
  • I tempi cambiano e le piattaforme si evolvono, così come i giocatori e il loro modo di percepire l'opera videoludica. Molte di queste sono passeggere ed effimere, mentre altre - che, solitamente, definiamo "opere senza tempo" - colpiscono per la forza trascinante con cui si insinuano nelle nostre menti e nei ricordi a lungo termine, lasciandoci un segno indelebile. Il merito può andare a qualsiasi coefficiente dell'equazione: simpatia dei protagonisti, setting particolarmente azzeccato, un level design d'eccezione, gameplay immediato (o semplicemente scaccia pensieri), una soundtrack martellante e assuefacente al pari di una droga e via di questo passo. Inaspettatamente, LocoRoco possedeva tutto questo. E anche di più. Il titolo, infatti, giunse su PSP forte di un impatto visivo e stilistico sopra le righe, combattendo con una piattaforma che, giocoforza, lo imbrigliava entro confini un po' troppo stringenti. Quella piccola perla, però, riuscì a stupire tutti ponendosi non solo come un vero e proprio must have per la piccola di casa Sony, ma riuscendo a far entrare nel pantheon delle mascotte Sony quei i piccoli e teneri blob colorati che animavano incontrastati la scena distraendoci dai nostri doveri di - allora - giovani studenti universitari.
    Sono passati ormai quasi undici anni e Sony ha deciso di riproporre - tramite l'ormai consueta rimasterizzazione - le cosiddette vecchie glorie, per dare modo anche ai nuovi giocatori di poterne beneficiare. I dubbi, però, balzano con prepotenza tra i nostri pensieri: oggi, nel 2017, Loco Roco riuscirà a fregiarsi dello stesso effetto meraviglia su PlayStation 4? I miracoli, per definizione, capitano ovviamente una sola volta; inoltre l'ammiraglia di casa Sony non ne ha certo bisogno, allo stato attuale. Dopo oltre dieci anni di titoli basati sulla fisica e condizionati dall'entrata prepotente del giroscopio nell'esperienza di gioco portatile (ricordiamo che già esiste un'app per smartphone dedicata proprio al titolo), LocoRoco soddisferà solo i vegliardi nostalgici oppure, senza timore d'essere obsoleto, riuscirà a conquistare chi non ha mai avuto la fortuna di giocarlo all'epoca? Beh, la risposta ai nostri dubbi è giunta con forza non appena abbiamo ripreso il controllo del nostro morbido alter ego colorato.

    Inclina, salta, raddrizza, canta, ripeti

    Il titolo ci accoglie con la stessa movimentata spensieratezza di un tempo. La semplicità, ora come allora, si pone come la chiave dell'intera impalcatura ludica. Incredibile, in questo senso, come il minimalismo bidimensionale possa essere ancora così esplosivo ed efficace. Colori, colori ovunque. Solo pochi tratti, molto ben delineati, delimitano un'atmosfera saltellante e ricolma di vita.

    I piccoli LocoRoco e i loro amici (i Mui Mui) non hanno perso lo smalto che li ha da sempre caratterizzati: ondeggiano festanti e cantano senza sosta tutti quei motivetti che non hanno tardato a riemergere con prepotenza dai cassetti della memoria. Il giocatore non deve far altro che condurli, controllando semplicemente l'inclinazione dell'ambiente di gioco attraverso la pressione dei tasti dorsali del pad o tramite il giroscopio dello stesso (unica concessione alla modernità). Un tempo si diceva "semplice da imparare, difficile da padroneggiare". Nonostante LocoRoco sia l'apoteosi dell'immediatezza, le meccaniche di gioco si rivelano in tutta la loro genialità solo gradualmente, grazie a un level design sopraffino in grado di proporre in continuazione percorsi e sfide degne della nostra attenzione. Per superare gli ostacoli, anzitutto, ma anche per raggiungere oggetti fuori portata, combattere i malvagi Moja, scoprire insospettabili antri nascosti e particolari bonus elargiti da inaspettati "alleati". I piccoli e morbidi blob si nutrono e aumentano di volume, saltano, rotolano, si scompongono per permetterci di farli passare nei pertugi più angusti e si ricompongono quando la terra trema in preda a un terremoto. Questo, fino alla fine del livello, quando una deflagrazione di fiori ne annuncia il trionfante completamento, indipendentemente dal risultato. Nulla di più facile, sembrerebbe. L'innamoramento scatta in automatico, invogliandoci a scoprire ogni segreto, trovare i Mui Mui nascosti (latori, peraltro, di oggetti collezionabili esclusivi con cui personalizzare la Loco House), nutrirci di tutte le bacche per battere il nostro precedente record e raccogliere i piccoli insetti svolazzanti che potremo "spendere" per i minigiochi alternativi, anch'essi già visti all'epoca della release originale. Un'operazione tutt'altro che semplice, visto che segreti e bonus sono nascosti talmente bene che si rende necessaria ben più di un'incursione sul titolo.

    Un tripudio di beltà bidimensionale

    Ogni singolo mondo di gioco si dipana in una sequenza ininterrotta e meravigliosa di stage. Non ne esiste uno uguale all'altro. Prati fioriti, distese ghiacciate su cui i nostri LoroRoco scivolano prendendo velocità per spiccare balzi incredibili, giungle con funghi giganti su cui saltare, location lugubri in cui arti canuti ghermiscono l'esserino che cerchiamo di controllare per traghettarlo in un punto diverso del livello, piattaforme instabili in cui un attento studio dell'inclinazione e della forza di gravità ci consentono di superare le molteplici insidie messe apposta per sbarrarci il passo.

    LocoRoco, insomma, emoziona riempiendo costantemente gli occhi dello spettatore-giocatore con un'esplosione orgiastica di colori e ribaltamenti della realtà, la quale pare esser sempre in precario equilibrio.
    Il vero asso nella manica, però, viene calato dalla colonna sonora che accompagna le peripezie dei piccoli blob: iterativa, incalzante, mai fuori contesto e, soprattutto, ininterrotta. Detta il tempo, dona spensieratezza, si mescola senza soluzione di continuità con il mondo, vivido e travolgente, fondendosi con esso quasi fosse una sua naturale estensione. Gli stessi LocoRoco si fanno sentire attraverso l'altoparlante del pad, intonando alla bisogna piccoli coretti con cui soddisfare le richieste degli alleati momentanei, sparsi lungo i livelli. Insomma, la staticità e le stonature non sono proprio di casa in LocoRoco.

    Come potete facilmente immaginare, su PlayStation 4 il titolo si presenta in piena forma regalandoci il genuino piacere di "riscoprire", finalmente in grande e con un'intensità impareggiabile (addirittura per il 4K!), quelle stesse sensazioni e atmosfere che vedemmo imbrigliate nel piccolo schermo di PSP oramai un decennio fa. Le risposte ai dubbi sollevati in apertura, dunque, hanno trovato una risposta univoca: LocoRoco può essere definita, senza giri di parole, un'opera senza tempo. Una di quelle che, grazie alla rimasterizzazione, potrà rendere felice tanto la nostalgica vecchia guardia quanto i giovani giocatori che non ne hanno mai sentito parlare prima. Ovviamente non c'è il miracolo, questa volta. E sapevamo già ampiamente cosa aspettarci da un titolo che, truccato a festa per l'occasione, sostanzialmente non ripropone nulla di nuovo rispetto a quanto vedemmo all'epoca su PSP. Ma ai LocoRoco non importa nulla di tutto questo; dei nostri supposti problemi da videogiocatori complessati. Continueranno a ballare e a cantare, finendo per trascinarci ancora una volta nel loro vortice lisergico scacciando così tristezza e malinconia.

    Locoroco Remastered Locoroco RemasteredVersione Analizzata PlayStation 4LocoRoco, come abbiamo più volte detto nel corso della nostra disamina, può essere annoverato nella lista delle "opere senza tempo". Ovviamente l'effetto novità è svanito e sappiamo già cosa dobbiamo aspettarci da un titolo traslato, sostanzialmente immutato, sull'ultima ammiraglia della famiglia Sony. Ciononostante, l'impatto dell'opera rimane il medesimo che ci colpì la bellezza di dieci anni fa. I piccoli LocoRoco e i loro amici non hanno perso lo smalto che li ha da sempre caratterizzati: ondeggiano festanti, cantano senza sosta e attraversano sempre col sorriso mondi partoriti da una mente geniale e pennellati dal tocco eclettico di un artista astratto. Insomma, un'apoteosi di semplice meraviglia.

    8.5

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